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Categoria: eventi

Due borse di studio da 15.000€ ciascuna per il FabLab di Città della Scienza: scadenza fissata al 5 ottobre 2015

La Fondazione IDIS – Città della Scienza ha bandito due concorsi per altrettante borse di studio, del valore di 15.000€ ciascuna, da assegnare per attività di ricerca da svolgersi all’interno del FabLab. Le borse di studio avranno una durata di 12 mesi, prorogabili per altri 12 alle medesime condizioni. Per la presentazione delle domande, la scadenza di entrambi i bandi è fissata al 5 ottobre 2015.

La prima borsa di studio è dedicata ad “Attività di ricerca e applicazione sulla fabbricazione digitale con l’ausilio di macchine a controllo numerico e dei relativi software d’uso”.

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Possono presentare domanda di partecipazione al Bando giovani che non abbiano superato il 32° anno di età al momento di inizio della borsa (26 ottbre 2015), in possesso di laurea magistrale (voto minimo 101/110) in discipline quali l’ingegneria meccanica o la meccatronica, la robotica o comunque con prevalente indirizzo nel campo oggetto della borsa di studio.
Il concorso è aperto anche a non laureati, con esperienze e competenze afferenti all’ambito della borsa di studio (in particolare: stampa 3d, prototipazione rapida, tecniche di digital fabrication, progettazione e realizzazione di macchine cnc).
I candidati dovranno inoltre possedere una buona conoscenza della lingua inglese e dei seguenti argomenti:

software per generazione G-code, es: Alphacam Rhinonest, Rhinocam, Cura, Slic3r;
hardware CNC: Lasercut, Fresa 3.5 assi, Stampanti FDM, SLS, STL, Scanner 3d ed in generale le attrezzature utilizzate in digital fabrication;
hardware per l’automazione, es.: Arduino, Raspberry Pi.

Il Bando dettagliato è disponibile qui: http://www.cittadellascienza.it/wp-content/mediafiles/borsa-di-studio-fabbr.-digitale-area-macchine.pdf

La seconda borsa di studio, invece, è dedicata ad “Attività di ricerca e applicazione sul design computazionale orientato alla digital fabrication”.

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I requisiti di partecipazione sono gli stessi, ma la laurea magistrale deve riguardare discipline quali l’architettura, il design, la programmazione per il disegno o comunque con prevalente indirizzo nel campo oggetto della borsa di studio. In caso di candidati non laureati, le competenze ed esperienze dovranno invece essere inerenti tematiche quali design parametrico, generativo, programmazione in ambienti Cad, tecniche di digital fabrication.
Anche in questo caso è richiesta una buona conoscenza della lingua inglese e dei seguenti argomenti:

software per la modellazione 3D, es: Rhinoceros3D, Blender, 3dStudio, Solid Works; Maya; Autocad
software per il design computazionale, es: Processing, Grasshopper;
conoscenza di linguaggi di programmazione, es.: Python, Rhinoscript; Java;
software per il disegno vettoriale, es: Illustrator, Rhinoceros3D, Autocad.

Il Bando dettagliato è disponibile qui: http://www.cittadellascienza.it/wp-content/mediafiles/borsa-di-studio-computational-design.pdf

Per maggiori informazioni: http://www.cittadellascienza.it/notizie/2-borse-di-studio-fablab-scadenza-5-ottobre/

Napoli, 09/09/2015

FRACTALS: la call for startup per le sfide in tema di Agricoltura Urbana mette in palio 49K per i tre vincitori

Resteranno aperte fino al 25 settembre 2015 le application per partecipare a FRACTALS – Smart Urban Farming Challenge, sfida dedicata a PMI, startup e imprenditori del web che riusciranno a sviluppare soluzioni smart e innovative per l’agricoltura urbana utilizzando le tecnologie della piattaforma FIWARE.

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Il contest è alla ricerca di progetti innovativi nelle seguenti categorie:

1) Applicazioni in grado di migliorare la produttività delle aziende agricole urbane, attraverso l’impiego di soluzioni Internet of Things (ottimizzazione dei fattori di produzione, pianificazione delle attività, etc);
2) Applicazioni che migliorano l’accesso al mercato degli agricoltori urbani (avvicinare gli agricoltori ai clienti, promuovendo benefici ambientali e concetti di responsabilità sociale tra i consumatori di prodotti dell’agricoltura urbana, promuovendo modelli di business innovativi connessi alla sharing economy, etc);
3) Applicazioni in grado di promuovere la creazione di network e incentivare la formazione tra gli agricoltori urbani, consentendo ad esempio la promozione collettiva dei prodotti, lo scambio di conoscenze ed esperienze, la promozione di network per il baratto di prodotti agricoli urbani, etc.

La partecipazione è aperta a PMI, startup e web-entrepreneurs degli Stati Membri UE, con progetti in grado di integrare le tecnologie FIWARE nelle seguenti aree:

Data/Context Management, Internet of Things Services Enablement, Advanced Web-based User Interface, Advanced Middleware and interfaces to Network and Devices, Applications/Services Ecosystems and Delivery Framework, Cloud Hosting, Security.

Le application potranno essere inoltrate entro il 25/09/2015 al seguente indirizzo e-mail: urbanfarming@fractals-fp7.com
Il form da compilare è disponibile a questo link: https://www.fiware.org/wp-content/uploads/2015/08/Proposal-Template-for-FRACTALS-Smart-Urban-Farming-Challenge.docx

Entro il 5 ottobre 2015, saranno selezionati i 10 progetti finalisti che parteciperanno alla manifestazione ICT 2015, prevista a Lisbona dal 20 al 22 ottobre prossimi. I 10 finalisti riceveranno un premio da 900€ ciascuno, per coprire le spese di viaggio e alloggio.

Durante l’evento di Lisbona, i 10 finalisti di  presenteranno i propri pitch ad una giuria di esperti, che assegneranno i premi previsti per i tre vincitori. Il montepremi, del valore totale di 49.000€, sarà suddiviso nel modo seguente:

  • Primo posto: 20.000€
  • Secondo posto: 12.500€
  • Terzo posto: 7.500€

Per maggiori informazioni, il link di riferimento della call è: https://www.fiware.org/event/fractals-smart-urban-farming-challenge-the-call/

Napoli, 08/09/2015

Startup Tips – Alcune affermazioni da valutare con attenzione quando si vuole raggiungere il successo

Il portale Entrepreneur ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “Beware of These 6 Assumptions in Your Startup”: firmato da Peter Daisyme (co-founder di Hostt), contiene alcune affermazioni sulle startup che, secondo l’autore, vanno attentamente ponderate quando si intraprende un nuovo percorso di business.

La scelta delle affermazioni cui fare attenzione deriva dal punto di partenza di Daisyme, secondo il quale spesso gli aspiranti imprenditori sono semplicemente i sognatori più audaci: per raggiungere il successo con una startup, infatti, bisogna essere in grado di realizzare il proprio sogno scegliendo accuratamente quali aspetti trasformare in realtà e in che modo.

Questo perchè, anche quando uno startupper è davvero audace e propenso al rischio, nel suo percorso di imprenditore dovrà fare i conti con una serie di problemi ed ostacoli da risolvere e superare, di fronte ai quali sarà necessario conoscere approfonditamente il mercato e mantenere il più possibile la mente aperta.

Vediamo, quindi, quali sono le affermazioni a cui uno startupper deve fare attenzione per portare al successo la sua idea di impresa.

Posso fare tutto da solo

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Molti startupper credono di riuscire a gestire la propria attività da soli, senza contare sull’aiuto di nessuno. Ma ben presto, ci si rende conto che restare un founder senza collaboratori, è un lavoro troppo duro da affrontare!

Non bisogna perdere alcuna opportunità di capire come gli altri vedono il nostro progetto, ed è sempre consigliabile condividere la responsabilità che fondare e far crescere una startup comporta. Ancora, è importante riuscire a trovare dei co-founder con competenze diverse e complementari alle proprie. Inoltre, l’autore ricorda che una startup realizzata da almeno due co-founder ha maggiori possibilità di essere finanziata rispetto ad una startup con un solo fondatore.

La mia startup è un’azienda

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Un’azienda è un soggetto stabile, con una formula per realizzare e perseguire la crescita, attrarre capitali e realizzare ritorno sugli investimenti. Un’azienda ha un business plan affidabile, e delle date di lancio calendarizzate. Una startup, purtroppo, non è questo.

Le startup funzionano seguendo stime e congetture, con piani che sono sempre provvisori, capitali scarsi, quasi senza dipendenti (almeno per i primi mesi) e, spesso, senza un business model definitivo su cui contare.
Costruire una startup è un processo di continua sperimentazione per capire cosa funziona e cosa no, e nella stragrande maggioranza dei casi è il founder a pagare i conti.

A compensare tutto questo, c’è l’emozione e l’adrenalina di iniziare un progetto nuovo, per qualcosa di totalmente proprio, nella speranza che il coraggio ripaghi con il successo: non bisogna, quindi, confondere il concetto di startup con quello di azienda.

Una startup cerca la propria strada per trasformarsi in azienda, e lo fa senza alcuna sicurezza, ma assumendosi di continuo il rischio di sbagliare per ricominciare dopo aver fatto i necessari aggiustamenti.

Il lancio sarà tutto, e la data del lancio è fissa e non modificabile

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L’espressione “launch early” è molto nota tra chi fa startup, al punto tale che molti sembrano aver dimenticato cosa significa pianificare le date in maniera ragionata. D’altronde è facile lasciarsi trasportare da piani ambiziosi: dopo mesi in cui si è lavorato alla propria idea, si è impazienti di lanciare il prototipo sul mercato (anche perchè è più facile ottenere un finanziamento dopo il lancio).

Chiunque ha affrontato la nascita di una startup almeno una volta nella vita, sa che tutto ciò non accade molto facilmente: nel percorso tra l’idea, il prototipo, il lancio e l’interesse degli investitori c’è sempre qualche intoppo.

Quindi, piuttosto che impegnarsi a pubblicizzare una data di presunto lancio per incuriosire il mercato e catturare l’attenzione degli investitori, l’autore consiglia di pianificare il lancio del prodotto in maniera discreta e flessibile.
Nel migliore dei casi, infatti, il prototipo avrà bisogno di aggiustamenti e modifiche, e dovrà essere rilanciato più volte.

Il prodotto sarà esattamente come immaginavamo

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Pensate che il computer sia esattamente come i suoi creatori lo avevano immaginato? O che venti anni fa, qualcuno immaginava che i cellulari sarebbero stati touch screen e in grado di collegarsi ad un database mondiale attraverso un semplice tasto?

Viviamo in un’epoca ricca di stimoli, in costante evoluzione, dove le nostre aspettative originarie sono spesso smentite dalla realtà: allo stesso modo, non possiamo sapere come si evolverà il nostro prodotto.

Una startup deve quindi testare continuamente il proprio prodotto, che sia per un pivot o per rendersi conto che il prodotto è anche meglio di come si era immaginato.

Il fund raising è la meta per il successo

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Il fund raising è soltanto un primo passo verso la liquidità: ottenere un finanziamento è sicuramente positivo, oltre ad essere utile per lavorare con maggiore tranquillità allo sviluppo del prodotto e della prima base di utenti, ma la strada da percorrere per la startup è ancora lunga.

Solo una ogni 10 aziende che raccolgono capitali riescono ad avere davvero successo, e il tasso di fallimento delle startup tecnologiche fluttua tra il 40 e il 50%. Il problema è che spesso le startup prestano troppa attenzione al fund raising e alla ricerca di venture capital, piuttosto che impegnarsi nello sviluppo di un buon prodotto.

In questo modo si rischia addirittura di far lievitare troppo il capitale, raccogliendo troppi soldi, suscitando aspettative eccessive. La scelta migliore è quella di pensare “per tappe”, impegnandosi nel fund raising per la cifra strettamente necessaria per ciascuno step.

So perfettamente chi sono i miei clienti

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Quando si immagina il cliente ideale e si cerca di stimare il mercato, è inevitabile che i founder di una startup siano portati a sovrastimare i dati in termini di crescita degli utenti e di dimensioni del mercato.

La chiave per raggiungere una visione coerente e veritiera della clientela è quella di presentare il prodotto al target di riferimento, fornendo la migliore user experience possibile. In questo modo è più semplice costruire la fiducia del cliente, e sarà più probabile che gli utenti ripetano l’acquisto. Inoltre, si ha l’occasione di conoscere davvero i propri clienti.

Soprattutto è importante che la startup non si focalizzi sulla propria idea del cliente, ma sia il più possibile aperta a conoscere veramente il mercato ed il target di riferimento.

Il post originale è disponibile qui: http://www.entrepreneur.com/article/249954

Napoli, 07/09/2015

Green Alley Award 2015: 7.000€ e 6 mesi a Berlino per la migliore startup green d’Europa!

Il Green Alley Award è una competition per startup europee incentrata su progetti di Economia Circolare: nata dalla collaborazione tra Seedmatch, ERP UK e Bethnal Green Ventures, il Premio è alla ricerca di idee innovative green, con nuovi prodotti, servizi e tecnologie che siano in grado di trasformare i rifiuti in una nuova risorsa.

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Nato nel 2014 in Germania, il Green Alley Award si rivolge quest’anno ad imprenditori e startupper con progetti green provenienti da tutta Europa. Il Premio offre ai partecipanti opportunità di mentorship, networking e finanziamenti e si focalizza sui seguenti settori:

riduzione, riutilizzo o riciclaggio dei rifiuti industriali e di consumo (tra cui rifiuti da imballaggio, WEEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche), batterie, moduli fotovoltaici, rifiuti commerciali e industriali, materie plastiche, etc;
sostituzione delle risorse non rinnovabili con materiale riciclato o riciclabile;
riparazione e rimessa a nuovo, estensione del ciclo di vita dei prodotti, miglioramento in termini di riutilizzo e di riciclaggio dei prodotti e dei materiali;
miglioramento della progettazione dei prodotti, tenendo conto degli impatti ambientali durante l’intero ciclo di vita;
chiudere il ciclo di vita dei materiali con il riciclaggio e la rimessa a nuovo;
sensibilizzazione del riciclo e della sostenibilità attraverso nuovi servizi, prodotti o tecnologie;
rafforzamento della responsabilità dei produttori riguardo alla conformità alle normative europee sui rifiuti.

Le application possono essere inviate da imprenditori, startupper e aspiranti tali in possesso di un’idea/progetto nell’area dell’economia circolare e della gestione dei rifiuti.
La deadline per inviare il proprio progetto è fissata al 15 settembre 2015, il link per le application è disponibile qui: http://green-alley-award.com/#apply_now

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Tra tutti i progetti candidati, la Giuria di Green Alley Award sceglierà una short-list di finalisti, che parteciperanno ad un evento ospitato al Green Alley Coworking Space di Berlino nel mese di novembre 2015.
Durante l’evento di Berlino, i finalisti avranno 3 minuti per presentare il proprio pitch di fronte alla Giuria, composta da esperti in green economy, media e rappresentanti dell’ecosistema startup.

La Giuria sceglierà infine il vincitore del Green Alley Award 2015, che avrà diritto ad un premio in denaro di 7.000€ e sei mesi di acceso agli uffici del Coworking Space berlinese di Green Alley.Il vincitore, inoltre, potrà giovare delle opportunità di networking con esperti, partner e investitori, sia nell’ecosistema tedesco che in quello del Regno Unito.

Per maggiori informazioni: http://green-alley-award.com/

Napoli, 07/09/2015

Startup Tips – Tre decisioni difficili in tema finanziario che un CEO deve saper affrontare

Il portale Inc. ha recentemente pubblicato un post firmato da Aj Agrawal (co-founder e CEO di Alumnify) focalizzato su tre decisioni fondamentali e difficili che il CEO di una startup deve assolutamente prendere in materia finanziaria.

In generale, un CEO si ritrova spesso a dover prendere decisioni difficili, in particolare in fase early stage: nella maggior parte dei casi, si tratta di problemi che non hanno una risposta o una soluzione giusta in assoluto. Di solito, infatti, in una startup è necessario risolvere i problemi prendendo la miglior decisione possibile, per andare avanti con lo sviluppo e la crescita del business in maniera rapida ed efficace: non ci sono risposte preconfezionate, né tantomeno soluzioni perfette.

L’area finanziaria, con tutte le decisioni su come spendere il denaro dell’azienda, è di solito quella in cui si concentrano le problematiche più difficili: in particolare, Agrawal ne sceglie tre da descrivere e discutere nel suo post, con lo scopo di aiutare i CEO in difficoltà a trovare una soluzione utile.

Vediamo quindi quali sono le tre decisioni difficili in materia finanziaria selezionate da Agrawal.

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1) Quanto pagare i componenti del team

Agli inizi della vita di una startup, è altamente improbabile riuscire ad offrire ai componenti del team degli stipendi competitivi: anzi, spesso non è nemmeno possibile pagare dei veri e propri stipendi in denaro!
Il compito del CEO è quello di trovare il giusto equilibrio tra quanto è giusto pagare qualcuno e quanto, invece, ci si può permettere sulla base della cassa dell’azienda.
In alcuni casi può essere utile il pagamento in Equity, ma a volte questo non basta a garantire il massimo committment dei collaboratori.

Il problema principale in questa fase iniziale è quello di trovare la via di mezzo tra il mantenersi prudenti nelle spese per preservare cassa, e le esigenze del team che chiede più soldi.
In entrambi i casi, far pendere l’ago della bilancia in una delle due direzioni può essere controproducente: da un lato, si rischia di lasciare la startup senza denaro disponibile, dall’altro si rischia che i membri del team lascino l’azienda.

Il modo più semplice per affrontare questa situazione, secondo l’autore, è che il CEO si accontenti di prendere lo stipendio più basso tra tutti i componenti del team. Questo può servire sia a preservare denaro che a dare un esempio a tutti gli altri collaboratori della startup.

2) Dopo quanto tempo assumersi rischi

Questa è, in assoluto, la decisione più difficile da prendere per il CEO di una startup in fase early stage: bisogna decidere se mantenere la prudenza per preservare la cassa, o assumersi dei rischi ed investire.
Arriva infatti un momento in cui la startup dovrà decidere se aumentare la velocità e provare a far crescere davvero il business.

In questo caso non ci sono consigli e soluzioni predefinite: il CEO dovrà sapere quando dire di no, quando è possibile rischiare, quando la startup è pronta a fare il salto di qualità.

3) Quanto pagare se stessi in quanto CEO

Naturalmente, ogni situazione è diversa dalle altre: se il CEO ha una famiglia composta da cinque persone e tutti gli altri collaboratori sono single, bisognerà tener conto delle diverse necessità. Ma, in generale, la scelta migliore è quella per cui il CEO tiene per sé solo la quantità di denaro strettamente necessaria per vivere.

Sembra una soluzione controintuitiva e difficile, visto che il CEO è solitamente colui che si assume maggiori responsabilità e lavora a ritmi più serrati di tutti. Ma prendersi dei premi e dei benefit per sé è davvero controproducente per un CEO, che rischia di creare malcontento all’interno del team.

Per leggere il post originale: http://www.inc.com/aj-agrawal/3-of-the-hardest-financial-decisions-startup-ceos-must-make.html

Napoli, 04/09/2015

OpenAxel: dall’UE, la call for startup che premia i migliori progetti nel settore ICT

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C’è tempo fino al 30 ottobre 2015 per partecipare alla seconda edizione della call for startup OpenAxel (Open Acceleration across Europe), progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito dello Startup Europe Hub allo scopo di selezionare le migliori idee innovative in ambito ICT per supportarne la crescita, il processo di internazionalizzazione, la ricerca di finanziamenti.

Con la sua seconda call, OpenAxel selezionerà le migliori 30 startup semifinaliste, che riceveranno un pacchetto equity-free di servizi di accelerazione e l’invito a partecipare all’evento pubblico finale del Mobile World Congress 2016 a Barcellona. Tra i 30 semifinalisti, inoltre, saranno selezionati i 9 progetti vincitori che avranno diritto ai seguenti premi:

coaching e mentoring da dirigenti di aziende leader a livello globale;
accesso ad un network di potenziali partner internazionali nel settore tecnologico e dell’ICT;
Boot Camp Week in Silicon Valley per incontrare aziende leader e potenziali investitori;
invito a partecipare all’evento pubblico finale del Mobile World Congress 2016 a Barcellona.

Le application sono aperte (fino al 30 ottoobre 2015) a startup già costituite o persone fisiche (individualmente o in team) in possesso di una business idea da trasformare in impresa. I progetti innovativi per OpenAxel dovranno riguardare il settore ICT, e saranno valutati in base ai seguenti criteri:

stadio di sviluppo del progetto (da early stage a early growth),
innovatività e potenzialità disruptive dell’idea,
utilizzo delle nuove tecnologie nelle comunicazioni digital,
potenzialità in termini di scalabilità e crescita globale,
solidità del business model,
potenzialità di distribuzione rapida del prodotto e time-to-market,
solidità e committment del team.

Il link per iscriversi alla call for startup OpenAxel è disponibile a questo link: http://portal.openaxel.com/p/openaxel/

Il Regolamento completo è invece disponibile qui: http://openaxel.com/wp-content/uploads/2015/09/OPENAXEL_D41_AnnexII_Guide-for-applicants_2nd-contest_FINAL.pdf

Per tutte le informazioni: http://openaxel.com/contest/

Napoli, 04/09/2015

A Napoli il 24 settembre il Tour Digital Championship: focus su cultura digitale e innovazione sociale

E’ in arrivo a Napoli il 24 settembre la quinta tappa del tour Digital Championship, iniziativa promossa sul territorio nazionale dall’Associazione Digital Champions e da Telecom Italia allo scopo di diffondere la cultura digitale e dell’innovazione sociale nel nostro Paese, individuando i migliori progetti sul territorio di riferimento di ciascuna tappa.

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Il tour ha già attraversato le città di Cagliari, Ancona e Palermo, offrendo ai partecipanti di ciascuna tappa la possibilità di partecipare ad occasioni di confronto e dibattito sui temi dell’innovazione sociale e digitale e di conoscere e diffondere le best practices da replicare sull’intero territorio nazionale.

Ogni tappa del tour Digital Championship mette a disposizione dei talenti digitali partecipanti uno slot della durata di 6 minuti per presentare la propria idea innovativa, che sarà poi discussa e commentata dai presenti in sala e votata dalla giuria.
Per ciascuna tappa sarà scelto il miglior progetto, in termini di potenzialità, finalità e replicabilità.

La tappa del 24 settembre a Napoli si svolgerà presso il Centro Direzionale (Isola F6) a partire dalle 11:30. Potranno presentare il proprio progetto di innovazione sociale e digitale coloro che avranno presentato la candidatura entro la deadline fissata per il 14 settembre 2015.

La tappa di Digital Champions a Napoli è aperta a progetti provenienti dalle seguenti Regioni: Campania, Puglia, Molise.
Il form di iscrizione è disponibile qui: https://docs.google.com/forms/d/1gCtN4ywSxPA8M0BhqwvpTiDiVLQ0PCE6_BPCBN2RA0k/viewform

Per saperne di più:

http://www.digitalchampions.it/archives/blog/a-napoli-la-quinta-tappa-del-tour-dellinnovazione/

http://www.telecomitalia.com/tit/it/innovazione/digital-champions/digital-championship-italia.html

Napoli, 03/09/2015

Il Fondo di Garanzia per PMI e professionisti: tutte le opportunità previste dal MISE

Ci sono interessanti novità sul fronte delle agevolazioni per imprese e professionisti, e in particolare riguardano il Fondo di Garanzia per le PMI e i professionisti previsto dal Ministero dello Sviluppo Economico: con Circolare n. 11/2015 del 6 luglio 2015, infatti, la Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale Spa ha comunicato l’estensione delle agevolazioni previste dal Fondo anche alle professioniste iscritte ad ordini professionali o aderenti ad associazioni professionali (inclusi in apposito elenco del MISE).

Ad oggi, quindi, la Garanzia del Fondo è accessibile a due tipologie di beneficiari:

Imprese di micro, piccole e medie dimensioni regolarmente iscritte al Registro delle Imprese della CCIAA di riferimento (comprese le startup, che saranno valutate sulla base di piani previsionali),

Professionisti e professioniste iscritte agli ordini o aderenti alle associazioni professionali dell’elenco di cui sopra.

La Garanzia del Fondo è un’agevolazione che può essere richiesta ed attivata solo in caso di finanziamenti concessi da banche, società di leasing ed altri intermediari finanziari. Le caratteristiche del finanziamento concesso (ad es. tasso di interesse, condizioni di rimborso, etc.) sono regolate in base a contrattazione tra le parti, per cui il Fondo non interviene direttamente nel rapporto tra la banca e il soggetto finanziato.

L’intervento del Fondo di Garanzia offre la possibilità a PMI e professionisti di avere a disposizione una garanzia pubblica, che si sostituisce alle garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento bancario e che spesso presentano costi proibitivi per i soggetti in questione.

La Garanzia del Fondo del MISE può coprire fino all’80% dei finanziamenti, per un importo massimo di 2,5 milioni di euro per ciascuna impresa o professionista, per operazioni di finanziamento a breve, medio e lungo termine (sia in caso di liquidità che di investimenti).
Il plafond accordato dal Fondo di Garanzia per le PMI e i professionisti può essere utilizzato per una o più operazioni di finanziamento, fino al raggiungimento del tetto massimo stabilito.
Il limite di 2,5 milioni di euro si riferisce esclusivamente all’importo garantito, mentre non sono previsti limiti per il finanziamento nel suo complesso.

Esistono delle limitazioni riguardo ai settori economici di appartenenza delle imprese e dei professionisti che possono richiedere le agevolazioni previste dal Fondo: sono infatti esclusi l’industria automobilistica, quella della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dell’industria carboniera, della siderurgia, le attività finanziarie.
Per il settore agricolo è possibile avvalersi esclusivamente dello strumento di controgaranzia, attraverso confidi che operano nei settori agricolo, agroalimentare, della pesca.

Riguardo alla presentazione delle domande di agevolazione, esse non possono essere presentate direttamente al Fondo: al momento della richiesta di finanziamento in banca va richiesta (contestualmente) anche la garanzia diretta.
E’ inoltre prevista la possibilità di rivolgersi ad un Confidi, che gestirà l’operazione richiedendo la controgaranzia al Fondo.
Le operazioni di garanzia diretta sono attivabili da tutte le banche, mentre per i Confidi è previsto un elenco di soggetti accreditati.

Per maggiori informazioni e dettagli, il sito web ufficiale di riferimento è disponibile al seguente link: http://www.fondidigaranzia.it/imprese.html

Napoli, 02/09/2015

Startup Tips – Allineare Corporate Strategy, Product Strategy ed Execution per portare l’azienda al successo

Jim O’Leary è Vice Presidente del Product Management & Marketing per la Mitchell International, storica società californiana nel settore Software con sede a San Diego. Di recente, ha pubblicato attraverso LinkedIn un articolo molto interessante dedicato al tema della Corporate Strategy e dell’importanza di allineare la Product Strategy e l’Execution per il successo aziendale.

Il punto di partenza della sua analisi nasce dalla sua esperienza diretta nelle varie aziende in cui ha lavorato: in ognuna di esse, c’è un processo di Corporate Straqtegy ben definito, con modelli in PowerPoint e frameworks altisonanti provenienti dalla Harvard Business Review, che vengono discussi e stabiliti dal gruppo dirigente e poi condivisi con il resto dell’organizzazione. I piani di Corporate Strategy, infine, arrivano al team di Product Management e… vengono puntualmente ignorati!

O’Leary sottolinea che ciò accade non perché i responsabili di PM (Product Management) siano volontariamente disobbedienti: il fatto è che non esiste in azienda un processo per assicurarsi che la Corporate Strategy si traduca in Product Strategy e che quest’ultima venga poi effetivamente eseguita.

Per ovviare a questa situazione così diffusa, O’Leary assieme al suo team ha sviluppato e sta diffondendo una soluzione che potrebbe essere utile per risparmiare tempo e risorse, e che si presta ad essere affiancata ed inglobata con altri approcci alternativi.

Vediamo uno schema che riassume in generale la soluzione di O’Leary:

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Sharing the Corporate Strategy

Prima di tutto (come già accade in tutte le aziende) si condivide la Corporate Strategy con i Product Manager: a questo scopo, l’autore consiglia di utilizzare sessioni di gruppo interattive per piccoli team.

Product Portfolio Review Sessions

Per allineare gli investimenti di prodotto alla Corporate Strategy, O’Leary e il suo team hanno istituito delle sessioni dedicate al Product Portfolio Review ogni 10 settimane (cadenzate con il rilascio del prodotto). In queste sessioni, ci si assicura di:

– Revisionare lo stato di avanzamento di ciascun progetto di Product Development in corso (adattando le risorse se necessario),
– Selezionare i nuovi progetti da finanziare, in base alle loro potenzialità di promuovere la Corporate Strategy,
– Raccogliere gli input degli stakeholders più importanti per assicurarsi che tutti diano il proprio parere, in ordine di priorità.

PM Strategy Sessions

Per allineare l’execution delineata dal team di prodotto alla Corporate Strategy, O’Leary ha inoltre stabilito dei regolari incontri dedicati alla “PM Strategy”, da tenersi anch’essi ogni 10 settimane. Ecco come funziona ciascuna PM Strategy Session:

i Product Manager presentano i contenuti relativi a ciascuna linea di prodotto al capo e agli altri responsabili del PM & Marketing interessati a questa tipologia di informazioni;
a ciascuna linea di prodotto vengono dedicati circa 30 minuti, per poter presentare tutti gli aspetti e i dati in modo tale da offrire una visione completa dello stato attuale del prodotto, e dei futuri obiettivi da raggiungere. Le sessioni sono svolte in maniera molto interattiva, dando la possibilità di effettuare modifiche e aggiustamenti alle strategie in corso d’opera;
al termine delle presentazioni di ciascuna linea di prodotto, ogni PM identifica le strategie che potenzialmente vanno perseguite e le azioni che bisogna implementare per raggiungere i risultati desiderati (execution);
il PM stima inoltre i tempi necessari per implementare le azioni stabilite, basandosi su una stima dei tempi a disposizione. A questo punto, si preparano delle tabelle che riassumono i tempi, le azioni e gli obiettivi e che vengono esaminate con cadenza settimanale dal manager e dai dipendentri: ciò garantisce che la strategia e l’execution siano seguite quotidianamente;
in apertura della session successiva, saranno monitorate le azioni e gli obiettivi raggiunti: questa “revisione pubblica” dà grande motivazione a tutti i membri del team,
la PM session è infine indispensabile per identificare in maniera esplicita le strategie e le azioni più urgenti e quelle da tralasciare, in modo tale da ridurre al minimo la quantità di WIP (work in progress) e ottimizzare ulteriormente tempi e risorse.

PM Strategy Sessions – Metriche e Dati

Infine, O’Leary identifica i dati e le metriche fondamentali da passare in rassegna durante ciascuna PM Strategy Session:

1) Value Proposition del prodotto: è fondamentale che un Product Manager sia in grado di articolare la value proposition del suo prodotto in maniera interessante per i prospetti, i clienti, il team di vendita. Se al PM non è chiara la value proposition, infatti, si rischa di investire in capabilities di prodotto che non sono importanti per il mercato, e di veicolare messaggi che non sono efficaci. Con il tempo, l’azienda dovrebbe concentrarsi per allineare ciascuna value propsition di prodotto alla value proposition ae alla comunicazione dell’azienda in generale.

2) Fase del ciclo di vita del prodotto: identificare la fase del ciclo di vita in cui si trova ciascun prodotto è necessario per ottenere informazioni utili su cui basare le aspettative, i livelli di investimento, la quantità di risorse da spendere in marketing, etc. Molto spesso, infatti, il PM di un prodotto in fase di declino cerca di ottenere risorse aggiuntive per lo sviluppo, anzichè dedicarsi al contenimento dei costi (cosa che sarebbe più appropriata per un prodotto in fase di declino).

3) Feedback recenti raccolti dai clienti: che siano feedback raccolti in maniera diretta, o attraverso ricerche di mercato, riscontri positivi in termine di vendite, etc., si tratta di una possibilità per il PM di tenere traccia dei risultati ottenuti attraverso informazioni provenienti da varie fonti. Per il team di PM, inoltre, questo è il modo per essere più in contatto con il mercato.

4) Posizione del prodotto rispetto ai concorrenti sulla curva Prezzo-Performance: è fondamentale per capire il nostro prodotto (anche in termini di prezzo) rispetto a quelli della concorrenza. L’asse dei prezzi è relativamente semplice, mentre ottenere i dati per quella delle prestazioni è più complesso e si tratta di numeri difficili da misurare con precisione. In ogni caso, anche se le metriche di performance sono approssimate, la curva Prezzo-Performance rimane uno strumento indispensabile per il PM, che riesce a capire se il prezzo del nostro prodotto è quello più giusto rispetto a quello applicato dai concorrenti.

5) Obiettivi di Business annui per il prodotto: una volta identificata la fase di vita in cui si trova ciascun prodotto, bisogna definire ciò che significa “avere successo” per ciascun prodotto. Ciò vuol dire stabilire degli obiettivi adatti a ogni prodotto, a seconda delle sue specifiche caratteristiche.

6) Revenue Trend e Customer Trend: probabilmente la metrica più importante di tutte. Serve a capire se il prodotto è in crescita o è in calo.

7) Total Addressable Market (TAM): per quantificare se il prodotto è in un mercato che vale la pena perseguire, occorre osservare il gap tra il TAM e la quota di mercato stimata composta da “nostro fatturato + fatturato dei concorrenti”. In questo modo è possibile capire se ci sono opportunità di mercato non ancora sfruttate, o se l’azienda sta investendo troppo in un TAM in realtà basso. In questo modo è possibile fare degli aggiustamenti efficaci agli investimenti previsti per ciascuna linea di prodotto.

8) Margine di prodotto: presentato di solito con un grafico a cascata, aiuta a visualizzare quanto profitto viene generato da un prodotto e aiuta il team ad identificare le opportunità per migliorare la redditività riducendo i costi.

9) Andamento del Technical Support Case Volume nel tempo: l’indicatore in questione offre informazioni sul livello di soddisfazione dei clienti (i clienti soddisfatti non hanno bisogno di supporto tecnico) e identificano le opportunità per attuare modifiche migliorative al prodotto, abbassando così i costi di Technical Support.

Per leggere il post originale: https://www.linkedin.com/pulse/stop-ignoring-your-corporate-strategy-how-align-product-jim-o-leary

Napoli, 02/09/2015

Startup Tips – Come ottenere l’attenzione della stampa per il tuo pitch

La scorsa settimana, in questo post del nostro blog, abbiamo affrontato il tema dei “Believers”: si tratta di coloro che credono nelle potenzialità di una nuova azienda e del suo prodotto, si raggruppano in sei “categorie” e la loro presenza è fondamentale per la crescita ed il successo di una startup.

Tra i Believers di una startup abbiamo elencato la stampa: oggi, attraverso un post firmato da Jerrid Grimm (co-founder di Pressboard) e pubblicato da Entrepreneur, scopriamo alcuni suggerimenti per portare una startup all’attenzione della stampa e per riuscire a trovare degli spazi dedicati al nuovo prodotto/servizio sui media.

press

Secondo Grimm, infatti, dopo essersi concentrati sulle prime tre P nelle primissime fasi (prodotto, prezzo, placement) una startup deve iniziare ad occuparsi delle attività di promozione. Naturalmente, ottenere degli spazi sui media e sulla stampa è uno dei modi più efficaci per far parlare della startup e attrarre i primi, importantissimi clienti, indispensabili per convalidare il prodotto.

Molti founder di startup, in prima battuta, sono convinti che la copertura mediatica sia semplice da ottenere: basta mandare una semplice e-mail ad alcuni giornalisti di alto profilo per riuscire a farsi intervistare. Ma nella realtà le cose non sono così semplici. Prendendo spunto dalla propria esperienza di startupper, e dalle storie di altri founder, Grimm decide quindi assieme a Josh Catone (ex redattore di Mashable) di rivolgersi ad alcuni dei più importanti giornalisti, scrittori ed editori in campo tecnologico per chiedergli alcuni consigli utili su come rendere il pitch della propria startup interessante per la stampa.

La storia raccontata dal pitch deve essere interessante

Può sembrare ovvio, ma i giornalisti intervistati da Grimm e Catone dichiarano di ricevere centinaia di pitch ogni settimana, e solo l’1-2% di questi viene utilizzato per pubblicazioni e articoli. La domanda da porsi è: la tua storia è abbastanza unica da rientrare in questa piccola percentuale?

Per assicurarsi che la risposta sia sì, bisogna iniziare il pitch da ciò che rende la vostra startup (o il vostro prodotto) unica rispetto a tutte le altre.

Un altro test utile per capire se il pitch è davvero interessante per la stampa, è chiedersi se, mettendosi nei panni di un potenziale lettore o cliente, troveresti la storia abbastanza interessante da impiegare il tempo necessario a leggerla. Se si esita un po’, allora provare a rendere il pitch più interessante prima di inviarlo alla stampa è una buona idea.

La storia raccontata dal pitch deve sottolineare il ruolo delle persone, più che i numeri della startup

La prima cosa che un giornalista cerca in un pitch è l’aspetto umano: come dice Owen Thomas, redattore capo a ReadWhite, il pitch deve raccontare “una storia personale. Qualcosa di vero, che è realmente accaduto ad un essere umano”.

Le storie che riguardano persone sono decisamente più interessanti per la stampa, rispetto a numeri e dati. La narrazione di una storia personale sviluppa una relazione empatica ed emotiva con il giornalista e con i lettori.

Arrivare dritti al punto, e in fretta

Spesso l’oggetto della mail può essere l’unica cosa che un giornalista super impegnato riesce a vedere: quando si invia un pitch, quindi, è importante prestare attenzione a ciò che si scrive nel campo dedicato all’oggetto.
Riassumere l’intero pitch in poche parole è tutt’altro che semplice, ma è necessario imparare a farlo: se ci vogliono più di due frasi per arrivare al punto, il lettore avrà già perso interesse.

Rispondere rapidamente

Attenzione ad essere rapidi e disponibili nelle risposte: se si invia un pitch ad un giornalista, e si riceve da quest’ultimo una risposta per ulteriori dettagli, occorre essere rapidi e precisi. Il follow-up è fondamentale in un mondo come quello delle startup, in cui le notizie diventano rapidamente stantie.

Poiché è altamente improbabile che un giornalista riesca a scrivere un articolo basandosi esclusivamente sulla mail e il comunicato stampa inviatogli, occorre che la startup abbia una persona pronta a rispondere in maniera tempestiva ed esaustiva alle eventuali richieste di maggiori dettagli ed informazioni.

Ricordarsi che anche i giornalisti sono persone!

Molti dei giornalisti intervistati da Grimm e Catone sottolinea come il tempo e l’attenzione impiegati a costruire un rapporto con i giornalisti sia fondamentale per aumentare la possibilità di veder pubblicata la propria storia.

Inoltre, i founder di una startup devono sempre ricordare di personalizzare il pitch a seconda del destinatario: è importante conoscere il giornalista, il suo lavoro, le sue opinioni e la testata di riferimento, evitando messaggi e commenti superficiali che possono indispettire chi li riceve.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/249478

Napoli, 01/09/2015

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