Loading...

Tag: etica

MSD CrowdCaring: la call nel settore della salute e nell’informazione sanitaria con premi fino a 5 mila euro

La Call che ha a cuore la vita delle persone.

MSD Italia in partnership con Eppela lanciano la Call MSD CrowdCaring per promuovere le idee che si propongono di migliorare e prolungare la vita delle persone attraverso l’innovazione, promuovendo la cultura dell’attenzione alla cura della salute.

La Call MSD CrowdCaring si prefigge l’obiettivo di finanziare i migliori Progetti che
rientrino in uno dei seguenti ambiti:

  • la Salute Digitale: Progetti volti all’innovazione digitale al servizio della Salute;
  • il Viaggio della Cura: Progetti volti alla semplificazione del percorso di cura del Paziente;
  • la Protezione della Vita: Progetti che propongono innovativi strumenti e modalità di
    prevenzione;
  • gli Occhi del Paziente: Progetti volti al miglioramento della qualità della vita del Paziente
    nel quotidiano, al di fuori del contesto medico e delle strutture sanitarie;
  • la Corretta Informazione: Progetti volti alla certificazione della qualità dell’informazione
    sulla Salute, nel web e per le Persone, per limitare il fenomeno dilagante delle Fake
    News/ Bufale.

All’interno delle predette categorie, MSD e Eppela si riservano la possibilità di prediligere i
Progetti che rientrano nell’area Oncologica, dei Vaccini, del Diabete e dell’HIV, sui seguenti
ambiti di intervento:

  • innovazione di prodotto e/o di processo nella cura della salute finalizzati al  miglioramento e prolungamento della vita umana;
  • dispositivi per prevenzione, cura e monitoraggio.

I progetti selezionati che raggiungono gli obiettivi di “finanziamento dal basso” attraverso il crowdfunding, accedono ad un co-finanziamento da parte di MSD Italia nel ruolo di Mentor, per un massimo di 5.000 euro.

Per partecipare alla Call MSD CrowdCaring, gli utenti Progettisti dovranno presentare il proprio Progetto entro il 6 ottobre 2019 attraverso la Piattaforma Eppela seguendo le istruzioni presenti sul sito www.eppela.com/msd-CrowdCaring 

Per maggiori informazioni è possibile consultare il Regolamento al seguente link: https://s3-eu-west-1.amazonaws.com/eppela-statics/rules/msd-crowdcaring.pdf

Consigli per startup: la scelta dei co-founder per costruire un team vincente

Atish Davda (CEO di EquityZen) si occupa da diversi anni di startup e, in particolare, degli aspetti riguardanti la creazione di valore per tutti gli stakeholders di una nuova impresa: clienti, imprenditori, investitori. Di recente, il portale WeWork ha pubblicato un suo contributo incentrato al tema della creazione del miglior team per una startup di successo.

Il team dei founder di una startup è infatti un fattore chiave di successo, in quanto rappresenta la base di partenza per affrontare e risolvere tutti i piccoli e grandi intoppi che un nuovo progetto imprenditoriale si trova ad affrontare fin dall’inizio delle attività di business: nel suo post, Davda elenca alcuni dei punti fondamentali da tenere a mente quando si costituisce il team.

Prima di tutto, è fondamentale che una startup abbia un team costituito da più founder: secondo le statistiche, la maggior parte delle aziende di successo ha un team costituito da più talenti, in media 2,4. Ciò vuol dire che la ricerca di co-founder è un’attività fondamentale per costruire una startup.
Nelle fasi più difficili della vita aziendale, infatti, avere almeno un’altra persona su cui contare diventa indispensabile: lo sanno bene gli investitori, che preferiscono finanziare startup con un team di fondatori piuttosto che “solo founder”.

Una volta costituito il team, i founder devono avere ben chiaro che si tratta di una situazione simile a un matrimonio: creare e gestire una startup è un’attività che durerà nel tempo, per cui è importante scegliere co-founder che abbiano le stesse ispirazioni, aspettative, motivazioni e passione per il progetto. La scelta va quindi effettuata tenendo ben presente la condivisione e la compatibilità tra i componenti.

Dalla sua esperienza come founder, in particolare dalla ricerca dei co-founder per il progetto EquityZen, Davda ha ricavato una serie di aspetti a suo parere fondamentali, da tenere in attenta considerazione quando si cercano i componenti per il proprio team:

Determinazione: è probabilmente l’aspetto più importante per un co-founder, e secondo l’autore è uno dei maggiori segnali di intelligenza in una persona;

Commitment: bisogna capire se la persona sarà in grado di restare concentrata e mantenere gli impegni durante i periodi altalenanti che la startup dovrà affrontare;

Etica sul lavoro: strettamente legata all’aspetto precedente, indispensabile in una startup in cui bisogna essere pronti a lavorare anche di notte e nei weekend;

Umiltà: occorre scegliere compagni di viaggio in grado di rimboccarsi le maniche quando necessario;

Convinction: la scelta deve ricadere su individui che credono fermamente nella vision aziendale;

Fiducia: in un team di co-founder è fondamentale che le persone possano fidarsi l’una dell’altra;

Il “Salto di Fede”: la creazione di una startup richiede spesso il coraggio per affrontare quelli che Davda definisce veri e propri “Salti di Fede” e bisogna assicurarsi che i co-founder abbiano questo tipo di coraggio;

Affidabilità: bisogna scegliere un team composto da persone affidabili, di cui si possa essere certi che facciano ciò che hanno detto di fare;

Personal compatibility: i co-founder devono essere amici e condividere interessi anche al di fuori degli aspetti strettamente legati al business;

Rational compatibility: questo aspetto riguarda la compatibilità tra i componenti del team nel ragionare insieme per risolvere i problemi;

Technical compatibility: la compatibilità in questo senso riguarda gli aspetti tecnici, e la possibilità di delegare e scambiarsi le incombenze di lavoro;

Leadership;

Disponibilità all’apprendimento;

Principi: i co-founder devono agire nel rispetto delle regole e dei principi da un punto di vista legale, etico e morale;

Width & Depth Intelligence: i co-founder devono essere molto intelligenti, anche rispetto agli altri “candidati” presi in considerazione;

Audacia: si tratta di quella che Paul Graham definisce “cattiveria”, un aspetto che l’autore spiega con la capacità di “chiedere scusa ogni tanto, anziché chiedere permesso”;

Resolve: si tratta della capacità, di fronte a un errore, di rialzarsi e tornare a lavorare scrollandosi di dosso la frustazione per lo sbaglio compiuto;

Ispirazione;

Rispetto;

Network: bisogna fare attenzione a scegliere co-founder con reti di contatti professionali e personali compatibili;

Passione: non può essere trasmessa, né insegnata, ma è un aspetto innato e fondamentale per una startup;

Divertimento: lavorare con il proprio team deve essere piacevole e divertente per far funzionare una startup;

Invincibilità: con l’ultimo aspetto, Davda fornisce l’immagine di un team che si sente invincibile quando lavora in gruppo.

Per leggere l’articolo originale: https://www.wework.com/magazine/knowledge/can-build-incredible-founding-team/

Napoli, 23/12/2014

Customer e Brand Loyalty: un percorso rapido ed efficace in tre step per startup che vogliono costruire la fedeltà del cliente

Paige O’Neill è CMO (Chief Marketing Officer) per SDL ed ha venti anni di esperienza lavorativa in ruoli dirigenziali nel settore marketing. Di recente, ha pubblicato un interessante post su Lean Back, rubrica di The Economist Group, riguardo uno dei temi centrali per startup: la Brand (o Customer) Loyalty.

Il post della O’Neill si propone di definire un approccio in tre step per accelerare il processo di costruzione del brand commitment e della fedeltà di marca, partendo dai risultati di una ricerca di mercato particolarmente autorevoli effettuate sull’argomento a inizio 2014.
Tale ricerca analizza un panel di clienti globale, che rappresenta quattro generazioni in sei continenti, nove mercati e in cinque lingue: secondo i risultati, un brand oggi deve “corteggiare” i clienti per almeno due anni prima di avere un livello accettabile di brand loyalty.
Ma la curva della brand loyalty non si ferma ai primi due anni: il vero e proprio punto di svolta, che consente all’azienda di ottenere una considerevole crescita dei ricavi, è attualmente fissato dopo cinque anni dall’inizio degli investimenti sul cliente.

Si tratta obiettivamente di un periodo troppo lungo, che nessuna azienda e in particolare nessuna startup può permettersi di attendere: da qui, la necessità di fissare un programma per diminuire i tempi di costruzione della brand loyalty.
Il programma proposto da Paige O’Neill si articola in tre step:

1) Focalizzarsi sui customer mandates più importanti

Secondo la ricerca, esistono 55 fattori critici che dovrebbero guidare la strategia aziendale in termini di customer commitment. Tra questi fattori, esiste un sottogruppo di elementi che risultano essere di particolare rilevanza per il cliente: è proprio su questi che bisogna concentrare gli sforzi e le risorse aziendali. Le domande da porsi, secondo l’autrice del post, devono servire a capire se il marketing dell’azienda riesce a creare una relazione con il cliente che sia basata su un equo scambio di valore, se l’azienda è in linea con l’etica dei clienti, se ha una leadership sul mercato rispetto ai concorrenti e se tale leadership è percepita dai clienti. Si tratta, in ultima analisi, di assicurarsi che il brand sia in grado di soddisfare le esigenze emotive dei clienti: solo in questo caso è possibile costruire la brand loyalty su basi solide.

2) Soddisfare le esigenze funzionali al miglioramento della customer experience

Come specifica Paige O’Neill, la customer experience deve “incarnare la promessa del marchio”: deve essere rilevante, continua, coerente, significativa e reciprocamente gratificante.
Per ottenere una customer experience con queste caratteristiche, l’azienda deve sviluppare un’esperienza integrata multicanale: ciò implica che i dati dei clienti vengano utilizzati e gestiti dall’azienda in maniera tale da inviare dei messaggi pertinenti e affidabili.
Per questo step è necessario analizzare le preferenze dei clienti per ciascun canale di comunicazione e le eventuali variazioni geografiche di tali preferenze. La brand loyalty, infatti, può essere costruita efficacemente se le attività di marketing si concentrano sui canali più rilevanti per il pubblico chiave dell’azienda.

3) Perfezionare la customer journey eliminando i possibili attriti

La customer journey è il percorso decisionale ed operativo che il cliente attraversa nelle varie fasi che lo portano alla decisione di acquisto. E’ fondamentale, nella costruzione della brand loyalty, che l’esperienza multicanale offerta dall’azienda al cliente sia il più possibile variegata: ad esempio, la O’Neill consiglia di prevedere una varietà di canali (on-line e off-line) per dare al cliente la massima possibilità di scelta.
Inoltre, la direzione più efficace che la comunicazione del brand deve assumere nell’attuale contesto di mercato è quella di creare cosiddetti “content in context”, ossia facendo in modo che i contenuti e i clienti possano incontrarsi davvero.
I clienti devono avere la possibilità di costruire e ritagliare i propri percorsi personalizzati di acquisto: in questo modo è possibile costruire al meglio la brand loyalty, con un percorso breve ed efficace adatto alle esigenze di una startup.

Per leggere il post originale di Paige O’Neill: http://www.economistgroup.com/leanback/consumers/sdl-research-how-to-build-customer-loyalty/

Napoli, 16/12/2014