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Il Blog del CSI

Una speranza sempre più concreta, l’Italia terra di startup

Il fenomeno delle startup in Italia sembra assumere dimensioni sempre maggiori e contorni sempre meglio definiti: in 6 mesi dall’emanazione del Decreto Sviluppo Bis, che ha formalizzato per la prima volta la definizione ed i requisiti della startup innovativa, sono oltre 800 le imprese iscritte nell’apposita Sezione Speciale del Registro delle Imprese.

Insomma, sembra proprio che l’Italia sia un Paese di aspiranti imprenditori: è quanto risulta dalla Ricerca commissionata da Italia Startup ad Human Highway, uno studio sulla propensione all’imprenditorialità degli italiani che dimostra come l’idea di fondare una startup non è più soltanto un sogno, ma un’opportunità sempre più concreta.

La Ricerca di Human Highway per Startup Italia (che potrete trovare qui) si pone l’obiettivo di stimare il numero di potenziali imprenditori in Italia, restringendo sempre di più il campo ai potenziali “veri” imprenditori passando attraverso una serie di domande che rappresentano altrettanti check point.

La domanda iniziale, per scremare i soggetti potenzialmente interessati ad investire del capitale in un’idea imprenditoriale, riguarda la destinazione di utilizzo di una fortuna inattesa: agli intervistati viene chiesto in che modo spenderebbero un’improvvisa eredità di 200.000 euro. Da questa domanda, il dato relativo al potenziale di imprenditoria si ottiene sommando due risposte:
– Il 16,5% (pari a circa 4,7M di persone) dichiara che li userebbe in un proprio progetto imprenditoriale;
– Il 2,3% (pari a circa 0,6M di persone) li investirebbe nell’impresa di amici/conoscenti.

Il primo check point è nella domanda successiva, che riguarda il Committment dell’aspirante imprenditore: sono da considerarsi “veri” aspiranti imprenditori soltanto coloro che userebbero almeno la metà della cifra in questione (in questo caso almeno 100.000 euro) per finanziare il proprio progetto di business.
Introducendo il Committment, il numero di potenziali imprenditori italiani inizia a diminuire: da 5,3 milioni di individui, passiamo infatti a 3,5 milioni di aspiranti imprenditori, che corrispondono al 12,2%.

Con il secondo check point si valuta la Maturità dell’idea, ossia lo stato di sviluppo del progetto: si ha solo un’idea vaga, è appena abbozzata, o siamo di fronte ad un progetto preciso e dettagliato? O addirittura è un progetto già partito?
Eliminando coloro che hanno soltanto un’idea vaga del proprio business, il numero di potenziali imprenditori in Italia diminuisce e arriva a 380.000 persone, corrispondenti all’1,3%.

Il terzo e ultimo check point riguarda la presentazione dell’idea: vengono considerati potenziali imprenditori soltanto coloro che sono in grado di offrire una descrizione sintetica della propria business idea.
Con quest’ultimo passaggio, il numero scende a 300.000 aspiranti imprenditori in Italia, circa l’1,1% della popolazione.

Agli aspiranti imprenditori è stato poi chiesto quali sono i motivi per i quali non mettono in pratica la propria business idea: i tre motivi principali sono risultati la mancanza di capitali (78,9%), non aver trovato le persone giuste (20,6%), paura che l’attuale momento storico sia troppo rischioso (11,1%). Da notare che agli intervistati è stata data la possibilità di indicare fino a due risposte.

Se ne deduce la necessità di venire incontro a coloro che lamentano la scarsa disponibilità di capitali di rischio: proprio da Italia Startup, e nello specifico dalle parole di Federico Barilli (segretario generale dell’associazione) a Il Sole 24 Ore, vengono tre suggerimenti fondamentali per le autorità nazionali che si occupano di legiferare in materia di startup ed incentivi.

  1. Approvare quanto prima il Regolamento per lo sgravio fiscale di chi investe in imprese innovative (a riguardo ricordiamo questo post nel nostro blog);
  2. Approvare, con alcune revisioni, il Regolamento CONSOB sul crowdfunding (qui il più recente dei nostri approfondimenti in materia di Crowdfunding);
  3. Mettere a punto un provvedimento riguardante il cosiddetto “Fondo dei fondi“: si tratta di uno strumento già diffuso e collaudato in altri Paesi, ancora non previsto dal nostro Ordinamento, che consiste in un fondo di garanzia pubblico a parziale copertura dei rischi per chi investe in startup.

Come sempre, l’auspicio è che i meccanismi già messi in moto in Italia in direzione di un ecosistema per le startup possano procedere il più velocemente possibile.

Napoli, 27/06/2013

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