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VulcanicaMente3: il racconto del Gran Finale a SMAU Napoli e i risultati dell’iniziativa

Si è chiusa venerdì 11 dicembre 2015 all’interno di SMAU NAPOLI la terza edizione dell’iniziativa “VulcanicaMente: dal talento all’impresa” del CSI – Incubatore Napoli Est, ideata, progettata e realizzata su iniziativa dell’Assessorato al Lavoro e Attività Produttive del Comune di Napoli, con finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico.

Nel corso del Gran Finale abbiamo approfondito la conoscenza dei progetti, i team e i progressi delle sei startup vincitrici che hanno completato con successo l’ultimo percorso di accelerazione al CSI – Incubatore Napoli Est: si tratta di Brian, Evja, iOsmosi, Listami, Ristogame e TinkiDoo.

Il Gran Finale di VulcanicaMente3 si è aperto con i saluti istituzionali e l’intervento “Il CSI – Incubatore Napoli Est: risultati e prospettive”, presentato da Alfonso Sperandeo (Assessorato al Lavoro e Attività Produttive del Comune di Napoli) e da Giampiero Bruno (Project Leader di Soges S.p.a.)

A seguire, la Pitching Session delle startup di VulcanicaMente 3: dal talento all’impresa, con 5 minuti dedicati al pitch di ciascun progetto seguiti da 5 minuti di Q&A con Cosimo Panetta (The Doers), al quale è stata affidata la moderazione dell’evento, e con un Opponent d’eccezione: Antonello Bartiromo di dPixel S.r.l.

Le startup hanno inoltre risposto alle domande del Board of Experts, composto da esperti dell’innovazione, rappresentanti del mondo accademico, attori dell’ecosistema startup, media e potenziali investitori: tra i presenti, rappresentanti di Università Federico II, Università di Salerno, Università del Sannio, Università Parthenope, Banco di Napoli, BCC Napoli, Microcredito Italia, Giffoni Innovation Hub, Giovani Industriali, ENEA, Sviluppo Campania, META Group, SeedUp, il Mattino, Corriere Innovazione, Città della Scienza e tanti altri.

La mattinata si è chiusa con l’intervento di un ospite internazionale d’eccezione, Eri Vazquez (President of the Innovation Commission in 22@ Barcelona e Director of Funditec) e di Valeria Fascione, Assessore all’Internazionalizzazione, Startup e Innovazione della Regione Campania.

In occasione della conclusione della terza edizione di VulcanicaMente: dal talento all’impresa, riportiamo alcuni dati sull’iniziativa che l’Amministrazione ha realizzato a partire dal 2012: di seguito, le principali metriche, aggiornate ad oggi, utilizzate per la rilevazione dei risultati.

  • TALENTI/INNOVATORI INTERCETTATI: numero di aspiranti imprenditori coinvolti nelle attività di animazione territoriale e scouting (es. TECH WEEKEND);
  • IDEE/TEAM PRESENTATI: idee progettuali sottoposte a selezione da team (anche) formatesi nel corso delle attività di scouting;
  • IDEE/TEAM SELEZIONATI: numero di idee selezionate al termine delle fasi di scouting, che hanno avuto possibilità di accesso ai percorsi di accelerazione del CSI;
  • TEAM FORMATI: numero di persone che hanno beneficiato di attività di formazione continuative prima e durante i percorsi di accelerazione del CSI;
  • IMPRESE/TEAM ATTIVI: numero di team che, dopo l’esperienza di VulcanicaMente, sono attualmente al lavoro sul progetto originario o che, anche a seguito della formazione ricevuta al CSI, stanno realizzando nuove esperienze imprenditoriali e/o professionali;
  • “FORMALI”: team attivi che si sono anche costituiti in forma imprenditoriale (es. SOCIETA’ DI CAPITALI).

VULCANICAMENTE: DAL TALENTO ALL’IMPRESA – PRIMA EDIZIONE

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DETTAGLI METRICHE – Prima Edizione

Team Attivi: Pushapp, DeRev, Intertwine, Buzzoole, MarioWay, SmartGo, NapoliWithMe, ReHub/Serially

Team Attivi e Formali: Pushapp, DeRev, Intertwine, Buzzoole, MarioWay, SmartGo

Team Finanziati: Linkpass, DeRev, Intertwine, Buzzoole e MarioWay (finanziamenti privati) – SmartGo (finanziamenti pubblici)

VULCANICAMENTE: DAL TALENTO ALL’IMPRESA – SECONDA EDIZIONE

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DETTAGLI METRICHE – Seconda Edizione

Team Attivi: Artrooms, Netspeed (con il nuovo progetto MyCircle), PizzaNow (tramite ArsDigitalia), Aicapì e Sleeping Volcano Enterteinment

Team Attivi e Formali: Artrooms, MyCircle

Team Finanziati: Artrooms (finanziamenti pubblici), Netspeed/MyCircle (finanziamenti privati)

VULCANICAMENTE: DAL TALENTO ALL’IMPRESA – TERZA EDIZIONE

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DETTAGLI METRICHE – Terza Edizione

Team Attivi: Tinkidoo, Evja, Ristogame, Iosmosi, Listami, Brian

Team Attivi e Formali: Tinkidoo, Evja, Ristogame, Iosmosi

Team Finanziati: TinkiDoo

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Per tutte le immagini del Gran Finale di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa 3”, qui il link all’album sulla nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1240953095921488.1073741862.171767576173384&type=3

Napoli, 14/12/2015

Startup Story – Come creare una cultura aziendale orientata all’innovazione

In una recente presentazione alla BEI Jay Morgan, VP Global Innovation per Bayer Consumer Care, ha raccontato la storia del viaggio verso l’innovazione effettuato dalla sua azienda. Il suo racconto contiene una serie di spunti interessanti per startup ed imprese innovative, che devono riuscire a costruire una cultura aziendale orientata all’innovazione per assicurarsi, in potenziale, maggiori opportunità di successo.

La storia raccontata da Jay Morgan inizia nel 2011 a Memphis, Tennesse (USA). La Bayer Consumer Care all’epoca si chiamava ancora Merck Consumer Care e inizia il suo viaggio verso l’innovazione con una domanda ed una sfida: Quali sono gli ostacoli all’innovazione che impediscono all’azienda di raggiungere i risultati desiderati?

Nel 2011 l’azienda vedeva in prospettiva che le cose “vanno abbastanza bene, ma non si prevede una grande crescita”. In quel periodo, arriva in azienda un nuovo CEO con una vision piuttosto ambiziosa: voleva raddoppiare il valore del business nel giro dei successivi cinque anni.

Ora, considerato che non era possibile raddoppiare il personale o il bilancio, bisognava implementare un approccio totalmente nuovo: per capire come costruirlo, la scelta di Bayer Consumer Care ricade sullo studio di aziende innovative di successo.

Dallo studio effettuato, l’azienda ha riscontrato che esistono due tipologie di cultura aziendale: Cultura Incrementale e Cultura Innovativa.

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La Bayer Consumer Care rientrava tra le aziende a Cultura Incrementale e, pertanto, doveva impegnarsi nel cambiamento per approcciarsi con successo all’innovazione.

Il primo step verso la Cultura Innovativa era capire cosa significa implementare l’innovazione in azienda. Gli elementi caratteristici di un’azienda innovativa risultano essere:

Orientamento all’Azione
 Approccio Work-in-Progress
Collaborazione e Condivisione
Coworking
Confronto con i clienti
Brand Experience

In particolare, la Brand Experience rappresentava l’occasione per andare oltre la semplice attività di sviluppo di nuovi prodotti, aprendo un ventaglio di possibilità che toccano tematiche come il digitale, la comunicazione, il packaging, la shopping experience, il business model.

Una volta identificato l’obiettivo (passare da una Cultura Incrementale ad una Cultura Innovativa), Bayer Consumer Care sviluppa un piano in cinque punti:

  1. Learning by doing: tre progetti all’anno, come prototipi
  2. Inizio “in piccolo”, con un budget da 50K
  3. Lavoro sugli strumenti e la cultura (Design Thinking e spazi di lavoro condivisi)
  4. Lavoro suddiviso in cicli (Memphis Innovation Bootcamp)
  5. Costruire nuove partnership e collaborazioni (portare il Southern Growth Studio a lavorare con noi ai progetti, anziché per noi)

Come primo importante risultato, la comunità di innovatori di Memphis ha reagito molto bene alla nuova cultura di Bayer Consumer Care: il Memphis Innovation Bootcamp nei suoi vari cicli ha portato allo sviluppo di svariati progetti di innovazione sociale.

Ma la lezione più significativa sta nell’aver appreso alcune delle chiavi per creare un’impresa innovativa e scalabile:

Engagement dell’intero team sulle sfide innovative
Condivisione e collaborazione
Creazione di metriche revenue-based
Iniziare con piccole sfide
Condividere i risultati

FONTE: http://frontendofinnovationblog.iirusa.com/2015/10/how-to-create-culture-where-you-can.html

Napoli, 30/10/2015

Startup Tips – la mentalità imprenditoriale: 8 tratti caratteristici del vero imprenditore

Shawn Osborne è Presidente e CEO del Network for Teaching Entrepreneurship e ha di recente pubblicato attraverso il portale Entrepreneur un interessante contributo intitolato “8 Ways to Think Like an Entrepreneur”, nel quale raccoglie ed elenca otto elementi caratteristici della mentalità imprenditoriale orientata al successo.

Spesso siamo abituati a pensare che un imprenditore diventa tale sulla base di ciò che fa: identifichiamo un imprenditore con qualcuno che ha fondato un’azienda. Ma, fermo restando questo punto di partenza, la realtà è che oggi un imprenditore si caratterizza per qualcosa che va oltre la sua attività di business: un imprenditore si caratterizza anche e soprattutto per il suo modo di pensare, il suo approccio, la sua visione del mondo e la sua mentalità.

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Nella sua attività, Osborne ha identificato e raccolto otto tratti caratteristici della mentalità imprenditoriale: l’autore sottolinea, però, che non si tratta di elementi statici e rigidi, bensì di un insieme di componenti elastici, flessibili e personali. Non è necessario possedere tutti i tratti elencati per essere un imprenditore di successo e, soprattutto, un imprenditore si caratterizza sia per i suoi punti di forza che per i suoi punti di debolezza.

Ma vediamo più nel dettaglio quali sono gli otto tratti caratteristici della mentalità imprenditoriale elencati da Osborne:

1) La capacità di riconoscere le opportunità

Un imprenditore si impegna nel cercare e riconoscere le opportunità ed è in grado di trovare il modo migliore per fare le cose, per se stesso e per gli altri.

2) Comfort e Rischio

Un imprenditore di successo è in grado di pesare e valutare correttamente il rischio, e di trovarsi a proprio agio con l’idea di dover investire tempo e risorse in idee ed attività caratterizzate da incertezza.

3) Creatività ed Innovazione

I migliori imprenditori sono quelli che riescono a trovare soluzioni creative. Essi applicano strumenti innovativi e non convenzionali ai problemi e alle sfide che incontrano.

4) Orientamento al futuro

Un imprenditore è abituato a pensare a ciò che verrà e ad assumersi il rischio di ottenere dei risultati. In un’azienda il focus è spostato sul raggiungimento di obiettivi prefissati.

5) Flessibilità ed adattabilità

Gli imprenditori non solo imparano a cambiare rotta quando necessario, ma si aspettano di doverlo fare: sono pronti a reagire repentinamente di fronte ad ostacoli ed imprevisti, basandosi sulla raccolta di dati ed informazioni.

6) Spirito di iniziativa e self-direction

Gli imprenditori sono autonomi, sanno come dirigere le proprie azioni e sono sempre motivati al raggiungimento degli obiettivi. Spesso sono più propensi ad affrontare direttamente una sfida, piuttosto che cercare una via alternativa o delegare ad altri le decisioni.

7) Pensiero critico e problem solving

Un imprenditore di successo è un analista: impara a riconoscere le sfide, le opportunità, i prodotti e tutto ciò che riguarda il proprio mercato di riferimento. Inoltre, è in grado di fare valutazioni precise e puntuali su tutto ciò che riguarda la sua attività di impresa.

8) Comunicazione e collaborazione

Gli imprenditori sono bravi a condividere: sanno bene che a volte le idee e gli input provenienti dall’esterno possono essere una chiave di lettura che porta l’attività al successo. Inoltre, sanno comunicare con chiarezza e passione le proprie idee.

Come accennato in precedenza, non tutti gli imprenditori ed aspiranti tali possiedono tutte e otto le caratteristiche elencate: ma ciò nonostante, l’autore invita i lettori a non disperare! Le abilità e la mentalità imprenditoriale possono infatti essere apprese con il tempo, l’impegno e l’esperienza: basta ricordare sempre che un imprenditore non è solo ciò che fa, ma anche e soprattutto ciò che pensa.

Il post originale è disponibile qui: http://www.entrepreneur.com/article/250480

Napoli, 28/10/2015

Affrontare le paure per superare gli ostacoli e raggiungere il successo: Startup Tips for Growth

Pubblicato dal portale Entrepreneur, segnaliamo oggi un interessante contributo firmato da Kimanzi Constable (autore, speaker, life e business coach) incentrato sul tema delle paure che possono rallentare la crescita di una startup e, in generale, di un’attività imprenditoriale.
Spesso, infatti, startupper e imprenditori hanno delle paure (derivanti da credenze autolimitanti, o da esperienze negative vissute in passato), che devono essere combattute per permettere all’azienda di “fare il salto” verso lo step di crescita successivo.

In particolare, nel suo articolo Constable analizza tre tra le paure più diffuse tra startupper e imprenditori:

1) Il nostro business non decollerà se alziamo i prezzi

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I prezzi di prodotti e servizi non possono essere prefissati, ma derivano da un continuo work in progress: l’unico modo per sapere davvero quanto far pagare i nostri prodotti/servizi è effettuare dei test. In molti casi, però, il business non arriva nemmeno alla fase di test per la paura di aumentare i prezzi.

La paura di imporre prezzi troppo alti può bloccare la crescita dell’azienda: si rischia infatti di incappare nell’errore di non far pagare il giusto prezzo per il valore offerto. Mai aver paura di far pagare il prezzo più equo, per un servizio o prodotto di valore!

In particolare, bisogna tener conto della risorsa tempo. Il tempo è l’unica cosa che non torna indietro, ed è per questo che è il tempo impiegato per il nostro prodotto/servizio deve essere la voce con prezzo più alto nel nostro business.

2) Concentrarsi su una nicchia di mercato ci farà perdere terreno

Hand pinning a sticky note in the center of a customer target on cork board

Anche se l’autore si dice convinto che essere troppo concentrati sul “micro” non è la strada giusta, è comunque importante tener sempre presente il grande valore aggiunto che può offrire il concentrarsi su una particolare nicchia di mercato.

Quando si riesce a capire precisamente che c’è un gruppo specifico di clienti da poter servire, si hanno anche le informazioni utili per poterli raggiungere: diventa possibile, infatti, capire dove si trovano i potenziali clienti, sia on-line che off-line.

In questo caso è più semplice capire dove e come indirizzare gli sforzi di marketing, per ottenere la miglior risposta possibile dal target di mercato: concentrarsi su una nicchia consente quindi di ottenere buoni risultati, soprattutto per una startup nelle fasi iniziali.

3) Non avremo mai successo se non imitiamo i leader del settore

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Internet e i social media hanno dato accesso ad una serie di informazioni che in passato erano nascoste: oggi è facile vedere cosa fanno i leader di settore, quali strategie applicano, in che modo raggiungono gli obiettivi.

La modellazione è sicuramente una pratica che, implementata nel modo giusto, aiuta ad imparare da chi ha successo: ma modellarsi non significa copiare. Purtroppo oggi molti imprenditori copiano il modello dei leader di settore, senza rendersi conto che non è una strategia utile: perché dovrei acquistare una copia, se posso avere direttamente l’originale?

Bisogna quindi superare la paura che ci vuole come degli imitatori dei leader di mercato: uno startupper deve avere le carte in regola per costruire il proprio business di successo basandosi sulle proprie caratteristiche e sui propri punti di forza. Il modo migliore per raggiungere il cliente e mostrargli le nostre peculiarità.

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Infine, Constable offre qualche suggerimento per superare le paure tipiche di ogni startupper e imprenditore: affrontare le sfide di tutti i giorni cercando di essere sempre onesti con se stessi, guardando con chiarezza ed obiettività alle strategie e ai risultati, applicando le correzioni e le modifiche necessarie quando ci si rende conto che le cose non stanno andando come dovrebbero.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/244174

Napoli, 14/09/2015

Startup Tips: come superare le 9 zone d’ombra che possono sabotare il business

Di recente il portale Entrepreneur ha pubblicato un post firmato da Sangeeta Bharadwaj Badal, ricercatore presso Gallup e co-autore del libro “Entrepreneurial StrengthsFinder”, dedicato a quelli che l’autrice definisce “Blind Sposts”, zone d’ombra, che possono sabotare silenziosamente imprese e startup alle prese con le sfide da affrontare nelle attività quotidiane di business.

Spesso gli startupper e gli imprenditori possono infatti farsi prendere da visioni auto-limitanti, paure, insicurezze, eccessi di fiducia nelle proprie capacità, miopia imprenditoriale: nel suo articolo, Sangeeta Bharadwaj Badal ne elenca nove, e per ciascuno di essi offre ai lettori un consiglio per affrontarli e superarli.

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1) Focus eccessivo sul profitto e la redditività

Fare soldi è l’obiettivo primario di tutti i business, ma se l’orientamento al profitto diventa un’ossessione le relazioni con i clienti possono essere danneggiate. Inoltre, in una cultura aziendale che mette i profitti al primo posto, i dipendenti lavorano sotto una grande pressione, cercando di massimizzare le entrate perdendo di vista gli aspetti fondamentali della customer experience.

Il consiglio, in questo caso, è quello di non perdere mai di vista l’elemento umano nella attività di business: quando si prendono delle decisioni si deve sempre tenere in considerazione l’aspetto relativo alle aspettative e ai bisogni della clientela.

2) Overconfidence

La fiducia è fondamentale nel processo di crescita di un’impresa, ma quando è eccessiva può fare male al business: l’overconfidence porta l’imprenditore a sottovalutare la complessità delle situazioni, e ad investire troppe risorse nel perseguimento di un progetto senza tenere in giusta considerazione la concorrenza.

Per evitare i problemi di eccessiva fiducia, bisogna fare attenzione alla “speed trap”: quando ci si ritrova di fronte ad un’opportunità che non è facile cogliere, è importante rallentare, fermarsi a valutare tutte le ipotesi ed opzioni prima di decidere se e come agire.

3) Unfocused creativity

La curiosità intellettuale stimola la crescite, ma avere troppo idee può essere controproducente: la mancanza di un focus ben definito può portare l’impresa a lanciare più iniziative contemporaneamente, perdendo di vista il core business e confondendo il team.

Per questo motivo, il suggerimento è quello di selezionare le idee che possono davvero ottimizzare il business e offrire valore aggiunto ai clienti.

4) Smania di controllo

Spesso il founder di una startup si trova a dover svolgere diverse attività in contemporanea. Ma, quando l’impresa inizia a crescere, la loro smania di controllo gli impedisce di concentrarsi sulle attività che accrescono davvero il valore dell’azienda.

Il consiglio, in questo caso, è quello di accrescere il team: assumere, formare e delegare la responsabilità agli altri membri è la soluzione.

5) Delegazione inefficace

Delegare i compiti e le responsabilità, quindi, è la chiave per la crescita: ma implementare efficacemente il processo di delega può rivelarsi un compito difficile da realizzare. Spesso gli imprenditori commettono degli errori nel delegare, rischiando degli errori costosi.

E’ fondamentale, quando si sceglie di delegare, individuare la persona giusta per un compito specifico e dare a quest’ultima tutte le informazioni, in maniera chiara e precisa. Delegare richiede inoltre una buona dosa di pazienza: per sviluppare le competenze di un team sono necessari tempo e impegno.

6) Impegno esagerato su determinate attività

Quando uno startupper o un imprenditore sono caratterizzati da forte tenacia e perseveranza, possono avere la tendenza ad attaccarsi a strategie fallimentari, anche se i risultati ottenuti sono al di sotto delle aspettative.

Per evitare questo problema, è importante stabilire delle milestone specifiche per valutare i progressi ottenuti: inoltre, qualora si riveli necessario, è fondamentale essere pronti a cambiare rotta e modificare strategie e programmi.

7) Miopia imprenditoriale

Molto spesso i founder di una startup si innamorano della propria idea o del proprio prodotto: l’attaccamento e la passione non gli consentono di vedere eventuali problemi e difetti.

La capacità di valutazione oggettiva della realtà e del mercato rappresenta un requisito fondamentale per uno startupper, e può essere utile circondarsi di collaboratori e consulenti capaci di valutare in maniera obiettiva la situazione.

8) Network inefficace

Un network personale solido e diversificato è di fondamentale importanza per la crescita del business, ma a volte gli imprenditori non sono capaci di costruire una rete efficace, o di accrescerla in maniera adeguata di fronte ad evoluzioni e cambiamenti del mercato.

Per costruire il proprio “social quotient” occorre impostare la giusta strategia, senza dimenticare di aggiornare e modellare il network al cambiare delle esigenze.

9) Conferma delle proprie convinzioni

Gli imprenditori di successo hanno un’immagine di sé molto positiva, che li porta a privilegiare input ed informazioni che confermino le loro credenze ed opinioni, tralasciando quelli che invece contraddicono il loro punto di vista: si tratta di un vero e proprio pregiudizio, che interferisce nel processo decisionale.

Per evitare questo meccanismo è utile interagire con chi ha punti di vista differenti, consentendogli di criticare idee e concetti per osservare in maniera più realistica la situazione.

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In chiusura, Sangeeta Bharadwaj Badal riconosce la difficoltà nel cambiare il proprio comportamento: allo stesso tempo, però, sapere quali sono gli aspetti su cui intervenire rappresenta un buon punto di partenza. Una volta capito quali sono i propri punti di forza e di debolezza, è possibile impegnarsi e lavorarci su. Il consiglio finale è quello di imparare a nutrire e rafforzare i punti di forza, nutrendo gli aspetti positivi: a questo punto sarà più semplice trovare le strategie migliori per gestire i punti di debolezza.

Accrescere gli aspetti positivi e imparare a modificare quelli negativi è una strategia impagabile per migliorare il proprio business, influenzandone in senso positivo la crescita e la sostenibilità.

Il post originale è disponibile qui: http://www.entrepreneur.com/article/240190

Napoli, 06/08/2015

Consigli per startup: i tre step indispensabili da implementare prima del lancio sul mercato

Il portale Ready Set Startup offre una serie di spunti e consigli interessanti per startupper ed aspiranti imprenditori che vogliono iniziare un nuovo business: in particolare, in questo post vedremo i suggerimenti più utili contenuti in una serie di tre articoli dedicati al tema “Steps To Starting a Business”.

Secondo Susan Jones, autrice dei tre articoli, ci sono tre step di base da seguire quando si inizia una nuova attività di impresa:

1) Finding and developing an idea,
2) Testing the idea to see if people will pay for it
3) Planning how you will implement

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Portare a compimento questi tre step prima di lanciare il business offre maggiori possibilità di raggiungere il successo di una startup. Vediamo più nel dettaglio in cosa consiste ciascuno step:

1) Individuare e sviluppare l’idea rappresenta, ovviamente, il primo passaggio per fondare una startup: sembra scontato, ma in realtà sono molti gli aspiranti startupper che si avvicinano alle primissime fasi di attività con un’idea non focalizzata.
L’obiettivo finale di questo primo step è quello di avere ben chiaro il problema che si vuole risolvere, chi sono i clienti e quale soluzione gli si offre. Quanto più chiaramente si riesce a rispondere a queste domande, tanto meglio sarà possibile affrontare la pianificazione e la ricerca necessarie a lanciare la startup sul mercato, aumentando le possibilità di successo del business.

La questione cruciale da risolvere per superare il primo step è la seguente: “Quale problema stiamo cercando di risolvere?”
Gli imprenditori, infatti, sono pagati per risolvere un problema: se le persone possono risolverlo da sole, non sono disposte a pagare qualcun altro per farlo. Essere il più chiari possibili sul problema che si vuole risolvere aiuta a svolgere al meglio le attività di product design, preparandosi ad offrire un prodotto/servizio che i clienti vorranno davvero acquistare.
Quando il problema è ben definito, si può capire qual è la ragione di base per la quale i clienti decidono di acquistare il prodotto: si tratta di un aspetto fondamentale per facilitare le attività successive di acquisizione clienti, consentendo alla startup di risparmiare tempo, denaro, risorse.

2) Una volta identificato il problema e trovata una soluzione da offrire ai clienti, la domanda da porsi per lo step successivo è: “Chi è disposto a pagare per il mio prodotto/servizio?”.
Prima di investire troppo tempo e denaro in una startup, infatti, bisogna affrontare la fase di testing per capire se esiste un mercato abbastanza ampio per il nostro prodotto.

Il miglior modo in assoluto per testare un prodotto è chiedere alle persone di comprarlo: tuttavia, non sempre è possibile testare la propria business idea attraverso le vendite. Ecco perchè esistono altre possibili attività di testing che permettono ad una startup di capire se il suo prodotto può essere vincente.

Qualsiasi siano gli strumenti di testing che si sceglie di implementare, bisogna sempre tener presente che i migliori risultati si ottengono raccogliendo più dati ed informazioni possibili.
E se i primi test danno risultati negativi, è possibile tornare indietro e trovare nuove soluzioni da offrire, o un problema differente da risolvere.

3) Il terzo e ultimo step si basa su due momenti chiave: planning e action.
La pianificazione è fondamentale per un’attività di impresa, in quanto consente al team di sapere giorno per giorno quali sono le attività da implementare e i risultati da raggiungere: senza una destinazione ed un piano, non si può andare da nessuna parte.

Una corretta pianificazione dei passi da compiere per raggiungere obiettivi e risultati predefiniti consente di ridurre al minimo i rischi insiti in qualsiasi attività di business: contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, i migliori imprenditori non sono dei “risk takers”, ma sono coloro che lavorano sodo in termini di planning e ricerca per ottenere le più elevate probabilità di successo possibili.

Una corretta pianificazione tiene conto dei possibili problemi che potranno presentarsi in futuro: pensare strategicamente consente di ottenere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. Inoltre, riduce la possibilità di errori che potrebbero essere decisamente costosi per la startup, in quanto le modifiche sono più difficili da implementare quando il lancio sul mercato è ormai già effettuato.

Infine, la vera differenza tra successo e fallimento può essere rappresentata dall’azione vera e propria: da questo punto di vista, il documento più importante è rappresentato da un buon business plan. Il business plan rappresenta una vera e propria mappa per la startup e consente di avere ben chiaro sia le azioni da implementare che la direzione verso cui ci si sta muovendo.

Di seguito, pubblichiamo la mappa concettuale dei tre step per lanciare una startup pubblicata dal portale Ready Set Startup:

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FONTI:

Napoli, 07/07/2015

Luiss EnLabs apre la call for startup per l’Acceleration Program 2015: candidature entro il 5 maggio

Sono aperte le application per partecipare al settimo programma di accelerazione di Luiss EnLabs, acceleratore di startup con sede a Roma: il programma ha una durata di cinque mesi e accompagna le migliori startup selezionate in un percorso verso il mercato e la crescita a livello internazionale.

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Ciascuna delle startup selezionate per l’Acceleration Program di Luiss EnLabs hanno diritto, inoltre, ad un finanziamento micro-seed di 30.000€ cash dal fondo LVenture Group (in cambio del 10% in equity) e a servizi di accelerazione e formazione per un valore di ulteriori 30.000€.

Le selezioni di Luiss EnLabs sono aperte a team di startup disposti a trasferirsi a Roma per l’intera durata del Programma, impegnandosi al 100% nello sviluppo del progetto. Le startup devono avere già un prototipo del prodotto.

L’Acceleration Program di Luiss EnLabs si suddivide in tre fasi: 2 mesi dedicati al Prodotto, 2 mesi alle Metriche e un mese alle Revenue.
Lo staff di Luiss EnLabs basa il proprio lavoro sul cosiddetto Scrum Method: un approccio di organizzazione del lavoro che prevede ogni 15 giorni un ciclo completo dal Planning, all’Execution, al Demo Day.

Grazie a questo metodo, le startup accelerate possono improntare la propria crescita stabilendo via via gli obiettivi da raggiungere, lavorando per ottenere i risultati prefissati, e prevedendo momenti di monitoraggio e verifica per definire gli eventuali aggiustamenti da apportare alla propria tabella di marcia.

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Il percorso di accelerazione di Luiss EnLabs, inoltre, offre alle startup working spaces attrezzati, un network internazionale di potenziali partner, la possibilità di interagire con advisor e di partecipare ad un calendario di eventi di networking e di fund-raising.

Le application sono aperte fino al 5 maggio 2015: è possibile presentare la propria candidatura al seguente link http://luissenlabs.com/apply-now/

Il 16 aprile 2015, inoltre, Luiss EnLabs ospiterà un evento di presentazione del Programma aperto agli aspiranti startupper interessati a partecipare alla call. Per registrarsi all’Opening Event, il link di riferimento è https://www.eventbrite.it/e/biglietti-acceleration-program-opening-event-16336232110

Per ulteriori informazioni: http://luissenlabs.com/#home

Napoli, 31/03/2015

Fino a 30K e percorsi di incubazione nelle Baleari per le migliori startup del Turismo: StartUpBit Awards 2015

Mancano ancora pochi giorni alla chiusura delle application per partecipare a StartUpBit Awards 2015: l’iniziativa è dedicata alle migliori startup internazionali nel settore del Turismo e la deadline per partecipare è fissata al 15 marzo 2015.

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StartupBit Awards 2015: il premio per le migliori Startup nel settore Turismo

 

L’iniziativa StartUpBit nasce ad opera del Governo delle Baleari, regione spagnola con una reputazione da leader mondiale nel settore turistico e dotata di un incubatore per startup tecnologiche ed innovative, il ParcBIT, con oltre 50 startup incubate all’attivo.

Il contest StartUpBit Awards 2015 è aperto a giovani startup innovative con un progetto imprenditoriale nel settore turistico, in fase early stage e con opportunità di crescita a livello globale.
Possono presentare la propria candidatura startup nate dopo il 1° gennaio 2013, di piccole e medie dimensioni (secondo la normativa UE) e team informali che si impegnano a costituirsi in impresa entro un mese dall’eventuale accesso ai premi in palio.

Le candidature a StartUpBit Awards 2015 sono aperte fino al prossimo 15 marzo, esclusivamente on-line attraverso il form di iscrizione disponibile al seguente link: http://www.startupbit.org/registro.php
Il form può essere compilato in inglese o in spagnolo, le lingue ufficiali dell’iniziativa.

Tra tutte le candidature ricevute, un’apposita Commissione selezionerà i 10 progetti finalisti tenendo in considerazione i seguenti criteri di valutazione:

Team profile,
Business Model,
Ambition,
Innovation,
Results and Achievements.

I 10 finalisti saranno invitati a partecipare all’evento finale che si svolgerà il 25 marzo 2015 a Mallorca (le spese di viaggio saranno a carico degli organizzatori). I team finalisti di StartUpBit Awards 2015 presenteranno il proprio pitch ad una platea di imprenditori ed esperti che sceglieranno i vincitori.

Il primo premio di StartUpBit Awards 2015 consiste in 30.000 € (suddivisi in 12.000 € alla premiazione e 18.000 € in sei rate mensili) e un anno di incubazione presso l’incubatore di ParcBIT nelle Isole Baleari.

Il secondo premio, invece, prevede un premio in denaro di 24.000 €, suddivisi in 6.000 € alla premiazione e 18.000 € in sei rate mensili. Anche per il secondo classificato, StartUpBit Awards 2015 prevede un anno di incubazione gratuita a ParcBIT.

Inoltre, per altri 4 tra i migliori progetti finalisti selezionati dalla Giuria, StartUpBit Awards 2015 mette a disposizione altrettanti percorsi di incubazione a ParcBIT della durata di un anno ciascuno.

Per maggiori informazioni, il sito ufficiale dell’iniziativa è: http://www.startupbit.org/index.php

Napoli, 09/03/2015

Consigli per startup e imprese: come migliorare il livello di Customer Satisfaction in sette step

Sujan Patel è vicepresidente del settore marketing per When I Work, società che offre strumenti e software per la gestione delle imprese aiutandole ad attrarre più clienti, aumentare i ricavi e far crescere il business. Di recente, il portale Inc.com ha pubblicato un suo articolo dedicato al tema della Customer Satisfaction e a come aumentare il livello di soddisfazione del cliente.

Per qualsiasi azienda, che sia in fase di startup o già consolidata, i clienti soddisfatti sono infatti una priorità fondamentale: per questo motivo, non si dovrebbe mai dare per scontata l’attività di Customer Satisfaction e si dovrebbero avere delle metriche ad hoc per monitorarla. In particolare, Patel elenca nel suo post sette azioni proattive che l’impresa può implementare per aumentare il livello di Customer Satisfaction.

1) Imparare a misurare la Customer Satisfaction

Non è possibile attivarsi per migliorare qualcosa se non si è in grado di misurarla: il primo passo, quindi, è imparare a misurare la Customer Satisfaction. Esistono diverse possibilità per effettuare questo tipo di misurazione: un sondaggio telefonico al termine di ogni chiamata al centralino, monitorare i feedback on-line, creare un sondaggio di Customer Satisfaction web-based da sottoporre a tutti i clienti. In ogni caso, bisogna tener presente che soltanto i clienti con un’opinione forte e ben definita si attiveranno per rispondere: è consigliabile, pertanto, tener conto di questo aspetto come causa di eventuali distorsioni nei risultati del sondaggio.

2) Diventare dei veri esperti nel proprio settore

I clienti hanno bisogno del vostro aiuto dopo aver acquistato il prodotto/servizio: è indispensabile, quindi, riuscire a posizionarsi come esperti nel settore di riferimento dell’azienda. Ciò non vuol dire impiegare il proprio tempo per raccontare ai clienti quanto si è bravi, ma significa responsabilizzarsi nell’attività di educazione della clientela, insegnando a capire il settore in modo nuovo. Se i clienti capiscono di avere di fronte un’azienda esperta nel settore, saranno entusiasti di relazionarsi con voi.

3) Utilizzare la live chat per offrire alla clientela un supporto eccellente

I clienti non sopportano i centralini e le lunghe attese al telefono. Il vostro business otterrà grossi benefici se sarà in grado di offrire un metodo alternativo di contatto alla clientela: la Customer Satisfaction crescerà quanto più le comunicazioni saranno in tempo reale, ad esempio inserendo una live chat nel sito web dell’azienda.
Il cliente potrà bypassare il centralino e, semplicemente con un click, entrare in contatto con chi può aiutarlo a risolvere il suo problema.

4) Assicurarsi che il team al completo sia impegnato nelle attività di Customer Satisfaction

Molte aziende pensano, erroneamente, che solo il servizio clienti abbia impatto sul livello di Customer Satisfaction. In realtà l’intero team (dalla contabilità al settore vendite) ha il proprio ruolo nel riuscire a fare in modo che la clientela sia soddisfatta: bisogna quindi ricordare spesso al team questo aspetto, assicurandosi che ognuno capisca il proprio ruolo nella promozione della Customer Satisfaction.

5) Mantenere l’engagement dei dipendenti

Tenere i dipendenti ispirati e legati al marchio e alla mission aziendale significa poter contare sul fatto che essi facciano la stessa cosa con i clienti. Un recente studio Gallup ha infatti dimostrato che nei team con più alti livelli di engagement si riscontra un livello di Customer Satisfaction maggiore: l’impatto positivo si ripercuote anche sulla fedeltà al marchio,
Il consiglio di Patel è “non dimenticare mai che il team è il cuore pulsante dell’azienda: se i membri della squadra sono felici, offriranno un ottimo servizio alla clientela“.

6) Costruire dei Key Performance Indicators (KPI) per la Customer Satisfaction

Una strategia utile per mantenere il team concentrato sulla mission di accrescere la Customer Satisfaction è quello di identificare gli obiettivi in modo tangibile. Il modo migliore è quello di prevedere un sistema di ricompense e gratifiche al raggiungimento dell’obiettivo prescelto, ad esempio con un bonus finanziario. Questo metodo incoraggia il team a lavorare con maggiore efficienza nelle attività di Customer Satisfaction.

7) Frequenti follow up sulla Customer Satisfaction

Una volta identificati i problemi più frequenti in tema di Customer Satisfaction, bisogna prendersi il tempo per un follow up che permetta di capire in che modo le eventuali modifiche apportate hanno migliorato la situazione. La misurazione delle metriche di Customer Satisfaction deve essere un processo continuo e in divenire, non un’attività singola e sporadica da effettuare una tantum.

In sintesi, Patel spiega che il livello di Customer Satisfaction può crescere soltanto se si implementano una serie di azioni proattive: il perseguimento di alti livelli di Customer Satisfaction deve essere visto in ottica di processo, per cui è necessario stabilire un piano ad hoc per ottenere dei miglioramenti tangibili nella reputazione del marchio.

Per leggere il post originale: http://www.inc.com/sujan-patel/7-proven-ways-to-boost-customer-happiness-in-2015.html

Napoli, 03/02/2015

Consigli per startup: i 9 passi fondamentali per il successo di una nuova impresa

Laura Dornbush (AHA Strategic Partners), specializzata in Business and Personal Coaching, ha pubblicato attraverso LinkedIn un interessante contributo sul tema delle startup in cui elenca 9 passaggi critici da tenere in attenta considerazione per lanciare un’attività imprenditoriale di successo. Si tratta di un vero e proprio vademecum che i founder dovrebbero cercare di implementare passo dopo passo: vediamo più nel dettaglio i singoli step che lo compongono.

1) Smettere di mirare alla perfezione

La perfezione è soltanto un mito, non è la realtà: attendere che tutto sia perfetto serve solo a rallentare il momento della partenza. In più, bisogna sempre ricordare che “L’ottimo è nemico del bene“, vero più che mai anche quando si parla di startup e impresa.

2) Pianificare il successo

Per raggiungere il successo, in generale e a maggior ragione quando si tratta di startup, occorre prendersi tutto il tempo necessario per l’attività di pianificazione. i piani sono indispensabili per comprendere meglio il percorso da fare.
L’autrice cita in questo caso Benjamin Franklin: “Failing to plan is planning to fail“: quindi, non è possibile raggiungere la perfezione, ma è possibile e indispensabile costruire un piano solido per raggiungere il successo.

3) Fare le proprie ricerche

La ricerca è un aspetto imprescindibile per aspiranti imprenditori: amare ciò che si fa non basta, se non si conosce al meglio il settore, il mercato, tutto ciò che concerne il proprio business. La ricerca è un fattore chiave per capire se la strada che si sta scegliendo di percorrere con la propria startup è quella giusta.

Quindi, quando si sviluppa il business plan, è importante effettuare un’accurata attività di ricerca sul mercato di riferimento, sulla concorrenza, su prodotti e servizi complementari, etc. Infine, riguardo alla ricerca, non bisogna mai trascurare l’attività di documentazione dei risultati: si tratta infatti di dati e informazioni indispensabili sia per l’attuale pianificazione che per le future ricerche di cui la startup avrà bisogno nel corso degli anni.

4) Identificare i “core values”

Si tratta dei valori fondamentali della cultura aziendale, che rappresentano il cuore di qualsiasi attività e, in particolare, di una startup. Saranno indispensabili per affrontare eventuali crisi e periodi di stallo, per avvicinarsi ai clienti e costruire relazioni con loro, per scegliere le attività su cui concentrare il business.

In questo ambito Laura Dornbush consiglia ai founder di tenere sempre a mente che “si tratta di una maratona, non di uno sprint“: occorre lavorare in maniera continuativa per far sì che i clienti conoscano i valori dell’azienda e accrescano la loro fiducia, con la consapevolezza che i risultati arriveranno con il tempo.

5) Definire al meglio il target

La maggior parte delle startup sono convinte che il target di riferimento sia composto semplicemente da chi ha i soldi per comprare il loro prodotto/servizio: purtroppo, questo tipo di ragionamento porta a spendere male le risorse, attirando fasce errate di clientela e finendo per erodere i profitti.

L’autrice consiglia invece di prendere il tempo necessario per definire il target di mercato: partendo da aspetti demografici, occorre restringere sempre più il campo e identificare un target di clienti più possibile specifico. Si tratta infatti del modo migliore per assicurarsi di soddisfare al meglio i bisogni.

6) Trovare finanziamenti

Il sostegno finanziario, naturalmente, è indispensabile per una startup: spesso il rischio è quello di partire con una grande idea e un grande progetto, ma di arrivare a fine percorso senza i capitali necessari per il “salto” dalla fase di startup a quella di impresa consolidata.

Il primo passo che Laura Dornbush consiglia di fare è quello di impostare una rete di sostegno finanziario partendo da amici, famiglia, parenti e poi accedere alla banca. L’obiettivo deve essere quello di assicurarsi un flusso di cassa costante per svolgere le attività quotidiane, più un piccolo budget per eventuali spese impreviste.
Con il passare del tempo, la startup potrà poi avere accesso ad eventuali finanziamenti o prestiti.

7) Affidarsi all’outsourcing quando è possibile

Esternalizzare le attività è un passo indispensabile per assicurare il successo del business: una startup non può pensare di fare tutto da sola, anche perché alcune attività potrebbero togliere tempo prezioso per il core business.

Le aree che una startup dovrebbe esternalizzare sono, secondo l’autrice, soprattutto quelle relative agli aspetti contabili e amministrativi.

8) Assumere le persone migliori

La startup è fatta soprattutto delle persone che la compongono: ecco perché è importante assumere le persone migliori che ci si può permettere. Occorre quindi uscire, parlare con le persone, capire cosa sanno fare e come possono dare un contributo al progetto.

Inoltre, è importante guardare in maniera obiettiva le competenze dei componenti del team e assicurarsi di assumere persone che possono completarlo.

9) Creare una dashboard finanziaria

Molte aziende perdono soldi perché non hanno stabilito fin dall’inizio il proprio schema di riferimento per tenere sotto controllo gli aspetti finanziari del business: occorre invece creare la propria dashboard e aggiornarla in maniera precisa e puntuale nel tempo.

Secondo l’autrice, l’ideale sarebbe dedicare almeno 15 minuti all’aggiornamento settimanale della dashboard finanziaria della startup, per tenere sotto controllo gli aspetti fondamentali del business.

Per leggere il post originale: https://www.linkedin.com/pulse/9-critical-startup-steps-launch-your-dream-business-laura-dornbusch

Napoli, 22/12/2014

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