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Consigli per startup: come premiare i membri del team senza intaccare il budget aziendale

Un vecchio adagio dice che “le persone sono il bene più grande dell’azienda”: suona quasi un po’ banale, ma la verità è che mantenere i componenti di un team felici e motivati significa garantire alla startup il lavoro migliore possibile.
Premiare i lavoratori, però, può essere piuttosto dispendioso: i metodi più utilizzati sono infatti i bonus di fine anno, l’aumento degli stipendi, la possibilità di accedere a convenzioni gratuite… Questa tipologia di “premi” incidono direttamente sul bilancio annuale.

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Di recente, il portale WeWork ha pubblicato proprio su questo tema un post di Marco Greenberg (presidente della società di marketing communications statunitense Thunder11, imprenditore seriale che ha lanciato diverse startup di successo): in particolare, Greenberg elenca 8 modi per premiare i lavoratori di un’azienda, attraverso metodi poco dispendiosi e senza intaccare troppo il bilancio. Per una startup, spesso alle prese con risorse finanziarie poco ingenti, questi consigli possono rivelarsi molto utili: inoltre, spesso le persone che scelgono di lavorare in una startup sono alla ricerca di qualcosa che vada oltre la gratificazione economica. Vediamo quindi più nel dettaglio i consigli offerti da Greenberg:

1) Lasciargli prendere l’iniziativa: non sempre è una buona idea tenere totalmente in mano le redini della propria startup. Se un componente del team è particolarmente bravo in qualche attività, o se ha una buona idea su una certa questione, lasciarlo libero di prendere l’iniziativa può portare al raggiungimento di buoni risultati. Inoltre, sentirsi apprezzati e responsabilizzati è gratificante.

2) Chiedere il loro parere: prima di dire alle persone cosa fare, bisognerebbe chiedere il loro parere sulla situazione in corso. Anche se si è sempre liberi di scegliere se seguire o meno i loro consigli, ascoltare il parere di tutti i componenti del team rafforza lo spirito di squadra ed è utile per raggiungere la soluzione finale.

3) Acquistare il pranzo per loro: su questo punto l’autore lascia spazio alla sperimentazione… Il consiglio è quello di provare ad offrire il pranzo al team e vedere come reagiscono!

4) Farli accedere al tuo network: è sempre utile avere una lista delle persone che hanno avuto influenza positiva sulla propria carriera (ex capi, colleghi e dipendenti). Chiedere loro di visitare la vostra startup e raccontare le proprie esperienze al team è più conveniente, più efficace e meno noioso della classica formazione. Inoltre, i dipendenti avranno un bonus in più: la possibilità di accedere ad un network di persone interessanti e importanti nel settore.

5) Invitarli a casa: su questo punto, Greenberg si basa su una sua personale esperienza. Una volta lavorava alle dipendenze di una persona che non gli piaceva affatto: fino a quando questa persona lo ha invitato a casa sua, a conoscere la sua famiglia. Vedere il lato più umano di una persona rafforza i legami sul lavoro.

6) Prevedere occasioni di incontro e divertimento al di fuori del lavoro: organizzare eventi ricreativi nei weekend o al di fuori dell’orario di lavoro è sicuramente una buona idea. Ma l’autore si spinge oltre, raccontando di aver chiuso per un intero pomeriggio infrasettimanale l’ufficio, portando i suoi collaboratori a pranzo fuori e al cinema. Il giorno dopo, l’intera squadra era più felice e produttiva.

7) Fare dei regali: anche in questo caso, l’autore prende spunto da una sua esperienza personale. Rivedere dopo anni un vecchio regalo aziendale nel suo cassetto gli ha riportato alla mente un buon ricordo, dimostrando a suo parere quanto quest’abitudine sia utile per mantenere alto il morale del team.

8) Dir loro che stanno facendo un ottimo lavoro: lodare chi svolge al meglio il proprio lavoro è un’ottima abitudine, e nello specifico essere lodati dal proprio capo rappresenta una grande fonte di soddisfazione personale per il lavoratore.

In conclusione, sostiene Greenberg, dimostrare alle persone che lavorano con noi quanto siano importanti è un vero e proprio compito da svolgere con attenzione.

Qui, il post originale da cui è tratto questo articolo: https://creator.wework.com/toolbox/8-proven-ways-to-reward-your-workers-without-busting-the-budget/

Napoli, 06/07/2015

La ricerca del co-founder perfetto per la tua startup: alcuni consigli utili

Nanxi Liu è co-founder e CEO di Enplug, società tecnologica di Los Angeles leader nel mercato dei software specializzati per l’alimentazione degli schermi digitali nei centri commerciali, ristoranti, negozi, etc. Molte grandi aziende in tutto il mondo si servono dei software di Enplug, per mostrare in tempo reale i contenuti interattivi sui propri schermi.
Di recente, il portale WeWork ha pubblicato un interessante articolo di Nanxi Liu sul tema della ricerca del perfetto co-founder per una startup: l’autrice prende spunto, per scrivere il suo articolo, dall’esperienza personale che ha vissuto con la fondazione della sua startup.

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Cinque punti fondamentali per trovare il co-founder perfetto

 

Nella maggior parte dei casi, i consigli sulla ricerca del co-founder sono essenzialmente due: fonda la tua startup con qualcuno che conosci già da tempo e fonda la tua startup con qualcuno con cui hai una pregressa esperienza di lavoro.

Nanxi Liu non ha seguito nessuno dei due: la sua prima startup, Nanoly Bioscience, è nata in un bar del college che l’autrice frequentava. Con il suo co-founder, Balaji Sridhar, hanno preso la decisione di fondare una nuova startup il giorno dopo essersi conosciuti: tre anni dopo, l’azienda era ancora in piedi e cresceva incessantemente.

Un’esperienza molto simile è stata quella della nascita di Enplug: i cinque co-founder anno scelto di intraprendere insieme l’avventura di una nuova startup dopo una settimana dal loro primo incontro, e due anni dopo l’azienda può contare su un team di 35 persone e degli uffici a Los Angeles.

Basandosi sulle sue esperienze, quindi, l’autrice ha trovato i suoi cinque punti da tenere in considerazione quando si è alla ricerca del co-founder perfetto per una startup:

1) Ammirazione reciproca

In entrambe le esperienze di startup, Nanxi Liu ha riscontrato un’immediata e reciproca ammirazione e rispetto per i co-founder e compagni di avventura: tutti si guardavano l’un l’altro con rispetto, il rapporto è stato immediatamente tra pari e ognuno si è sentito subito fiero di lavorare con l’altro. Sentirsi orgogliosi della propria squadra è, secondo l’autrice, un aspetto importante da tenere in considerazione quando si scelgono i co-founder per una startup.

2) Fase della vita simile

Trovarsi in una fase di vita simile significa avere le stesse esigenze in termini di Work Life Balance: si tratta di un aspetto importantissimo, per evitare risentimenti e conflitti nelle aspettative tra i co-founder. Spesso, agli inizi di una startup, occorre lavorare per molte ore al giorno, sacrificando anche i weekend, ed è fondamentale che tutti siano pronti a farlo.

3) Posizione finanziaria simile

Sia per Nanoly Bioscience che per Enplug, i co-founder si sono trovati d’accordo sulla decisione di rinunciare allo stipendio per i primi tempi. Inoltre, tutti erano pronti a vivere dei propri risparmi e a lavorare a tempo pieno sul progetto della startup. Inoltre, nessuno aveva debiti pregressi o la necessità di impegnarsi in un lavoro part-time. La condivisione di una posizione e di obiettivi finanziari simili tra i co-founder è, secondo Nanxi Liu, un aspetto che facilita il percorso di sviluppo di una startup.

4) Skillsets complementari

Fondare una startup con persone che hanno skills e conoscenze differenti è indispensabile per avere un team di successo: è importante riuscire a coprire le competenze di base per una nuova impresa, come quelle relative a design, finanza, hardware, software. Inoltre, secondo l’autrice, quando i co-founder hanno skillsets simili è più facile incorrere in conflitti e discussioni.

5) Valori condivisi

Anche se le esperienze di ogni co-founder sono differenti, è fondamentale condividere tutti gli stessi valori: tra questi, ad esempio, il rispetto degli altri, l’integrità e l’onestà. Ancora, tra i valori condivisi dall’autrice e dai co-founder delle sue startup ritroviamo la convinzione che il miglior modo per imparare sia assumersi dei rischi, l’ottimismo, il vedere qualsiasi impedimento come una sfida da risolvere.
I valori condivisi sono, secondo Nanxi Liu, alla base del team di una startup e rappresentano le fondamenta su cui l’azienda potrà crescere e svilupparsi.
Per leggere il post originale: https://magazine.wework.com/inspiration/found-perfect-co-founder/

Napoli, 02/03/2015

Da ingegnere a startupper: i consigli utili per gestire al meglio un business di successo

Chris Thornham è co-founder di FLO Cycling, azienda specializzata nella produzione di ruote per bicicletta aerodinamiche che, nel giro di tre anni, ha venduto oltre 10.000 prodotti in 51 Paesi in tutto il mondo: di recente, il portale WeWork ha pubblicato un suo articolo con alcuni interessanti consigli appresi durante la sua esperienza di startup, e in particolare dal suo “passaggio” da ingegnere ad imprenditore.

Secondo Thornham, infatti, l’attitudine al pensiero logico-razionale e all’execution veloce dei piani sono due aspetti tipici degli ingegneri che lo hanno aiutato molto nell’attività imprenditoriale: la pianificazione è infatti di fondamentale importanza, soprattutto in un mondo come quello delle startup in cui i problemi e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo.

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Consigli di business per startup: da ingegnere a imprenditore

 

La capacità di problem solving di matrice ingegneristica e tecnica rappresenta una skill di vitale importanza quando si tratta di dover affrontare alcuni imprevisti della vita da startupper: nel primo anno di attività di FLO Cycling, ad esempio, i founder hanno dovuto far fronte a piccole e grandi emergenze, dalle continue cadute del server all’incidente di una nave container che trasportava i prodotti dell’azienda.

Dalle sfide affrontate nei primi tempi della sua startup, Thornham ha tratto alcune importanti lezioni che condivide con i lettori del suo post: vediamo quali sono i suoi consigli.

1) Seguire sempre la tua passione

Un imprenditore di successo non si concentra soltanto sui soldi: è necessario avere passione per il proprio prodotto o servizio. Quando si riesce a fare della propria passione il proprio lavoro, tutto diventa più facile e si riescono ad affrontare meglio anche le difficoltà.

2) Elaborare un piano B

Nel tentativo di seguire la propria passione e i propri sogni occorre sempre essere intelligenti: una startup può incorrere in una serie di imprevisti e difficoltà, per cui è necessario predisporre una strategia alternativa che possa funzionare da piano B.

Dover cambiare programma e dedicarsi ad altro non significa aver fallito: significa semplicemente imparare le lezioni dal fallimento e applicare gli insegnamenti alla prossima occasione. Lo stesso Thornham racconta che il suo primo business è stato un flop totale: il team era particolarmente bravo negli aspetti tecnici, di design e di pianificazione, ma aveva scarso senso degli affari. Riconoscere le proprie mancanze è servito a capire dove bisognava lavorare e migliorare, per poi affrontare con nuove competenze l’impresa successiva.

3) Non avere fretta

Per costruire e coltivare un business di successo ci vuole il tempo giusto: essere impazienti non paga, quando si tratta di startup. Per far funzionare al meglio FLO Cycling sono serviti 5 anni di lavoro: il successo arriva lavorando sodo, e tenendo duro anche quando sembra non ci siano progressi.

Un suggerimento pratico dell’autore è quello di fare sempre attenzione agli aspetti finanziari: per far fronte ad eventuali spese impreviste è importante poter contare su un sostegno economico di base.

4) Collaborare con i clienti

A volte gli startupper pensano che la strada migliore sia quella di mantenere il segreto sul proprio business: questo atteggiamento, invece, è controproducente per raggiungere l’obiettivo finale di diffondere il brand e ampliare la base di potenziali clienti.

Quando si ha una buona idea per una startup, è importante invece chiedere alle persone cosa ne pensano e capire se sarebbero disposti ad acquistare il prodotto. I founder di una startup devono impegnarsi molto nella collaborazione e nel confronto con la potenziale clientela, cercando di capire quali siano le caratteristiche e i benefici che cercano in un prodotto o servizio.

A volte, le grandi aziende spendono molte risorse per costose ricerche di mercato tralasciando l’aspetto fondamentale: parlare direttamente con i clienti. Valutare l’interesse del pubblico è, invece, il modo migliore per sapere se impegnarsi nella costruzione di un prototipo per proseguire con l’attività di impresa.

In conclusione, gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione secondo Thornham quando si crea una startup risultano essere:

  • cercare sempre il feedback dei clienti, lasciandogli un ruolo attivo nel processo di Product Development;

  • svolgere una corretta ed efficace attività di pianificazione, che contempli anche un piano B (elasticità e flessibilità);

  • farsi guidare dalla propria passione nella gestione del business, cercando di imparare tutto il necessario per portare al successo la propria startup.

Il post originale è disponibile qui: https://magazine.wework.com/inspiration/engineer-entrepreneur-discovered-start-business/

Napoli, 24/02/2015

Da Wall Street alle aziende: come la diversificazione aiuta startup e imprese a crescere

Jenny Q. Ta è founder e CEO di Sqeeqee, primo portale social dedicato al networking ed è autrice del libro “Wall Street Cinderella“, in cui racconta la sua esperienza di fuga dal Vietnam durante la guerra e il suo cammino verso il successo a Wall Street. Di recente, WeWork ha pubblicato un suo articolo dedicato ad alcuni mantra tipici di Wall Street che possono essere presi ad esempio da startup e imprese impegnate nel percorso di sviluppo del proprio progetto imprenditoriale.

Durante i suoi 18 anni di esperienza a Wall Street, infatti, Jenny Q. Ta ha imparato alcuni principi fondamentali che l’hanno guidata nella sua carriera di imprenditrice. Primo tra tutti, quello che risulta essere un vero e proprio mantra nel mondo degli investimenti: la parola d’ordine è “diversificazione”.

Diversificare significa semplicemente “non mettere tutte le uova in un solo paniere“, che nel business può tradursi nel non incanalare tutte le energie, gli sforzi e le risorse in un unico venture. Un imprenditore, infatti, deve sempre cercare di ridurre al minimo il rischio e la diversificazione è un ottimo metodo per farlo. Naturalmente, diversificare non significa eliminare il rischio di perdite: si tratta però di una strategia che può essere molto vantaggiosa per un’azienda, che sia in fase di startup o che sia un’impresa già consolidata.

Gli obiettivi raggiungibili attraverso una strategia di diversificazione sono elencati da Jenny Q. Ta nella seconda parte dell’articolo.

1) Incrementare la competitività

Innanzitutto, la diversificazione aiuta ad incrementare la competitività di un’azienda andando a diminuire il potere dei concorrenti. Questo perché un’offerta caratterizzata da più prodotti, linee di prodotto o servizi riesce a battere più facilmente la concorrenza che invece è focalizzata su un unico prodotto.
Inoltre, in prospettiva, la startup o l’impresa che differenzia la propria offerta riesce ad entrare in relazione con un maggior numero di stakeholders: si crea un network di clienti, venditori, fornitori e partner che accresce le risorse a disposizione rafforzando il business e consentendo di esercitare maggiore influenza sul mercato.

2) Creare valore

Se le strategie di diversificazione sono ben concepite ed implementate, uno degli impatti conseguenti sarà l’aumento del valore creato dall’impresa. L’aumento di valore può nascere dalla crescita dei ricavi, dovuta all’intercettazione di nuovi mercati o all’inserimento in nuovi settori. Inoltre, il valore creato può crescere grazie alla riduzione dei costi condividendo risorse come il personale, le attrezzature, le funzioni di core business.
Una startup, ad esempio, può scegliere di iniziare l’attività riducendo i costi e semplificando il business. Questa strategia può funzionare all’inizio, ma poi è utile adottare un piano di diversificazione aggiungendo nuovi prodotti, linee di prodotto e servizi e, di conseguenza, entrando in nuovi settori e mercati.
La diversificazione andrà ad ampliare la clientela e a creare opportunità di crescita potenziale dei profitti.

3) Guadagnare potere sul mercato

Operare in una più ampia varietà di mercati consente di aumentare quello che Jenny Q. Ta definisce “Market Power”: questo concetto è valido soprattutto se la strategia di diversificazione è implementata su mercati complementari o direttamente collegati l’uno all’altro.
Operare su mercati complementari e collegati è infatti una strategia che aiuta a creare e potenziare le sinergie, in modo che il successo totale del business sia maggiore della somma delle sue singole parti.

4) Ridurre il rischio

A parere dell’autrice, la possibilità di ridurre il rischio è probabilmente la più importante delle motivazioni per implementare una strategia di diversificazione.
Diversificare le attività consente alla startup o all’impresa di diffondere il rischio su più iniziative, riducendo la quantità di rischio che ogni singola attività si trova a dover sostenere. Ciò aiuta a gestire in maniera più efficace la volatilità e l’imprevedibilità di ciascuna attività.

5) Proteggere l’organizzazione

Infine, un altro importante vantaggio delle strategie di diversificazione è quello di poter proteggere meglio le singole attività dell’azienda: il business può sopravvivere e crescere meglio perchè non è dipendente da una singola fonte di entrate. La diversificazione, quindi, riesce a proteggere l’azienda dalle inevitabili fluttuazioni che si verificano sul mercato.

Per leggere il post originale: https://magazine.wework.com/inspiration/entrepreneurs-adopt-mantra-wall-street/

Napoli, 06/02/2015

Consigli per startup: cinque elementi fondamentali per costruire un business di successo

John Orcutt è CEO di Pie Digital ed esperto di startup tecnologiche in Silicon Valley, con oltre 25 anni di esperienza in grandi aziende americane. Recentemente ha pubblicato un articolo per il magazine on-line WeWork, incentrato sul tema dei segnali che lasciano trasparire che una startup è sulla buona strada per raggiungere il successo sul mercato.

Naturalmente esistono alcuni indicatori per misurare il successo di un business, come il dimensionamento del mercato o il rispetto della tempistica prevista nel business plan: ma oltre a questi indicatori, l’autore indica altri cinque elementi comuni che nella sua esperienza ha riscontrato nelle startup di successo.

1) Il talento giusto

In qualsiasi settore, per qualsiasi tipo di attività, il punto di partenza migliore è avere il talento giusto nel team. Ecco perchè è importante controllare attentamente il “track record of success” del candidato (valutando il CV prestando particolare attenzione ai risultati tangibili e misurabili ottenuti dal candidato), e valutando aspetti come l’energia, la passione e “la chimica”: bisogna tener conto anche della prima impressione, dell’intuito che ci consiglia se il rapporto lavorativo può avere successo.

Alcune domande utili da porre al candidato prima dell’eventuale assunzione possono riguardare, inoltre, la motivazione e la gestione del tempo (il suo impegno si ferma all’orario lavorativo, o utilizza il tempo libero per aggiornarsi e migliorare le sue competenze?). Infine, bisogna sempre valutare come la persona potrebbe integrarsi nel team e se sarà possibile avere un buon rapporto lavorativo a livello di squadra nel lungo periodo.

2) Un problema ben definito

Un’altro aspetto fondamentale per una startup è la ricerca necessaria a comprendere in maniera efficace il problema che si propone di risolvere. Bisogna raccogliere tutto ciò che gli utenti hanno da dire su come hanno provato ad affrontare e risolvere il problema, reclutare dei clienti per effettuare i test avendo cura di costruire un campione rappresentativo da un punto di vista geografico e demografico ed intervistare tutti.

In alcuni casi è utile incontrare di persona alcuni test users: l’esperienza “nel mondo reale”, quella che Steve Blank definisce con l’espressione “get out of the building”, è di cruciale importanza per una startup impegnata a creare una soluzione innovativa. Una volta effettuati i test è poi necessario effettuare un’accurata business analysis per assicurarsi che il problema sia abbastanza diffuso ed importante per i potenziali clienti, tanto da valere un investimento di tempo, denaro, risorse per risolverlo.

Ancora, bisogna occuparsi di definire le dimensioni del mercato: quante persone hanno quel problema da risolvere o obiettivo da raggiungere? E quanti sarebbero disponibili ad adottare il vostro prodotto o servizio come soluzione? Il mercato è grande abbastanza da sostenere il vostro sforzo? Una startup deve riuscire ad individuare un target ben definito di persone da raggiungere con il primo tentativo di release, per poi occuparsi in seguito di aumentare la dimensione del target di riferimento in fase di crescita.

3) Metriche chiare

Come si fa a capire se si è sulla strada giusta? Come è possibile misurare, confrontare, valutare i risultati? Per rispondere a queste domande, Orcutt fa riferimento alle metriche. Scrivere le metriche fin dall’inizio, già in fase di ricerca e poi di analisi, rappresenta il metodo migliore per una startup che ha bisogno di definire il problema e di identificare le migliori soluzioni oggi e in futuro.

Le metriche vanno quindi impostate fin da subito in maniera tale da assicurare alla startup che si stanno affrontando i problemi nel modo migliore per avere successo con il proprio business. Le metriche vanno utilizzate fin dall’inizio e per tutta la durata del processo, dalla ricerca alla produzione. Per le startup tecnologiche, inoltre, è facile costruire degli indicatori e degli strumenti di misurazione a basso costo o gratis, attraverso delle applicazioni ad hoc: una ragione in più per inserirle fin dall’inizio della vita di una startup.

4) Prototipazione rapida

Il consiglio è quello di procedere prima possibile a lanciare un prototipo sul mercato: per pivot, modifiche e aggiustamenti c’è sempre tempo. Utilizzare prima possibile i prototipi in fase di test consente alla startup di ottenere ottimi risultati in tempi rapidi.

I prototipi possono essere di vario tipo, più o meno realistici: semplici schizzi, immagini, mockup, simulazioni interattive. Il consiglio dell’autore è quello di investire un po’ di tempo per selezionare gli strumenti di prototipazione più adatti al proprio prodotto/servizio e alle proprie esigenze.

5) “Iteration is a way of life”

Per le grandi società già consolidate sul mercato, ciò che conta è seguire un piano di business ben collaudato raggiungendo i migliori risultati possibili a livello di execution. Per una startup, al contrario, il focus è sulla ricerca del miglior modello di business su cui basare la produzione e, in seguito, impegnarsi per scalare.
In una situazione di questo genere, quindi, la strada da seguire è quella basata su ciò che Orcutt definisce un “ciclo virtuoso” di iterazione rapida e miglioramento del prodotto. Il team deve muoversi continuamento in un processo fatto di testing, controllo delle metriche, ridefinizione e poi di nuovo testing.

Collegandosi a ciò che scrive Eric Reis in The Lean Startup, la strada giusta è quella di iniziare con un prototipo semplice per iniziare ad affrontare i dubbi sul se e come il prodotto deve essere costruito, se sarà sostenibile e quali sono i cambiamenti necessari da apportare per raggiungere tale sostenibilità.
Insomma, bisogna costruire prototipi sempre più dettagliati fino a giungere a un minimum viable product da lanciare.

In conclusione, Orcutt si dice convinto che sicuramente per una startup conta molto anche una buona dose di fortuna: ma le probabilità di successo possono sicuramente crescere grazie al lavoro del team e all’attenzione per i cinque elementi di successo presi in considerazione.

Il post originale è disponibile qui: http://www.wework.com/magazine/knowledge/5-signs-startup-right/

Napoli, 10/06/2014

Consigli utili per startup e imprese: come costruire la fiducia del cliente in un rapporto basato sulla comunicazione digitale

Anna Danés ha avuto una serie di esperienze lavorative in startup di diversi Paesi del Mondo (Asia, Europa, USA) prima di fondare Ricaris, un’azienda specializzata in internet services. Inoltre, è specializzata in materia di gestione del personale e lavora affinché le aziende possano creare un ambiente lavorativo migliore per i propri team.

Di recente, ha pubblicato un articolo su WeWork dedicato al tema “Una relazione digitale: come lavorare con clienti che non hai mai incontrato di persona”. Si tratta di un argomento di interesse per startup e imprese, in particolare per quelle che lavorano sulla base della realizzazione di progetti costruiti sulle esigenze di singoli clienti, come nel B2B: spesso, infatti, si i clienti non si incontrano mai faccia a faccia e la comunicazione si basa su e-mail o altri strumenti “a distanza”. Da queste situazioni nasce l’esigenza di imparare a costruire la fiducia del cliente, nonostante non ci sia mai stato un reale incontro.

Per costruire la fiducia con il cliente in una situazione di questo tipo il primo consiglio di Anna Danés è quello di raccogliere quante più informazioni possibili: anche se questo processo richiede del tempo, è di fondamentale importanza per dare al cliente la possibilità di avere fiducia nei servizi e nelle capacità dell’azienda. Può essere utile, una volta raccolte le informazioni, inviare al cliente una sintesi scritta (summary): ciò mostrerà la vostra attenzione e il vostro interesse per le esigenze del cliente.

In secondo luogo, è fondamentale definire chiaramente le aspettative e le fasi del progetto: occorre impostare e condividere con il cliente una vera e propria timeline nella quale siano ben focalizzate le aspettative di entrambe le parti.
Avere una chiara definizione delle aspettative delle parti coinvolte è la chiave per il successo di una relazione.
Inoltre, se ci si rende conto dopo i primi incontri di non poter soddisfare tutte le aspettative del cliente, è fondamentale proporre delle soluzioni alternative per consentire comunque il raggiungimento dei risultati desiderati su una distanza temporale realistica.

Ancora, è fondamentale alimentare il più possibile il rapporto con il cliente: non avendo mai avuto la possibilità di un contatto visivo e di una stretta di mano, occorre compensare tale mancanza concentrandosi il più possibile sulla comunicazione. E’ importante mantenere sempre un certo stile nelle comunicazioni, non spazientirsi di fronte a molte domande, ma anzi assicurarsi di aver risposto correttamente e chiedere al cliente un feedback.
Altri piccoli suggerimenti elencati nell’articolo a questo proposito sono:

– cercare di personalizzare il rapporto, senza sconfinare troppo nel privato, ma mostrandosi amichevoli;
rompere la “barriera digitale” con l’invio di un omaggio, con il logo dell’azienda, per inviare un messaggio positivo e che ricordi i valori aziendali;
– anche se la comunicazione è prevalentemente digitale, preparare un documento cartaceo sul lavoro svolto dall’azienda (come ad esempio un opuscolo) da inviare per posta al cliente;
coinvolgere il cliente chiedendogli feedback e pareri su come vorrebbero migliorare il servizio offerto.

Inoltre, secondo Anna Danés è opportuno impostare la comunicazione più adatta alle esigenze del cliente: in termini di mezzo di comunicazione (e-mail, telefono) e di frequenza dei contatti. Per raggiungere questo obiettivo è importante essere flessibili e riuscire ad adattarsi alle esigenze di ciascun cliente.

Infine, un suggerimento per i casi in cui qualcosa va storto: occorre giocare di anticipo, non aspettare che sia il cliente a scoprire che c’è stato un errore o che c’è un problema. Bisogna comunicarlo subito e con chiarezza, spiegando qual è il problema e che soluzione si propone, agendo in maniera proattiva: mai inviare semplicemente un messaggio in cui si informa dell’esistenza di un problema, occorre segnalare sempre la relativa soluzione.

Con grande probabilità, conclude Anna Danés, se la relazione con il cliente è stata costruita seguendo tutti i passaggi descritti ogni eventuale incidente potrà essere superato senza intaccare il buon rapporto con il cliente.

Per leggere l’articolo originale da cui è tratto questo post: http://www.wework.com/magazine/knowledge/digital-relationship-work-clients-youve-never-met-person/

Napoli, 04/06/2014

La gestione delle vendite in una startup: come ottenere i migliori risultati fin dal momento dell’acquisizione dei clienti

Jake Dunlap è CEO e founder di Skaled, società di consulenza con sede a New York specializzata in sviluppo e crescita di startup scalabili su mercati internazionali. In un suo post pubblicato da WeWork, spiega come, nelle fasi iniziali di una startup, sia fondamentale che i founders si occupino delle attività di vendita.

Anche se i founders di una startup agli inizi sono impegnati in svariate attività, infatti, sono le persone più adatte ad occuparsi delle vendite: questo perché, soprattutto per le startup basate sulla metodologia Lean, l’attività di vendita va gestita fin dal principio con grande attenzione e nessuno conosce e ama il prodotto come il founder.

Purtroppo, nella realtà dei fatti sono pochi i founders a preoccuparsi delle vendite: Dunlap utilizza come esempio la storia di Take the Interview, una startup che consente ai candidati di rispondere alle domande di un colloquio attraverso il video, riducendo i costi e i tempi rispetto agli incontri di persona.

Nei primissimi tempi di attività, i founders di Take the Interview (Danielle Weinblatt e Ty Abernethy) si occupavano di contattare direttamente le aziende cui proporre il prodotto della loro startup, spiegando tutti i vantaggi che Take the Interview avrebbe apportato in termini di sistematizzazione del processo di assunzione.

Ben presto ci si è resi conto che il prodotto offerto dal team di Take the Interview poteva espandersi potenzialmente a livello globale: da qui, la necessità di trovare un nuovo sistema per identificare e contattare i potenziali clienti, e per capire i loro bisogni, le loro necessità ed eventuali dubbi e preoccupazioni.

Per prima cosa i founders si sono occupati della costruzione del profilo dei potenziali clienti di Take the Interview, per poi stabilire in maniera chiara e definita la tempistica e le modalità per mettersi in contatto con ciascuno di essi (per via telefonica o tramite e-mail). In seguito sono stati implementati alcuni sistemi di monitoraggio per tenere sotto controllo tali comunicazioni. Tutti gli sforzi erano quindi diretti a sistematizzare il più possibile le attività di acquisizione dei potenziali clienti, in modo tale da poter poi gestire in maniera efficace le vendite.

Dall’esperienza di Take the Interview, Jake Dunlap ha tratto alcuni consigli applicabili a qualsiasi startup:

1) Concentrare il focus sul problema che la startup cerca di risolvere: è il modo migliore per comunicare efficacemente cosa produce la startup e, quindi, cosa vende. L’ideale sarebbe comunicare ai potenziali clienti un problema che loro stessi non si erano ancora resi conto di avere.

2) Costruire un processo: riuscire a costruire un processo replicabile rende le vendite più facilmente gestibili per i founders, e assicura una transazione più facile e continuativa quando sarà il momento di assumere personale addetto alle vendite. Il processo sarà infatti ottimizzato e in grado di delineare le responsabilità e le risorse specifiche per far funzionare al meglio l’attività di vendita.

3) La Lead Generation è fondamentale: anche se richiede tempo, la lead generation è in definitiva un “gioco di numeri” che consente di raggiungere costantemente le persone via telefono o e-mail e di raccogliere ottimi risultati anche se il messaggio non è ancora perfetto. Basta infatti avere un messaggio forte e coerente da comunicare, ed essere perseveranti nel raggiungere i potenziali clienti.

In definitiva, costruire un processo di acquisizione clienti replicabile nelle fasi iniziali di attività di una startup, offre ai founders la possibilità di ottimizzare la gestione del settore vendite e di avere a disposizione un sistema coerente da trasferire ai venditori che saranno assunti in futuro.

Per leggere il post originale: http://www.wework.com/magazine/knowledge/sales-startups-founder-selling-can-go-right/

Napoli, 16/04/2014