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Tag: marketing

In partenza lo StartupBus: 72 ore di viaggio in Europa per ideare la tua startup

Riparte con la sua terza edizione la competition europea StartupBus, con un viaggio attraverso l’Europa per ideare, sviluppare e lanciare una startup in 72 ore: sono 6 i bus che affronteranno il viaggio, partendo da altrettanti Paesi (Italia, Germania, Spagna, Inghilterra, Estonia e Belgio), per incontrarsi all’evento finale previsto a Colonia il 3 settembre 2015.

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Il percorso dedicato agli startupper italiani inizia il 29 agosto a Bologna, per fare poi tappa a Milano: il viaggio prosegue toccando la sede di Impact Hub a Zurigo (Svizzera) il 30 agosto, Amsterdam e Aachen (Olanda e Germania) il 31 agosto, Colonia (Germania) dove arriverà il 1 settembre e resterà fino alla finale prevista giovedì 3.

Le tre giornate di Colonia saranno incentrate sul Pirate Summit, evento finale internazionale cui avranno accesso gratuito i vincitori della competition StartupBus.

Saranno 25 i buspreneur selezionati per accedere allo StartupBus italiano, scelti tra coloro che avranno presentato la propria candidatura on-line entro il 26 agosto 2015 compilando il form disponibile a questo link: https://www.f6s.com/startupbusitaly2015/apply

In particolare, il team di StartupBus Italia è alla ricerca di sviluppatori, designer e figure con competenze in materia di business.

Durante le tappe previste dal percorso dello StartupBus, gli aspiranti startupper avranno l’opportunità di incontrare mentor, esperti, imprenditori di successo e personalità di spicco dell’ecosistema imprenditoriale locale.
Per maggiori informazioni, il sito web è disponibile qui: http://europe.startupbus.com/buses/italy-2015/

Napoli, 05/08/2015

Consigli per startup e imprese: riconoscere e gestire il cambiamento per avere successo nel business

Martin Zwilling è un veterano nel mondo delle startup: mentor, executive, blogger, Angel Investor ha collaborato con testate internazionali quali Forbes, HBR, Huffington Post. Di recente, il portale Examiner ha pubblicato un suo contributo intitolato “How To Be An Entrepreneur Who Can See Around Corners”, nel quale raccoglie alcuni spunti interessanti per startupper che vogliono provare a diventare imprenditori capaci di intravedere prima di tutti le opportunità ed i cambiamenti in atto e trasformarli in grandi opportunità di business.

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La capacità di intravedere, adattarsi e sfruttare a proprio favore il cambiamento sta diventando una caratteristica imprescindibile per la crescita e la sopravvivenza di startup e aziende: i migliori imprenditori sono proprio coloro che sono in grado di cogliere le opportunità nascoste nel cambiamento prima di tutti gli altri. Si tratta di una capacità spesso innata, ma che secondo Zwilling può essere appresa lavorando su alcune skills di base.

In particolare, l’autore si sofferma su cinque skills fondamentali, elencate dal libro “The Attacker’s Advantage” di Ram Charan:

1) Stare sempre all’erta, percependo i segnali ed il significato del cambiamento.

Tecnicamente, questa skill è definita “perceptual acuity”, acutezza percettiva. Gli imprenditori e gli startupper migliori si impegnano ad analizzare regolarmente con un gruppo eterogeneo di esperti le proprie percezioni e idee, cercando di recepire i cambiamenti imminenti in ambienti eterogenei per capire come sfruttare le nuove opportunità di crescita.

2) Avere un mind-set focalizzato sulla capacità di scorgere le opportunità nell’incertezza.

L’incertezza va vista come un invito a passare all’attacco: gli imprenditori devono essere sempre pronti a trovare un nuovo posto per il loro business, quando il paesaggio sta cambiando. Non bisogna mettersi sulla difensiva, anzi è opportuno accettare la realtà e capire che a volte intestardirsi sulle proprie idee può essere un ostacolo sulla strada che in realtà sarebbe più promettente.

3) Capacità di vedere un nuovo percorso davanti a sé, e di impegnarsi a seguirlo.

Gli imprenditori di successo sanno che non bisogna aspettare che tutti siano concordi sulla vision che il business deve raggiungere e perseguire: un leader deve avere il coraggio delle proprie convinzioni. La strada giusta passa attraverso la tenacia nel seguire le nuove opportunità, individuare gli ostacoli, trovare il modo migliore per affrontarli e superarli.

4) Capacità di adattamento nella gestione della transizione verso il nuovo percorso.

Startupper e imprenditori devono riuscire a mantenersi in contatto con le realtà esterne e interne all’azienda, per sapere quando è il momento giusto per accelerare, quando spostare il focus da breve a lungo termine, senza mai perdere di vista il flusso di cassa e i debiti. Inoltre, l’azienda deve stabilire e rispettare le milestones prefissate, per mantenere la credibilità rispetto agli investitori e agli stakeholders.

5) Abilità nel rendere l’azienda agile e flessibile.

Nessun leader aziendale può guidare con successo la propria organizzazione nel cambiamento, se non è in grado di mantenere a lungo le risorse-chiave all’interno del team. Le risorse-chiave sono le persone capaci di mantenersi agili, flessibili, riuscendo ad interagire e costruire in tempo reale le relazioni con l’esterno. Esse sono, inoltre, in grado di fisare le priorità, hanno capacità di decision-making, sanno muoversi nelle attività di funding e nelle attività di misurazione e monitoraggio delle metriche.

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Un esempio di imprenditore in grado di guidare l’azienda attraverso il cambiamento è Steve Jobs: ma si tratta di poche eccezioni. Nella realtà di tutti i giorni, la maggioranza di imprenditori e startupper si lasciano sopraffare dalle pressioni quotidiane e perdono di vista la strada giusta. Ecco perchè Zwilling è convinto che tutti gli imprenditori ed aspiranti tali dovrebbero lavorare per sviluppare la propria “perceptual acuity”: di seguito, un elenco di consigli pratici da mettere in atto per iniziare.

Riservare 10 minuti di ciascun meeting settimanale del personale per lavorare sull’argomento;
Raccogliere feedback e punti di vista contrari al nostro da persone di cui abbiamo fiducia e rispetto, ed utilizzarli come spunto di riflessione;
Analizzare il passato alla ricerca di segnali di cambiamento di cui non ci siamo resi conto in tempo;
Aggiornare regolarmente la vostra “mappa mentale dei cambiamenti chiave” in diversi settori;
Valutare che impatto potrebbero avere sul mercato un’invenzione, un brevetto, una nuova normativa;
Utilizzare gli outsider, per moltiplicare la capacità di rompere schemi e modelli;
 Studiare la scena social, alla ricerca di nuovi comportamenti e tendenze tra i consumatori;
Informarsi attraverso tutti i media possibili, sia online che offline.

Per leggere il post originale: http://www.examiner.com/article/how-to-be-an-entrepreneur-who-can-see-around-corners

Napoli, 05/08/2015

Buildit: 3 mesi di accelerazione in Estonia e fino a 25K per le startup selezionate

Buildit è un acceleratore per startup con focus su physical devices, in particolare nei settori hardware, industrie creative e health-tech. La sede di Buildit è in Estonia, a Tartu, ed è attualmente aperta la call per accedere al prossimo programma di accelerazione che si svolgerà tra settembre e dicembre 2015.

Le application sono aperte fino al 14 agosto 2015, ed è possibile candidarsi al seguente link: https://www.f6s.com/builditaccelerator

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Il programma per startup di Buildit ha una durata trimestrale (13 settimane) e offre un percorso di mentorship particolarmente incentrato su tematiche quali manifacturing, marketing & sales, business development. Le startup selezionate per l’accesso a Buildit avranno l’opportunità di entrare in contatto con un network di potenziali partner ed investitori localizzati in Europa ed Asia.

Ciascuna delle startup avrà diritto ad un investimento iniziale fino a 25.000€ (a fronte della cessione in Equity per un valore compreso tra il 3 e il 12%) e all’accesso per l’intero trimestre a spazi di lavoro attrezzati all’interno dell’acceleratore.

I team delle startup selezionate dovranno assicurare la presenza per i tre mesi del programma di accelerazione in Estonia, e lavorare a tempo pieno negli office space per assicurare la crescita rapida dei progetti di impresa.

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Per maggiori informazioni, il link di riferimento è: http://buildit.ee/

Napoli, 04/08/2015

Startup Tips: 5 consigli utili per la leadership di CEO ed Executive

Dan Finnigan è CEO e Presidente di Jobvite, ha oltre vent’anni di esperienza come Executive Leader in svariate aziende technology-based e ha lavorato in posizioni dirigenziali per Yahoo: dalla sua esperienza ha estrapolato alcuni consigli utili sulla leadership e le caratteristiche imprescindibili che devono essere possedute da chi ricopre un ruolo executive in azienda, e in particolare nel settore delle aziende e startup innovative e tecnologiche.

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In un post recentemente pubblicato da Inc.com, Finnigan ha raccolto cinque cose che gli executive di successo non fanno mai: alcuni comportamenti, infatti, non si traducono mai in un successo, a prescindere da quante volte li si ripete. Vediamo quali sono:

Non reagire in maniera impulsiva 

Un buon CEO deve saper affrontare i problemi, senza “mettere la testa sotto la sabbia”: quello che non bisogna mai fare, è avere una reazione impulsiva e aggressiva, perché non si vuole vedere o affrontare un problema.

Se, ad esempio, un amministratore delegato vede che uno dei componenti del team non sta facendo un buon lavoro, la strategia giusta è offrire a quest’ultimo l’opportunità per migliorare. Licenziarlo in tronco è una scelta impulsiva e non costruttiva, che può dipendere da una mancata comunicazione efficace tra il CEO e il team.

Un executive di successo, invece, sa osservare le situazioni da diversi punti di vista e capire che non è il caso di agire in maniera avventata, senza prima sforzarsi di analizzare la situazione e le varie opzioni attuabili.

Non dormire sugli allori

La maggior parte delle startup e aziende innovative di successo sono nate da imprenditori “visionari”, che avevano ben chiaro in mente come risolvere un problema specifico. Ma, una volta avviata l’azienda, lanciato il prodotto, soddisfatti i clienti, non bisogna cullarsi nella convinzione che tutto procederà per il meglio senza fare nient’altro.

Un buon leader sa che non è possibile dare per scontato che “il successo genera successo”: il successo deriva dal fornire al mercato prodotti e servizi in grado di risolvere problemi reali. Per proseguire nel percorso di una startup verso il successo, quindi, occorre continuare a cercare input significativi ascoltando i clienti, per impegnarsi nella creazione di nuovi prodotti e servizi che il mercato accoglierà con favore.

Non credere alle tue stesse sciocchezze

Quando si ricopre un ruolo dirigenziale, le persone si rivolgeranno a voi e ascolteranno le vostre parole: basterà alzare un po’ la voce con chi non è d’accordo con voi, per far sì che tutti rispetteranno il vostro punto di vista. Purtroppo, però, questo non è un atteggiamento che fa crescere.

Un CEO, o qualsiasi altro dirigente, deve invece chiedere al team un feedback onesto: occorre chiedere e raccogliere i pareri dell’intera organizzazione, dei clienti, degli amministratori, etc. Si tratta dell’unico modo per capire se la strada che si è scelto di percorrere per dirigere l’attività è quella giusta.

Naturalmente non è semplice sollecitare le persone a criticarci, ma è decisamente un comportamento utile e costruttivo.

Non lasciare fuori i membri del CdA

I membri del CdA spesso delegano agli amministratori delegati tutto il complesso di responsabilità derivanti dalla gestione di un’azienda. Ma un executive non deve pensare di non poterli coinvolgere, o chiedere il loro aiuto: purtroppo, la tendenza è quella di rivolgersi al CdA quando ormai la situazione è difficile da risolvere.

L’autore utilizza come metafora l’immagine del CdA come coloro che guardano “in piedi sulla banchina”, mentre gli executive e il team è in barca a remare: questa situazione non è utile al business, e il CEO deve sforzarsi di costruire un dialogo continuo con i membri del CdA sulle future strategie da implementare.

Non confondere la propria opinione con quella del mercato

Esiste un filo rosso che collega tutti i punti affrontati fino ad ora: i “cattivi comportamenti” elencati da Finnigan sono accomunati dalla tendenza a non chiedere feedback dall’esterno e a credere troppo nella propria visione del mondo. Un buon CEO dovrebbe sapere che, quando si inizia a confondere la propria prospettiva personale con quella del mercato, occorre invertire subito la tendenza.

Basarsi unicamente sul proprio punto di vista personale non dà mai la risposta giusta: bisogna invece andare a vedere cosa pensa la clientela, il mercato, andando fuori dall’azienda per raccogliere feedback e input utili. Si tratta di un’attività impegnativa, che richiede un lavoro lungo e continuo: ma senza cercare il feedback dei clienti non si avranno mai le intuizioni giuste per prendere decisioni strategiche destinate al successo.

Il post originale è disponibile qui: http://www.inc.com/dan-finnigan/the-best-execs-never-do-these-5-things.html

Napoli, 04/08/2015

Startup Tips: 7 falsi miti da sfatare per affrontare il processo di crescita del tuo business

Ci sono alcuni falsi miti, particolarmente diffusi, che possono arrestare il percorso di crescita di una startup: in un recente articolo pubblicato da Entrepreneur, Fredrik Nilsson (General Manager di Axis Communication) ne elenca sette. Per ciascuno di essi, l’autore spiega perchè possono essere pericolosi e in che modo interpretarli, in modo da non arrecare danno allo sviluppo del business.

1) Il miglior prodotto vince sempre

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Un buon prodotto è certamente importante: agli inizi dell’attività, è possibile che il prodotto di una startup ottenga parecchi consensi e che i clienti e il team ne siano entusiasti. Ma bisogna fare attenzione e non farsi ingannare: se l’azienda non ha un’organizzazione in grado di supportare il prodotto e affrontare il mercato, o se i clienti dovessero accorgersi che il prodotto è in realtà difficile da usare, la startup si troverà nei guai.
Oltre al prodotto, è importante implementare una buona strategia di vendita, soprattutto nel breve periodo: sono molte le startup che falliscono, dopo un lancio di mercato promettente. Ancora, è fondamentale avere un servizio di customer care in grado di far sentire i clienti seguiti e supportati, in modo tale che abbiano voglia di tornare in futuro e non pensino di rivolgersi ai concorrenti. Una strategia aziendale che tiene conto di questi aspetti mette la startup in una prospettiva di crescita di lungo periodo, che potrà eclissare la concorrenza.

2) E’ quasi impossibile per una piccola startup competere con le grandi aziende del settore

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Nilsson è categorico: questa affermazione è falsa. Competere con i colossi del settore è difficile, ma non impossibile. Una startup deve rimanere concentrata sui propri obiettivi di business e costruire un prodotto di valore, nella consapevolezza che ci si dovrà scontrare con i grandi brand consolidati. Essere consapevoli della concorrenza è fondamentale, ma non deve diventare il primo pensiero dei founder: bisogna invece concentrarsi sulla conquista di una quota di mercato, tener testa ai grandi brand e lavorare in una prospettiva basata sulla fiducia, il servizio, l’esperienza. In questo contesto, inoltre, è fondamentale imparare sempre dagli errori e dalle piccole e grandi “cadute” che i competitor hanno dovuto affrontare in passato. Infine, l’autore consiglia alle startup di non provare mai a competere con i grandi brand sulle questioni inerenti i costi.

3) Per guadagnare quote di mercato è bene ridurre i prezzi

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Non sempre abbassare i prezzi è una buona idea: bisogna chiedersi se si vuole che la propria startup sia ricordata come il brand che offre il prezzo più basso. Spesso la scelta migliore è quella di porsi l’obiettivo di essere riconosciuti dai clienti come il brand che offre il prodotto migliore, attenendosi ad un business model che sia redditizio nel lungo periodo. Una startup deve assicurarsi che il cliente sia soddisfatto, che decida di ripetere l’acquisto: spesso non è a questo tipo di risultati che si associa il prezzo più basso sul mercato.
La vision di una startup deve quindi focalizzarsi sul valore offerto dal prodotto/servizio, cercando sempre di concentrarsi sui risultati ottenibili nel lungo termine.

4) Servirsi di scorciatoie aiuta ad andare avanti e raggiungere il successo più rapidamente

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Al contrario, l’esperienza insegna che le startup di successo sono quelle che ragionano su un’orizzonte temporale di lungo termine: il business difficilmente prevede successi rapidi.
La mentalità di lungo termine permette invece di ottenere ottimi risultati in termini di vendite e permette di accrescere il livello di fidelizzazione del cliente e la riconoscibilità del brand.

5) Il canale di vendita è la vostra unica priorità

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Non è così, perché la vera priorità sono i clienti, non i canali attraverso cui raggiungerli. Una startup deve impegnarsi con responsabilità e comprensione per educare il mercato, accrescere la fedeltà dei clienti, preoccuparsi del prodotto. Essere davvero vicini al cliente, costruire una relazione con quest’ultimo, è decisamente più importante del canale di vendita prescelto per raggiungerlo: per questo è importante il lavoro di creazione ed animazione della community.

6) La crescita della startup tende con il tempo ad appiattirsi

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Gli obiettivi di vendita tendono a diminuire al crescere del business ma, fino a quando è possibile scalare, non si appiattiscono. Quello che una startup deve fare per evitare che la sua crescita si arresti, quindi, è trovare sempre nuovi obiettivi e traguardi e spingere il team affinché possano essere raggiunti. Quando si parla di tasso di crescita di una startup, occorre sempre tenere presenti i requisiti necessari per la scalabilità: qual è il potenziale a lungo termine? La startup si sta limitando ad aggredire una parte limitata del mercato? E’ possibile collaborare e lavorare mantenendo alta la fiducia? Qual è il valore che il nostro prodotto deve offrire al cliente, oggi e in futuro?

7) Non aspettatevi che la cultura aziendale resti la stessa quando la startup sarà cresciuta

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Così come l’approccio per la crescita deve essere basato sulla scalabilità, la cultura aziendale deve essere focalizzata sul superamento dei limiti e sul continuo miglioramento. Inoltre, la cultura aziendale orientata al lungo termine continua ad esistere e permeare la startup e il suo team, anche quando la crescita è ormai avanzata. Mantenere i valori e la mission degli inizi è fondamentale, anche quando l’azienda ha successo e cresce a livello internazionale: ciò permette di mantenere intatti la fiducia e il commitment di clienti e dipendenti.

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Per concludere, Nillson afferma che crescere ed espandersi è sicuramente un percorso difficile per una startup: bisogna mantenere l’attenzione e la concentrazione su un gran numero di aspetti ed attività, in sincronia, per crescere assieme e mantenere alto il morale del team.
Molte aziende guardano a modelli di successo e cercano di imitarli: bisognerebbe però tenere presente che ciascuna startup è diversa dalle altre, e qualsiasi approccio va adattato e modellato sulle esigenze e le caratteristiche del singolo business. Ancora, pur prediligendo una strategia di lungo termine, una startup deve riuscire a mantenere la flessibilità necessaria per affrontare eventuali cambiamenti di rotta. E, indipendentemente da tutto, ricordare sempre che alcuni consigli vanno messi in discussione: non si sa mai che la vostra startup non possa essere la prima a sfatare qualche mito!

Il post originale è disponibile a questo link: http://www.entrepreneur.com/article/248153

Napoli, 31/07/2015

Startup e Musica: perché integrare un musicista nel team può essere una scelta vincente

Stewart Cowley, founder della Northfield Strategic Advisors, ha pubblicato attraverso LinkedIn un interessante e particolare punto di vista sui buoni motivi per cui assumere un musicista nel team della propria azienda: essendo lui stesso un musicista, ha infatti riscontrato una serie di caratteristiche e approcci che possono rappresentare dei punti di forza nell’esperienza lavorativa in una startup e, in generale, in un’impresa.

La sua idea di base è che essere un musicista (nel caso specifico di Cowley un chitarrista) significa applicare la propria sensibilità musicale a tutti gli aspetti della vita e del lavoro, tanto da definirla la sua “posizione di default”. Vediamo quindi quali sono i cinque buoni motivi per arricchire il proprio team grazie all’ingresso di un musicista:

1) Se la sezione ritmica non funziona, nulla può funzionare

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Cowley racconta di non aver mai suonato nella sua vita in una band o un’orchestra in cui la combinazione drum/bass è terribile, ma la band funziona lo stesso. La sezione ritmica è quella che fa ballare il pubblico, se non funziona non c’è cantante o chitarrista che tengano. Istintivamente, i musicisti sanno che per far funzionare una band deve esserci una buona sezione ritmica alla base: allo stesso modo, una startup (e in genereale un’azienda) funziona se è sorretta da un team che lavora bene.

2) Si suona per il pubblico, non per sé stessi

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Nella sua esperienza di musicista, Cowley afferma di non aver mai suonato una sola nota senza pensare al suo pubblico, anche quando stava semplicemente provando. Un artista è sempre in modalità “on” e pensa a suonare al meglio per offrire al pubblico la migliore esperienza possibile. Trasportare questa forma mentis al lavoro in una startup significa che il musicista lavora tenendo sempre in mente le esigenze dell’utente o cliente finale: un atteggiamento decisamente utile per il successo dell’azienda.

3) Un musicista conosce la sua parte, ma se è necessario sa improvvisare

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Sul lavoro, non sempre le persone sanno dove la loro “parte” inizia e dove finisce: tendono a confondere i limiti e a sconfinare nelle mansioni degli altri, a volte in maniera consapevole, altre in maniera inconscia. Questo i musicisti non lo fanno: sanno fare al meglio la propria parte, per rendere migliore la performance di tutti. Allo stesso tempo, però, un musicista sa improvvisare se necessario: tutte qualità utili se rapportate al lavoro in un’azienda, in particolare nelle sue fasi iniziali di attività.

4) Un musicista sa ascoltare ciò che gli altri stanno facendo

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I musicisti sono multitasking: riescono ad essere consapevoli di ciò che stanno facendo e, contemporaneamente, sono attenti alle attività e alle reazioni degli altri. Da questo punto di vista, scrive Cowley, i musicisti hanno un “set di ascolto differente” rispetto a quello delle altre persone, che permette loro, in situazioni lavorative, di sentire cosa fanno gli altri e di rispondere di conseguenza. I musicisti in un’azienda sanno quando giocare duro e quando, invece, essere “più morbidi”, sanno quando essere protagonisti della melodia e quando indietreggiare occupandosi dell’accompagnamento.

5) I musicisti sanno che il direttore d’orchestra è importante, ma non è lui che suona realmente

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Il direttore d’orchestra è importante nella musica: è colui che ti dice quando iniziare e quando smettere di suonare. Ma un musicista, pur consapevole dell’importanza del direttore d’orchestra, sa che tra l’inizio e la fine dell’esibizione quest’ultimo è più o meno irrilevante.
Allo stesso tempo, il direttore d’orchestra crede di essere importante per tutta la durata dell’esibizione.
I musicisti di un’orchestra sanno che hanno bisogno di un direttore per iniziare, ma senza orchestra alle spalle un direttore non ha ragione d’essere. Molti CEO dovrebbero tenere in considerazione questa similitudine.

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Ancora, quando la giornata lavorativa è terminata, i musicisti sanno che è importante continuare a suonare tutti insieme: nella realtà aziendale, questo signifca che il team sarà in grado di costruire relazioni e legami semplicemente perché hanno qualcosa da condividere. Per i responsabili del Dipartimento Risorse Umane questo significa non dover investire risorse per eventi ricreativi aziendali, in quanto le relazioni saranno costruite spontaneamente dai membri stessi del team.

In conclusione, sostiene Cowley, quando ci si ritrova davanti il CV di un musicista bisognerebbe provare ad offrirgli un lavoro: difficilmente ci si pentirà di averli assunti.

Il post originale è disponibile qui: https://www.linkedin.com/pulse/why-musicians-make-best-employees-stewart-cowley?trk=hp-feed-article-title-channel-add

Napoli, 28/07/2015

Startup e Creatività: le politiche si alcune grandi aziende come esempio di Innovazione

La scorsa settimana, in questo post, abbiamo parlato del ruolo centrale che la creatività assume nel processo di innovazione in un’azienda in generale, e in particolare in una startup: la creatività rappresenta la base su cui è possibile creare soluzioni innovativi ai problemi dei clienti, è un aiuto imprescindibile nei momenti più difficili che una startup incontra nel suo percorso di nascita e crescita, è una fonte insostituibile di vantaggio competitivo per il business.

Ma come è possibile incentivare la creatività e, di conseguenza, favorire lo sviluppo di innovazione? In un interessante articolo pubblicato dal blog di HubSpot e firmato da Lindsay Kolowich sono raccolte le esperienze di quattro grandi aziende, che possono essere da esempio per team di startup alla ricerca di metodi utili per accrescere la creatività e l’innovazione nel business.

Sagmeister & Walsh – Flexible Vacation Policies

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La grande Design Agency, che vanta tra i suoi lavori la realizzazione di copertine per album dei Rolling Stones, ha scelto di impostare una politica flessibile per le vacanze dei suoi dipendenti.

Tra i vantaggi riscontrati da una politica di questo tipo, si riscontrano dipendenti più impegnati e produttivi quando sono a lavoro, oltre al fatto che un’azienda con politiche flessibili sulle vacanze attira molto in termini di fidelizzazione del personale.
Ma soprattutto, offrire l’opportunità di lunghe pause ai dipendenti amplifica l’opportunità di lasciare a questi ultimi il tempo e il modo di esplorare nuovi modi di pensare, accrescendo la possibilità di ottenere idee creative ed innovative.

Nello specifico di Sagmeister & Walsh, i dipendenti hanno l’opportunità di un anno sabbatico ogni sette anni lavorativi: un’esperienza provata prima di tutto dallo stesso co-founder dell’azienda, Stefan Sagmeister, che ha riscontrato l’effetto di ritrovare nuovi orizzonti creativi proprio grazie al distacco dalla realtà lavorativa di tutti i giorni.

Pixar – Small Incubation Teams

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Un film di animazione della Pixar è frutto del lavoro di un team composto da almeno 200 persone: anche se spesso il creativo, nell’immaginario comune, è una sorta di genio solitario, la verità è che un film di questo genere contiene decine di migliaia di idee. Naturalmente, non tutte le idee creative possono essere geniali: deve quindi necessariamente esistere un processo per selezionarle.

Dal 1999 in poi, Pixar ha impostato un nuovo processo per il suo reparto di sviluppo: anziché imperniare tutto sul regista, che doveva gestire la nascita e lo sviluppo delle idee creative, Pixar ha creato dei piccoli “team di incubazione” composti da circa 10 membri ciascuno. Il team di incubazione lavora a stretto contatto con il regista per selezionare, perfezionare, costruire le idee creative che faranno parte di ciascun film.

Natualmente, in questo scenario, la sfida più importante sta nel riuscire a costruire un team di incubazione che sarà in grado di lavorare in maniera efficace, con un metodo basato sull’hacking delle idee. Altro aspetto fondamentale in questo tipo di team è riuscire a lavorare in un clima di fiducia e rispetto, riuscendo a dare sempre dei feedback onesti: serve quindi sincerità e buona educazione, per scartare le idee negative e tenere in considerazione quelle positive.

Google – Rewarding Risk-Taking

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Molti manager cercano di incoraggiare i propri dipendenti a essere più creativi, ma nessuno lo fa seriamente e in maniera costruttiva come Google: il colosso americano, infatti, incoraggia i propri dipendenti ad assumersi dei rischi, ad imparare dal fallimento, ma soprattutto se ne assume la responsabilità senza farla ricadere su chi prova ad innovare.

Da diverso tempo, infatti, Google ha adottato la 20% Time Policy, secondo la quale i dipendenti possono dedicare il 20% delle proprie ore lavorative (un giorno alla settimana) a sviluppare i propri progetti: da questa politica sono venuti fuori prodotti di successo come Google News, GMail, AdSense.

Si tratta di una politica molto interessante, che rappresenta fedelmente l’idea di innovazione e dell’importanza delle persone di Google: quando le persone scelgono di uscire dalla propria zona di comfort e si aprono a nuove sfide ed opportunità, hanno la possibilità di esercitare le proprie abilità di problem solving e di far venir fuori idee creative e soluzioni nuove.

Colgate – Flexible Working Hours

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Colgate ha adottato da tempo una politica di orari di lavoro flessibili: molte aziende hanno ottenuto ottimi risultati con questo tipo di politica, consentendo ai dipendenti di lavorare nelle ore che meglio si adattano al loro stile di vita.
Un’organizzazione che costringe i dipendenti a concentrarsi sul lavoro nelle ore di maggiore produttività, infatti, sostiene il pensiero creativo. Inoltre, lasciare maggiore autonomia accresce il senso di responsabilità e, allo stesso tempo, fidelizza il dipendente nei confronti dell’azienda.

Si tratta di una politica molto diffusa tra le startup in Silicon Valley, ma se applicata ad un colosso del calibro di Colgate, che conta oltre 35.000 dipendenti, è ancora più impressionante ed efficace: incentivare il work-life balance rappresenta, quindi, una grande spinta alla creatività e all’innovazione.

Per leggere il post originale: http://blog.hubspot.com/agency/company-policy-improve-creative

Napoli, 27/07/2015

La tua startup in Spagna con Bolt Accelerator: fino a 20K e 12 settimane di mentorship

Il Bolt Accelerator Program è il programma di mentorship per startup early stage rivolto a progetti di impresa innovativi e tecnologici che aspirano al mercato globale, che si svolge nella città spagnola di Malaga.
Attualmente è aperta la call per l’accesso alla sua quarta edizione, riservata a startup europee che siano in possesso di un prototipo (o mock up).

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Il programma di accelerazione per le startup ammesse ha una durata di 12 settimane e la mentorship si focalizza su alcune tematiche chiave di valore fondamentale per la crescita di una startup: lean startup, customer development, business model canvas, etc.
Scopo finale del percorso, è quello di aiutare la startup a trovare il proprio product-market fit.

Oltre alla partecipazione al programma di accelerazione, il Bolt Accelerator offre alle startup spazi di lavoro in modalità co-working, servizi di assistenza e consulenza, opportunità di networking e la partecipazione agli eventi Demo Day e Investor Day.

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Per ciascuna delle startup selezionate, inoltre, è previsto un investimento fino a 20.000€ (a fronte della cessione del 6% in Equity). Per le migliori startup, al termine del percorso, è prevista la possibilità di accedere a finanziamenti a condizioni agevolate fino a 100.000€.

Le application possono essere effettuate entro il 31 luglio 2015 a questo link: https://www.f6s.com/boltaccelerator4thprogram/apply

Per maggiori informazioni: http://bolt.eu.com/en/

Napoli, 24/07/2015

Startup e Creatività: una caratteristica imprescindibile per imprenditori di successo

Susan Jones è esperta in imprenditorialità innovativa, ed in particolare nelle attività di Strategic Thinking: il suo blog, Ready Set Startup, contiene molti spunti interessanti e consigli utili per aspiranti startupper e imprenditori alle prese con l’avvio del proprio business. Uno dei suoi post più interessanti è quello intitolato “Why creativity is essential to your survival as an entrepreneur”: in questo articolo, l’autrice cerca di spiegare i motivi per cui la creatività rappresenta una skill fondamentale per chi decide di trasformare un’idea in una startup.

Il punto di partenza dell’intero post è rappresentato da un tweet che Susan Jones ha ricevuto di recente: secondo l’autore del tweet, l’idea rappresenta soltanto una minima percentuale del successo di una startup. Ciò che conta davvero, a suo parere, è trovare un grande co-founder e costruire un team in grado di portare il business al successo.
Susan Jones concorda sull’importanza centrale del team per il successo di una startup, ma aggiunge un altro elemento: un grande team è composto da persone con esperienza in determinati settori, ma queste persone devono essere animate da grande creatività per poter applicare le proprie competenze in modalità innovative. Il team giusto per una startup è quello in grado di lavorare con gli elementi già esistenti per creare nuove soluzioni ai problemi di business, un po’ come un compositore lavora con le note musicali per creare una nuova canzone.

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Secondo Susan Jones, ci sono almeno quattro motivi fondamentali per cui la creatività è una caratteristica indispensabile per il successo di una startup:

1) Se si vuole costruire una grande azienda, è necessario applicare ad essa la creatività

La creatività rappresenta uno dei fattori che distinguono una piccola impresa da una startup: l’autrice si serve di un esempio incentrato sul settore del graphic design. Un graphic designer che inizia a pubblicizzare il lavoro ed i servizi offerti ai propri clienti è una piccola impresa, anche se è brillante e riesce ad impiegare nel proprio team altri grafici brillanti. Ma quando si applica la creatività al campo del graphic design, ciò che si ottiene è una startup di successo internazionale come 99designs.

2) Uno startupper è colui che riesce a risolvere i problemi sviluppando soluzioni nuove, cui nessuno ha mai pensato prima

Prendiamo il caso in cui ci si trova in una città nuova dove non si conosce nessuno. Come fare a trovare persone simpatiche? O nel caso di uno startupper, come incontrare potenziali co-founder e investitori?

Oggi, la soluzione è ovvia: si utilizza Meetup. Ma fino al 2002, la soluzione non era così semplice ed evidente, e c’è voluta molta creatività e molto lavoro per svilupparla. Il risultato, però, è una startup di successo globale.

3) La creatività è un valido aiuto anche nei momenti più difficili dell’esperienza da startupper

Prendiamo i momenti più difficili di una startup agli inizi: cosa fare quando il nostro prodotto non vende? Come creare una nuova campagna di marketing? Come affrontare un pivot? Cosa fare quando si è a corto di denaro cash?
Per uscire da tutte queste situazioni è indispensabile essere creativi: non esistono soluzioni “preconfezionate”, bisogna trovare quella più adatta al nostro business.

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4) Più si riesce a sviluppare la propria creatività, più aumenta il vantaggio competitivo della startup

Tutti gli imprenditori sono potenzialmente delle persone creative, ma ciò che li contraddistingue è la capacità di trovare soluzioni pratiche innovative e di riuscire ad attuarle. Quanto più si riescono ad affinare queste competenze, più possibilità ci sono di riuscire ad avere idee di business di successo e, soprattutto, di riuscire a realizzarle.

Il consiglio finale di Susan Jones? Trovare il modo di allenare la propria creatività, ogni giorno.

Il post originale di Susan Jones è disponibile qui: http://www.readysetstartup.com/business-creativity/

Napoli, 24/07/2015

Consigli per startup: i 10 ruoli essenziali per essere un buon CEO

Essere CEO e founder di una startup significa che una sola persona si trova a dover ricoprire molti ruoli differenti: ne sa qualcosa Alex Turnbull, CEO di Groove (helpdesk software per piccole imprese) e startupper seriale, che ha scritto un recente post sull’argomento intitolato “The 10 Essential Roles of a Startup CEO”.

In generale, Turnbull sostiene che ciascun membro del team di una startup (e, più in generale, di un’azienda) deve avere ben chiaro il proprio ruolo, le proprie responsabilità, le attività da svolgere. Inoltre, ciascuno deve imparare a fare il miglior uso possibile del tempo a propria disposizione: sembra tutto piuttosto ovvio, ma spesso nella realtà non è così semplice.

Questo discorso si complica ulteriormente nel caso del CEO, in quanto il suo ruolo comprende una serie di sfaccettature ed attività molto diverse tra loro, che bisogna imparare a far convivere e bilanciare. Nello specifico, Turnbull identifica 10 differenti ruoli che il CEO di una startup si trova a dover ricoprire:

1) Recruiter

Le startup hanno bisogno di un grande team, composto da persone straordinarie: quando si lavora come CEO di una startup in crescita, trovare le persone migliori da inserire nel team è un lavoro a tempo pieno.
Un buon CEO è in grado di identificare le figure di cui il team ha bisogno e di selezionare le persone più adatte a ricoprire tali ruoli.

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2) Cheerleader

Quando si costruisce qualcosa dal nulla, come accade in una startup, in alcuni momenti tutto sembrerà davvero difficile da superare. Il team, a volte, può cadere nella tentazione di mollare: è in momenti come questo che occorre essere più determinati possibile e il CEO ha il compito di mantenere alto il morale dell’intera squadra. Un team entusiasta di lavorare rappresenta infatti una delle basi fondamentali per costruire una startup di successo.
Ma, come specifica l’autore del post, per essere un buon CEO non basta sostenere il team nei momenti difficili: dare feedback positivi e riconoscere i meriti del buon lavoro svolto deve essere parte del lavoro del CEO di una startup ogni giorno.

3) Coach

I migliori CEO sanno essere dei grandi coach: sostengono il team e lo spingono verso il successo, aiutando a raggiungere gli obiettivi prefissati, a pianificare quelli futuri, a riallinearsi quando ci si trova fuori rotta.
Inoltre, il CEO deve essere in grado di fare un passo indietro quando gli obiettivi non vengono raggiunti, per osservare in maniera realistica cosa non è andato bene e come riorganizzare le attività da svolgere.

Come Coach, un buon CEO deve essere vicino al team e programmare regolarmente incontri one-to-one con ogni singolo membro della squadra: non è possibile allenare un grande giocatore se non si conoscono le sue competenze, obiettivi, sfide e preoccupazioni. Il compito di un buon CEO/Coach è conoscere tutti i membri del team meglio possibile.

4) Dealmaker

Le partnership possono essere un potente strumento per far crescere una startup: spesso, però, le aziende più grandi scelgono di collaborare con una startup soltanto attraverso un contatto diretto con il CEO.

Da questo punto di vista, il CEO deve essere capace di comunicare ai potenziali partner (così come si fa con clienti, investitori e dipendenti) la vision aziendale e i vantaggi della collaborazione con la propria startup.

5) Studente

Secondo Turnbull l’apprendimento è fondamentale: quando si smette di imparare, significa che si rimane fermi. Un CEO deve mantenersi sempre aggiornato, attraverso lo studio di libri, blog, advisors, e di tutte le risorse utili per conoscere al meglio il mercato di riferimento.

I migliori CEO di startup sono quelli che non hanno mai smesso di studiare, imparare, conoscere.

6) Firefighter

In una startup è inevitabile: ci saranno momenti di crisi. Un CEO deve essere sempre pronto ad intervenire, 24 ore su 24, 7 giorni su 7: proprio come i pompieri, sempre pronti a spegnere l’incendio e a capire come far sì che non accada la prossima volta.

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7) Strategist

Gran parte della giornata del CEO di una startup è dedicata alla parte strategica del business. In particolare, è importante analizzare gli scenari per stabilire la strategia a lungo termine dell’azienda (da 12 mesi a 5 anni), identificando gli obiettivi desiderati e le attività da implementare per raggiungerli.

8) Venditore

Fin dal primo giorno in cui l’idea sta nascendo, un CEO diventa venditore: tenta infatti di vendere la startup a potenziali investitori, clienti, partner, influencer, e a tutti coloro che possono aiutarlo a far crescere il business.
Secondo l’autore, quello di venditore è uno dei ruoli principali del CEO e rappresenta un’attività chiave.

9) Customer Support Champion

Se i clienti non sono soddisfatti, la startup non cresce. Ecco perchè, fin dal primo giorno, il CEO deve essere impegnato nel ruolo di Customer Support Champion, ascoltando le esigenze dei clienti mentre provano il primo prototipo di prodotto.

Ascoltare il cliente durante la fase di Product Development è essenziale per raccogliere i feedback, in modo tale da poter essere il portavoce dei clienti durante i successivi meeting aziendali.

Il lavoro di Customer Support di un CEO è importantissimo nelle prime fasi della startup, poi potrebbe rallentare, ma in ogni caso non dovrebbe mai fermarsi del tutto: ascoltare il cliente è una delle basi per raggiungere il successo.

10) Decider

Uno dei momenti più pericolosi per una startup è quando ci si ritrova a dover prendere una decisione e il team non può riunirsi: tutto rallenta, e una startup non può permettersi di perdere tempo.

In situazioni del genere deve intervenire il CEO, assumendosi la responsabilità di prendere le decisioni più rischiose e difficili: a volte potrà capitare di scontentare il team o i clienti, e sarà necessario risolvere i nuovi problemi creati dalla decisione stessa.

Ma il ruolo di decisore è per un CEO quello sicuramente più difficile e allo stesso tempo da cui trarre le maggiori soddisfazioni.

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Infine, Turnbull si concentra sulla necessità di trovare il giusto equilibrio tra i 10 ruoli elencati: è semplicemente impossibile eccellere in ciascuno dei 10. Ma capire che essere il CEO di una startup significa dover ricoprire ruoli diversi, e capire quali sono questi ruoli, rappresenta il primo passo per capire in cosa si è bravi e in cosa bisogna migliorare.

Il consiglio è quello di concentrarsi sui propri punti di forza, e di lavorare sui punti di debolezza per migliorare: qualora non sia possibile, è utile pensare di assumere qualcuno che possa ricoprire le attività a noi meno congeniali.

Il post originale è disponibile a questo link: https://www.groovehq.com/blog/startup-ceo-role?_hsenc=p2ANqtz-8iqWV4dVHV9oMtjlIS2dtN5i_jn-OmcoyhMglvYi8yXGsISdyt_dbCXnUmIPBkAMiU5DMHLmR7Yy_fN41nbeLAxJo-vA&_hsmi=20749075&utm_content=buffer14ffb&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

Napoli, 23/07/2015

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