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Tag: innovazione

Innoapps Hackathon: un’occasione internazionale per giovani talenti creativi europei e cinesi nel settore delle applicazioni in tema Smart Cities

Anche quest’anno Huawei e European Young Innovators Forum organizzano Innoapps Hackathon, la competition internazionale dedicata a giovani talenti creativi europei e cinesi con un’ottima conoscenza della lingua inglese.

Innoapps Hackathon è alla ricerca di progetti di applicazioni mobile innovative per Android che siano in linea con il tema centrale dell’iniziativa: le Smart Cities.
Obbiettivo di Innoapps Hackathon è infatti quello di sostenere giovani talenti con un’idea che preveda la creazione di app innovative che siano in grado di offrire miglioramenti nella vita economica e sociale e che siano improntate ad un criterio di sostenibilità.

La Competition Innoapps Hackathon prevede tre fasi preliminari e un evento finale:

Fase 1: Entro il 9 novembre 2014, è aperta la call for application dedicata alla raccolta delle domande di partecipazioni individuali aperta a giovani residenti in paesi membri UE o in Cina, che non abbiano ancora compiuto 28 anni al momento dell’iscrizione alla competition.

Fase 2: I migliori talenti saranno selezionati per creare dei team misti di talenti europei e cinesi (i team saranno composti da due persone), che dovranno lavorare in ottica cooperativa allo sviluppo di un app in tema Smart Cities e dovranno sottoporre il progetto finale entro il 14 dicembre 2014.

Fase 3: Nei due mesi successivi, i team di Innoapps Hackathon selezionati per accedere alla finale potranno iniziare l’attività di coding e beneficiare del supporto degli esperti Huawei. I sei migliori team saranno invitati a partecipare all’Innoapps Hackathon finale che si svolgerà a Bruxelles a metà febbraio 2015.

Durante la finale di Bruxelles i sei team presenteranno il pitch della propria idea alla giuria internazionale di esperti che selezionerà i tre vincitori.

1° Premio: 20.000€ + servizi di supporto per lo sviluppo e per la commercializzazione dell’app, mentoring e networking, promozione e due telefoni Huawei.

2° Premio: 10.000€ + servizi di promozione e due telefoni Huawei.

3° Premio: 5.000€ ++ servizi di promozione e due telefoni Huawei.

Il form di iscrizione per la Fase 1 è disponibile al seguente link: https://onedrive.live.com/survey?resid=2EACBD409F7AE453!107&authkey=!ALzL98NMCeUdE7Q

Per maggiori informazioni su Innoapps Hackathon: http://innoapps.eu/

Napoli, 12/08/2014

Pubblicato il Bando Disegni +2: 5 milioni di euro a disposizione di micro e PMI con un disegno/modello da valorizzare

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 183 del 08/08/2014) il Bando Disegni +2, a cura del Ministero dello Sviluppo Economico e di Unioncamere: con una dotazione complessiva di 5 milioni di euro, prevede agevolazioni destinate a micro, piccole e medie imprese regolarmente iscritte al Registro delle Imprese e con sede legale e operativa in territorio italiano, per il supporto a progetti di valorizzazione di un disegno/modello, singolo o multiplo (per la definizione di disegno/modello si fa riferimento all’art. 31 del d.lgs. 10 febbraio 2005, n. 30 – Codice della Proprietà Industriale).

Le agevolazioni del Bando Disegni +2 saranno sotto forma di contributo in conto capitale, a copertura massima dell’80% delle spese ammissibili. La copertura sarà assicurata per spese finalizzate all’acquisto di servizi specialistici esterni per la produzione (fase 1) e commercializzazione (fase 2), correlati ad un progetto di valorizzazione di un disegno/modello registrato.

L’agevolazione può essere concessa sia per una sola delle due fasi che per entrambe, l’importo massimo concedibile è pari a 65.000 € per la fase di produzione e 15.000 € per quella di commercializzazione.

Le spese ammissibili per ciascuna delle due fasi sono le seguenti:

FASE 1 – Messa in produzione di nuovi prodotti correlati ad un disegno/modello registrato:

– ricerca sull’utilizzo dei nuovi materiali;
– realizzazione di prototipi e stampi;
– consulenza tecnica relativa alla catena produttiva;
– consulenza legale relativa alla catena produttiva;
– consulenza specializzata nell’approccio al mercato (strategia, marketing, vendita, comunicazione).

FASE 2Commercializzazione di un disegno/modello registrato:

– consulenza specializzata nella valutazione tecnico-economica del disegno/modello e per l’analisi di mercato, ai fini della cessione o della licenza del titolo di proprietà industriale;
– consulenza legale per la stesura di accordi di cessione della titolarità o della licenza del titolo di proprietà industriale;
– consulenza legale per la stesura di eventuali accordi di segretezza.

Sarà possibile presentare le domande di agevolazione a partire dal 6 novembre 2014, seguendo una procedura in due tempi:

1) Compilazione del form on-line per l’attribuzione del numero di protocollo da riportare nella successiva domanda,

2) Invio della domanda di agevolazione e della documentazione richiesta (elencata all’art. 9 del Bando) tramite PEC all’indirizzo disegnipiu2@legalmail.it entro 10 giorni dall’assegnazione del numero di protocollo.

L’istruttoria delle domande sarà effettuata entro 90 giorni dalla data di assegnazione del protocollo tramite procedura valutativa a sportello, secondo l’ordine cronologico di compilazione del form on-line e fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Per maggiori informazioni e per scaricare il Bando: http://www.disegnipiu2.it/P42A0C2S1/Bando-Imprese.htm

Napoli, 11/08/2014

Aperta la call per la seconda edizione di UpperApp: un’opportunità per studenti e neolaureati nel settore delle applicazioni mobile

Sono aperte le candidature per partecipare alla seconda edizione di UpperApp, il festival nazionale delle idee e applicazioni mobile a cura di Agorà Telematica (DEDAGROUP ICT Network) destinato a studenti universitari e neo-laureati che vogliano mettere in gioco le proprie competenze tecnologiche e di comunicazione nel campo della progettazione e dello sviluppo di applicazioni per dispositivi mobile.

Possono presentare la propria candidatura studenti universitari e neo-laureati (da massimo sei mesi) provenienti da qualsiasi facoltà italiana, singolarmente o in team, che abbiano idee da realizzare o competenze creative da mettere in gioco: UpperApp è alla ricerca di progetti, prototipi di App inedite, applicazioni pubblicate che necessitano di promozione e diffusione.

Tra i possibili progetti da candidare a UpperApp, il Regolamento elenca infatti due categorie: Progetti di App oppure App già pubblicate (e gratuite) o pronte per la pubblicazione, per Smartphone e/o Tablet, Android e/o iOS.
Pur non essendoci tematiche specifiche di riferimento, si segnalano alcuni filoni tematici preferenziali (inerenti i settori di attività di sponsor e partner dell’iniziativa):

– Fashion & Lifestyle
– Pubblica Amministrazione, integrazione, cittadinanza attiva
– Sport, fitness e benessere
– Banking, economia e finanza
– Retail, distribuzione e logistica
– Assicurazioni.

L’iscrizione ad UpperApp va effettuata esclusivamente on-line, entro il 15 novembre 2014, compilando il form di iscrizione disponibile a questo link: http://www.upperapp.it/registrazione.aspx

Tra tutte le candidature, il Comitato di Valutazione selezionerà entro il 25/11/2014 i dieci finalisti, sulla base dei seguenti criteri:

1) PER LE APP GIA’ PUBBLICATE: originalità, grafica/bellezza, funzionalità a corredo e/o utilità alla collettività, capacità attrattiva/viralità intrinseca, eventuale disponibilità per entrambe le piattaforme Android e IOS.

2) PER I PROGETTI DI APP: esigenze/necessità alla base dello sviluppo dell’App, reali vantaggi apportati agli utenti, originalità, completezza e realizzabilità della proposta.

La scelta dei vincitori (uno per ciascuna delle due categorie in concorso) sarà effettuata attraverso un meccanismo di voto che comprenderà il giudizio del Comitato Tecnico (60%) e le votazioni on-line espresse dalla community sul portale UpperApp tra il 26/11 e il 20/12/2014 (40%).

Nel mese di gennaio 2015 si svolgerà un evento finale di premiazione, durante il quale saranno proclamati i vincitori che avranno diritto a:

PER LA MIGLIORE APP: trofeo UpperApp per la migliore applicazione mobile, contratto di stage retribuito della durata di tre mesi per ciascun componente del team (presso Agorà Telematica a Napoli, Dedalab a Trento o Dedagroup ICT Network in una delle sedi nazionali), più un contributo di 1.000€ per ciascun componente del team (fino a un massimo di 3.000€).

PER IL MIGLIOR PROGETTO DI APP: trofeo UpperApp per i miglior progetto di applicazione mobile, realizzazione e progettazione dell’App in nome e per conto degli autori.

Per maggiori dettagli e informazioni: http://www.upperapp.it/index.html

Napoli, 08/08/2014

Il Bullseye Framework: un processo in cinque fasi per aiutare le startup a generare Traction

Gabriel Weinberg e Justin Mares sono gli autori di un interessante manuale dedicato alle startup dal titolo “Traction – A Startup Guide to Getting Customers”: il testo è incentrato sulla presentazione del “Bullseye Framework”, un processo in cinque fasi che viene utilizzato dalle aziende di successo per generare traction, ed è quindi utile ai founders di startup che sono in cerca dei canali di marketing più utili a portare l’azienda verso la fase di crescita successiva.

Il tema della Traction è di rilevanza centrale per una startup, ma in molti casi viene trascurato dai founders: spesso, i team sono concentrati per mesi a lavorare sul prodotto, per poi iniziare a pensare alla Traction solo quando si trovano ad affrontare il lancio sul mercato. La Traction andrebbe invece curata in tutte le fasi di vita dell’azienda: dovrebbe essere uno sforzo continuo, focalizzato sulla ricerca dei migliori canali di acquisizione dei clienti.

Nella maggioranza dei casi, invece, le startup si approcciano alla questione in maniera casuale e non strutturata: il Bullseye Framework è utile in questo caso perché permette di seguire un processo sistematico di approccio al marketing e, in particolare, alla strategia di distribuzione.

In un articolo pubblicato sul suo blog, Gabriel Weinberg ha offerto una panoramica del Bullseye Framework e di come un approccio di questo tipo possa essere di aiuto ai founders di una startup per generare Traction. Le premesse su cui nasce il Bullseye Framework sono essenzialmente tre:

1) In ogni fase di crescita, esiste solitamente un unico canale di acquisizione clienti (traction vertical) sul quale si basa l’intera strategia della startup. Questa è una conseguenza del fatto che generare Traction è generalmente un “power law problem” (un problema basato sulla legge di potenza, ossia una relazione funzionale tra due quantità nella quale una quantità varia in maniera esponenziale al variare dell’altra).

2) Esistono circa venti differenti traction verticals che le startup possono adoperare nella propria strategia di crescita. E’ difficile prevedere quale di questi venti possibili canali di acquisizione clienti sia maggiormente adatto ad una certa startup: è però possibile (e consigliato dall’autore del post) fare delle ipotesi plausibili in merito, fermo restando le difficoltà ad individuare con certezza il canale giusto quando la startup inizia la fase di execution.

3) La maggior parte dei founders di startup ha maggiore familiarità e propensione ad utilizzare alcuni canali di acquisizione clienti, e scelgono questi ultimi in favore di altre traction verticals. Una delle conseguenze più evidenti di questa situazione è che la maggior parte delle startup si concentra su alcuni canali, lasciandone molti altri sottoutilizzati e trascurati.

Entrando nello specifico del Bullseye Framework, l’autore spiega innanzitutto che il processo si compone di cinque fasi e si basa sulla metafora del bersaglio (bullseye): il cerchio interno rappresenta le traction verticals più promettenti, diventando via via meno promettenti man mano che i cerchi si allontanano dal centro.

Entriamo adesso in una spiegazione più articolata delle cinque fasi:

FASE 1 – BRAINSTORMING

Si tratta di passare in rassegna ciascuno dei possibili canali di acquisizione clienti ed effettuare un brainstorming per capire come ogni canale si potrebbe utilizzare in maniera efficace nel momento storico specifico che la startup sta attraversando.

Questo primo step serve a contrastare i pregiudizi e costringe ad analizzare seriamente e meticolosamente ogni possibile traction vertical. Si tratta quindi di una fase che richiede tempi adeguati, ed è inoltre necessario possedere una certa conoscenza di ciascun canale per poter procedere ad una valutazione utile e coerente.
Una volta analizzati pro e contro di tutti i canali, si passa a mappare il mercato cercando di capire quali traction verticals utilizzano i concorrenti, in che modo e con quali risultati.
Infine, bisogna analizzare singolarmente i possibili percorsi ed eventuali test a basso costo che è possibile effettuare per ciascun canale di acquisizione.

La prima fase del Bullseye Framework è quella che richiede tempi più lunghi: secondo Weinberg può impegnare alcuni giorni o settimane.

FASE 2 – RANKING

Si costruisce il vero e proprio “bersaglio” suddividendo i canali di acquisizione clienti in tre colonne:

Colonna A (Inner Circle / Centro del bersaglio): quali traction verticals sembrano più promettenti in questo momento?

Colonna B (Promising / Cerchi intermedi): quali traction verticals potrebbero funzionare?

Colonna C (Long-shot / Cerchi esterni): quali traction verticals sembrano avere minori possibilità di successo al momento?

FASE 3 – PRIORITIZING

In questa fase si stabiliscono le priorità: si torna ad osservare le tre colonne e si ripensa criticamente alle scelte effettuate. Il risultato di questa fase deve essere uno schema in cui si posizionano le prime tre traction verticals nella colonna A, sei canali nella colonna B e il resto nella colonna C.

FASE 4 – TESTING

I tre canali di acquisizione clienti posizionati nella colonna A rappresentano il centro del bersaglio: occorre iniziare una serie di test su queste tre traction verticals, avendo cura che le prove avvengano in parallelo.

FASE 5 – FOCUSING

Se una delle tre traction verticals del centro del bersaglio inizia a dare segni di early traction, significa che la startup ha trovato il canale giusto (per il momento): a questo punto, il consiglio dell’autore è quello di raddoppiare gli sforzi e le risorse su questo canale, cercando di ottenere i migliori risultati possibili in termini di Traction.

Se, invece, nessuna delle tre traction verticals testate sembra funzionare, occorre tornare alla fase 1 e ricominciare il processo, facendo tesoro delle informazioni e dell’esperienza.

In ogni caso, a prescindere che la startup scelga di utilizzare o meno il Bullseye Framework, è fondamentale approcciarsi alla Traction scegliendo un processo strutturato.

 

Per leggere il post originale di Gabriel Weinberg: http://www.gabrielweinberg.com/blog/2013/01/the-bullseye-framework.html

Napoli, 08/08/2014

Startup FVG: l’iniziativa per startup e progetti innovativi di Confindustria Friuli Venezia Giulia è aperta fino al 30/09/2014

Resterà aperta fino al 30 settembre la call per partecipare alla prima edizione di Startup FVG, il progetto promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria FVG finalizzato alla nascita e al sostegno di nuove iniziative imprenditoriali innovative nel territorio regionale del Friuli Venezia Giulia.

I destinatari di Startup FVG sono giovani di età compresa tra 18 e 40 anni che intendano avviare una nuova realtà imprenditoriale innovativa, o startup e giovani aziende (attive da non oltre 5 anni) con fatturato compreso tra 0 e 2 milioni di € e ad elevato potenziale di crescita.
Le imprese, già costituite o costituende, dovranno essere startup innovative ai sensi della Legge 221/2012, avere sede legale o operativa in Friuli Venezia Giulia o creare una partnership con un’azienda operativa nel territorio regionale.

Per presentare domanda a Startup FVG occorre scaricare il modulo disponibile in allegato al Regolamento dell’iniziativa, dal portale rintracciabile al seguente link: http://www.startupfvg.it/
Al modulo di domanda andranno allegati: Business Plan, Executive Summary (secondo il form scaricabile dal sito) e Video Pitch (durata massima 5 minuti).
La documentazione va inviata entro il 30 settembre 2014 all’indirizzo info@startupfvg.it

La Commissione di Valutazione sceglierà i migliori progetti sulla base dei seguenti criteri:

Originalità del prodotto/servizio e Proprietà intellettuale
– Prospettiva di crescita economica (BP e BM)
– Qualità e competenze del team imprenditoriale
– USP e scenario competitivo
– Valorizzazione e coinvolgimento del tessuto imprenditoriale del territorio

Entro il 30 ottobre 2014, sarà organizzato l’evento finale di premiazione durante il quale la Commissione proclamerà i tre vincitori, che avranno diritto ad un percorso di incubazione presso una delle strutture partner (Polo Tecnologico di Pordenone, Friuli Innovazione, AREA Science Park) per un montepremi del valore complessivo di 100.000 €.

Tra i servizi offerti alle tre startup vincitrici, il Regolamento specifica inoltre:

– incontri con aziende selezionate per l’avvio di eventuali partnership e investimenti;
– accesso a finanziamenti agevolati (banche) e accesso al mercato del capitale di rischio (angel, seed, venture capital);
– pacchetto di avvio in comunicazione e posizionamento web;
– assistenza e supporto per la registrazione del marchio e brevetto;
formazione e tutoraggio nei temi dell’imprenditorialità e del management;
sportello legale per assistenza e supporto giuridico specifico per startup.

Per maggiori informazioni, il Regolamento è disponibile qui: http://www.startupfvg.it/img/bando_startup_FVG.pdf

Napoli, 07/08/2014

Consigli alle startup: per raggiungere il successo, bisogna imparare a mantenere il focus e saper scegliere le occasioni giuste

Ty Morse è CEO di Songwhale, startup tecnologica nata nel 2007 che si occupa di soluzioni SMS aziendali e campagne Direct Response a livello nazionale ed internazionale. Di recente, il portale Serious Startup ha pubblicato un suo articolo in cui Morse spiega quanto è importante per una startup in fase early stage mantenere il focus.

La situazione di una startup nelle prime fasi di attività è spesso caotica e condizionata dalla necessità di raccogliere capitali per mettere in pratica l’idea imprenditoriale: in questa fase, il team è portato a “dire sempre di sì” perché ha bisogno di clienti, investimenti, risorse per trasformare l’idea in un business vero e proprio. La voglia di crescere in fretta fa comportare la startup come se chiunque offrisse soldi fosse un potenziale cliente, investitore, partner.

Purtroppo, quello che Morse definisce “l’utilizzo smodato della parola sì” diventa per la startup una vera e propria trappola: rapidamente, ci si rende conto di aver differenziato troppo, proponendo prodotti, opzioni e servizi diversi nel tentativo di compiacere chiunque accenni a un minimo interesse per l’azienda. In pochi anni, la startup rischia di diventare “discreta in troppe cose, piuttosto che ottima in poche”.

La verità, secondo l’autore, è che dire sempre di sì disperde troppo il focus: quando si inizia un’attività imprenditoriale, solitamente lo si fa sulla base di una buona idea. Una startup sa cosa vuole fare, e che Business Model dovrà seguire. C’era un prodotto/servizio principale, una particolare metodologia: insomma, c’era un focus ben preciso e il team era determinato a rispettarlo.

Per avere successo, il consiglio di Morse è quello di mantenere più possibile il focus iniziale, seguendo i seguenti spunti:

La prima cosa da fare è scegliere un modello di business: ovviamente, trattandosi di una startup, il modello iniziale subirà con il tempo delle modifiche. Ma la capacità di adattarsi al contesto è qualcosa che il team di una startup acquisisce rapidamente. Poi, una volta capito come è fatto il mercato e quali sono le opportunità, occorre stabilire un modello di business e perseguirlo.

Per definire il Business Model, la startup deve capire cosa vuole il mercato, perchè i clienti compreranno il prodotto, quanto pagheranno e come è possibile raggiungerli. Potrebbe essere necessario effettuare dei test, ma quando si trova qualcosa che funziona occorre seguire quella strada.

La scelta migliore, quindi, è trovare una o due cose in cui si è davvero bravi e focalizzarsi su queste: in questo modo si può fare esperienza, imparare e costruire il miglior prodotto possibile.
Se si continua a cambiare in base ai “capiricci” di clienti, investitori e partner non si riuscirà mai a raggiungere il massimo.

Infine, Morse consiglia di allontanare i cattivi clienti: probabilmente, questa è la sfida più difficile per una startup. Spesso la paura di perdere clienti e potenziali profitti fa sentire il team quasi obbligato a lavorare con tutti. Ma i cattivi clienti sono un problema: spesso approfittano del bisogno di denaro di una startup, e fanno richieste che possono snaturare il core business.

Il team dovrebbe imparare, quindi, a osservare il ROI: ciò significa considerare i vantaggi e i benefici del lavorare con un potenziale cliente, ed essere pronti a sbarazzarsi di lui qualora non si riescano ad intravedere ritorni significativi.

Ciò che conta per una startup è mantenere il focus sul prodotto, imparando a distinguere le buone occasioni e a lasciar andare le occasioni di distrazione.

Per leggere il post originale: http://seriousstartups.com/2014/08/06/key-to-success/

Napoli, 06/08/2014

Corporate Social Responsibility e Startup: in che modo le iniziative a scopo sociale possono guidare una nuova azienda al successo

In un post recentemente pubblicato da Entrepreneur, Alicia Lawrence affronta il tema della Corporate Social Responsibility per le startup: in particolare, l’autrice sostiene che le startup possono trarre grossi vantaggi in termini di crescita e di successo svolgendo la propria attività di business nel rispetto della responsabilità sociale.

Negli ultimi dieci anni, infatti, ci sono molte storie di successo di startup che sono partite con pochi soldi in tasca, un’idea e la volontà di fare del bene: il loro successo, secondo Alicia Lawrence, insegna che una startup dovrebbe seguire una triplice linea di fondo definita “Le 3 P”: persone, pianeta e profitto (people, planet, profits).

La responsabilità sociale, per una startup, è impegnare soldi, tempo e risorse per scopi sociali e per la sostenibilità: anche Michael Porter, docente della Harvard Business School, ha scritto in un suo articolo del 2011 che “le imprese devono saper connettere il successo aziendale al progresso sociale. Ciò che conta non è il margine, ma ciò che le aziende effettivamente fanno“.

Un Business Model che tenga conto di questi aspetti, secondo l’autrice del post, è il futuro delle aziende di successo: ma vediamo in che modo e quali sono le esperienze reali che dimostrano quanto la responsabilità sociale sia strettamente connessa al successo di una startup.

1) La responsabilità sociale permette alle startup di connettersi ai clienti a livello più profondo, e di sviluppare relazioni più salde con i fornitori. Ciò accade quando le iniziative sociali vengono integrate ai valori aziendali: partecipare al benessere sociale nella propria comunità di riferimento può far nascere nuove opportunità di business.

Le iniziative sociali possono avere un impatto significativo sui potenziali guadagni derivanti dalle vendite di un prodotto: secondo uno studio effettuato da Havas, infatti, il 53% dei consumatori intervistati sarebbe disposto a pagare il 10% in più per i prodotti di aziende che utilizzano parte dei profitti per dare un contributo al benessere sociale.

Un esempio di startup di successo impegnata nella Social Responsibility è Meditek, che si occupa di vendita di apparecchiature mediche negli ospedali: grazie alle iniziative sociali e ai programmi di donazione a fondazioni umanitarie internazionali, Meditek è riuscita a legare il suo brand ad un’immagine positiva aumentando così la fedeltà dei clienti al marchio.

2) Coinvolgere la startup in iniziative filantropiche serve ad attrarre e trattenere i dipendenti: questo perché tutti noi vorremmo fare qualcosa di importante nella nostra vita. Questo è il motivo per cui le aziende che applicano la filosofia delle 3P riescono a inorgoglire e motivare i dipendenti, creando coesione tra il team e rendendolo, in ultima analisi, maggiormente produttivo.

Un esempio è Salesforce, startup di successo e leader mondiale nel CRM e nel cloud computing, con il suo modello filantropico 1-1-1: la Salesforce Foundation dedica l’1% del tempo, l’1% dei prodotti e l’1% del capitale per migliorare la comunità all’interno della quale i suoi dipendenti vivono e lavorano. I lavoratori di Salesforce hanno anche disposizione 6 giorni liberi ogni anno per svolgere attività di volontariato a loro scelta.

3) La responsabilità sociale migliora la reputazione di una startup. Spesso, una startup agli inizi della propria attività deve investire tempo e risorse per costruire la fiducia nel brand e ottenere i primi clienti: da questo punto di vista, la responsabilità sociale aiuta ad ottenere un vantaggio competitivo.

In quest’ambito è d’esempio l’esperienza di WebpageFX, una startup di successo nel campo dell’Internet marketing, che ha utilizzato le iniziative sociali come base per costruire la fiducia dei potenziali clienti. La startup ha infatti attuato il programma #FXBuilds, che prevede una donazione di denaro per costruire una scuola in un paese in via di sviluppo ogni volta che i dipendenti raggiungono un obiettivo.

Come afferma Trevin Shirey (WebpageFX), “Restituire ed essere generosi è un ottimo modo per costruire la fiducia”: ai clienti, infatti, piace vedere che dietro al brand di una startup ci sono persone reali che lavorano e che si preoccupano anche degli altri. In questo senso, la Social Responsibility è un potente strumento per costruire relazioni durature con i clienti.

Il post originale è disponibile a questo link: http://www.entrepreneur.com/article/235294

Napoli, 05/08/2014

Value Creation e Value Capture: come cambia il Business Model di una startup con la diffusione dell’Internet of Things?

In un interessante post pubblicato dal Network Blog della Harvard Business Review, Gordon Hui (leader della Business Design & Strategy per la società di consulenza americana SmartDesign) ha approfondito un tema interessante per startup e imprese innovative: le implicazioni sul Business Model causate della crescente diffusione dell’Internet of Things.

Le implicazioni e le nuove opportunità offerte dall’IoT e dalle soluzioni cloud-based ad esso correlate sono infatti di rilevanza fondamentale per le nuove imprese, in particolare in tema di value creation (creazione del valore) e value capture (monetizzazione del valore): è risaputo, infatti, che la creazione di valore rappresenta il cuore di qualsiasi Business Model, in quanto coinvolge tutte le attività fondamentali di un’azienda ed è la motivazione alla base delle decisioni di acquisto del cliente.

Nelle aziende tradizionali, creare valore significava individuare le esigenze durature del cliente e produrre sulla base di queste delle soluzioni di prodotto altamente progettate e, nella maggior parte dei casi, standardizzate.
Le aziende moderne, invece, devono fare i conti con l’innovazione continua ed incrementale e con le sue conseguenze: cambiano infatti gli aspetti relativi alla concorrenza (che cambia e cresce in maniera più rapida rispetto al passato) e si accorcia la vita dei prodotti, che diventano più rapidamente obsoleti.

In un mondo connesso e internet-based, i prodotti non sono più fatti per durare nel tempo: grazie agli aggiornamenti on-line, è possibile inviare al cliente con regolarità nuovi aggiornamenti e nuove funzioni/caratteristiche, è possibile rispondere al comportamento dei clienti in tempo reale grazie alla tracciabilità dei prodotti e, soprattutto, i prodotti possono essere connessi tra loro portando a nuove analisi previsionali più efficienti, ad un’ottimizzazione dei prodotti più efficace, a nuove user experience personalizzate.

Albert Shun, Partner Direct di UX Design per Microsoft, osserva: “I business model riguardano la creazione di esperienze di valore. E con l’Internet of Things, si può davvero capire come un cliente vive un’esperienza, che sia entrare in un negozio, acquistare un prodotto o usarlo, e infine capire cos’altro è possibile fare con quel prodotto/servizio. E’ possibile rinnovare l’esperienza, dargli nuova vita”.

Così come per la creazione di valore, il cloud impone un nuovo modo di approcciarsi anche alla monetizzazione del valore per il cliente.
Nella maggior parte delle aziende tradizionali, la monetizzazione del valore richiedeva semplicemente di fissare il prezzo giusto per ottenere il massimo dei profitti dalla vendita di un determinato prodotto. I margini vengono massimizzati in base alle principali leve dell’azienda, che stabiliscono il controllo su alcuni punti chiave della catena del valore (costi delle materie prime, brevetti, brand).

Vediamo quindi, in maniera schematica, come cambia la concezione del Business Model nelle attività di value creation e value capture con l’avvento dell’Internet of Things:

VALUE CREATION

Bisogni del cliente: nelle aziende tradizionali, si risolvono i problemi del cliente in maniera reattiva. Con l’IoT le esigenze e i bisogni vengono rilevati in tempo reale o ancora in fase emergente, con un approccio predittivo.

Offerta: per le aziende tradizionali, l’offerta consiste in un prodotto che viene immesso sul mercato e resta uguale finché il tempo lo renderà obsoleto e sarà necessario costruire un nuovo prodotto. L’avvento dell’Internet of Things permette di aggiornare continuamente il prodotto e di creare delle sinergie di valore attraverso la connessione ad altri prodotti.

Ruolo dei dati: nelle aziende tradizionali i dati venivano raccolti ed utilizzati per i futuri prodotti, mentre oggi le informazioni provengono da più fonti e convergono creando esperienze utili per aggiornare i prodotti attualmente sul mercato o aggiungere ad essi funzionalità e servizi.

VALUE CAPTURE

Path of Profit: nelle aziende tradizionali, il profitto cambia quando si vende sul mercato un nuovo prodotto o servizio. Gli aggiornamenti possibili grazie all’IoT offrono la possibilità di generare profitto attraverso entrate ricorrenti, che non dipendono necessariamente da nuove vendite.

Punti di Controllo: nelle aziende tradizionali è possibile controllare vari punti/livelli della catena del valore, mentre grazie all’Internet of Things si creano prodotti personalizzati e basati sul contesto (effetti del network sui prodotti).

Sviluppo delle Competenze: le aziende tradizionali utilizzano come leva per il profitto le core competences, le risorse e i processi già esistenti. Grazie all’avvento dell’IoT è possibile capire quali sono eventuali partner presenti nell’ecosistema di riferimento per aumentare i profitti dell’azienda.

In conclusione, con l’avvento dell’Internet of Things si ribalta la visione tradizionale delle aziende product-based: mentre per queste ultime le fonti di reddito possibili sono incentrate sulle vendite di nuovi prodotti, l’attuale situazione permette di aumentare le fonti di reddito, allargandole ad eventuali aggiornamenti, up-dates e personalizzazioni.

Il Business Model deve tenere in considerazione questa situazione, mettendo al centro ciò che consente di generare ricavi correnti: in caso contrario, come afferma Renee DiResta (O’Reilly AlphaTech Ventures), la startup baserebbe il proprio sviluppo sulla speranza che i clienti sviluppino una tale fedeltà al brand da acquistare anche un secondo prodotto presso l’azienda.

Altro aspetto fondamentale di cui tener conto nel Business Model è quello delle opportunità di partnership offerte dallo sviluppo dell’IoT: oggi, come afferma Zach Supalla (CEO della piattaforma open source Spark), non è più possibile pensare ad un’azienda “solitaria”, che agisce in un mercato “vuoto”. Una startup deve pensare non soltanto a come monetizzerà i propri profitti, ma anche a come il prodotto permetterà ad altri di generare e monetizzare valore.

Infine, l’autore evidenzia come la scelta tra una delle strategie competitive “tradizionali” identificate da Michael Porter (differenziazione, leadership di costo, focus) non sia più un approccio adatto alle startup e alle imprese che si muovono in settori in cui si fa strada l’Internet of Things: oggi, le tre strategie non si escludono automaticamente l’una con l’altra, ma possono essere utilizzate in maniera congiunta, rafforzandosi reciprocamente e migliorando i risultati in termini di value creation e value capture.

Per saperne di più, il post originale di Gordon Hui è disponibile al seguente link: http://blogs.hbr.org/2014/07/how-the-internet-of-things-changes-business-models/

Napoli, 05/08/2014

VPI – Venice Platform for Innovation and Technology Transfer: la piattaforma di incontro tra ricercatori, innovatori e aziende tra matching ed eventi

E’ on line il portale VPI – Venice Platform for Innovation and Technology Transfer: si tratta di una piattaforma nata con lo scopo di avvicinare tre mondi differenti (ricerca, innovazione e impresa), favorendo l’incontro tra progetti innovativi e aziende: l’attività di VPI è infatti basata sul concetto di matching tra idee e progetti innovativi ed il giusto partner industriale, svolta attraverso lo strumento della Banca delle Innovazioni, una vera e propria vetrina on line che offre visibilità a ricercatori e innovatori in vista dell’obiettivo di dare uno sbocco imprenditoriale ai migliori talenti creativi italiani.

Ricercatori e innovatori possono infatti presentare il proprio progetto e/o la propria idea a VPI per inserirla nella Banca delle Innovazioni, attraverso due possibili modalità di iscrizione:

Per i ricercatori: i ricercatori universitari interessati a proporre la propria ricerca alla Banca delle Innovazioni devono compilare l’apposito form (http://form.jotformeu.com/form/41884772615363), nel quale presentare il progetto di ricerca evidenziando le motivazioni per cui può essere definito innovativo. Inoltre, occorre mettere in luce le possibili applicazioni della ricerca al settore industriale, e le competenze del gruppo che si occupa della ricerca.

Per gli innovatori: questa sezione è dedicata a talenti in possesso di un’idea innovativa che non siano afferenti all’Università: il form di iscrizione (http://form.jotformeu.com/form/41884772615363?) va compilato anche in questo caso mettendo in risalto la componente innovativa del progetto, le possibili applicazioni industriali e le competenze della società o del team proponente.

In entrambi i casi, gli esperti di VPI sceglieranno le migliori proposte e pubblicherà un abstract della ricerca o del progetto nella Banca delle Innovazioni, avendo cura di eliminare eventuali informazioni e dati sensibili che potrebbero invalidare lo sviluppo dell’idea.

Aperta, da un lato, a Ricercatori e Innovatori, la Banca delle Innovazioni prevede dall’altro lato due apposite sezioni dedicate ad Aziende (http://vpinnovation.veneziepost.it/stories/come_partecipare/35181_per_le_aziende/#.U99I1qM7nYg) e Investitori (http://vpinnovation.veneziepost.it/stories/come_partecipare/35182_per_gli_investitori/#.U99J76M7nYg).

La sezione Aziende è aperta a imprenditori, manager. liberi professionisti in cerca di un’innovazione utili allo sviluppo della propria attività; la sezione Investitori è aperta a chiunque voglia mettere a disposizione i propri capitali per favorire la realizzazione di un’idea o un progetto innovativo.

Per quanto riguarda i settori di riferimento, VPI prevede il seguente elenco:

– Salute, benessere, qualità della vita;
– Ambiente, energie, valorizzazione del territorio;
– Macchine, impianti, tecnologie di processo;
– Servizi e strumenti di gestione;
– Software.

Una volta pubblicati i progetti all’interno della piattaforma, sarà compito di VPI individuare i migliori abbinamenti tra ricercatori/innovatori e aziende/imprenditori/investitori, cercando di avviare delle collaborazioni concrete per permettere al progetto di avanzare nel suo percorso di sviluppo fino allo sbocco sul mercato.

Insieme alla Banca delle Innovazioni, VPI offre agli iscritti la possibilità di partecipare ad un calendario di eventi che garantiscono opportunità di visibilità, networking e incontro ai partecipanti: il prossimo evento previsto è il Trieste Next Salone europeo della Ricerca scientifica “EnergETHIC”, previsto a Trieste dal 26 al 28 settembre 2014.

VPI partecipa a Trieste Next – EnergETHIC con tre differenti iniziative:

Venerdì 26 settembre (dalle 14 alle 18) i ricercatori potranno partecipare a “L’ultimo miglio dell’innovazione”, un ciclo di lezioni pratiche sul tema dell’innovazione con professionisti del settore;

La mattina di sabato 27 settembre sarà invece la volta di “10 storie di extra-ordinaria innovazione”, momento di storytelling in cui dieci protagonisti racconteranno al pubblico i propri progetti d’innovazione nell’ambito del settore energetico;

Il pomeriggio di sabato 27 settembre avrà luogo una sessione di incontri b2b tra ricercatori e imprenditori.

Napoli, 04/08/2014

SELLALAB è alla ricerca di talenti con idee innovative nel settore Banking & Finance: per i migliori, 12 mesi di accelerazione e un rimborso di 25.000 €

Il gruppo Banca Sella, in collaborazione con SELLALAB, è alla ricerca di talenti con progetti innovativi nell’ambito Banking & Finance: sono aperte le selezioni per partecipare al percorso di accelerazione della durata di 12 mesi all’interno della struttura SELLALAB, acceleratore con sede a Biella, all’interno dell’ex Lanificio Maurizio Sella.

Per partecipare occorre inviare la propria candidatura all’indirizzo e-mail selezione@sellalab.it, allegando il proprio curriculum vitae e una presentazione che metta in risalto la componente innovativa del proprio progetto nel mondo dei servizi bancari. Nell’oggetto bisogna specificare la dicitura “RICERCA TALENTI”.

I talenti selezionati potranno beneficiare di un percorso di accelerazione annuale, con la possibilità di un continuo confronto e supporto da parte dei mentor di SELLALAB e aprendosi alle possibilità offerte dal network internazionale di SELLALAB e del Gruppo Sella. Inoltre, è previsto un rimborso spese pari a 25.000 € lordi annui.

La ricerca di talenti da parte di SELLALAB si concentra sulle seguenti aree:

– mobile,
– user experience,
– social organization,
– online security,
– online payments.

La struttura dispone di uno spazio di coworking in grado di offrire postazioni di lavoro, aree comuni, servizi di mentoring e networking, partecipazione ad eventi formativi ed è specializzata nell’accelerazione di progetti imprenditoriali in ambito digitale.

Per maggiori informazioni sulla call di SELLALAB, è possibile consultare la sezione “Ricerca Talenti” del portale http://www.sellalab.net/wp/

Napoli, 01/08/2014

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