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Categoria: eventi

Affrontare il fallimento e ripartire verso il successo: i consigli alle startup di Neil Patel

Neil Patel è co-founder di Crazy Egg, Hello Bar e KISSmetrics e si occupa di consulenza in tema di revenue per grandi colossi quali Amazon, NBC, HP e Viacom. Inserito dal Wall Street Journal tra i top influencer del web, ha pubblicato un articolo molto interessante su Forbes relativo alle problematiche che possono portare una startup al fallimento, elencando una serie di spunti utili per evitarlo.

I consigli di Patel sono basati sulle sue esperienze come co-founder di startup di successo, e partono da un assunto fondamentale: le startup falliscono. I numeri citati da Patel parlano di 3 startup fallite su 4, e secondo il suo punto di vista alla base di questi dati negativi c’è la credenza diffusa dell’inevitabilità del fallimento per una startup. Secondo Patel, anche a causa delle statistiche negative, gli startupper lavorano inconsciamente in maniera tale da causare il fallimento, in un vero e proprio circolo vizioso basato su una sorta di “profezia che si auto-avvera”.

Ma in che modo è possibile difendersi? Il primo passo è , secondo l’autore, identificare bene quali, tra le startup considerate nelle statistiche, sono effettivamente da annoverare tra quelle fallite. Il termine stesso “fallimento” ha dei contorni decisamente sfocati: che cosa significa, esattamente, fallire? Dopo quanto tempo si può parlare di fallimento? Quanto deve essere grave la situazione? Come si fa a capire se la crisi è ormai a livelli irrecuperabili?

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Quello che bisogna fare, dice Patel, è identificare il più possibile i “fatti”, analizzare le attività e le situazioni nel dettaglio. Ad esempio, in un’accezione piuttosto ampia del termine, una startup potrebbe essere definita fallita quando scompare a causa di una fusione o di una acquisizione: ma in questi casi, il fatto che non ci sia più fatturato, non è definibile fallimento e pertanto non andrebbe calcolato all’interno delle statistiche.

Un’altro aspetto rilevante riguarda le tempistiche: secondo il Commerce Department degli Stati Uniti, il 50% delle startup sopravvive oltre i primi cinque anni. Un terzo delle nuove imprese arriva a superare i primi dieci. Ma se una statistica è basata sul calcolo delle startup chiuse senza considerare un lasso di tempo specifico, bisogna capire bene quante siano effettivamente le startup da considerare fallite tra quelle conteggiate.

Il secondo modo per difendersi dal fallimento è quello di cedere ad esso, per poi rimettersi in gioco e ricominciare. L’esperienza insegna che gli imprenditori che hanno fallito con la prima startup hanno molte più probabilità di successo con la seconda. In sostanza, è possibile affermare che il successo è spesso frutto del fallimento: se hai fallito, sei in grado di ripartire da capo tenendo conto degli errori commessi e di tutto quello che è stato possibile imparare sul business.

Purtroppo, la realtà è che la maggioranza degli startupper (secondo Bloomerang Business addirittura il 71%) si ferma al primo fallimento, senza provare a lanciarsi di nuovo sul mercato. Ma l’esperienza di chi ha avuto successo (Patel cita a proposito il caso di Nathan Blecharczyk, multimilionario co-founder di Airbnb) insegna invece che “ci vuole un gran numero di tentativi falliti per raggiungere il successo”.

Lo stesso Patel ha affrontato più volte l’esperienza del fallimento: sono stati proprio gli errori fatti a rendere possibile il successo dell’autore, che non si è mai arreso ed ha sempre riprovato, si è rimesso in gioco, startup dopo startup.

Ecco quindi, in sintesi, il consiglio di Patel per aspiranti startupper: non temere il fallimento, ma provare, provare, provare ancora.

Per leggere il post originale: http://www.forbes.com/sites/neilpatel/2015/06/25/heres-why-your-startup-will-fail-and-what-to-do-about-it/

Napoli, 16/07/2015

Techstars METRO Accelerator. le migliori startup per hotel e ristoranti a Berlino, con finanziamenti fino a 120K

Fino al 3 agosto 2015 è possibile partecipare alla call for startup per l’accesso al programma di Techstars METRO Accelerator, aperto a progetti imprenditoriali innovativi technology-based con focus nel settore HORECA (hotel, ristorazione, bar e catering).

Le nuove soluzioni dovranno essere proposte da startup in attività da non oltre 3 anni, e potranno riguardare (a titolo esemplificativo): pagamenti, ordini, delivery, inventory management, food tech, big data, mobile, soluzioni B2B, etc.

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Le application possono essere inviate esclusivamente on-line, entro la scadenza fissata al prossimo 3 agosto, al seguente link: https://www.f6s.com/techstarsmetroprogram/apply

Tra tutte le domande pervenute, saranno selezionate le migliori 10 startup che avranno accesso ad un programma di accelerazione della durata di 3 mesi.
Il programma di Techstars METRO Accelerator si svolgerà presso la sede di Berlino, inizierà ad ottobre 2015 per concludersi a gennaio 2016.

Nel corso del programma di accelerazione le 10 startup selezionate avranno l’opportunità di sviluppare il proprio progetto con il supporto di mentor di fama internazionale e potranno accedere a finanziamenti fino a 120.000€, in cambio del 7-10% in Equity.

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Inoltre, al termine del programma di Techstars METRO Accelerator è previsto un evento finale denominato Demo Day, nel corso del quale le startup presenteranno i propri progetti innovativi di impresa ad una platea composta da potenziali investitori.

Per maggiori informazioni: http://www.techstarsmetro.com/

Napoli, 16/07/2015

Innovazione e metodologia Lean: dalle startup alle aziende consolidate, secondo Steve Blank

Negli ultimi 5 anni la metodologia Lean Startup ha permesso agli imprenditori di costruire startup di successo adoperandosi nella ricerca del product/market fit, piuttosto che nel lanciarsi “alla cieca” nelle attività di execution. Le aziende corporate che perseguono l’innovazione cercano un modo efficace per poter applicare i principi di Open Innovation, ma trovare una teoria unificata dell’innovazione, che sia adattabile alle esigenze di aziende corporate e, contemporaneamente, alle esigenze di sviluppo rapido di una startup non è decisamente un’impresa semplice. Ci ha provato Steve Blank, che racconta la sua esperienza e i risultati delle sue attività in un post pubblicato poche settimane fa nel suo blog.

Di recente, alcuni innovatori particolarmente coraggiosi hanno tentato di sovrapporre gli strumenti Lean e le tecniche che funzionano nelle startup ad aziende corporate ed enti governativi, ma i risultati sono stati deludenti, caotici e frustranti: in definitiva, fallimentari. Queste brevi esperienze si sono trasformate in una sorta di “Teatro dell’Innovazione”, fatto di grandi proclami e comunicati stampa, ma senza cambiamenti reali e sostanziali.

Lavorando in collaborazione con Greg Hannon, responsabile dell’Innovazione a W.L.Gore, Steve Blank ha rilevato due strumenti di corporate strategy sviluppati da persone smart che possono aiutare ad intersecare i principi di Lean Startup a quelli di Corporate Innovation:

Il primo è la nozione di “ambidextrous organization” (di O’Reilly e Tushman), secondo cui le aziende che vogliono fare innovazione devono lavorare su due binari paralleli: da un lato, continuare ad eseguire il core business aziendale, dall’altro, lavorare per l’innovazione.

La seconda grande idea per la corporate innovation è rappresentata dai “Three Horizons of Innovation”, identificati da Baghai, Coley e White. Secondo questa teoria, le aziende devono allocare le proprie innovazioni in una delle tre categorie coincidenti con altrettanti “Orizzonti”:

Horizon 1: business maturi
Horizon 2: business in rapida crescita
Horizon 3: business emergenti

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A ciascun orizzonte corrispondono focus, management, strumenti e obiettivi differenti.
I tre orizzonti forniscono una tassonomia incredibilmente utile, ma nella pratica sono utilizzati dalle aziende come una semplice schematizzazione incrementale dell’execution di un business model. In realtà, questo strumento consente di spiegare in un modo del tutto nuovo come funziona l’innovazione all’interno di un’azienda corporate.

Ecco, infatti, che Blank spiega come ottenere un’innovazione più rapida applicando gli strumenti tipici delle startup (Business Model Canvas, Customer Development, Agile Engineering) assieme alla metodologia Lean e, infine, come adattare il tutto alle necessità e peculiarità delle aziende corporate.

Punto di partenza di Blank saranno quindi i “Three Horizons of Innovation”, cui viene applicata la metodologia Lean. A questi sarà affiancato il concetto di “ambidextrous organization”, e il risultato sarà un metodo di sviluppo rapido per idee innovative all’interno di aziende già consolidate.

Applicando la metodologia Lean Startup ai “Three Horizons of Innovation”, il risultato sarà la riformulazione dei tre orizzonti nel modo seguente:

Horizon 1: attività a supporto di business model già esistenti
Horizon 2: focus sullo sviluppo di business esistenti attraverso business model parzialmente noti
Horizon 3: focus su business model sconosciuti

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Il primo orizzonte (Horizon 1) rappresenta il core business dell’azienda: qui, quest’ultima si concentra nell’execution di un business model noto (sono conosciuti i clienti, le caratteristiche di prodotto, il pricing, i canali distributivi, la supply chain, etc). Nell’Horizon 1, l’azienda utilizza capacità e competenze esistenti in attività a basso rischio. Questo tipo di gestione funziona quando esistono processi ripetibili e scalabili, dove e possibile identificare procedure, metriche, KPI per l’execution e misurare i risultati del business.

Nel secondo orizzonte (Horizon 2), l’azienda estende il suo core business cercando nuove opportunità per il suo modello di business (ad esempio, canali di distribuzione differenti, nuovi clienti che utilizzano lo stesso prodotto, nuovi prodotti da vendere ai clienti esistenti, etc). In questo caso, si utilizzano per la maggior parte delle attività capacità e competenze già esistenti in azienda e le attività presentano ancora un livello di rischio moderato. La gestione in caso di Horizon 2 rappresenta quindi una sperimentazione all’interno del business model esitente.

Il terzo orizzonte (Horizon 3) è quello in cui le aziende mettono a lavorare gli “imprenditori folli”, quelli che in una startup sono solitamente rappresentati dal CEO. Si tratta di innovatori che vogliono sperimentare nuovi e rischiosi modelli di business: in questo caso, l’azienda corporate è in una situazione molto simile a quella in cui si trova una startup in fase di incubazione. In questo orizzonte, gli “imprenditori folli” operano con grande rapidità allo scopo di trovare un business model ripetibile e scalabile. I team che lavorano a questi progetti devono essere fisicamente separati dalle divisioni operative dell’azienda (ad esempio in un incubatore d’impresa) e hanno bisogno di piani, procedure, politiche, KPI differenti rispetto a quelli utilizzati nell’Horizon 1. Inoltre, per questo tipo di progetti, bisogna prevedere team di piccole dimensioni (meno di 5 componenti) che devono confrontarsi con almeno 100 persone in 10 settimane, iterando e modificando il prodotto in base ai feedback ricevuti. Date le piccole dimensioni dei team e le scarse spese di gestione, un’azienda corporate può mettere in atto più progetti in parallelo a livello di Horizon 3.

In ogni caso, le attività svolte sugli Horizon 2 e 3 non devono mai essere totalmente distaccate dalla struttura aziendale: ecco perchè è indispensabile che i manager delle attività implementate a livello di Horizon 1 siano in costante contatto e di supporto a chi lavora alle attività a livello degli altri due Horizon.

Ma cosa accade alle innovazioni sviluppate a livello degli Horizon 2 e 3? Blank spiega che lo scopo finale è che queste vengano adottate a livello di Horizon 1, a meno che non raggiungano una dimensione talmente rilevante da poter diventare un’organizzazione autonoma, o da poter essere venduta all’esterno.

Nel caso in cui un’azienda corporate si trovi a gestire numerosi progetti a livello di Horizon 2 e 3, entra in gioco inesorabilmente il concetto di “ambidextrous organization”: i progetti innovativi devono essere sviluppati in parallelo con il business model centrale, che serve i clienti già esistenti. Per ottenere questo tipo di scenario, è fondamentale che i manager condividano un intento strategico, una vision e dei valori comuni: inoltre, la parallela esecuzione delle attività dei tre orizzonti richiedere una grande capacità di gestione e risoluzione dei conflitti.

Per leggere il post originale: http://steveblank.com/2015/06/26/lean-innovation-management-making-corporate-innovation-work/

Napoli, 15/07/2015

“Le ragazze e i ragazzi presentano le loro imprese”: appuntamento con i Business Plan degli studenti, a Napoli il 24 luglio

Venerdì 24 luglio 2015, a partire dalle ore 9:30 nella Sala “Giorgio Nugnes” del Palazzo del Consiglio Comunale di Napoli (Via Verdi n. 35) si terrà l’incontro dal titolo “Le ragazze e i ragazzi presentano le loro imprese”.

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Si tratta dell’evento di chiusura e premiazione per gli studenti del Corso di Gestione dello Sviluppo Imprenditoriale dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, tenuto dai professori Mario Raffa e Francesco Castagna, con il supporto di Roberto Cerchione.

Nel corso dell’incontro, una giuria composta da imprenditori e potenziali investitori selezionerà i migliori Business Plan presentati da gruppi di studenti del Corso.

Il Programma della giornata, inoltre, prevede (a partire dalle 11:30) una tavola rotonda incentrata sulla tematica “Quale ecosistema dell’innovazione per lo sviluppo imprenditoriale”, nel corso della quale saranno discussi i ruoli delle Imprese, delle Istituzioni e dell’Università per lo sviluppo e l’innovazione del territorio.

La giornata terminerà con la premiazione dei Business Plan vincitori.

L’evento è a partecipazione libera e gratuita, previa registrazione a questo link: http://www.eventbrite.it/e/biglietti-le-ragazze-e-i-ragazzi-presentano-le-loro-imprese-17720685046?ref=ebtnebregn

Per maggiori informazioni: http://www.innovationday.info/

Napoli, 15/07/2015

Voucher Internazionalizzazione per startup e PMI: pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo

Il MISE ha pubblicato, in Gazzetta Ufficiale n. 140 del 19 giugno 2015, il decreto che rende operativo l’intervento “Voucher per l’Internazionalizzazione” (Decreto Ministeriale del 15 maggio 2015), dedicato a PMI e reti di imprese che inseriscano in azienda un “Temporary Export Manager” per seguire e sviluppare la strategia di internazionalizzazione aziendale.

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I Voucher per l’Internazionalizzazione rappresentano un sostegno economico cui possono accedere micro e PMI (in forma di società di capitali o in cooperativa) e reti di imprese tra PMI con un fatturato minimo di 500.000€ in almeno uno degli esercizi dell’ultimo triennio (quest’ultimo vincolo non sussiste in caso di startup innovative ai sensi del DL 179/2012).

Per usufruire del Voucher, che ha valore di 10.000€, le imprese dovranno inserire in azienda un Temporary Export Manager per almeno 6 mesi e mettere in atto un cofinanziamento pari ad almeno 3.000€ (la spesa minima complessiva che l’impresa deve sostenere è quindi pari a 13.000€).
L’azienda beneficiaria deve inoltre rivolgersi ad una Società fornitrice tra quelle iscritte nell’apposito elenco pubblicato dal Ministero, che sarà pubblicato entro il 1° settembre 2015.

SOGGETTI FORNITORI

Fino al 20 luglio 2015 è infatti in atto l’attività di formazione dell’elenco dei soggetti fornitori: possono presentare domanda di inserimento nell’elenco le società con esperienza nei processi di internazionalizzazione (realizzazione con buon esito di almeno 10 progetti di export management della durata minima di tre mesi ciascuno, realizzati nell’arco dell’ultimo triennio). In alternativa, le società che possono iscriversi all’elenco dei fornitori di servizi per i Voucher per l’Internazionalizzazione devono disporre nel proprio organico di almeno 5 figure professionali con 5 anni di esperienza in materia di servizi a supporto dell’approccio commerciale verso mercati esteri e un buon livello di conoscenza della lingua inglese (C1 CEFR o equipollente).Le domande per l’inserimento nell’elenco possono essere inviate entro il termine ultimo del 20 luglio 2015, scaricando il modulo di domanda disponibile nella pagina dedicata all’intervento sul sito del MISE.

SOGGETTI BENEFICIARI

Riguardo, invece, ai soggetti beneficiari dei Voucher per l’Internazionalizzazione, l’apertura dello sportello per la procedura informatica di invio delle domande sarà attiva a partire dalle ore 10.00 del 22 settembre 2015 e fino al termine ultimo delle ore 17.00 del 2 ottobre 2015.

Il MISE ha stabilito che, a partire dalle ore 10.00 del 1 settembre 2015, le imprese interessate potranno registrarsi nella sezione del sito web istituzionale (http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/) all’apposita sezione denominata “Voucher per l’internazionalizzazione”, mentre a partire dalle ore 10.00 del 15 settembre 2015 le imprese, acquisita la password di accesso con la procedura di registrazione, potranno avviare e completare le fasi di compilazione della domanda di accesso alle agevolazioni.

La procedura e le modalità di accesso alle agevolazioni sono regolamentate dal Decreto del Direttore Generale per le politiche internazionali e la promozione degli scambi del 23 giugno 2015, che contiene in allegato la modulistica di riferimento, ed è disponibile qui in formato PDF: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/voucher/Decreto_Direttoriale_23_06_2015.pdf

Per maggiori informazioni e approfondimenti: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/incentivi/commercio-internazionale/voucher-per-l-internazionalizzazione

Napoli, 23/06/2015

L’ecosistema startup in Europa: nuove opportunità di sviluppo e crescita, grazie a regole chiare e condivise

Andrus Ansip è l’attuale vicepresidente della Commissione Europea e ha pubblicato nei giorni scorsi nel suo blog un post attraverso il quale lancia il suo piano per far crescere l’Unione Europea, concentrandosi sulle potenzialità di sviluppo offerte dalle startup e sulle tematiche del lavoro, del mercato e del digitale.

Gli ecosistemi startup locali sono infatti uno dei punti fissi nei viaggi che Ansip effettua tra gli Stati Membri UE: secondo l’autore del blog, si tratta di luoghi in cui è possibile imparare molto, grazie alle caratteristiche di dinamismo, immaginazione e grinta che li permeano. Le startup, inoltre, hanno delle peculiarità importanti in termini di crescita commerciale e sviluppo: avviare e far crescere un’azienda “tradizionale” è un conto, ma far nascere e portare al successo una startup basata su un’idea e un mercato innovativi è una sfida completamente differente.

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Ansip ritiene, quindi, che le startup rappresentino un grande punto di partenza in termini di opportunità di sviluppo e di ripartenza per l’Europa, ed è proprio per questo che l’UE ha lanciato lo Startup Europe Programme. Scopo dello Startup Europe Programme è quello di rafforzare il contesto imprenditoriale nel settore Web e ICT, facilitando il percorso di nascita e sviluppo di idee di impresa innovative.

Un altro importante strumento a livello comunitario è rappresentato dallo Startup Europe Club, una vera e propria rete che connetterà i vari ecosistemi innovativi d’Europa contribuendo a colmare il gap tra investitori, imprese e startup.
Lo Startup Europe Club è stato lanciato il 2 luglio, durante l’evento londinese “Accelerators Assembly”, e dovrà servire come un “information hub” per chiunque voglia connettersi alla scena startup europea.

Il portale Startup Europe Club è definito da Ansip come un vero e proprio gateway in grado di aiutare le startup su differenti fronti: trovare dipendenti qualificati in qualsiasi area dell’Unione Europea, accedere alle migliori opportunità di finanziamento, riuscire a crescere anche a livello internazionale grazie alle infrastrutture a disposizione.

Ancora, il mese scorso si è tenuta a Bruxelles la “European Young Innovators Unconvention”: un’occasione di incontro e confronto tra giovani innovatori ricchi di spirito imprenditoriale, che hanno discusso le tematiche chiave per implementare una strategia digitale per il mercato unico e per la comunità startup europea.

La Digital Single Market Strategy dell’UE dovrà basarsi su una serie di regole condivise, incentrate sulla semplificazione e l’ammodernamento del sistema, per rendere più agevole lo sviluppo commerciale delle startup. Grazie ad una normativa comune, sarà più semplice per le startup espandersi in maniera rapida e offrire servizi migliori ai clienti.

L’interoperabilità sarà garantita inoltre da soluzioni di e-government e piattaforme create ad hoc per facilitare il lavoro delle nuove imprese innovative. Ancora, l’Unione Europea sta lavorando per attirare maggiori quantità di capitali di rischi nel proprio territorio di riferimento, cercando al contempo di migliorare l’accessibilità ai finanziamenti per le imprese europee e le startup in particolare.

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Il mercato unico europeo delle startup, secondo Ansip, sarà un obiettivo raggiungibile grazie a regole chiare e condivise, che renderanno più facili gli investimenti internazionali, le assunzioni di personale tra diversi paesi, la ripartenza a seguito di eventuali fallimenti, etc.

Il post originale dal blog di Andrus Ansip è disponibile qui: https://ec.europa.eu/commission/2014-2019/ansip/blog/linking-europes-startup-networks-helping-them-grow-across-borders_en

Napoli, 14/07/2015

Wellness Accelerator Program: la nuova call di Technogym per startup nel fitness

Giunge alla sua seconda edizione la call for startup per accedere al Wellness Accelerator Program di Technogym, in collaborazione con H-Farm e Wellness Holding, fondo di investimento legato al leader mondiale per il fitness ed il benessere.

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La call for startup è aperta a progetti imprenditoriali innovativi europei nel campo di attività di Technogym: sport, fitness e benessere. In particolare, la call si concentra su quattro settori di interesse specifici:

Dispositivi indossabili,
Piattaforme e strumenti,
Big Data e Analytics,
Soluzioni per la salute.

Le application sono aperte fino al 26 agosto 2015, attraverso il form disponibile a questo link: http://www.f6s.com/wellnessacceleratorfall2015/about

Saranno selezionati i migliori 5 team, che avranno accesso ad altrettanti percorsi di accelerazione della durata di 4 mesi, che si svolgeranno presso gli spazi di H-Farm in provincia di Venezia. Tra i servizi previsti per i team vincitori, il Wellness Accelerator Program garantisce tutoring&mentoring, networking, accesso a working spaces attrezzati, possibilità di matching con partner tecnici e partecipazione ad eventi ad hoc.

Per informazioni: http://www.wellnessaccelerator.com/

Napoli, 13/07/2015

Sfide e difficoltà delle prime fasi di startup: come utilizzare questi momenti per diventare un imprenditore di successo

Andrew Medal è un imprenditore seriale, digital strategist e web designer, che ha di recente pubblicato un interessante post su Entrepreneur in cui racconta la sua personale esperienza di startupper traendone alcuni consigli utili per affrontare i problemi che la fase di avvio di un’impresa comporta.

Nella sua esperienza di vita, infatti, Medal ha affrontato una serie di sfide traendone lezioni importanti: il suo racconto parte dal 2011, anno nel quale stava lavorando ad una delle sue startup. Medal racconta di essersi trovato in serie difficoltà durante la fase di fundraising, arrivando ad utilizzare tutti i suoi risparmi e con una serie di fatture e conti da pagare. Proprio quando tutto sembrava perduto, ha ricevuto un investimento milionario.
Nello stesso anno, quando le sue startup dopo oltre due anni sembravano finalmente decollare, ha nuovamente attraversato un periodo difficile: è stato mandato in carcere e ha perso tutto.
Ma, nel 2013, era di nuovo pronto a ripartire: con soli 200$ in tasca e moltissima ambizione ha riprovato a mettersi in gioco. Anche qui, però, si è presto ritrovato in difficoltà con il suo socio: il rapporto lavorativo è finito male, i clienti e i fondi di cui disponeva sono scomparsi. E’ stato in quel momento che ha capito di dover perseverare, anche di fronte a circostanze così negative.

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Secondo Medal, una startup è una vera e propria sfida per cui combattere: uno startupper deve quindi avere forza, tenacia, resilienza, coraggio e motivazione a livelli sempre elevati, per poter affrontare i momenti di difficoltà più e meno gravi che si presenteranno. Vediamo quali sono i suoi consigli:

1) Realizzare di essere in buona compagnia

Henry Ford si ridusse sul lastrico ben cinque volte, prima di fondare la Ford Motor Company e raggiungere il successo. Anche Bill Gates e Steve Jobs hanno dovuto fallire prima di sfondare con Microsoft e Apple. Leggere le storie di imprenditori di successo è sempre incoraggiante: tutti hanno dovuto affrontare momenti di difficoltà e fallimenti. Questa consapevolezza fa sentire meno soli e in un certo senso allevia la pressione quando le circostanze si fanno difficili.

2) Abbracciare il cambiamento

Ci sono tantissimi esempi di imprenditori, tecnologie ed aziende che anno spiazzato concorrenti, modelli di business e interi settori. Un esempio è quello che è successo a MySpace con l’avvento di Facebook, o quello che sono stati Napster e Amazon rispettivamente per l’industria musicale e per le librerie. Il cambiamento “disruption” si verifica quando le aziende non riescono ad accettare il cambiamento, e muoiono quando arriva qualcuno a rompere gli schemi, rivoluzionando il mercato.

Come aspiranti imprenditori, bisogna rendersi conto che in tempi di cambiamento le opportunità crescono a dismisura: il cambiamento non va vissuto come una minaccia. Se qualcosa (una situazione, un concorrente, una tecnologia) interviene a minacciare il business, non abbracciare il cambiamento rappresenta la strada certa per il fallimento totale.

3) Essere creativi

Non tutti sanno che il collante utilizzato per i Post-it è stato creato per puro caso, mentre gli scienziati lavoravano alla produzione di un adesivo dalle eccellenti prestazioni che sarebbe stato utilizzato per l’esplorazione spaziale.

Essere creativi è un vero obbligo per chi si affaccia al mercato con una startup innovativa: questo perchè occorre sfidare la situazione attuale e cercare di modificarla, e la creatività è la base di qualsiasi innovazione.

4) Sviluppare la resilienza

Mark Suster, venture capitalist di Los Angeles ad Upfront Ventures, ha raccontato la sua personale storia di resilienza quando la sua azienda era in passivo e ha rimescolato le carte per capire quali sarebbero stati i prossimi passi per riportarla sulla strada del successo.

Secondo molti esperti, la resilienza è la caratteristica più importante per un imprenditore. La resilienza non è innata, è una caratteristica che si impara e che può essere il risultato delle esperienze personali e professionali vissute da ciascuno.

Quando si affrontano momenti di difficoltà, è decisamente più probabile sviluppare la resilienza.

5) Concentrarsi sulla “big vision”

La storia di Elon Musk e della nascita e successo di Tesla è un esempio di quanto sia importante per uno startupper concentrarsi sulla sua vision, senza mai perdere di vista l’obiettivo finale.
La società, infatti, ha vissuto momenti di difficoltà fino a trovare finalmente la sua posizione sul mercato: Musk, però, non ha mai dubitato della sua vision ed è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.

Una big vision rappresenta la base su cui guardare agli ostacoli e alle circostanze difficil icome a qualcosa da superare, in vista del successo.

In conclusione, Medal afferma che il successo di una startup è frutto del duro lavoro e dell’impegno dei suoi founder: non è una strada facile, ma ne vale la pena. Lo startupper deve imparare ad affrontare le sfide e le difficoltà come un periodo utile per sviluppare le competenze necessarie che alla fine lo porteranno al successo.

Il post originale è disponibile qui: http://www.entrepreneur.com/article/247868

Napoli, 10/07/2015

Consigli per startup e imprese – Digital Marketing e creazione di contenuti: uno strumento per aumentare le vendite

L’attività di Digital Marketing rappresenta uno degli strumenti più importanti ed efficaci di cui una startup (e, in generale, un’azienda) può avvalersi per raggiungere i propri obiettivi di business e, in particolare, di vendite. Nello specifico, un’attività coerente e costante di marketing digitale, basata sulla creazione di contenuti mirati su social media, può contribuire in larga misura al successo di una startup.

Il tema del Digital Marketing è affrontato in un interessante post di James Kelliher, CEO di Whiteoaks, pubblicato di recente nella sezione “Lead Generation” del Digital Marketing Magazine: come anticipato dal titolo, lo scopo del post di Kelliher è quello di dimostrare in che modo l’utilizzo corretto del Digital Content può cambiare le dinamiche del business aziendale.

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Prima di tutto, l’autore afferma che la maggior parte delle aziende che decidono di concentrarsi sulle politiche e le linee guida riguardo il coinvolgimento e la gestione della community devono prendere coscienza che una buona campagna di social media rappresenta lo strumento in grado di creare il massimo valore in termini di lead generation: per questo motivo, la campagna social deve essere l’obiettivo primario.

Il primo step da affrontare nella pianificazione ed implementazione di una campagna di Digital Marketing è quello di identificare i target e le priorità su cui concentrare la comunicazione: questo passaggio è oggi facilitato dagli strumenti offerti dai social media, che consentono di costruire un vero e proprio database delle persone cui rivolgersi.

Una volta identificate le persone cui rivolgersi, bisogna convincerle ad avvicinarsi alla nostra azienda fino a concludere la transazione con l’acquisto del nostro prodotto: è in questa fase che il Digital Content diventa di centrale importanza. Da questo momento in poi, il contenuto offerto rappresenta il veicolo che permette di raggiungere il potenziale cliente e, in prospettiva, di convincerlo a procedere all’acquisto.

Per questo motivo, occorre fare molta attenzione al mix di contenuti offerti: bisognerebbe pubblicare informazioni specifiche riguardanti l’azienda, e altri contenuti open-source su argomenti rilevanti del settore, costruiti in modo tale da comunicare un messaggio di innovazione e sviluppo nel settore.
I contenuti così creati vanno poi veicolati attraverso i social: in particolare, Kelliher sostiene che nelle comunicazioni b2b l’ideale è servirsi di Twitter e LinkedIn.

Un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che l’engagement è un processo “a doppio senso”: la comunicazione funziona se, oltre a diffondere messaggi e contenuti, l’azienda riesce ad incoraggiare le persone ad avviare un dialogo. Una volta che c’è l’engagement, è possibile raccogliere dati ed informazioni utili su utenti e potenziali clienti. Un suggerimento utile offerto dall’autore riguardo alla raccolta di dati e informazioni è quello di assicurarsi che i messaggi specifici cui avranno accesso gli utenti che si collegano al sito aziendale siano in parte aperti e in parte chiusi. I contenuti di alto valore dovrebbero infatti essere chiusi, e i visitatori del sito dovrebbero lasciare dati ed informazioni per accedere ad essi.

Ancora, l’engagement degli utenti può essere monitorato attraverso le attività sui social media: ad esempio, è possibile identificare un orizzonte temporale (1, 2 o 3 mesi) e capire se durante questo periodo di tempo gli utenti avranno delle interazioni social con i profili dell’azienda (un retweet, un like, una condivisione, un commento, etc). Tenere sotto controllo questa tipologia di attività rappresenta un modo per monitorare la qualità delle relazioni che si sono instaurate tra l’azienda e il cliente.
Inoltre, esaminare la tipologia di contenuto che cattura l’interesse è un’ulteriore opportunità per raccogliere informazioni e capire quale tipologia di prodotto il cliente potrebbe acquistare.

Office Desk with Tools and Notes About Digital Marketing

Il passo finale, naturalmente, è quello di trasformare l’engagement in vendite effettive: in questo, i canali di vendita tradizionali sono insostituibili (telefono, faccia a faccia, attraverso l’intermediazione di terzi).
Tuttavia, la quantità di dati ed informazioni raccolte attraverso una campagna di Digital Marketing coerente, continuativa e basata sui contenuti rappresenta un passo avanti quando ci si trova a dover concludere la vendita finale.

In conclusione, Kelliher pone l’attenzione su un aspetto caratterizzante di questa tipologia di approccio: visto da questa prospettiva, il marketing diventa un processo in cui il potenziale cliente non è più un semplice “bersaglio passivo”, ma assume un ruolo importante in cui si sente coinvolto fin dalle prime fasi di attività del business.

Il post originale è disponibile qui: http://digitalmarketingmagazine.co.uk/digital-marketing-lead-generation/effective-use-of-digital-content-will-change-the-dynamics-of-your-business

Napoli, 09/07/2015

Giffoni Innovation Hub: dal 17 al 26 luglio, startup e innovazione con focus sulla Digital Education

In occasione della 45ma edizione del Giffoni Film Festival, che si terrà a partire da venerdì 17 luglio e fino a domenica 26, Giffoni Innovation Hub organizza una serie di eventi, attività, workshop e laboratori dedicati ai temi del digitale, del multimediale e dell’interattività.

In particolare, sarà dato ampio spazio e rilievo a startup e progetti incentrati sull’innovazione tecnologica e a laboratori dedicati alla digital education e al digital learning: tra i partecipanti, anche il team tutto al femminile di TinkiDoo, composto da Sonia e Loredana China, seconde classificate al TechGarage di #VulcanicaMente3 e attualmente inserite nel percorso di accelerazione del CSI – Incubatore Napoli Est.

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Tra gli eventi in Programma, segnaliamo alcuni tra i più vicini alle tematiche dell’innovazione e dell’ecosistema startup:

VENERDI’ 17 LUGLIO

A partire dalle 17:30, la presentazione dei brief progettuali a cui lavoreranno i webtalent selezionati (Giffoni Dream Team)

SABATO 18 LUGLIO

A partire dalle 16:30, mentoring con Gianmarco Covone (Project Manager Giffoni Dream Team) sul tema “Business Model Innovation”

DOMENICA 19 LUGLIO

A partire dalle 17:30, mentoring con Justin Silipo (CFO di GamePix), sul team del “Positioning”

MERCOLEDI 22 LUGLIO

Nella Sala Truffaut (Cittadella del Cinema), a partire dalle ore 10:00, il TechGarage finale della III edizione di Startup Revolutionary Road Barcamper Tour

VENERDI 24 LUGLIO

A partire dalle 17:30, il Workshop a cura di Matteo Montella sul tema “Multitasking Marketing”

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Per l’elenco completo degli eventi in Programma è possibile consultare il seguente link: http://www.giffonifilmfestival.it/programma/next-generation.html

Napoli, 08/07/2015

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