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Sei utili consigli di business dal CEO di una startup di successo planetario: il talk di Sean Rad (Tinder) al Web Summit

Nel corso dell’ultimo Web Summit, che si è svolto dal 3 al 5 novembre 2015 a Dublino, il CEO e co-founder di Tinder Sean Rad ha tenuto un interessante talk sulla sua esperienza nell’azienda che rappresenta oggi il player più importante a livello mondiale nel settore del dating on-line: nel corso del suo intervento, spiega l’attuale situazione di Tinder, gli obiettivi per il futuro e, soprattutto, come è riuscito a raggiungere con la sua startup il grande successo di cui gode attualmente.

ceo tinder

Sean Rad sta attualmente vivendo il grande sogno di ogni startupper: Tinder registra al momento oltre 1.500.000 appuntamenti a settimana, di cui oltre un milione rappresentano appuntamenti di nuovi iscritti. Tinder è presente in 194 Paesi nel mondo, con un Business Model che prevede una versione free per tutti gli iscritti con la possibilità di scaricare la versione a pagamento dell’applicazione per gli utenti che desiderano usufruire dei servizi aggiuntivi (la stragrande maggioranza delle revenue di Tinder, spiega Rad, deriva proprio dall’app a pagamento).
Tinder si conferma ogni giorno come una startup di enorme successo, che nel giro di tre anni è riuscita a crescere come nessun’altra piattaforma era riuscita a fare prima.

Ma come hanno fatto Sean Rad ed i suoi soci (Justin Mateen e Jonathan Badeen) a raggiungere questi livelli?

Nel corso del suo talk al Web Summit, Rad ha condiviso con i presenti alcuni spunti e consigli per portare al successo la propria startup: vediamo quali sono.

1) Ama quello che fai, e crea un team fantastico!

Fin dall’inizio del suo discorso, ciò che traspare dalle parole di Sean Rad è la grande passione per il lavoro che svolge: “E’ bellissimo. Siamo orgogliosi di ciò che facciamo. Ci piace molto”.

Circa un anno fa, Rad è stato sostituito nel ruolo di CEO da Christopher Payne, ex dirigente di eBay, Amazon e Microsoft: ma la guida del nuovo CEO non ha portato buoni frutti e gli altri membri del CdA di Tinder hanno restituito a Rad la sua posizione da CEO.

Nonostante fosse stato rimosso dal ruolo di CEO, Rad ha sempre continuato a lavorare con impegno e a sostenere e consigliare il nuovo CEO nel suo lavoro e nelle scelte strategiche. Tuttavia, come dicevamo, l’esperienza di Payne come CEO di Tinder non è stata particolarmente brillante.

Rad afferma che ci sono un sacco di motivi per cui la scelta di dare a Payne il ruolo di CEO non ha funzionato, ma in ogni caso a lui non importa quale ruolo e quali attività doveva svolgere in azienda: l’importante è continuare a lavorare con il team e fare ciò che serve alla startup, “anche lavare i pavimenti, se necessario”.

Ma in che modo Rad si approccia al suo lavoro di CEO ogni giorno? La sua risposta è interamente centrata sull’apprendimento continuo: si approccia al lavoro come se ogni giorno stesse imparando qualcosa di nuovo. E come a fine giornata sia fondamentale che tutto il team senta di aver imparato qualcosa.

E’ questo tipo di approccio, secondo Rad, che identifica un grande team per una startup: occorre riunire in squadra persone appassionate e pronte ad imparare qualcosa di nuovo ogni giorno.

2) Raccogliere dati e massimizzarne l’utilizzo

Quando una startup riesce ad avere accesso ad un grande quantitativo di dati sarebbe negligente a non utilizzarli per il bene dell’azienda: i dati vanno raccolti nel maggior numero e con la maggior attenzione ed accuratezza possibili, per poi utilizzarli per lo sviluppo del prodotto.

Tinder, ad esempio, ha potuto disporre di una grande moltitudine di dati raccolti sulla “single culture”: di recente hanno condotto un sondaggio su 300.000 utenti, da cui è risultato che oltre l’80% degli utenti di Tinder utilizzavano l’app per cercare una relazione stabile e duratura, e solo il restante 20% era interessato a brevi amicizie.

Ancora, racconta Rad, grazie alle ricerche, alla raccolta e all’utilizzo accurato dei dati Tinder è in procinto di rilasciare un “grande cambiamento” del suo algoritmo, in grado di aumentare il numero di corrispondenze del 30% e, di conseguenza, migliorare l’esperienza dell’utente sulla base dei suoi bisogni.

Lo scopo della raccolta dei dati deve essere, per una startup, quello di utilizzarli nella maniera più efficace allo scopo di migliorare il prodotto e la user experience.

3) Accetta allo stesso modo le buone e cattive recensioni della stampa

Rad si ispira ad un verso di Ruyard Kipling, secondo il quale nella vita si attraversano sia trionfi che disastri, ed entrambi vanno accettati e trattati allo stesso modo: è proprio ispirandosi a questo concetto che Rad si approccia alla “cattiva stampa”. Anche perché è convinto che la stampa sia predisposta a focalizzarsi sempre su ciò che è controverso.

Secondo Rad, la stampa si concentra raramente sui fatti e la sostanza, ed ha la tendenza a cercare le prove a conferma di ciò che sono convinti di voler dimostrare: il team di Tinder cerca quindi di stare il più possibile vicino al proprio audience di riferimento, e ad oggi questo atteggiamento li porta ad avere un feedback positivo dai propri utenti. Questa è l’unica cosa su cui si concentrano Rad ed il suo team, ferma restando l’apertura ad accogliere tutti i punti di vista.

In sostanza, afferma Rad, quando una startup ha impatto sulla società e sulla cultura sarà sempre esposta alle critiche: la cosa migliore è semplicemente accoglierle, esattamente come i pareri positivi.

4) Non fermarsi mai: innovare continuamente e costantemente

Nei prossimi sei mesi, Tinder si aspetta di vedere la propria dating app muoversi più velocemente ed aggressivamente che mai. L’applicazione è stata già aggiornata con nuove funzionalità di recente, maggiormente vicine alle esigenze dei clienti.

Il team di Tinder è sempre e costantemente alla ricerca di nuove modalità per migliorare l’esperienza dell’utente, ed è proprio per questo motivo che è stato modificato l’algoritmo (come accennato, la nuova versione sarà rilasciata a breve).

In sostanza, Rad è convinto che c’è sempre da lavorare per innovare il prodotto.

5) Focus sulle risorse a disposizione

Rad è molto attento a non farsi distrarre dai feedback e suggerimenti che arrivano ogni giorno dall’ampia ed impegnativa base di utenti di Tinder: si tratta infatti di una fonte inesauribile e costante di suggerimenti per nuove funzionalità da implementare.

La parte più difficile è riuscire a stabilire le giuste priorità: occorre infatti lavorare molto per diventare bravi nel bilanciamento di priorità e risorse a disposizione. Di fronte a tanti utenti, la soluzione più semplice ed efficace è quella di riuscire a trovare ciò che avrà impatto sul maggior numero di utenti possibile.

Per Rad e per l’intero team di Tinder, la mission è semplice, chiara e ben definita: “Fin dal primo giorno, il nostro obiettivo è stato quello di scoprire ogni singola relazione possibile”.

Allo stesso modo, la più grande frustrazione è quella di non riuscire a trovare il matching giusto per l’utente. La difficoltà di Tinder è intrinseca al mondo cui si rivolge: le relazioni sono la parte più importante e più difficile nella vita delle persone, e vanno trattate con rispetto ed attenzione.

6) Competere con se stessi, non con i rivali

Come è accaduto per Uber, Facebook, Airbnb ed altre startup di successo planetario, Tinder è diventato il nome utilizzato da migliaia di startup al mondo per descrivere in termini semplici ciò che cercano di fare con il proprio business.

Naturalmente, tra queste startup ci sono quelli che potrebbero rappresentare dei potenziali concorrenti: come si pongono Rad ed il team di Tinder di fronte a tutto questo?

Da quando Tinder ha iniziato a scalare, si trova in una posizione decisamente confortevole: tuttavia, per un imprenditore è fondamentale essere abbastanza realistico da avere ben chiaro quale potrebbe essere “the next big thing” nascosta dietro l’angolo.

Allora qual è l’approccio di Tinder a questo aspetto del business? Semplicemente, afferma Rad, “Siamo in competizione con noi stessi. Tutti cercano di diventare il prossimo Tinder” ma loro non si preoccupano troppo della concorrenza. Sono lusingati di questo successo, stanno attenti ad osservare con attenzione il mercato e le altre applicazioni che vengono rilasciate ogni giorno, ma si impegnano costantemente e quotidianamente allo scopo di migliorarsi.

Quando si ha un successo planetario, non bisogna fermarsi ed adagiarsi: il lavoro di ogni giorno è finalizzato a migliorare continuamente se stessi.

E infine, cosa c’è in serbo per il 2016? Recruiting è la parola chiave con cui Rad conclude il suo talk al Web Summit. Tinder ha bisogno di trovare le persone giuste per arrivare dove si è prefissata, e questa è una delle attività più difficili per una startup che sta scalando.

FONTE: http://startups.co.uk/6-business-insights-from-tinder-ceo-sean-rads-web-summit-talk/

Napoli, 19/11/2015

Startup Tips – Come ottenere l’attenzione della stampa per il tuo pitch

La scorsa settimana, in questo post del nostro blog, abbiamo affrontato il tema dei “Believers”: si tratta di coloro che credono nelle potenzialità di una nuova azienda e del suo prodotto, si raggruppano in sei “categorie” e la loro presenza è fondamentale per la crescita ed il successo di una startup.

Tra i Believers di una startup abbiamo elencato la stampa: oggi, attraverso un post firmato da Jerrid Grimm (co-founder di Pressboard) e pubblicato da Entrepreneur, scopriamo alcuni suggerimenti per portare una startup all’attenzione della stampa e per riuscire a trovare degli spazi dedicati al nuovo prodotto/servizio sui media.

press

Secondo Grimm, infatti, dopo essersi concentrati sulle prime tre P nelle primissime fasi (prodotto, prezzo, placement) una startup deve iniziare ad occuparsi delle attività di promozione. Naturalmente, ottenere degli spazi sui media e sulla stampa è uno dei modi più efficaci per far parlare della startup e attrarre i primi, importantissimi clienti, indispensabili per convalidare il prodotto.

Molti founder di startup, in prima battuta, sono convinti che la copertura mediatica sia semplice da ottenere: basta mandare una semplice e-mail ad alcuni giornalisti di alto profilo per riuscire a farsi intervistare. Ma nella realtà le cose non sono così semplici. Prendendo spunto dalla propria esperienza di startupper, e dalle storie di altri founder, Grimm decide quindi assieme a Josh Catone (ex redattore di Mashable) di rivolgersi ad alcuni dei più importanti giornalisti, scrittori ed editori in campo tecnologico per chiedergli alcuni consigli utili su come rendere il pitch della propria startup interessante per la stampa.

La storia raccontata dal pitch deve essere interessante

Può sembrare ovvio, ma i giornalisti intervistati da Grimm e Catone dichiarano di ricevere centinaia di pitch ogni settimana, e solo l’1-2% di questi viene utilizzato per pubblicazioni e articoli. La domanda da porsi è: la tua storia è abbastanza unica da rientrare in questa piccola percentuale?

Per assicurarsi che la risposta sia sì, bisogna iniziare il pitch da ciò che rende la vostra startup (o il vostro prodotto) unica rispetto a tutte le altre.

Un altro test utile per capire se il pitch è davvero interessante per la stampa, è chiedersi se, mettendosi nei panni di un potenziale lettore o cliente, troveresti la storia abbastanza interessante da impiegare il tempo necessario a leggerla. Se si esita un po’, allora provare a rendere il pitch più interessante prima di inviarlo alla stampa è una buona idea.

La storia raccontata dal pitch deve sottolineare il ruolo delle persone, più che i numeri della startup

La prima cosa che un giornalista cerca in un pitch è l’aspetto umano: come dice Owen Thomas, redattore capo a ReadWhite, il pitch deve raccontare “una storia personale. Qualcosa di vero, che è realmente accaduto ad un essere umano”.

Le storie che riguardano persone sono decisamente più interessanti per la stampa, rispetto a numeri e dati. La narrazione di una storia personale sviluppa una relazione empatica ed emotiva con il giornalista e con i lettori.

Arrivare dritti al punto, e in fretta

Spesso l’oggetto della mail può essere l’unica cosa che un giornalista super impegnato riesce a vedere: quando si invia un pitch, quindi, è importante prestare attenzione a ciò che si scrive nel campo dedicato all’oggetto.
Riassumere l’intero pitch in poche parole è tutt’altro che semplice, ma è necessario imparare a farlo: se ci vogliono più di due frasi per arrivare al punto, il lettore avrà già perso interesse.

Rispondere rapidamente

Attenzione ad essere rapidi e disponibili nelle risposte: se si invia un pitch ad un giornalista, e si riceve da quest’ultimo una risposta per ulteriori dettagli, occorre essere rapidi e precisi. Il follow-up è fondamentale in un mondo come quello delle startup, in cui le notizie diventano rapidamente stantie.

Poiché è altamente improbabile che un giornalista riesca a scrivere un articolo basandosi esclusivamente sulla mail e il comunicato stampa inviatogli, occorre che la startup abbia una persona pronta a rispondere in maniera tempestiva ed esaustiva alle eventuali richieste di maggiori dettagli ed informazioni.

Ricordarsi che anche i giornalisti sono persone!

Molti dei giornalisti intervistati da Grimm e Catone sottolinea come il tempo e l’attenzione impiegati a costruire un rapporto con i giornalisti sia fondamentale per aumentare la possibilità di veder pubblicata la propria storia.

Inoltre, i founder di una startup devono sempre ricordare di personalizzare il pitch a seconda del destinatario: è importante conoscere il giornalista, il suo lavoro, le sue opinioni e la testata di riferimento, evitando messaggi e commenti superficiali che possono indispettire chi li riceve.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/249478

Napoli, 01/09/2015

Startup Tips – Believers: il successo dipende dalle persone che credono nell’idea

Joseph Walla è CEO e co-founder della startup statunitense HelloSign, lanciata nel 2012 a San Francisco, che conta ad oggi oltre un milione di utenti: HelloSign consente di ottenere firme elettroniche legalmente valide, che eliminano i problemi di stampa, scansione, fax di documenti, offrendo un servizio utile anche e soprattutto alle aziende che ottengono un impatto sulle entrate e sulla customer experience.

Prima di lanciare HelloSign, Walla racconta di averla mostrata ad alcuni familiari: alcuni di loro erano colpiti favorevolmente, altri perdevano attenzione dopo un primo sguardo interessato, altri ancora non hanno mostrato alcun tipo di interesse ed entusiasmo. L’unico a credere, ad avere davvero fiducia nelle potenzialità di HelloSign era proprio Walla.

La fiducia è fondamentale per le grandi aziende: in un post pubblicato su LinkedIn, Joseph Walla scrive che i “believers”, coloro che credono nel business, sono indispensabili per il successo di un’azienda. Dropbox ne ha 100 milioni, Google addirittura un miliardo.

Quando una startup è agli inizi del suo sviluppo, ha un unico believer: il fondatore. Ecco perché, afferma Walla, il primo lavoro di un founder è creare i believersPer creare una community di persone che credono nella startup è necessario credere nel proprio prodotto, avere fiducia nelle sue potenzialità: questo è il primo passo per convicere altre persone a diventare believers. Una startup, per crescere, ha bisogno di differenti tipologie di believers. Vediamo quali sono quelli che Joseph Walla elenca nel suo post.

1) You have to believe

Come accennato, il founder deve essere il primo a credere nella startup. La domanda fondamentale da porsi, quando si ha un’idea di business, è “Voglio davvero lavorare a questa cosa?”. Bisogna capire se si tratta di un’idea per cui valga la pena investire tempo, impegno, risorse.

Un esempio di founders che hanno creduto nella propria idea fino a portarla al successo è Airbnb: hanno investito tutti i risparmi, hanno venduto cereali per restare a galla. Hanno atteso 999 giorni senza vedere un minimo di traction: ma non hanno mai smesso di credere nella propria idea, fino a raggiungere il successo a livello globale.

2) You need customers that believe.

I clienti sono coloro che investono risorse preziose, in termini di tempo e denaro, nel prodotto di una startup: è fondamentale, per invogliarli a farlo, che essi credano nel valore che il prodotto può portare nelle proprie vite.

Un esempio illustre citato da Walla è quello di Evernote, che si è trovato sulla soglia del fallimento: i suoi clienti ci credevano così tanto da investire nell’azienda e salvarla dalla bancarotta.

3) The press has to believe.

Cosa distingue le startup che ottengono spazi sulla stampa da quelle che non ne ottengono? Secondo Walla la risposta è molto semplice: la stampa crede più nelle prime che nelle seconde.

La stampa, ad esempio, ha sempre amato molto Twitter: ci hanno creduto prima della maggior parte delle persone che sono poi diventate suoi utenti. La stampa ci ha creduto, e ha convinto anche altre persone a crederci.

4) Investors have to believe.

Per far sì che gli investitori credano nella startup, bisogna dimostrare che riusciranno a compensare il finanziamento con un ritorno elevato. Bisogna che gli investitori credano nella startup, devono convincersi che abbia il potenziale per diventare un’azienda miliardaria.

Ad esempio, Dropbox ha faticato parecchio a trovare degli investitori, ma è riuscita comunque a raggiungere il successo grazie ad alcuni finanziatori che credevano davvero nel prodotto.

5) The team has to believe.

Il team deve credere davvero nel progetto per lavorare al massimo: in particolare, i migliori sviluppatori, venditori, marketers sono coloro che scelgono di investire il proprio talento in qualcosa per cui valga davvero la pena.

Pandora, ad esempio, ha rischiato la bancarotta nel 2001. Aveva un team di oltre 50 persone che hanno investito nella società oltre 1,5 milioni di dollari, che hanno rinunciato al proprio stipendio per 2 anni: lo hanno fatto perché credevano nell’azienda.

6) Your partners have to believe.

Le giuste partnership sono fondamentali per un business development che faccia crescere l’azienda su larga scala. Per ottenere questi risultati è necessario dimostrare ai potenziali partner di essere in grado di aggiungere valore per i loro utenti: nessuno è disposto ad inviare migliaia o milioni di clienti ad una startup in cui non crede.

Bill Gates, ad esempio, ha concesso i suoi software in licenza a IBM, costruendo un partenariato di successo: IBM, infatti, ha creduto che Microsoft avrebbe apportato valore aggiunto per i suoi clienti.

In conclusione, afferma Walla, tutto ciò ci riporta all’inizio della storia, quando il founder è l’unico believer della startup: il primo lavoro da svolgere è quello di creare nuovi believers, perché la startup ha bisogno di clienti, dell’appoggio della stampa, di investitori, di un team e di partner che credano davvero nelle sue potenzialità.

 

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L’articolo originale è disponibile qui: https://www.linkedin.com/pulse/your-job-founder-create-believers-joseph-walla

Napoli, 28/08/2015

Consigli alle startup: come implementare un’efficace strategia di PR fin dalle prime fasi di attività

Shana Starr è Managing Partner presso la LFPR, società di comunicazione globale che si occupa di consulenza in materia di public relations nel settore sanitario, tecnologico e finanziario. Di recente, Entrepreneur ha pubblicato un suo articolo dedicato al tema delle public relations per le startup, nel quale l’autrice offre alcuni consigli ai founder per gestire al meglio questa delicata attività del business.

Le public relations sono infatti un’attività centrale per qualsiasi azienda, ma diventano a maggior ragione di fondamentale importanza in una startup che, all’inizio del suo percorso, deve impegnarsi a fondo per far conoscere il brand, ottenere l’attenzione dei media e guadagnare punti in termini di riconoscibilità e diffusione.

Esistono però delle strategie utili che una startup può adoperare nelle public relations, che Shana Starr elenca nel modo seguente:

1) Be Ready (State pronti)

Il primo passo è essere pronti: se il prodotto non è ancora nella sua versione migliore, non sarà possibile ricevere buone recensioni e difficilmente la stampa parlerà bene di voi. Non c’è niente di peggio, secondo l’autrice, che una cattiva pubblicità da parte dei media: occorre quindi assicurarsi di essere davvero pronti prima di implementare una strategia di public relations.

2) Stabilite la vostra identità

Prima di dire al mondo chi sei, occorre assicurarsi di saper rispondere a questa domanda. Per stabilire l’identità della propria startup, occorre porsi alcune domande: Quali sono i vostri valori? In cosa consiste esattamente la vostra cultura aziendale? Cosa vi differenzia dai concorrenti? State facendo qualcosa che nessun altro ancora fa? Cosa vi rende unici?
Le risposte a queste domande forniscono la precisa identità di una startup: se non siete sicuri delle risposte, è possibile chiedere agli altri come vi vedono. Anzi, può essere molto utile porre queste domande a più persone e prendere nota delle risposte. Se ci sono troppe risposte diverse, vuol dire che la startup ha qualche problema: bisogna risolvere il problema di identità prima di passare allo step successivo, ossia prima di poter raccontare la vostra storia.

3) Condividete la vostra storia

Imparare a comunicare al meglio la storia della propria startup è parte integrante dell’attività di public relations. Dopo aver stabilito la propria identità, è necessario iniziare a lavorare sulla storia, sul racconto della propria startup. Avere una storia da condividere consente alla startup di distinguersi agli occhi dei media, di potenziali investitori e del target di riferimento: diventa quindi fondamentale raccontare chi siete e come avete iniziato.
Lo storytelling consente non soltanto di arrivare più facilmente ai potenziali clienti, ma renderà molto più difficile che le persone si dimentichino di voi.
La storia della startup andrà diffusa sui social, nelle newsletter, durante le interviste, in tutte le opportunità che i founder avranno di parlare in pubblico.

4) Assicuratevi di che il CEO abbia visibilità

Il CEO o il founder di una startup è il portavoce dell’azienda, e svolge pertanto un ruolo fondamentale nel plasmare l’immagine della società, del brand, della cultura. Per questo motivo, lui (o lei) devono essere accessibili, visibili al pubblico: ciò si traduce in una presenza attiva sui social, un rapporto positivo con i media e la capacità di condividere al meglio la storia della startup. La visibilità del CEO consente di accrescere la credibilità e la leadership nel settore, e aiuta anche in termini di networking, rendendo più facile avvicinare le persone giuste per espandere il business.

5) Non sottovalutate l’importanza dei social media

Posizionare il brand in modo che sia al di sopra dei concorrenti è un lavoro impegnativo, lungo e che comprende molte attività differenti. Tra queste, non bisogna mai sottovalutare l’importanza di una strategia social, per rappresentare al meglio il brand, la cultura e i valori della vostra startup.
Secondo Shana Starr la strategia social è fondamentale fin dalle primissime fasi di attività dell’azienda: implementarla in fase early stage significa costruire la propria identità e credibilità nel settore di riferimento, avere la possibilità di raccontare la propria storia e identificare il CEO come opinion leader.
Bisogna quindi dedicare il tempo necessario ai social, impegnarsi direttamente nelle relazioni con fans e followers, rispondere alle domande, condividere informazioni e coinvolgere la community nelle conversazioni.

6) Assumete qualcuno se avete bisogno di aiuto

Nelle fasi iniziali di startup può essere difficile attuare delle forti strategie di public relations: il consiglio dell’autrice è quello di assumere, se necessario, un professionista del settore. La persona scelta per ricoprire il ruolo deve essere entusiasta del progetto, del prodotto o servizio offerto, della vision aziendale: in questo modo, sarà in grado di comunicare in maniera davvero efficace la startup all’esterno. Un professionista del settore PR, quindi, sarà in grado di mettere in atto in maniera ottimale tutti gli step elencati, assicurando una strategia di PR che sia veramente utile alla startup.

Per leggere il post originale di Shana Starr: http://www.entrepreneur.com/article/235339

Napoli, 24/07/2014

Creative Business Cup 2014: aperta la call internazionale per business ideas nell’industria creativa

Sono aperte le selezioni per partecipare all’edizione 2014 di Creative Business Cup, competition internazionale per business ideas nel settore delle industrie creative che lo scorso anno ha portato in finale a Copenaghen i migliori imprenditori di 35 paesi differenti, mettendo in palio un premio finale del valore di 50.000 dollari.

Possono partecipare a Creative Business Cap – Italia singoli o team in possesso di un’idea imprenditoriale nel settore dell’industria creativa, in particolare il Bando elenca le seguenti aree di riferimento: Design, Architettura, Produzione di contenuti, Advertising, Libri e stampa, Musica, Film & Video, Artigianato, Radio & TV, Parchi di intrattenimento e scenografie, Gastronomia.

Il singolo partecipante o almeno un membro del team proponente la business idea deve avere esperienza nel settore creativo di riferimento, inoltre nel caso di imprese già costituite l’eventuale investimento da parte di soggetti terzi non può superare i 500.000 dollari.
Non sono previste limitazioni inerenti l’età dell’azienda, il fatturato o il numero di impiegati.

Le proposte dovranno essere redatte seguendo il template di riferimento scaricabile al seguente link: http://www.creativebusinesscupitalia.it/downloads/
Allo stesso indirizzo è possibile scaricare anche il Bando per Creative Business Cup – Italia 2014.

Per partecipare è necessario inviare la documentazione all’indirizzo e-mail info@materahub.com entro il 22 luglio 2014.
Sono previsti premi speciali per i vincitori a livello nazionale, i quali parteciperanno alla finale internazionale prevista nel mese di novembre 2014 in Danimarca: durante l’evento saranno premiati i migliori imprenditori in ogni categoria e sarà assegnato il titolo di miglior imprenditore creativo 2014.

Le business ideas italiane saranno valutate da una commissione di esperti nominata da materahub e Meta Group, che valuteranno i progetti sulla base dei seguenti criteri:

Originalità: è un nuovo tipo di business o viene utilizzato in un nuovo contesto?
Creatività: le competenze creative sono essenziali per il successo della business idea?
Potenzialità di mercato: la business idea presenta evidenti potenzialità di mercato?

Per maggiori informazioni: http://www.creativebusinesscupitalia.it/partecipa/

Napoli, 13/06/2014