Loading...

Categoria: consigli

I vincitori di #VulcanicaMente3 al TechGarage: ecco come è andata

11402497_718152981627830_8678000937622867319_o

Si è tenuto ieri, 16 giugno 2015, il TechGarage / DemoDay di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3”: ospitato nella cornice della Sala Gemito, all’interno della Galleria Principe di Napoli, l’evento conclusivo della fase di scouting della Business Idea Competition del CSI – Centro Servizi Napoli Est e del Comune di Napoli è stato un pomeriggio dedicato all’innovazione, all’impresa innovativa, ai team e ai progetti di startup che hanno superato tutti gli step di selezione fino a raggiungere i premi finali in palio.

I 10 team in gara, che hanno superato i TechDay e la TechWeek, si sono infatti sfidati a colpi di pitch di fronte alla Giuria di esperti per arrivare alla graduatoria finale di assegnazione dei premi: 10 percorsi di accelerazione presso il CSI, un montepremi totale di 50K, ulteriori contributi fino a 20K per ciascuna startup e servizi di web hosting professionale messi a disposizione da FlameNetworks.

Durante il TechGarage, presentato da Elena Collini, si sono susseguite due pitching session: la prima composta dai pitch di Enveyeron (Evja), Atipico, iOsmosi, Konbeya, Ristogame e la seconda in cui i progetti presentati sono stati quelli di Groulies, TinkiDoo, Listami, CareerCoach e 4Pet (Vet2Pet).
Tra una pitching session e l’altra, Gianluca Dettori ha intervistato Paola Marzario (Brandon Ferrari), che ha portato ai presenti in sala la sua esperienza e testimonianza di imprenditrice in una startup italiana di successo.

I 10 team finalisti hanno presentato i progetti, mostrando i grandi passi avanti fatti in queste settimane grazie alla mentorship della TechWeek e al grande impegno e lavoro profuso, di fronte alla Giuria composta da imprenditori, esperti del settore, operatori finanziari, enti ed organizzazioni pubbliche, media e rappresentanti del mondo accademico. Inoltre, al termine di ciascun pitch, gli startupper hanno risposto alle domande dei tre opponent presenti al TechGarage:

Vincenzo Caputo (Giovani Imprenditori Confindustria)
Danilo Farinelli (CalabriaInnova)
Mario Raffa (Università Federico II di Napoli)

Un sentito ringraziamento va quindi agli opponent, agli ospiti e in particolare alla Giuria, che, nello specifico, è stata composta da: Mario Sorrentino (Start Up Lab – Seconda Università di Napoli), Giovanni Esposito (Ente Nazionale per il Microcredito), Filippo Ammirati (ENEA), Luigi Pavia (Distretto Tecnologico Campania Bioscience), Domenico Soriano e Gennaro Tesone (56Cube), Luigi Vivese (Per Micro), Pierluigi Vasquez (IBAN Campania), Annalisa Clavari (Invitalia), Mario D’Apuzzo (Azimut Holding Spa), Pasquale Popolizio (IWA Italy), Luca Simeone (Città della Scienza), Antonio Furno (TechCoffee e STMicroElectronics), Cesare Pianese (Università di Salerno), Renato Passaro (Università Parthenope), Raffaele Savonardo (Università Federico II), Luciano Serafini (Skill Point), Francesco Castagna (Università Federico II), Marco Traversi (Project Ahead), Michela Aliazzo (Net Consulting Cube), Piero Migliarese (UNI CAL), Paola Di Rosa (AT Factory), Diletta Capissi (Il Mattino), Pietro Nardi (012 Factory), Marco Leonetti (Sviluppo Campania), Filomena Tucci (Istituto Piepoli), Maria Grazia Blasio (Dirigente del Servizio Mercato, Lavoro e Sviluppo del Comune di Napoli), Alba Amato (Seconda Università di Napoli), Giampiero Bruno (RTI Soges Spa – dPixel srl).

Riguardo alla graduatoria finale e ai relativi premi in palio, come già era accaduto nell’edizione precedente con Agritettura 2.0, anche la terza edizione di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3” si è distinta per un podio dominato da startup tutte al femminile.

Ecco i vincitori di #VulcanicaMente3:

1) iOsmosi – il team guidato da Alessandra Graziosi si aggiudica il primo premio in palio con un grant da 12.000€. Ricordiamo che iOsmosi è una piattaforma di e-learning dedicata agli scambi linguistici e culturali tra bambini.

2) TinkiDoo – creato da Sonia e Loredana China, anche il secondo progetto vincitore è rivolto ai più piccoli: TinkiDoo si ripropone di diffondere la cultura digitale nei bambini tra i 3 ed i 12 anni, attraverso un metodo didattico innovativo. Al secondo classificato va un grant da 10.000€

3) Enveyeron (Evja) – al terzo posto, con un grant da 8.000€, il team di Evja (composto da Davide Parisi, Antonio Affinito e Luciano Zarulli) con il suo progetto Enveyeron basato sulla creazione di soluzioni e tecnologie nell’ambito delle reti di sensori wireless.

4) Ristogame – il progetto nel settore food tech, portato avanti da Angelo Di Sena, Nino Ragosta e Luigi Cutolo, offre una soluzione per clienti e ristoratori in grado di rendere piacevole l’attesa dei pasti attraverso l’offerta di mobile game personalizzati. Al team di Ristogame va un grant da 6.000€

5) Atipico – il team composto da Pietro Picone, Raffaele Pirozzi, Rita Zunno, Renato Marchetti e Francesco Gallo porta a casa il quinto posto e un grant da 4.000€ per realizzare il suo atelier di artigianato digitale che realizza occhiali su misura stampati in 3D grazie all’ottenimento del modello tridimensionale del volto.

6) Konbeya – offre una soluzione innovativa nel campo delle consegne espresse, che saranno effettuate in modo facile, economico e sicuro, sfruttando il collegamento diretto tra spedizioniere e mittente. Il team è composto da Mirko Biondi, Gianluigi e Carlo Barbato, Marco Valerio Izzo.

7) Groulies – porta la pratica del gruppo d’acquisto nel mondo b2b, attraverso una piattaforma che permette alle piccole aziende di ordinare direttamente dal produttore, ottenendo il miglior prezzo possibile. Il team è composto da Giorgio Nugnes, Daniela e Pasquale Gallo.

8) CareerCoach – presentato da Salvatore Pidota, Giuseppe Basta e Danilo Festa, il progetto si incentra su una piattaforma innovativa che offre a Studenti Universitari, Neolaureati e Professionisti (Junior e Senior) la possibilità di interagire tra loro allo scopo di ottenere informazioni, consigli e feedback, ricercare nuovi business o incrementare il proprio network.

9) Listami – il progetto riguarda la creazione di una soluzione innovativa per ottimizzare i tempi di attesa (del settore food in primis, ma in generale per tutti i settori). Si tratta infatti di una vera e propria lista digitale, che consente ai ristoratori di ottenere una serie di informazioni utili per la gestione e al cliente di ricevere una notifica all’arrivo del proprio turno. Il team è composto da Gaetano Eliseo e Antonio D’Alterio.

10) 4Pet (Vet2Pet) – il team composto da Pasquale Mauriello, Marco Iacobelli, Mario Lucci e Rosella La Barbera nasce allo scopo di curare gli animali domestici a domicilio, facilitando l’incontro fra questi ultimi e i veterinari. I proprietari dei pet potranno richiedere ed usufruire dell’intervento di uno specialista nel minor tempo possibile, trasformando l’attuale paradigma “pet2vet” in “vet2pet”.

N.B. Per tutti i progetti dal sesto al decimo classificato, il grant assegnato è pari a 2.000€

I 10 team vincitori di #VulcanicaMente3 si preparano adesso ad iniziare il loro percorso di mentorship e coaching, con il primo incontro fissato al 1° luglio… A loro va il nostro più grande in bocca al lupo!

Napoli, 17/06/2015

SaveTheDate: domani il TechGarage / DemoDay con i vincitori di #VulcanicaMente3!

Finalmente ci siamo: è tutto pronto per l’appuntamento con lo step finale del processo di selezione di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3”!

E’ in arrivo domani 15 giugno a Napoli il TechGarage / DemoDay, l’evento pubblico di premiazione delle 10 migliori idee di startup che si contenderanno a colpi di pitch i premi messi in palio dal CSI – Incubatore Napoli Est e dal Comune di Napoli!

Dopo aver superato i due TechDay e la full immersion di mentorship della TechWeek, i 10 team finalisti di #VulcanicaMente3 presenteranno i loro progetti domani pomeriggio (a partire dalle 14:30 nella Sala Vincenzo Gemito – Galleria Principe di Napoli), di fronte alla Giuria composta da esperti di innovazione e startup, potenziali investitori, rappresentanti di enti, istituzioni e realtà accademiche, media.

L’evento sarà moderato da Elena Collini e Gianluca Dettori, in un format che prevede due pitching session da 5 progetti ciascuna. I team di #VulcanicaMente3 saranno messi alla prova dalle domande di due Opponent d’eccezione: Vincenzo Caputo (Vice Presidente Giovani Imprenditori Confindustria) e Danilo Farinelli (Direttore CalabriaInnova).

Le 10 migliori idee di startup selezionate per il TechGarage sono:

1) ENVEYERON (EVJA), progetto per la creazione di soluzioni e tecnologie nell’ambito delle reti di sensori wireless. Progetta e sviluppa sistemi per la raccolta e l’elaborazione dati per il monitoraggio a distanza di grandezze fisiche e chimiche rilevate da diverse tipologie di sensori. L’impegno del team è di rendere la tecnologia alla portata di tutti, facilitandone l’usabilità.

2) ATIPICO UNCONVENTIONAL EYEWEAR, un atelier di artigianato digitale che realizza occhiali su misura stampati in 3D grazie all’ottenimento del modello tridimensionale del volto. Ciascun occhiale sarà progettato ad hoc e sarà un pezzo unico, personalizzato al 100% sulle esigenze del cliente, in un processo produttivo che fonde la stampa 3D di ultima generazione con le tecniche tradizionali della manifattura e dell’artigianato.

3) iOSMOSI, Piattaforma di e-learning nata con l’obiettivo di permettere scambi linguistici e culturali tra bambini, attraverso un software interattivo di videoconferenza che riduce il livello di input o mediazione da parte degli adulti. Con iOsmosi il bambino diventa soggetto attivo nel processo di apprendimento: il team si prefigge lo scopo di rivoluzionare la didattica linguistica per bambini attraverso la condivisione della lingua e dell’identità culturale.

4) KONBEYA, piattaforma web&mobile che permette di effettuare consegne espresse in modo facile, economico e sicuro, sfruttando il collegamento diretto tra spedizioniere e mittente. Il progetto si suddivide in tre parti: APP USER, APP COURIER e WEB TRACKING, con il risultato di rendere facili e affidabili le spedizioni, garantendo all’utente il miglior prezzo sul mercato e il minor tempo di consegna.

5) RISTOGAME, progetto nel settore food tech che nasce allo scopo di rendere l’attesa al ristorante piacevole e vantaggiosa sia per i clienti che per i merchant. Grazie a Ristogame, il cliente potrà scannerizzare un qr-code all’interno dei locali convenzionati e riceverà un mobile game personalizzato. Giocando potrà vincere parte dell’ordine che sta attendendo. Il progetto è in fase di beta pubblica e ha già testato i giochi su 400 concorrenti, con ottimi risultati.

6) GROULIES, una piattaforma b2b che permette alle piccole aziende di ordinare direttamente dal produttore, ottenendo il miglior prezzo possibile. Grazie alla pratica del gruppo d’acquisto, infatti, l’ordine viene raggruppato assieme ad altre aziende che hanno bisogno dello stesso prodotto: si pagano 100 unità al prezzo che si otterrebbe comprandone 1000.

7) TINKIDOO Growing Up Digital, progetto nel settore dell’education technology che si propone l’obiettivo di diffondere la cultura digitale nei bambini tra i 3 ed i 12 anni, attraverso un metodo didattico innovativo caratterizzato da una Componente ludica e dall’utilizzo dei giocattoli digitali. Il progetto offre la possibilità di ridare nuova vita agli oggetti e al concetto del fare, attraverso il supporto delle nuove tecnologie.

8) LISTAMI rappresenta invece la lista digitale: il progetto nasce infatti allo scopo di ottimizzare i tempi di attesa nel settore food (e non solo), attraverso la digitalizzazione delle liste di attesa. Attraverso l’impiego di un dispositivo smart(tablet, PC, smartphone), si elimina la classica lista “carta&penna”, si ottengono una serie di informazioni utili per la gestione e il cliente è libero di gestire la propria attesa in quanto gli sarà notificato l’arrivo del proprio turno.

9) CAREERCOACH: il progetto si incentra su un’innovativa piattaforma web based che offre a Studenti Universitari, Neolaureati e Professionisti (Junior e Senior) la possibilità di interagire tra loro allo scopo di ottenere informazioni, consigli e feedback, ricercare nuovi business o incrementare il proprio network. Conta già oltre 250 utenti, rappresentativi di circa 90 aziende a livello globale.

10) 4PET (VET2PET) nasce allo scopo di curare gli animali domestici a domicilio, facilitando l’incontro fra questi ultimi e i veterinari. Il progetto prevede un’applicazione web e mobile e un servizio telefonico h24, che permettono di richiedere l’intervento di uno specialista veterinario nel minor tempo possibile. Il team si propone di ribaltare la tradizionale logica “pet2vet” trasformandola in “vet2pet”.

Le schede di presentazione dei 10 progetti finalisti di #VulcanicaMente3 sono disponibili in questa brochure: schede_finalisti_vulcanicamente3

Al termine del TechGarage avremo la graduatoria finale per l’assegnazione dei Premi in palio per i 10 vincitori di #VulcanicaMente3:

accesso al programma di accelerazione del CSI,
grant fino a 12.000€,
contributi di impresa fino a 20.000€,
servizi di web hosting professionali (messi a disposizione da FlameNetworks).

L’evento è aperto al pubblico, a partecipazione gratuita previa registrazione a questo link: https://www.incubatorenapoliest.it/events/techgarage-di-vulcanicamente-3/

Napoli, 15/06/2015

Startup, PMI e grandi imprese: quali sono i possibili scenari?

Minda Zetlin è esperta di business technology, co-autrice di “The Geek Gap” ed ex presidente della American Society of Journalists and Authors. Di recente ha scritto un articolo pubblicato dal portale Inc.com che riguarda il tema delle grandi imprese, del loro rapporto con le piccole imprese e startup e di come una startup dovrebbe imparare a gestire tali relazioni per ottenere il massimo vantaggio.

Esperti ed imprenditori di tutto il mondo sono infatti concordi sull’idea che l’economia sta cambiando, e che le piccole imprese e le startup stanno assumendo un ruolo di primaria importanza nel sistema economico internazionale. La crescita, l’innovazione, il potere di mercato delle piccole imprese e delle startup stanno infatti portando queste ultime in una posizione di notevole vantaggio di mercato rispetto alle imprese di grandi dimensioni, grazie a fattori quali la maggiore propensione al rischio e la maggiore flessibilità.

startup1

Per questi motivi, le grandi imprese stanno guardando con interesse al mondo delle startup e delle piccole imprese, come mai avevano fatto prima d’ora: ecco perché, secondo Minda Zetlin, le startup dovrebbero guardare con estrema attenzione alle grandi imprese, che potrebbero presto diventare loro concorrenti, clienti o investitori. Vediamo in che modo:

1) Le grandi imprese possono diventare dei concorrenti

Nella maggioranza dei casi, questo rappresenta un pericolo per le aziende più piccole: le imprese di grandi dimensioni hanno risorse, reputazione e un posto ben preciso sul mercato. Ciò che finora le ha trattenute, è stata la maggior lentezza ad introdurre l’innovazione rispetto a quanto accade nelle piccole imprese e nelle startup. Ma, quando una grande azienda inizia ad essere innovativa, può diventare un concorrente molto temibile.

2) Le grandi imprese possono diventare dei clienti

Il secondo scenario prevede che le grandi aziende possano iniziare ad interagire con piccole imprese e startup nella veste di clienti o di partner. Fino a qualche tempo fa, le grandi aziende consolidate evitavano di collaborare con imprese piccole o agli inizi della propria attività, temendo eventuali fallimenti o problemi tecnici.
Oggi, l’affidabilità delle infrastrutture cloud-based a disposizione delle piccole imprese e delle startup fa sì che questo problema sia ormai definitivamente superato.

3) Le grandi imprese possono fornire dei mentor

Sempre più spesso i grandi manager delle imprese consolidate sono disposti a fare da mentor per imprenditori giovani, in imprese di piccole dimensioni e startup. Quest’opportunità è favorita dagli ambienti virtuali in cui gli imprenditori e gli startupper possono entrare in contatto e scambiarsi informazioni.

drawing businss concept

4) Le grandi imprese potrebbero investire nella vostra azienda

In alcuni casi, le imprese più grandi sono disposte ad investire il proprio capitale in nuove imprese che possano aggiungere valore alla loro attività o servire i clienti in maniera innovativa. In sostanza, si parla di Outsourcing Innovation: le imprese di grandi dimensioni possono beneficiare di nuovi prodotti e approcci tipici delle startup, senza dover investire per conto proprio.

5) Probabilmente, le grandi imprese vogliono acquisirvi

Se una startup ha grande successo, o porta un nuovo concetto utile per l’industria, le probabilità che una grande azienda del settore sia interessata ad acquisire quella startup crescono in maniera esponenziale. Ciò dipende dal fatto che spesso le grandi imprese già consolidate sono indietro rispetto alle startup per quanto riguarda i nuovi canali di distribuzione e commercializzazione, come ad esempio i social media.
In questo caso, la grande azienda può preferire acquisire la startup, piuttosto che investire tempo e risorse per competere con quest’ultima.

In conclusione, si tratta di scenari differenti che una startup dovrebbe imparare ad analizzare e sfruttare a proprio vantaggio.

Il post originale è disponibile qui: http://www.inc.com/minda-zetlin/why-big-corporations-suddenly-care-about-small-companies-and-what-you-should-do-.html

Napoli, 01/06/2015

Dalla TechWeek al TechGarage: in arrivo il DemoDay di #VulcanicaMente3!

Con la pitching session di questo pomeriggio, giunge al termine la TechWeek: si conclude oggi, 29 maggio 2015, la settimana di formazione e mentorship imprenditoriale full immersion dedicata ai 20 migliori progetti selezionati tra tutte le domande di partecipazione pervenute per la call di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3”.

Per raccontare le attività e i momenti più interessanti, vi presentiamo alcune delle immagini della settimana (tutte le altre sono disponibili sulla nostra pagina Facebook).

Gli aspiranti startupper hanno lavorato per cinque giorni al proprio pitch grazie a lezioni, consigli, feedback e suggerimenti di coach e mentor che hanno seguito i team e le loro idee: la pitch session di questo pomeriggio sarà l’ultimo step da superare in attesa del prossimo appuntamento previsto.

Il 16 giugno 2015, infatti, sarà il giorno del TechGarage – DemoDay di #VulcanicaMente3: tra i 20 progetti della TechWeek saranno selezionati i migliori 10, che accedono all’evento pubblico ospitato a Napoli nella Sala Gemito (Galleria Principe di Napoli, a partire dalle 14:30).

Il DemoDay, realizzato secondo il format techgarage.eu, vedrà impegnati i 10 team vincitori di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3” in una presentazione pubblica di fronte ad una platea composta da esperti, imprenditori, potenziali investitori, istituzioni, esponenti del mondo accademico e media. Al termine del DemoDay sarà definita la graduatoria finale, in base alla quale saranno premiati i vincitori.

Ai 10 team vincitori di #VulcanicaMente3 sono infatti riservati una serie di premi molto interessanti, tra cui 10 percorsi di accelerazione con spazi di lavoro attrezzati presso il CSI ed un montepremi in denaro pari a 50.000€, suddiviso tra i vincitori, con un primo premio di 12K.
Ricordiamo inoltre che #VulcanicaMente3 prevede premi speciali messi a disposizione da FlameNetworks, consistenti in servizi di Web Hosting Professionale per le 10 startup vincitrici e in un Server Virtuale in Cloud per ciascuno dei primi tre team classificati, e la possibilità di accesso ad ulteriori contributi messi a disposizione del Comune di Napoli, fino ad un massimo di 20.000€ per ciascuna startup.

Il TechGarage – DemoDay di VulcanicaMente: dal talento all’impresa ® 3 sarà l’occasione per conoscere meglio i 10 progetti vincitori della competition del CSI e del Comune di Napoli: l’evento è pubblico e ad ingresso gratuito. Per partecipare, basta registrarsi a questo link: https://www.incubatorenapoliest.it/events/techgarage-di-vulcanicamente-3/

Napoli, 29/05/2015

Consigli alle startup: attenzione alle scelte in materia di Financial Strategy!

Taylor M. Sledge Jr è il presidente di Sledge & Company, società di Financial Strategy ed esperto internazionale in materia di finanza. Di recente il portale Entrepreneur ha pubblicato un suo articolo dedicato ai tre errori più diffusi delle startup in tema di finanza, proponendo delle soluzioni per evitarli.

Tra le svariate decisioni che i founder di una startup si trovano a dover prendere all’inizio della propria attività imprenditoriale, infatti, la gestione dei fondi di partenza è una di quelle più importanti: spesso, infatti, in una startup gli aspiranti imprenditori investono i propri risparmi di una vita.

finance1

Vediamo quali sono i tre errori più diffusi in materia di finanza che le startup devono imparare ad evitare:

1) Svalutare il capitale umano

Nella maggior parte dei casi, una startup nasce allo scopo di concretizzare l’idea del suo founder. Il founder assume in genere una pluralità di ruoli: CEO, receptionist, segretario… Ma assumere troppi compiti e problemi nella gestione di un’impresa appena nata è un grande errore.

Il capitale umano, infatti, è da considerarsi alla stregua del denaro vero e proprio: è attraverso il capitale umano che una startup può crescere e progredire, mettendo in pratica e trasformando in una realtà imprenditoriale quella che era in principio soltanto un’idea.

Bisogna entrare nell’ottica secondo la quale il capitale umano rappresenta il potenziale maggiore per una startup, e pertanto deve essere quantificato in termini di valore finanziario nel tempo.

Anzichè provare a far tutto da soli, i founder dovrebbero dare valore al capitale umano e delegare alcune attività a persone in grado di svolgerle.

2) Andare in modalità “all in”

Nella sua esperienza a Sledge & Company, l’autore ha visto molti imprenditori che tendono a focalizzarsi sulla mentalità di una crescita a lungo raggio: pensare in grande è sicuramente il filo conduttore che ha portato al successo molte grandi aziende, ma per una startup questo può rappresentare un errore finanziario.

Una startup in possesso di un buon prodotto, ad esempio, può commettere l’errore di investire tutto il capitale derivante da un ottimo lancio sul mercato: è questa la modalità “all in” che, secondo Sledge, dovrebbe essere evitata.

Quando la startup inizia a guadagnare, infatti, spesso cede alla tentazione di investire il 100% del capitale nella propria attività: fare nuove assunzioni, scegliere un ufficio migliore, aggiornare la tecnologia. Purtroppo, però, è sempre meglio lasciare una “riserva” di capitale per il lungo periodo: in questo modo ci si potrà muovere con più tranquillità e gli investimenti saranno più redditizi.

In altre parole, è consigliabile per una startup costruire un “margine”, un “cuscinetto di sicurezza” all’interno del flusso di cassa a breve termine, da tenere separato e riservato: va bene reinvestire nella propria attività, ma è importante risparmiare un po’ di denaro per gestire il business con maggior tranquillità.

?????????????????????????????

3) Non avere un mentor finanziario

Una startup deve sempre avere un mentor: qualcuno che supporti e consigli il CEO di fronte alle scelte strategiche più rischiose e difficili, ma non solo. Secondo l’autore è fondamentale avere un mentor anche per le questioni finanziarie.

A volte le startup pensano che il denaro investito in una consulenza di tipo finanziario sia denaro speso male, che questo tipo di consulenze siano necessarie più avanti nel tempo, ma in realtà sono proprio gli imprenditori con meno esperienza ad aver bisogno di un supporto in questo campo.

In conclusione, una startup inizia un progetto che avrà impatto non soltanto sui founder, ma anche su altre persone: imparare a gestire al meglio il denaro e a dare il giusto valore finanziario alle risorse è un aspetto fondamentale, assieme all’impegno e al lavorare sodo ogni giorno.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/245606

Napoli, 06/05/2015

Aspettando la TechWeek: conosciamo meglio le startup di VulcanicaMente: dal talento all’impresa / 2a parte

La scorsa settimana abbiamo pubblicato il primo di una serie di post dedicati alle idee, i progetti e le startup che hanno partecipato alle prime due edizioni di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa”: lo scorso 17 aprile, infatti, si è chiusa la call per #VulcanicaMente3 e, in attesa di scoprire quali saranno i 20 team ammessi alla Techweek, cerchiamo di conoscere meglio i vincitori, i team che hanno trascorso un periodo qui al CSI, i progetti nati durante le prime selezioni che sono arrivati sul mercato.

MARCHIO VM3 - def

Nel post di oggi, scopriremo qualcosa di più su: Zeesty, Smartskill, Link My District, Rehub e Buzzoole.

ZEESTY

Tra i progetti vincitori della prima edizione di #VulcanicaMente, Zeesty è stata fondata da Carlo Liberti, Giampiero Giacchino ed Enrico Secondulfo.
Zeesty è un sito web e app mobile nel settore della ristorazione: lo scopo è quello di aiutare gli utenti a cercare e scegliere un ristorante sulla base dei propri gusti personali.

Grazie all’app, è possibile digitalizzare i menù di ristoranti, locali, pub e pizzerie: tali menù sono gestiti tramite un CMS sviluppato dal team che permette al ristoratore di aggiungere i piatti in maniera semplice e senza che siano necessarie conoscenze informatiche specifiche.

Per conoscere meglio Zeesty: https://www.incubatorenapoliest.it/zeesty/

SMARTSKILL

Il progetto Smartskill rientra nel settore dell’e-learning ed è stato sviluppato da Armando e Maurizio Carcaterra, tra i 10 migliori team della seconda edizione di #VulcanicaMente.
Si tratta di un vero e proprio catalogo di corsi on-line, realizzati da esperti nel settore dell’imprenditorialità.

La mission del team di Smartskill, infatti, è quello di aiutare gli utenti a divetare imprenditori di se stessi, imparando una nuova professione o avviando la propria impresa personale: per raggiungere questi obiettivi è possibile scegliere tra i corsi on-line disponibili sulla piattaforma.

Per conoscere meglio Smartskill: https://www.incubatorenapoliest.it/smartskill/

LINK MY DISTRICT

Il team di Link My District, che ha presentato la propria idea innovativa alla seconda edizione di #VulcanicaMente, è composto da Antonia Gravagnuolo, Raffaele Attardi, Paola Cerone, cui si sono aggiunti in seguito le competenze di Amedeo Di Marco e Alfonso Di Domenico.

Il progetto consiste in un social network e portale di crowdfunding focalizzato sulla dimensione di quartiere: attraverso Link My District, è possibile scambiare servizi di vicinato e progettare e realizzare insieme il recupero di spazi e immobili abbandonati, per creare spazi e servizi collettivi.

Per consocere meglio Link My District: https://www.incubatorenapoliest.it/link-my-district/

REHUB

La startup guidata da Marco Meola, Fabio Cecaro e Rosario Savarese è tra i progetti vincitori della prima edizione di #VulcanicaMente e nasce come web community rivolta a ricercatori e accademici, con l’obiettivo di favorire l’incontro interdisciplinare tra materie scientifiche ed umanistiche.

Oggi, dopo un pivot, Rehub è diventato un aggregatore di profili per ricercatori: spesso, infatti, gli appartenenti alla community di ricercatori ed accademici hanno una serie di profili sul web che, grazie a Rehub, possono essere concentrati in un unico luogo come in un vero e proprio biglietto da visita digitale.

Per conoscere meglio Rehub: https://www.incubatorenapoliest.it/rehub-srlcr/

BUZZOOLE

Buzzoole è la prima piattaforma italiana di IEO (Influence Engine Optimization) nata nel 2012 e risultata tra i vincitori della prima edizione di #VulcanicaMente: il sistema e l’algoritmo sviluppati dal team guidato da Fabrizio Perrone consentono alle aziende di identificare e coinvolgere gli influencer del proprio settore all’interno dei social media, per amplificare al massimo gli effetti del “passaparola digitale”.

Si tratta quindi di una piattaforma dedicata al buzz marketing, che permette alle aziende (anche di piccole e medie dimensioni) di gestire campagne ad hoc per la propria nicchia di mercato, basate appunto sugli influencer di uno specifico settore.

Il team di Buzzoole, oltre ad essere tra i vincitori di #VulcanicaMente, ha ottenuto una serie di riconoscimenti anche a livello internazionale: ricordiamo, ad esempio, la finale dell’Intel Business Challenge dello scorso novembre a Vilnius.

Per conoscere meglio Buzzoole: http://buzzoole.com/

Napoli, 05/05/2015

Splitting Equity: come suddividere nel modo giusto le quote di una startup

Il portale Entrepreneur ha recentemente pubblicato un post firmato da Drew Handricks (Startup Advisor, specializzato in Marketing) che racchiude alcuni consigli utili per i founder di startup alle prese con un momento caratteristico della vita delle nuove imprese: si tratta della suddivisione dell’Equity, che diventa fondamentale nella fase di passaggio dalla nascita dell’idea al momento in cui quest’ultima sta diventando effettivamente redditizia e remunerativa.

In genere, spiega Handricks, in questa fase capita che tutti coloro che hanno in qualche modo avuto un ruolo nel processo di nascita e crescita dall’idea alla startup cominciano a battersi per avere un pezzetto di quest’ultima, sotto forma di Equity.
Di fronte a questa situazione sono i founder a doversi assumere la responsabilità di suddivisione dell’Equity, tenendo presente sia il principio di giusta suddivisione tra tutti coloro che hanno contribuito alla creazione della startup, sia le necessità e le esigenze fondamentali dell’azienda per raggiungere e mantenere un successo di lungo termine.

equity

Il problema dell’attività di “Splitting Equity” è rappresentato, secondo l’autore del post, dall’impossibilità di effettuare una suddivisione basata su tagli netti e uguali per tutti: nella maggioranza dei casi sono infatti coinvolte più di due persone ed esplodono disaccordi, dovuti al fatto che alcuni erano coinvolti fin dall’inizio nel progetto e altri sono attivati in seguito, etc. Ecco perchè è consigliabile avere alcune linee guida di riferimento, che Handricks elenca nel modo seguente:

1) Avvantaggiarsi grazie a tools e risorse

Non è possibile affidarsi ad un approccio interamente manuale nella suddivisione dell’Equity di una startup: avere un ruolo importante nelle decisioni da prendere non significa pretendere di controllare manualmente l’intero processo. In altre parole, è utile utilizzare tools automatici (l’autore cita come esempio eShares) per semplificare il processo e risparmiare tempo e risorse. Esistono una serie di tools e risorse sofisticate che possono essere decisamente più utili di un foglio di calcolo in Excel, e vale la pena utilizzarli.

2) Porre l’accento sullo “sweat equity”

Sicuramente i contributi sotto forma di capitale sono indispensabili (e possono e devono essere ricompensati), ma ciò che bisogna veramente premiare è il lavoro offerto e non retribuito (il così detto “sweat equity”). L’Equity va distribuito tra coloro che più di tutti hanno lavorato all’idea, e tra coloro che continueranno a farlo in futuro.
Su quest’ultimo punto è importante capire come intendono proseguire la propria carriera i collaboratori: chi ha intenzione di lasciare il proprio lavoro per proseguire a collaborare full-time con la nostra startup si assume un rischio elevato, che va retribuito in maniera differente rispetto a chi sceglie, ad esempio, di proseguire la propria esperienza nella nostra startup con una collaborazione part-time.

3) Non agire troppo in fretta

Sicuramente è impensabile ritardare troppo la suddivisione dell’Equity, ma al tempo stesso occorre fare attenzione a non incorrere nell’errore contrario, correndo troppo. La parola chiave nell’attività di Splitting Equity è, secondo Handricks, “pazienza”: i founder devono prendersi il tempo necessario per ascoltare tutti i componenti del team, rispondere a tutte le domande, riflettere sulle proprie decisioni. Se l’azienda dovesse riuscire ad avere grande successo, anche un solo punto percentuale in futuro potrà fare un’enorme differenza.

equity1

4) Evitare di essere troppo coinvolti nell’idea originale

Mentre per alcuni il peso maggiore e, di conseguenza, la quota più grande di Equity dovrebbe essere data al co-founder che ha avuto l’idea, Handricks sostiene che questo fattore non deve essere di primaria importanza quando si prendono le decisioni di Splitting Equity. I contributi effettivi in termini di lavoro svolto devono avere la priorità (si tratta dello “sweat equity” di cui si parla al punto 2), tranne nei casi in cui chi ha avuto l’idea iniziale è anche colui che ha lavorato di più.

5) Non lasciare che le emozioni controllino le decisioni

Spesso i co-founder di una startup sono legati tra loro personalmente (per amicizia, legami familiari o precedenti esperienze lavorative). Ciò significa, nella maggioranza dei casi, che si tratta di persone abituate ad interagire non soltanto al lavoro, ma anche negli altri ambiti della vita. Questo aspetto può risultare particolarmente ingombrante nelle decisioni di suddivisione dell’Equity: si cerca infatti di non rovinare le relazioni interpersonali esistenti.
Per questo motivo, l’autore consiglia di mettere in atto uno sforzo supplementare per evitare che le emozioni prendano il sopravvento nelle decisioni di Splitting Equity.

6) Prevedere un periodo di maturazione per le azioni

Sarebbe opportuno, infatti, prevedere per le azioni della startup un periodo di “vesting”, ossia di maturazione per l’acquisizione definitiva delle stesse. Questo perchè ciò che è vero oggi, potrebbe cambiare tra sei mesi o un anno: non si sa mai se un co-founder deciderà di lasciare la startup, e c’è il rischio concreto che vada via continuando a detenere una quota importante della società.

In conclusione, afferma Drew Handricks, l’attività di Splitting Equity può rappresentare uno dei momenti più difficili che i co-founder di una startup deve affrontare: bisogna prendere delle decisioni difficili ed essere pronti ad affrontarne le conseguenze. I consigli contenuti in questo post possono essere un buon punto di partenza.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/245037

Napoli, 27/04/2015

Consigli alle startup in tema di vendite: come aumentarle, come acquisire clienti, come presentarsi a un VC

Mark Suster è un imprenditore seriale di successo (Salesforce.com), angel investor, mentor per Techstars e attualmente impegnato nel Venture Capital come investment partner per Upfront Ventures. Il suo blog è fonte di preziosi consigli per startupper e aspiranti tali, e in particolare vediamo oggi il suo punto di vista sul tema delle vendite.

Le vendite sono decisamente linfa vitale per qualsiasi impresa, e in particolare gli imprenditori in fase di startup possono avere scarsa esperienza o inclinazione per questo argomento: inoltre, spiega Suster, le vendite rappresentano uno dei focus principali su cui si sofferma un investitore quando si avvicina ad una startup, per cui è fondamentale cercare di massimizzarle anche in fase di fund raising.

Secondo Mark Suster, per migliorare le vendite una startup deve tenere presenti tre aspetti di base:

1) Perché comprare un prodotto/servizio?
2) Perché comprare un prodotto/servizio proprio dalla mia azienda?
3) Perché comprare un prodotto/servizio proprio in questo momento?

sales

Il post di cui parliamo oggi si sofferma particolarmente sul primo aspetto, partendo da un punto fondamentale: quando si tratta di vendite, la cosa più importante è “qualify”, ossia essere preparati, qualificati, idonei.
Il motivo è molto semplice: coloro che si occupano delle vendite hanno un tempo limitato a propria disposizione, e non possono permettersi di sprecarlo con qualcuno che non acquisterà il loro prodotto/servizio nel breve termine.

La prima cosa da fare è chiedersi se la persona che si ha di fronte può essere un potenziale cliente, e quindi se ha un problema per cui il nostro prodotto/servizio possa rappresentare la soluzione. Ecco perché nella maggior parte dei casi, il successo nelle vendite nasce da una buona attività di inbound marketing: lo scopo è quello di attrarre potenziali clienti attraverso programmi di marketing basati sui contenuti offerti, attirando traffico sul proprio sito web.
In questo modo, infatti, sarà possibile quantificare il tempo che i visitatori trascorrono sul sito a leggere i contenuti, facendosi una prima ideaa del livello di interesse.

Quando si dispone già di un prodotto/servizio, sapere chi è il proprio “cliente tipico” aiuta molto, perché permette di arrivare direttamente ed in maniera rapida al proprio target di potenziali clienti: inoltre, è possibile stabilire una strategia con gli strumenti più adatti.
Un consiglio che l’autore offre a riguardo è quello di servirsi di appositi tools per costruire mailing list di potenziali clienti, cui indirizzare una campagna e-mail ad hoc.

Il più grande errore che startupper poco esperti fanno in tema di vendite è, secondo Suster, perdere tempo con chi si dimostra per nulla propenso all’acquisto, ma si comporta in maniera gentile, mostrandosi interessati a ciò che gli si sta dicendo. Purtroppo i founder di una startup hanno spesso paura di sentirsi dire semplicemente “no”, mentre a volte questa può essere la risposta più utile per le vendite. E’ molto meglio un no secco, infatti, piuttosto che restare in forse o non sapere.

sales2

Un altro errore che spesso le startup commettono riguardo alle vendite è quello di non chiedere se l’acquirente ha un budget a disposizione per l’acquisto. Suster sostiene che ci sono due tipologie di persone che non hanno un budget prestabilito:

Coloro che sono effettivamente interessati all’acquisto, ma non hanno disponibilità economica per effettuarlo nel breve termine. In questo caso la persona viene lasciata cadere nel così detto “imbuto del marketing”: la persona viene considerata come potenziale cliente e rimane oggetto, in quanto tale, delle campagne di marketing dell’azienda. La startup deve, in questo caso, concentrarsi su coloro che potranno realmente effettuare l’acquisto in tempi brevi.

Tra coloro che non hanno un budget a disposizione vanno incluse anche le persone che non sono interessate all’acquisto, ma vogliono comunque relazionarsi con voi: queste persone rappresentano una perdita di tempo per la startup. A volte, alle persone piace sentirsi oggetto delle attenzioni che un’azienda alla ricerca di potenziali clienti può offrire: per questo motivo, mantengono comunque i contatti pur senza avere alcuna intenzione di acquistare il prodotto/servizio offerto. Queste persone, secondo Suster, vanno categoricamente evitate in quanto rappresentano una perdita di tempo e risorse che andrebbero impiegate su potenziali clienti che vorrebbero davvero effettuare un acquisto.

L’ultima parte si concentra invece sulla tematica delle vendite nel fund raising: secondo Suster, molto semplicemente, “Raising money is selling”.
Le vendite sono una metrica imprescindibile quando si effettua la raccolta di capitali, perché rappresentano tutto il potenziale di una startup. Se si dispone di un prodotto che rappresenta una valida soluzione ad un problema, se si hanno le competenze necessarie per produrlo, se esiste una base di potenziali clienti abbastanza ampia che vuole acquistarlo, vuol dire che la startup ha ottime possibilità di successo e che può meritare la fiducia dell’investitore.

Per leggere il post originale dal blog di Marc Suster: http://www.bothsidesofthetable.com/2015/03/10/sales-101-why-buy-anything/

Napoli, 24/04/2015

GNP2015: dal 12 al 14 maggio a Napoli, tre giornate dedicate al mondo della previdenza e del lavoro

Dal 12 al 14 maggio 2015 Napoli ospiterà, nella cornice di Piazza del Plebiscito, la Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro: tre giornate gratuite e aperte a tutti incentrate sulle tematiche del lavoro e della previdenza. Anche il CSI – Centro Servizi Incubatore Napoli Est sarà presente all’evento, nel pomeriggio di mercoledì 13 con il workshop dedicato al tema “Fare Startup Innovativa: strumenti, canali di finanziamento e testimonianze” (ore 17:00 – Saletta Azzurra).

GNP2015

Si tratta di un workshop dal taglio tecnico e pratico, dedicato all’approfondimento dei principali canali di fund raising per le imprese innovative (bandi, call, competition, ecc.) e durante il quale i partecipanti, che stanno già avviando o stanno pensando di avviare una startup, avranno l’opportunità di ricevere i consigli e i suggerimenti di chi ha già intrapreso questa strada, attraverso la modalità dello storytelling.

La Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro è organizzata a cura di Itinerari Previdenziali e si propone già da alcuni anni come un appuntamento open dedicato al mondo delle pensioni e del welfare, aperto a cittadini e lavoratori di tutte le età, esperti o meno esperti delle tematiche trattate: l’evento si propone infatti come un momento di condivisione, informazione e conoscenza per tutti coloro che siano interessati a saperne di più sul proprio futuro lavorativo, sulla propria situazione previdenziale, sull’accesso al mondo del lavoro.

La scelta di dedicare ampio spazio alle tematiche del lavoro è ben espressa da una frase scelta dagli organizzatori stessi dell’evento: “Ma senza lavoro, non c’è previdenza!”: con la crisi degli ultimi anni, infatti, è diventato indispensabile adoperarsi nella ricerca di nuove modalità lavorative, adatte alla situazione economica attuale.
In questo contesto si colloca perfettamente la tematica delle startup: all’interno della manifestazione, infatti, sono previsti una serie di workshop, seminari e corner dedicati alle imprese innovative e alle problematiche lavorative di freelance e liberi professionisti.

Napoli

Il Programma delle tre giornate della Giornata Nazionale della Previdenza e del Lavoro è particolarmente fitto: ricordiamo quindi solo alcuni degli interventi previsti in ciascuna giornata, tra quelli più vicini alle tematiche dell’ecosistema startup e innovazione, rimandando al sito web dell’iniziativa per il Programma completo.

MARTEDI’ 12 MAGGIO

ore 9:30 / Sala Arancione: Conferenza di apertura della GNP2015 “Conoscere: l’indispensabile consapevolezza per il nostro futuro”. Interverranno, tra gli altri, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e l’Assessore al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli Enrico Panini;

ore 12:30 / Sala Lilla: Evento a cura di Osservatorio Giovani e CLab (programma in fase di definizione);

ore 18:00 / Sala Verde: “Dall’idea all’impresa: consigli per giovani aspiranti imprenditori” a cura di Larancia.org (piattaforma del Consiglio Nazionale del Notariato), durante l’intervento i notai incontreranno aspiranti startupper per spiegare i passi indispensabili per aprire una società, fornendo informazioni e consigli attraverso il dialogo diretto con i partecipanti.

MERCOLEDI’ 13 MAGGIO

ore 11:30 / Sala Arancione: “Crescita, innovazione, competitività. I professionisti e le ICT” a cura di AdEPP. Saranno trattate tematiche interenti le ICT tra cui la fatturazione elettronica, l’innovazione negli studi professionali e i programmi europei e nazionali dedicati a questo settore;

ore 13:30 / Saletta Azzurra: Speed date previdenziale sul tema “I Benefici fiscali per le nuove assunzioni e come è possibile assumere oggi”;

ore 17:00 / Saletta Azzurra: “Fare Startup Innovativa: strumenti, canali di finanziamento e testimonianze” a cura del CSI Centro Servizi Incubatore Napoli Est.

GIOVEDI’ 14 MAGGIO

ore 11:30 / Sala Verde: seminario sul tema “La costruzione della nuova europa tra vincoli economici e tutele sociali: la realizzazione di un Fondo Paritetico Paneuropeo”, a cura di Assoprevidenza, vede tra i relatori Simona Palone (Confindustria) e Giuseppe Chianese (ENEL);

ore 13:00 / Sala Lilla: nel contesto di Napoli per Expo2015, l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” cura l’evento dedicato al tema “Cibi di strada. Le potenzialità lavorative di un settore in crescita per Napoli e i suoi giovani”;

ore 13:15 / Sala Blu: StartupBus presenta la nuova edizione della competizione europea e cura l’intervento dal titolo “Startup: come fare un Business Plan e trovare investitori”.

Napoli, 22/04/2015

Branding Strategy: i consigli alle startup per costruire un brand di successo

Fabian Geyrhalter è founder della branding agency FINIEN e co-autore del libro “How to Launch a Brand”. Proprio sul tema della creazione di un Timeless Brand, un brand “senza tempo”, ha di recente pubblicato su WeWork un post molto interessante dedicato ad una serie di consigli utili in tema di Branding Strategy per startup alle prese con le prime fasi del business.

L’autore parte con un esempio decisamente noto: il brand Coca-Cola. Coca-Cola ha decisamente uno dei brand più famosi ed evocativi al mondo: basta nominarla per immaginare il carattere corsivo, i colori rosso e bianco, le bottiglie curve, gli orsi polari protagonisti dei suoi spot più famosi. Questo risultato è stato possibile solamente grazie a decenni di attività di brand building, con lavoro assiduo e costante sul logo, le immagini, i messaggi inviati al mercato.

Per la maggioranza delle aziende non è facile costruire un brand così forte. Questo accade, secondo Geyrhalter, a causa di un errore parecchio diffuso: gli imprenditori si lasciano troppo spesso trasportare dalle mode del momento.
Ma, anche se cambiano le mode e gli stili, l’azienda deve tenere sempre ben presente che il nome ed il logo non dovrebbero cambiare mai. Bisogna mantenerli fin dall’inizio, dalle fasi di startup, in modo da non confondere il target di riferimento. Creare un marchio, infatti, significa riflettere i valori dell’azienda e la passione condivisa per essi con i clienti: questi dovrebbero essere, per definizione, dei punti fermi.

Il brand che resta più a lungo e fermamente impresso nella mente dei consumatori è quello che è stato costruito con passione, impegno, “anima” e che viene proposto sul mercato in maniera sincera e coerente. Solo in questo modo è possibile ottenere quello che Geyrhalter definisce un “Timeless Brand” come quello di Coca-Cola.

BrandStrategy_5_761x505

Vediamo quindi i cinque suggerimenti utili che l’autore fornisce alle startup per costruire fin da subito un Timeless Brand:

1) Lascia perdere le tendenze

Le tendenze (o trend) del momento sono passeggere, è improbabile che resistano nel tempo: le persone, invece, sono alla ricerca di qualcosa di duraturo e distinguibile. Nella creazione del brand bisogna evitare di considerare le mode del momento, e costruire l’identità di marca in maniera creativa e onesta: in questo modo sarà più probabile avere un brand forte e duraturo.

2) Trova un angolatura unica

Non bisogna mai uniformarsi troppo ai concorrenti, anzi: l’obiettivo deve essere quello di definire una propria brand identity unica e distinguibile. Nella costruzione del brand bisogna guardare oltre i competitors e fidarsi ed affidarsi alla proprie convinzioni.
Il marchio va costruito sulla base dei valori più profondi che identificano l’azienda: solo in seguito si potranno scegliere le strategie e gli strumenti migliori per comunicarlo al pubblico.
Una volta che si decide esattamente quale messaggio si vuole comunicare alla clientela, è possibile creare un brand (dal punto di vista visivo e verbale) davvero unico e duraturo.

3) Definisci il tuo brand

Un brand “senza tempo” condivide una passione ben precisa con il suo target di riferimento. Ad esempio, Patagonia produce abbigliamento per chi fa climbing, sci ed altri sport all’aria aperta: il brand si rivolge quindi a tutti coloro che amano il contatto con la natura, ed è stato possibile per l’azienda espandersi con prodotti relativi a vari sport senza perdere l’attenzione dei clienti.

4) Sii coerente

Il nome ed il logo dell’azienda sono le prime due cose a cui la gente pensa quando pensa al brand: è quindi indispensabile fare in modo che questi tre aspetti siano assolutamente coerenti tra loro. Bisogna inoltre assicurarsi che il logo sia distinguibile, facilmente adattabile a diverse tipologie di supporto, che rifletta nel modo migliore il prodotto/servizio dell’azienda.

5) Evita di essere troppo descrittivi

Quando si lancia un brand, è utile non essere troppo descrittivi per evitare costose operazioni di rebranding in futuro. L’incertezza di un’attività di rebranding potrebbe infatti costare molto in termini di tempo, denaro, clienti perduti.

branding

Per consolidare il brand fin dalle fasi di startup, infine, è possibile concentrare risorse ed investimenti sulla sua stabilizzazione e focalizzazione. Un marchio in sintonia con la sua identità rimane rilevante nel corso del tempo, e le persone sanno quel marchio cosa rappresenta. Basare il proprio brand su un’offerta unica e connettersi attentamente con l’audience di riferimento significa essere sulla buona strada per la creazione di un Timeless Brand.

Per leggere l’articolo originale: https://creator.wework.com/work/5-ways-to-create-a-timeless-brand/

Napoli, 16/04/2015

1 10 11 12 13 14 16