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Tag: community

Startup e Creatività: le politiche si alcune grandi aziende come esempio di Innovazione

La scorsa settimana, in questo post, abbiamo parlato del ruolo centrale che la creatività assume nel processo di innovazione in un’azienda in generale, e in particolare in una startup: la creatività rappresenta la base su cui è possibile creare soluzioni innovativi ai problemi dei clienti, è un aiuto imprescindibile nei momenti più difficili che una startup incontra nel suo percorso di nascita e crescita, è una fonte insostituibile di vantaggio competitivo per il business.

Ma come è possibile incentivare la creatività e, di conseguenza, favorire lo sviluppo di innovazione? In un interessante articolo pubblicato dal blog di HubSpot e firmato da Lindsay Kolowich sono raccolte le esperienze di quattro grandi aziende, che possono essere da esempio per team di startup alla ricerca di metodi utili per accrescere la creatività e l’innovazione nel business.

Sagmeister & Walsh – Flexible Vacation Policies

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La grande Design Agency, che vanta tra i suoi lavori la realizzazione di copertine per album dei Rolling Stones, ha scelto di impostare una politica flessibile per le vacanze dei suoi dipendenti.

Tra i vantaggi riscontrati da una politica di questo tipo, si riscontrano dipendenti più impegnati e produttivi quando sono a lavoro, oltre al fatto che un’azienda con politiche flessibili sulle vacanze attira molto in termini di fidelizzazione del personale.
Ma soprattutto, offrire l’opportunità di lunghe pause ai dipendenti amplifica l’opportunità di lasciare a questi ultimi il tempo e il modo di esplorare nuovi modi di pensare, accrescendo la possibilità di ottenere idee creative ed innovative.

Nello specifico di Sagmeister & Walsh, i dipendenti hanno l’opportunità di un anno sabbatico ogni sette anni lavorativi: un’esperienza provata prima di tutto dallo stesso co-founder dell’azienda, Stefan Sagmeister, che ha riscontrato l’effetto di ritrovare nuovi orizzonti creativi proprio grazie al distacco dalla realtà lavorativa di tutti i giorni.

Pixar – Small Incubation Teams

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Un film di animazione della Pixar è frutto del lavoro di un team composto da almeno 200 persone: anche se spesso il creativo, nell’immaginario comune, è una sorta di genio solitario, la verità è che un film di questo genere contiene decine di migliaia di idee. Naturalmente, non tutte le idee creative possono essere geniali: deve quindi necessariamente esistere un processo per selezionarle.

Dal 1999 in poi, Pixar ha impostato un nuovo processo per il suo reparto di sviluppo: anziché imperniare tutto sul regista, che doveva gestire la nascita e lo sviluppo delle idee creative, Pixar ha creato dei piccoli “team di incubazione” composti da circa 10 membri ciascuno. Il team di incubazione lavora a stretto contatto con il regista per selezionare, perfezionare, costruire le idee creative che faranno parte di ciascun film.

Natualmente, in questo scenario, la sfida più importante sta nel riuscire a costruire un team di incubazione che sarà in grado di lavorare in maniera efficace, con un metodo basato sull’hacking delle idee. Altro aspetto fondamentale in questo tipo di team è riuscire a lavorare in un clima di fiducia e rispetto, riuscendo a dare sempre dei feedback onesti: serve quindi sincerità e buona educazione, per scartare le idee negative e tenere in considerazione quelle positive.

Google – Rewarding Risk-Taking

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Molti manager cercano di incoraggiare i propri dipendenti a essere più creativi, ma nessuno lo fa seriamente e in maniera costruttiva come Google: il colosso americano, infatti, incoraggia i propri dipendenti ad assumersi dei rischi, ad imparare dal fallimento, ma soprattutto se ne assume la responsabilità senza farla ricadere su chi prova ad innovare.

Da diverso tempo, infatti, Google ha adottato la 20% Time Policy, secondo la quale i dipendenti possono dedicare il 20% delle proprie ore lavorative (un giorno alla settimana) a sviluppare i propri progetti: da questa politica sono venuti fuori prodotti di successo come Google News, GMail, AdSense.

Si tratta di una politica molto interessante, che rappresenta fedelmente l’idea di innovazione e dell’importanza delle persone di Google: quando le persone scelgono di uscire dalla propria zona di comfort e si aprono a nuove sfide ed opportunità, hanno la possibilità di esercitare le proprie abilità di problem solving e di far venir fuori idee creative e soluzioni nuove.

Colgate – Flexible Working Hours

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Colgate ha adottato da tempo una politica di orari di lavoro flessibili: molte aziende hanno ottenuto ottimi risultati con questo tipo di politica, consentendo ai dipendenti di lavorare nelle ore che meglio si adattano al loro stile di vita.
Un’organizzazione che costringe i dipendenti a concentrarsi sul lavoro nelle ore di maggiore produttività, infatti, sostiene il pensiero creativo. Inoltre, lasciare maggiore autonomia accresce il senso di responsabilità e, allo stesso tempo, fidelizza il dipendente nei confronti dell’azienda.

Si tratta di una politica molto diffusa tra le startup in Silicon Valley, ma se applicata ad un colosso del calibro di Colgate, che conta oltre 35.000 dipendenti, è ancora più impressionante ed efficace: incentivare il work-life balance rappresenta, quindi, una grande spinta alla creatività e all’innovazione.

Per leggere il post originale: http://blog.hubspot.com/agency/company-policy-improve-creative

Napoli, 27/07/2015

Consigli per startup: i 10 ruoli essenziali per essere un buon CEO

Essere CEO e founder di una startup significa che una sola persona si trova a dover ricoprire molti ruoli differenti: ne sa qualcosa Alex Turnbull, CEO di Groove (helpdesk software per piccole imprese) e startupper seriale, che ha scritto un recente post sull’argomento intitolato “The 10 Essential Roles of a Startup CEO”.

In generale, Turnbull sostiene che ciascun membro del team di una startup (e, più in generale, di un’azienda) deve avere ben chiaro il proprio ruolo, le proprie responsabilità, le attività da svolgere. Inoltre, ciascuno deve imparare a fare il miglior uso possibile del tempo a propria disposizione: sembra tutto piuttosto ovvio, ma spesso nella realtà non è così semplice.

Questo discorso si complica ulteriormente nel caso del CEO, in quanto il suo ruolo comprende una serie di sfaccettature ed attività molto diverse tra loro, che bisogna imparare a far convivere e bilanciare. Nello specifico, Turnbull identifica 10 differenti ruoli che il CEO di una startup si trova a dover ricoprire:

1) Recruiter

Le startup hanno bisogno di un grande team, composto da persone straordinarie: quando si lavora come CEO di una startup in crescita, trovare le persone migliori da inserire nel team è un lavoro a tempo pieno.
Un buon CEO è in grado di identificare le figure di cui il team ha bisogno e di selezionare le persone più adatte a ricoprire tali ruoli.

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2) Cheerleader

Quando si costruisce qualcosa dal nulla, come accade in una startup, in alcuni momenti tutto sembrerà davvero difficile da superare. Il team, a volte, può cadere nella tentazione di mollare: è in momenti come questo che occorre essere più determinati possibile e il CEO ha il compito di mantenere alto il morale dell’intera squadra. Un team entusiasta di lavorare rappresenta infatti una delle basi fondamentali per costruire una startup di successo.
Ma, come specifica l’autore del post, per essere un buon CEO non basta sostenere il team nei momenti difficili: dare feedback positivi e riconoscere i meriti del buon lavoro svolto deve essere parte del lavoro del CEO di una startup ogni giorno.

3) Coach

I migliori CEO sanno essere dei grandi coach: sostengono il team e lo spingono verso il successo, aiutando a raggiungere gli obiettivi prefissati, a pianificare quelli futuri, a riallinearsi quando ci si trova fuori rotta.
Inoltre, il CEO deve essere in grado di fare un passo indietro quando gli obiettivi non vengono raggiunti, per osservare in maniera realistica cosa non è andato bene e come riorganizzare le attività da svolgere.

Come Coach, un buon CEO deve essere vicino al team e programmare regolarmente incontri one-to-one con ogni singolo membro della squadra: non è possibile allenare un grande giocatore se non si conoscono le sue competenze, obiettivi, sfide e preoccupazioni. Il compito di un buon CEO/Coach è conoscere tutti i membri del team meglio possibile.

4) Dealmaker

Le partnership possono essere un potente strumento per far crescere una startup: spesso, però, le aziende più grandi scelgono di collaborare con una startup soltanto attraverso un contatto diretto con il CEO.

Da questo punto di vista, il CEO deve essere capace di comunicare ai potenziali partner (così come si fa con clienti, investitori e dipendenti) la vision aziendale e i vantaggi della collaborazione con la propria startup.

5) Studente

Secondo Turnbull l’apprendimento è fondamentale: quando si smette di imparare, significa che si rimane fermi. Un CEO deve mantenersi sempre aggiornato, attraverso lo studio di libri, blog, advisors, e di tutte le risorse utili per conoscere al meglio il mercato di riferimento.

I migliori CEO di startup sono quelli che non hanno mai smesso di studiare, imparare, conoscere.

6) Firefighter

In una startup è inevitabile: ci saranno momenti di crisi. Un CEO deve essere sempre pronto ad intervenire, 24 ore su 24, 7 giorni su 7: proprio come i pompieri, sempre pronti a spegnere l’incendio e a capire come far sì che non accada la prossima volta.

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7) Strategist

Gran parte della giornata del CEO di una startup è dedicata alla parte strategica del business. In particolare, è importante analizzare gli scenari per stabilire la strategia a lungo termine dell’azienda (da 12 mesi a 5 anni), identificando gli obiettivi desiderati e le attività da implementare per raggiungerli.

8) Venditore

Fin dal primo giorno in cui l’idea sta nascendo, un CEO diventa venditore: tenta infatti di vendere la startup a potenziali investitori, clienti, partner, influencer, e a tutti coloro che possono aiutarlo a far crescere il business.
Secondo l’autore, quello di venditore è uno dei ruoli principali del CEO e rappresenta un’attività chiave.

9) Customer Support Champion

Se i clienti non sono soddisfatti, la startup non cresce. Ecco perchè, fin dal primo giorno, il CEO deve essere impegnato nel ruolo di Customer Support Champion, ascoltando le esigenze dei clienti mentre provano il primo prototipo di prodotto.

Ascoltare il cliente durante la fase di Product Development è essenziale per raccogliere i feedback, in modo tale da poter essere il portavoce dei clienti durante i successivi meeting aziendali.

Il lavoro di Customer Support di un CEO è importantissimo nelle prime fasi della startup, poi potrebbe rallentare, ma in ogni caso non dovrebbe mai fermarsi del tutto: ascoltare il cliente è una delle basi per raggiungere il successo.

10) Decider

Uno dei momenti più pericolosi per una startup è quando ci si ritrova a dover prendere una decisione e il team non può riunirsi: tutto rallenta, e una startup non può permettersi di perdere tempo.

In situazioni del genere deve intervenire il CEO, assumendosi la responsabilità di prendere le decisioni più rischiose e difficili: a volte potrà capitare di scontentare il team o i clienti, e sarà necessario risolvere i nuovi problemi creati dalla decisione stessa.

Ma il ruolo di decisore è per un CEO quello sicuramente più difficile e allo stesso tempo da cui trarre le maggiori soddisfazioni.

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Infine, Turnbull si concentra sulla necessità di trovare il giusto equilibrio tra i 10 ruoli elencati: è semplicemente impossibile eccellere in ciascuno dei 10. Ma capire che essere il CEO di una startup significa dover ricoprire ruoli diversi, e capire quali sono questi ruoli, rappresenta il primo passo per capire in cosa si è bravi e in cosa bisogna migliorare.

Il consiglio è quello di concentrarsi sui propri punti di forza, e di lavorare sui punti di debolezza per migliorare: qualora non sia possibile, è utile pensare di assumere qualcuno che possa ricoprire le attività a noi meno congeniali.

Il post originale è disponibile a questo link: https://www.groovehq.com/blog/startup-ceo-role?_hsenc=p2ANqtz-8iqWV4dVHV9oMtjlIS2dtN5i_jn-OmcoyhMglvYi8yXGsISdyt_dbCXnUmIPBkAMiU5DMHLmR7Yy_fN41nbeLAxJo-vA&_hsmi=20749075&utm_content=buffer14ffb&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

Napoli, 23/07/2015

La tua idea di startup avrà successo? Ecco 4 domande per scoprirlo prima possibile

Grace NG, co-founder di QuickMVP, ha firmato un recente, interessante articolo per startupper alle prese con le prime fasi di sviluppo dell’idea: si tratta di un post dedicato a 4 Early Indicators che possono aiutare i fondatori di una startup a capire in tempi piuttosto precoci se la business idea a cui stanno lavorando potrà avere successo.

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In sostanza, l’autrice sostiene che è possibile analizzare le potenzialità di un’idea innovativa di impresa rispondendo ad alcune domande:

1) Quanto è grande il problema?
2) Quanti consumatori sarebbero disposti a pagare per la tua soluzione?
3) A quanto ammonta il costo di acquisizione di ciascun cliente?
4) Quanto è grande il mercato? Quanto è accessibile?

Il primo punto su cui focalizzare la propria attenzione è capire se si sta risolvendo un problema reale e per chi. Se i founder hanno già un’idea su chi potrebbero essere i potenziali clienti della startup, ottenuta da interazioni precedenti, bisogna adoperarsi per intervistarli.
Parlare con i potenziali clienti (di persona o al telefono) e porgli poche e semplici domande consente di capire meglio come è possibile venire incontro alle loro esigenza. Per condurre delle interviste efficaci è importante la pratica, e bisogna tener presente che interpretare dati di tipo qualitativo può essere molto soggettivo. Una soluzione utile a tal proposito è quello di impostare le interviste con risposte a punteggio, in maniera tale da riuscire a quantificare i risultati e prendere più velocemente delle decisioni sulla base dei punteggi ottenuti.

Se non si è sicuri di chi siano i potenziali clienti, o se il team ha alcune idee da testare rapidamente, è utile invece iniziare con una landing page. Sarà possibile intervistare le persone dopo che si saranno iscritte. Da questo punto di vista è utile inserire un “price point” nella landing page e usufruire di Google Adwords, per assicurarsi di guidare alla pagina visitatori mirati, che siano quindi parte del nostro target di riferimento. Lo scopo finale di quest’attività è quello di ottenre un tasso di conversione compreso tra il 10 e il 15%, per capire come procedere nello sviluppo dell’idea. Un ulteriore suggerimento utile è quello di testare diverse fasce di prezzo, per identificare il valore di un consumatore ancor prima di procedere alla creazione del business.

Una volta superato il secondo step, sapremo se le persone sono disposte a pagare per il nostro prodotto. A questo punto occorre passare al terzo punto: calcolare il costo di acquisizione di ciascun cliente. Per questo calcolo è utile utilizzare gli annunci a pagamento: la formula di calcolo del costo di acquisizione è infatti “Totale speso per gli annunci / n° di conversioni sulla landing page“.
Un business sostenibile è quello in cui il costo di acquisizione di un cliente è significativamente inferiore a quello che i clienti pagano per acquistare il prodotto/servizio.

Infine, bisogna calcolare le dimensioni del mercato. Questo è un punto da non sottovalutare, visto che molte startup falliscono proprio perchè non riescono ad acquisire un numero di clienti rilevante.
Per farsi una prima idea della dimensione del mercato, i founder possono guardare i volumi di ricerca di keywords rilevanti su Google. L’ideale sarebbe riuscire a trovare “keywords uncompetitive” (non concorrenziali) con elevato volume di ricerca, in modo da poter raggiungere un grande mercato a costi poco elevati. Se le parole chiave sono popolari, ma “competitive”, significa che la startup si sta affacciando ad un mercato saturo e sarà difficile trovare il proprio spazio.

Per leggere il post originale: http://www.inc.com/grace-ng/4-early-indicators-your-startup-idea-can-succeed.html

Napoli, 22/07/2015

Affrontare il fallimento e ripartire verso il successo: i consigli alle startup di Neil Patel

Neil Patel è co-founder di Crazy Egg, Hello Bar e KISSmetrics e si occupa di consulenza in tema di revenue per grandi colossi quali Amazon, NBC, HP e Viacom. Inserito dal Wall Street Journal tra i top influencer del web, ha pubblicato un articolo molto interessante su Forbes relativo alle problematiche che possono portare una startup al fallimento, elencando una serie di spunti utili per evitarlo.

I consigli di Patel sono basati sulle sue esperienze come co-founder di startup di successo, e partono da un assunto fondamentale: le startup falliscono. I numeri citati da Patel parlano di 3 startup fallite su 4, e secondo il suo punto di vista alla base di questi dati negativi c’è la credenza diffusa dell’inevitabilità del fallimento per una startup. Secondo Patel, anche a causa delle statistiche negative, gli startupper lavorano inconsciamente in maniera tale da causare il fallimento, in un vero e proprio circolo vizioso basato su una sorta di “profezia che si auto-avvera”.

Ma in che modo è possibile difendersi? Il primo passo è , secondo l’autore, identificare bene quali, tra le startup considerate nelle statistiche, sono effettivamente da annoverare tra quelle fallite. Il termine stesso “fallimento” ha dei contorni decisamente sfocati: che cosa significa, esattamente, fallire? Dopo quanto tempo si può parlare di fallimento? Quanto deve essere grave la situazione? Come si fa a capire se la crisi è ormai a livelli irrecuperabili?

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Quello che bisogna fare, dice Patel, è identificare il più possibile i “fatti”, analizzare le attività e le situazioni nel dettaglio. Ad esempio, in un’accezione piuttosto ampia del termine, una startup potrebbe essere definita fallita quando scompare a causa di una fusione o di una acquisizione: ma in questi casi, il fatto che non ci sia più fatturato, non è definibile fallimento e pertanto non andrebbe calcolato all’interno delle statistiche.

Un’altro aspetto rilevante riguarda le tempistiche: secondo il Commerce Department degli Stati Uniti, il 50% delle startup sopravvive oltre i primi cinque anni. Un terzo delle nuove imprese arriva a superare i primi dieci. Ma se una statistica è basata sul calcolo delle startup chiuse senza considerare un lasso di tempo specifico, bisogna capire bene quante siano effettivamente le startup da considerare fallite tra quelle conteggiate.

Il secondo modo per difendersi dal fallimento è quello di cedere ad esso, per poi rimettersi in gioco e ricominciare. L’esperienza insegna che gli imprenditori che hanno fallito con la prima startup hanno molte più probabilità di successo con la seconda. In sostanza, è possibile affermare che il successo è spesso frutto del fallimento: se hai fallito, sei in grado di ripartire da capo tenendo conto degli errori commessi e di tutto quello che è stato possibile imparare sul business.

Purtroppo, la realtà è che la maggioranza degli startupper (secondo Bloomerang Business addirittura il 71%) si ferma al primo fallimento, senza provare a lanciarsi di nuovo sul mercato. Ma l’esperienza di chi ha avuto successo (Patel cita a proposito il caso di Nathan Blecharczyk, multimilionario co-founder di Airbnb) insegna invece che “ci vuole un gran numero di tentativi falliti per raggiungere il successo”.

Lo stesso Patel ha affrontato più volte l’esperienza del fallimento: sono stati proprio gli errori fatti a rendere possibile il successo dell’autore, che non si è mai arreso ed ha sempre riprovato, si è rimesso in gioco, startup dopo startup.

Ecco quindi, in sintesi, il consiglio di Patel per aspiranti startupper: non temere il fallimento, ma provare, provare, provare ancora.

Per leggere il post originale: http://www.forbes.com/sites/neilpatel/2015/06/25/heres-why-your-startup-will-fail-and-what-to-do-about-it/

Napoli, 16/07/2015

“Le ragazze e i ragazzi presentano le loro imprese”: appuntamento con i Business Plan degli studenti, a Napoli il 24 luglio

Venerdì 24 luglio 2015, a partire dalle ore 9:30 nella Sala “Giorgio Nugnes” del Palazzo del Consiglio Comunale di Napoli (Via Verdi n. 35) si terrà l’incontro dal titolo “Le ragazze e i ragazzi presentano le loro imprese”.

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Si tratta dell’evento di chiusura e premiazione per gli studenti del Corso di Gestione dello Sviluppo Imprenditoriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, tenuto dai professori Mario Raffa e Francesco Castagna, con il supporto di Roberto Cerchione.

Nel corso dell’incontro, una giuria composta da imprenditori e potenziali investitori selezionerà i migliori Business Plan presentati da gruppi di studenti del Corso.

Il Programma della giornata, inoltre, prevede (a partire dalle 11:30) una tavola rotonda incentrata sulla tematica “Quale ecosistema dell’innovazione per lo sviluppo imprenditoriale”, nel corso della quale saranno discussi i ruoli delle Imprese, delle Istituzioni e dell’Università per lo sviluppo e l’innovazione del territorio.

La giornata terminerà con la premiazione dei Business Plan vincitori.

L’evento è a partecipazione libera e gratuita, previa registrazione a questo link: http://www.eventbrite.it/e/biglietti-le-ragazze-e-i-ragazzi-presentano-le-loro-imprese-17720685046?ref=ebtnebregn

Per maggiori informazioni: http://www.innovationday.info/

Napoli, 15/07/2015

Wellness Accelerator Program: la nuova call di Technogym per startup nel fitness

Giunge alla sua seconda edizione la call for startup per accedere al Wellness Accelerator Program di Technogym, in collaborazione con H-Farm e Wellness Holding, fondo di investimento legato al leader mondiale per il fitness ed il benessere.

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La call for startup è aperta a progetti imprenditoriali innovativi europei nel campo di attività di Technogym: sport, fitness e benessere. In particolare, la call si concentra su quattro settori di interesse specifici:

Dispositivi indossabili,
Piattaforme e strumenti,
Big Data e Analytics,
Soluzioni per la salute.

Le application sono aperte fino al 26 agosto 2015, attraverso il form disponibile a questo link: http://www.f6s.com/wellnessacceleratorfall2015/about

Saranno selezionati i migliori 5 team, che avranno accesso ad altrettanti percorsi di accelerazione della durata di 4 mesi, che si svolgeranno presso gli spazi di H-Farm in provincia di Venezia. Tra i servizi previsti per i team vincitori, il Wellness Accelerator Program garantisce tutoring&mentoring, networking, accesso a working spaces attrezzati, possibilità di matching con partner tecnici e partecipazione ad eventi ad hoc.

Per informazioni: http://www.wellnessaccelerator.com/

Napoli, 13/07/2015

Consigli per startup e imprese – Digital Marketing e creazione di contenuti: uno strumento per aumentare le vendite

L’attività di Digital Marketing rappresenta uno degli strumenti più importanti ed efficaci di cui una startup (e, in generale, un’azienda) può avvalersi per raggiungere i propri obiettivi di business e, in particolare, di vendite. Nello specifico, un’attività coerente e costante di marketing digitale, basata sulla creazione di contenuti mirati su social media, può contribuire in larga misura al successo di una startup.

Il tema del Digital Marketing è affrontato in un interessante post di James Kelliher, CEO di Whiteoaks, pubblicato di recente nella sezione “Lead Generation” del Digital Marketing Magazine: come anticipato dal titolo, lo scopo del post di Kelliher è quello di dimostrare in che modo l’utilizzo corretto del Digital Content può cambiare le dinamiche del business aziendale.

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Prima di tutto, l’autore afferma che la maggior parte delle aziende che decidono di concentrarsi sulle politiche e le linee guida riguardo il coinvolgimento e la gestione della community devono prendere coscienza che una buona campagna di social media rappresenta lo strumento in grado di creare il massimo valore in termini di lead generation: per questo motivo, la campagna social deve essere l’obiettivo primario.

Il primo step da affrontare nella pianificazione ed implementazione di una campagna di Digital Marketing è quello di identificare i target e le priorità su cui concentrare la comunicazione: questo passaggio è oggi facilitato dagli strumenti offerti dai social media, che consentono di costruire un vero e proprio database delle persone cui rivolgersi.

Una volta identificate le persone cui rivolgersi, bisogna convincerle ad avvicinarsi alla nostra azienda fino a concludere la transazione con l’acquisto del nostro prodotto: è in questa fase che il Digital Content diventa di centrale importanza. Da questo momento in poi, il contenuto offerto rappresenta il veicolo che permette di raggiungere il potenziale cliente e, in prospettiva, di convincerlo a procedere all’acquisto.

Per questo motivo, occorre fare molta attenzione al mix di contenuti offerti: bisognerebbe pubblicare informazioni specifiche riguardanti l’azienda, e altri contenuti open-source su argomenti rilevanti del settore, costruiti in modo tale da comunicare un messaggio di innovazione e sviluppo nel settore.
I contenuti così creati vanno poi veicolati attraverso i social: in particolare, Kelliher sostiene che nelle comunicazioni b2b l’ideale è servirsi di Twitter e LinkedIn.

Un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che l’engagement è un processo “a doppio senso”: la comunicazione funziona se, oltre a diffondere messaggi e contenuti, l’azienda riesce ad incoraggiare le persone ad avviare un dialogo. Una volta che c’è l’engagement, è possibile raccogliere dati ed informazioni utili su utenti e potenziali clienti. Un suggerimento utile offerto dall’autore riguardo alla raccolta di dati e informazioni è quello di assicurarsi che i messaggi specifici cui avranno accesso gli utenti che si collegano al sito aziendale siano in parte aperti e in parte chiusi. I contenuti di alto valore dovrebbero infatti essere chiusi, e i visitatori del sito dovrebbero lasciare dati ed informazioni per accedere ad essi.

Ancora, l’engagement degli utenti può essere monitorato attraverso le attività sui social media: ad esempio, è possibile identificare un orizzonte temporale (1, 2 o 3 mesi) e capire se durante questo periodo di tempo gli utenti avranno delle interazioni social con i profili dell’azienda (un retweet, un like, una condivisione, un commento, etc). Tenere sotto controllo questa tipologia di attività rappresenta un modo per monitorare la qualità delle relazioni che si sono instaurate tra l’azienda e il cliente.
Inoltre, esaminare la tipologia di contenuto che cattura l’interesse è un’ulteriore opportunità per raccogliere informazioni e capire quale tipologia di prodotto il cliente potrebbe acquistare.

Office Desk with Tools and Notes About Digital Marketing

Il passo finale, naturalmente, è quello di trasformare l’engagement in vendite effettive: in questo, i canali di vendita tradizionali sono insostituibili (telefono, faccia a faccia, attraverso l’intermediazione di terzi).
Tuttavia, la quantità di dati ed informazioni raccolte attraverso una campagna di Digital Marketing coerente, continuativa e basata sui contenuti rappresenta un passo avanti quando ci si trova a dover concludere la vendita finale.

In conclusione, Kelliher pone l’attenzione su un aspetto caratterizzante di questa tipologia di approccio: visto da questa prospettiva, il marketing diventa un processo in cui il potenziale cliente non è più un semplice “bersaglio passivo”, ma assume un ruolo importante in cui si sente coinvolto fin dalle prime fasi di attività del business.

Il post originale è disponibile qui: http://digitalmarketingmagazine.co.uk/digital-marketing-lead-generation/effective-use-of-digital-content-will-change-the-dynamics-of-your-business

Napoli, 09/07/2015

Giffoni Innovation Hub: dal 17 al 26 luglio, startup e innovazione con focus sulla Digital Education

In occasione della 45ma edizione del Giffoni Film Festival, che si terrà a partire da venerdì 17 luglio e fino a domenica 26, Giffoni Innovation Hub organizza una serie di eventi, attività, workshop e laboratori dedicati ai temi del digitale, del multimediale e dell’interattività.

In particolare, sarà dato ampio spazio e rilievo a startup e progetti incentrati sull’innovazione tecnologica e a laboratori dedicati alla digital education e al digital learning: tra i partecipanti, anche il team tutto al femminile di TinkiDoo, composto da Sonia e Loredana China, seconde classificate al TechGarage di #VulcanicaMente3 e attualmente inserite nel percorso di accelerazione del CSI – Incubatore Napoli Est.

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Tra gli eventi in Programma, segnaliamo alcuni tra i più vicini alle tematiche dell’innovazione e dell’ecosistema startup:

VENERDI’ 17 LUGLIO

A partire dalle 17:30, la presentazione dei brief progettuali a cui lavoreranno i webtalent selezionati (Giffoni Dream Team)

SABATO 18 LUGLIO

A partire dalle 16:30, mentoring con Gianmarco Covone (Project Manager Giffoni Dream Team) sul tema “Business Model Innovation”

DOMENICA 19 LUGLIO

A partire dalle 17:30, mentoring con Justin Silipo (CFO di GamePix), sul team del “Positioning”

MERCOLEDI 22 LUGLIO

Nella Sala Truffaut (Cittadella del Cinema), a partire dalle ore 10:00, il TechGarage finale della III edizione di Startup Revolutionary Road Barcamper Tour

VENERDI 24 LUGLIO

A partire dalle 17:30, il Workshop a cura di Matteo Montella sul tema “Multitasking Marketing”

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Per l’elenco completo degli eventi in Programma è possibile consultare il seguente link: http://www.giffonifilmfestival.it/programma/next-generation.html

Napoli, 08/07/2015

Power2Innovate: 10K e tante opportunità per i migliori progetti in campo Energia, Agroalimentare e ICT

CogiPower, leader nazionale nel settore delle energie rinnovabili, lancia il Bando di selezione per progetti di impresa innovativi “Power2Innovate”, dedicato al sostegno e allo sviluppo di attività imprenditoriali nei campi dell’energia, dell’agroalimentare e dell’ICT in possesso dei seguenti requisiti:

1. imprese costituite dopo il 1° gennaio 2012, con sede legale e/o operativa nelle Regioni Abruzzo, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna;

2. team informali che sottoscrivano impegno formale a costituirsi in caso di vittoria;

3. imprese e team in cui la maggioranza sia costituita da giovani under 35, residenti o domiciliati nelle Regioni elencate al punto 1;

4. imprese e team in cui i componenti abbiano una buona conoscenza dell’inglese o di un’altra lingua europea oltre all’italiano.

power2innovate

Il focus dei progetti imprenditoriali partecipanti a Power2Innovate deve essere un potenziale impatto economico e sociale, incentrato sullo sviluppo territoriale delle Regioni del Sud Italia.

Per partecipare a Power2Innovate è necessario inviare la propria candidatura entro il 31 ottobre 2015 al seguente link: http://www.power2innovate.it/candidatura/

La valutazione dei progetti sarà suddivisa in due fasi:

Fino al 31 ottobre 2015, i progetti saranno sottoposti alla valutazione della community on-line iscritta al portale web Power2Innovate;

Dal 31 ottobre al 15 novembre 2015, i progetti saranno valutati dall’apposito Comitato Scientifico previsto dal Bando.

Al termine della valutazione, saranno selezionati i 9 progetti finalisti che avranno diritto a partecipare alla giornata di formazione e approfondimento e alla Elevator Pitch Competition che sarà organizzata tra novembre e dicembre 2015.

Al termine della Elevator Pitch Competition, saranno scelti dalla Giuria i tre progetti vincitori di Power2Innovate. Ciascuno dei tre vincitori avrà diritto a:

un contributo economico di 10.000€,
la partecipazione al programma 2016 “Leader del Futuro”, con accesso a sessioni formative ed eventi di networking,
visibilità all’interno degli eventi organizzati da CogiPower,
percorso di mentorship e supporto da parte dei manager di CogiPower.

Per maggiori informazioni: http://www.power2innovate.it/

Napoli, 07/07/2015

Lady Pitch Night 2015: aperte le candidature per l’evento pan-europeo per startup al femminile

Anche quest’anno torna la startup competition internazionale dedicata a startup fondata da donne imprenditrici di Girls in Tech Paris: fino al prossimo 31 luglio sarà infatti possibile partecipare alla quinta edizione di “Lady Pitch Night”.

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Lady Pitch Night rappresenta una tra le più importanti competition per startup al femminile a livello pan-europeo: l’evento nasce dalla collaborazione tra Girls in Tech Paris e OrangeFab France, Raise e Criteo ed è dedicato a startupper donne con progetti imprenditoriali innovativi a forte matrice tecnologica.

Dopo una prima edizione organizzata in Francia nel 2011, le altre edizioni di Lady Pitch Night hanno progressivamente aumentato il proprio raggio d’azione, aprendosi prima alla partecipazione di imprenditrici europee e poi a livello globale: per l’edizione 2014, ad esempio, sono giunte agli organizzatori oltre 200 application da 22 Paesi.

Per partecipare alla call è necessario compilare entro il 31 luglio 2015 il form di iscrizione disponibile qui: https://docs.google.com/a/startupbusiness.it/forms/d/1vqkTdLwaZkk5Hx6O8KJ9vhes2_t8hwYauTwDJcaUCoA/viewform?edit_requested=true

La partecipazione a Lady Pitch Night 2015 è aperta a startup tech (settori internet, mobile, videogames, ecc.) in possesso dei seguenti tre requisiti:

1) startup con sede legale in Europa,
2) in attività da minimo 6 e massimo 36 mesi,
3) con almeno una donna tra i founder.

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Tra tutte le proposte progettuali candidate, saranno selezionate le migliori 10 che parteciperanno all’evento finale con pitching session previsto a Parigi il 7 ottobre 2015.
Le startup finaliste, inoltre, avranno diritto a biglietti gratuiti per l’ingresso alle maggiori conferenze d’Europa, tra cui Techcrunch Disrupt, The Next Web, LeWeb e Dublin Web Summit.

Per maggiori informazioni: http://ladypitchnight.com/

Napoli, 07/07/2015

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