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Il Blog del CSI

La call “Idea Challenge” per innovazioni ICT in Europa: fino a 40.000 euro per i migliori progetti di startup

EIT ICT Labs, organismo di ricerca specializzato in innovazione ed eccellenza, è un centro europeo nato allo scopo di favorire la crescita e la competitività degli Stati Membri e dell’Europa in generale nel settore delle innovazioni ICT finalizzate alla crescita economica e al miglioramento della qualità della vita.

Il network EIT ICT Labs si compone di otto “nodi” dislocati in altrettante città europee: ciascun nodo è specializzato in uno dei settori di cui si occupa l’organismo europeo di ricerca. Nello specifico, i settori e le sedi dei nodi sono i seguenti:

Health & Wellbeing, a Eindhoven;
Cyber-Physical Systems, a Monaco di Baviera;
Smart Spaces, a Helsinki;
Future Cloud, a Rennes;
Cyber Security and Privacy, a Trento;
Internet of Things, a Stoccolma;
Urban Life and Mobility, a Londra;
Smart Energy Systems, a Berlino.

A partire dall’11 marzo, EIT ICT Labs ha lanciato la call destinata a cittadini europei, team di imprenditori e startup con un’idea, un prototipo o un prodotto in beta version innovativo in uno degli otto settori: per ciascun settore, saranno selezionate le 3 migliori proposte che avranno diritto ad un premio in denaro: si tratta della call “Idea Challenge”.

Il budget totale di Idea Challenge, pari a 640.000 euro complessivi, sarà suddiviso con tre premi per ciascuna delle otto categorie: 40.000 euro al primo classificato, 25.000 euro al secondo e 15.000 euro al terzo.
Inoltre, i tre migliori progetti in ciascuna categoria avranno diritto ad uno spazio di lavoro e a un periodo di coaching e mentoring presso la sede di riferimento del network (il periodo previsto avrà una durata di 6 mesi).

La competition Idea Challenge è suddivisa in due fasi:

FASE 1: riguarda le categorie Health & Wellbeing, Smart Spaces, Cyber-Physical Systems e Future Cloud. Le candidature sono aperte dal 11/03/2014 fino al 20/04/2014. Tra maggio e giugno 2014, i candidati presenteranno il proprio pitch di fronte alla giuria di esperti e ai componenti del network di EIT ICT Labs.

FASE 2: riguarda le categorie Cyber Security and Privacy, Internet of Things, Urban Life and Mobility e Smart Energy Systems. Le candidature sono aperte dal 01/09/2014 fino al 30/09/2014. Tra ottobre e novembre 2014, i candidati presenteranno il proprio pitch di fronte alla giuria di esperti e ai componenti del network di EIT ICT Labs.

Per candidare il proprio progetto a Idea Challenge occorre registrarsi alla piattaforma e compilare l’Application Form: qui, il link di riferimento.

Per maggiori informazioni: http://ideachallenge.eitictlabs.eu/

Napoli, 14/03/2014

Storie di startup di successo: il co-founder di 24Floors racconta il processo di assunzione e l’importanza di ammettere di non avere tutte le risposte

In un post pubblicato recentemente su The Next Web, Jason Freedman, co-founder di 42Floors (startup americana che offre un portale on-line specializzato nell’affitto di office space), ha raccontato ai lettori la sua esperienza vissuta con i colloqui e l’assunzione di Kiran Diwela, esperto nelle attività di data supply chain.

L’esperienza di Freedman è interessante per le startup, in quanto offre degli utili spunti di riflessione su come gestire i rapporti con i potenziali collaboratori e dimostra come, in alcuni casi, ammettere di non avere tutte le risposte a disposizione può trasformarsi in un punto a favore per il founder di una startup.

Come accennato, Kiran Diwela è un esperto in materia di data supply chain: si tratta di una figura-chiave per la maggioranza delle startup, e in particolare Diwela aveva ottime competenze in tema di comunicazione e management. Queste caratteristiche lo rendono un candidato perfetto per il team di 42Floors, che sposa alla perfezione la cultura aziendale della startup.

Freedman racconta che il processo di assunzione di Diwela è stato molto difficile: aveva diverse opzioni, e sapeva che 42Floors era molto interessata a farlo entrare nel team. Ecco perché Freedman ha deciso di mettersi a sua completa disposizione, rispondendo a tutte le domande e i dubbi che Diwela aveva da porre.

Diwela voleva capire se le sue competenze erano effettivamente adatte al settore immobiliare, per lui completamente nuovo. Inoltre, aveva bisogno di sapere se stava entrando a far parte del team di un’azienda che sarebbe diventata davvero grande.

Durante i vari incontri tra Freedman e Diwela, il co-founder di 24Floors si è sentito come se stesse rivivendo di nuovo il processo di due diligence vissuto nel periodo di fundraising: ha mostrato a Diwela tutti i piani della startup, gli ha parlato degli obiettivi a breve, medio e lungo termine e gli ha spiegato nel dettaglio il piano strategico.

Ma il momento fondamentale che Freedman ricorda è quando Diwela gli ha chiesto quali fossero i piani della startup per mantenere i dati aggiornati quando il business avrebbe iniziato a scalare: si tratta di un aspetto di importanza cruciale per un business come quello di 24Floors. Se non si riesce a mantenere l’aggiornamento dei dati, infatti, i clienti si ritrovano ad avere la peggiore user experience possibile: può succedere di rispondere ad inserzioni non più esistenti, danneggiando enormemente la reputazione dell’azienda.

Un costante e puntuale aggiornamento dei dati, invece, garantisce alla startup la reputazione di fonte di dati attendibile per i clienti: nella fase iniziale, 24Floors riusciva ad acquisire e aggiornare i dati manualmente, ma questo non sarebbe stato possibile nel momento in cui l’azienda avrebbe iniziato a crescere e a scalare.

Il compito di Diwela sarebbe stato proprio quello: trovare il sistema per mantenere i dati costantemente aggiornati. I founders avevano riflettutto sulle possibili strategie da adottare, ma la realtà era che non avevano idea di come affrontare la questione.
Fu proprio quella la risposta che Freedman diede a Diwela: “Non lo so”.

E, con grande sorpresa di Freedman, quella fu la risposta migliore: Diwela, infatti, gli rispose immediatamente che era esattamente la cosa che voleva sentirsi dire per eliminare i suoi dubbi sull’accettare la loro offerta.
Dire la verità, ammettere di non avere la risposta, ha reso credibile il discorso di Freedman agli occhi di Diwela.

L’autore del post racconta che questo molto spesso non accade: i founders delle startup difficilmente ammettono di non avere una risposta, cercano di mostrarsi sempre molto fiduciosi sul prodotto, sul team, sulle strategie, sui futuri andamenti del business e del mercato.
Questo atteggiamento, però, può far sembrare poco credibili e non consente di imparare e, magari, venire a conoscenza proprio della risposta che non si ha.

In conclusione, Freedman consiglia di ammettere semplicemente la verità: è l’unico modo per trasformare un “non lo so” in quello che lui definisce “un compito a casa”.

 

Il post originale è disponibile qui: http://thenextweb.com/entrepreneur/2014/03/09/dont-know-admitting-dont-answers-perfectly-okay/#!zwNnD

Napoli, 13/03/2014

I falsi miti per le startup in tema di crescita e scalabilità

La scalabilità è uno degli aspetti che caratterizzano una startup, in particolare una startup tecnologica: tutti i business plan di un’azienda di questo tipo, prima o poi, devono prevedere una strategia per scalare a livello globale. Scalare in maniera errata, però, può essere il modo più facile e veloce per portare una startup al fallimento: di questo tema hanno recentemente parlato Robert Sutton e Huggy Rao, con il loro “Scaling Up Excellence”.

Sutton e Rao sono tutor esperti di startup tecnologiche a Stanford, e nel loro lavoro hanno studiato i casi di maggior successo di startup che hanno scalato il mercato globale..
In un pubblicato da “Startup Smart” con la firma di Rose Powell, sono raccolti alcuni spunti fondamentali per capire il processo di scalabilità più adatto ad una startup tecnologica, partendo dai cinque falsi miti più frequenti sull’argomento.

1) Scalare è un processo di rapida crescita basato su decisioni rapide

Guardando a casi di successo globale come Twitter, Google e Facebook sembra naturale pensare che tutte le decisioni e i momenti fondamentali per l’implementazione del processo di crescita siano state prese in tempi brevi. In realtà, Sutton afferma che le decisioni fondamentali per il processo di scalabilità delle aziende di maggior successo sono state prese con calma, prendendosi il tempo giusto per riflettere.

Un esempio chiave di quanto sia importante concentrarsi sui risultati anziché sui tempi di execution è il processo di assunzione del personale (tema che abbiamo affrontato di recente in questo post del nostro blog): Sutton spiega questo punto prendendo ad esempio Google, che fin dall’inizio ha sempre trattato con grande attenzione il processo di selezione del personale, dimostrandosi molto esigente. Le persone assunte da Google sono molto abili tecnicamente e dotate di grandi capacità di leadership per far sì che il personale potesse crescere insieme alla società.

Sutton specifica che, pur mantenendo un atteggiamento esigente e rigoroso, i founders di una startup devono occuparsi delle selezioni del personale senza mostrare arroganza, né la convinzione che il loro business scalerà a livelli globali.

2) Il conflitto uccide la società

Quando una startup inizia a crescere, diventa inevitabile affrontare alcuni argomenti nel team, come ad esempio gli aspetti del business su cui focalizzarsi: Sutton è convinto che imparare a discutere in maniera costruttiva all’interno del team, anche di fronte ad eventuali divergenze, è di vitale importanza per la crescita di una startup.

Fondamentale da questo punto di vista la chiarezza, il rispetto e la condivisione da parte di tutti i membri del team degli obiettivi a medio termine della startup. Inoltre, è importante secondo Sutton seguire l’esempio di FIrefox: quando il CEO John Lily si è reso conto che i suoi dipendenti iniziavano a temerlo, ha deciso di affrontare regolarmente gli argomenti riguardanti le decisioni da prendere per la crescita del business assieme agli altri membri del team, dando a ciascuno la possibilità di esprimere il proprio parere.

3) Per scalare occorre aumentare il numero di membri del team più velocemente possibile

Secondo Sutton, un’altro falso mito pericoloso per una startup in fase di crescita è la convinzione che, quando si tratta del team, “più grande è, meglio è”: l’idea che per scalare sia fondamentale far crescere il numero di componenti del team è pericolosa per una startup. Selezionare il personale in fretta aumenta il rischio di scegliere le persone sbagliate.

Sutton aggiunge che, spesso, l’idea di aumentare il numero di dipendenti viene dalla pressione degli investitori: ciò accade perché hanno fretta di vedere fruttare il proprio capitale.
Ma una startup non ha bisogno di assumere personale, specialmente quando sta ancora sviluppando il prodotto/servizio che dovrà poi lanciare sul mercato. La scelta migliore per una startup è mantenere “lean” il business e la squadra, almeno finché non iniziano le vendite.

4) Dobbiamo restare piccoli, altrimenti la nostra cultura ne soffrirà

Sutton sfata immediatamente questo mito: la crescita rapida e globale non uccide una startup, se questa sa costruire il processo di scala in maniera smart. La chiave per mantenere intatta la cultura aziendale, infatti, è la stessa esaminata al punto precedente: mantenere team poco numerosi.

Ne è un esempio il caso di Amazon, il cui motto è “Non bisogna mai avere un team che non possa essere sfamato con due pizze”: la differenza tra un team di 5 persone e uno di 11, come spiega Sutton, è infatti enorme. Secondo le statistiche, la durata massima dei team numerosi è sette anni: dopo questo periodo, infatti, la comunicazione e i rapporti interpersonali iniziano a scemare.

La tendenza emergente, e più adatta alle startup, è quella di avere piccoli team come la startup australiana 99designs. Al crescere del numero di membri, infatti, la cultura aziendale si perde più facilmente perchè l’efficacia delle comunicazioni diminuisce.

5) La burocrazia e le gerarchie vanno evitate perchè uccidono l’innovazione e la produttività

Sicuramente la flessibilità sul lavoro è un aspetto piacevole per il team di una startup: ma questa può funzionare solo agli inizi. Quando una startup inizia a scalare, ha bisogno di implementare una struttura e definire dei processi, per crescere in maniera efficace sul mercato globale.

Sutton afferma che una startup in crescita ha bisogno di manager, organizzazione gerarchica e processi strutturati: basta poco, infatti, per trasformare la flessibilità in caos e mancanza di disciplina, rendendo il team un organismo fuori controllo. Le startup hanno invece bisogno di dotarsi di una struttura, di una leadership definita e di un processo ordinato a livello strategico per crescere a livelli globali.

Per leggere il post originale, qui il link di riferimento.

Napoli, 12/03/2014

Consigli alle startup: affrontare i Copy Cat Competitors facendo leva sull’innovazione e il contatto con i clienti

I “Copy Cat Competitors” rappresentano i concorrenti che imitano il prodotto/servizio di un’altra impresa, soprattutto quando si tratta di innovazioni lanciate per la prima volta sul mercato: una tipologia di concorrenti che molto spesso una startup si trova a dover fronteggiare, sia quando il suo business nasce dalla creazione di un prodotto/servizio totalmente innovativo che quando il team si occupa di migliorare un prodotto/servizio già esistente.

Sicuramente si tratta di una forma di competizione ingiusta dal punto di vista della startup “copiata”, che ha investito risorse (soprattutto in termini di tempo e lavoro) e si è assunta il rischio di aprire una nuova strada nel mercato: tuttavia, è importante che le startup siano pronte e consapevoli all’idea di ritrovarsi con dei Copy Cat Competitors da fronteggiare.

Vediamo innanzitutto quali possono essere le strategie più utili da adottare in via preliminare, alcune regole di base che i founders devono tener presenti in vista della nascita di concorrenti di questo tipo: una fonte utile di consigli è nel piano elaborato da Paul B. Brown, co-autore di “Just Start” (pubblicato da Harvard Business Review), pubblicato in un recente articolo apparso su Forbes.

Secondo Brown, una startup deve prepararsi all’eventualità di affrontare la concorrenza dei Copy Cat Competitors basandosi sui seguenti punti:

1) Accettare il fatto che qualcuno imiterà il vostro prodotto/servizio innovativo: anche se siamo protetti da strumenti come i brevetti, la posizione di default dovrebbe essere comunque quella di prepararsi ad affrontare gli imitatori. Questo perchè è possibile che qualcuno riesca a trovare un modo per aggirarli, o semplicemente li ignoreranno costringendoci ad intentare una costosa causa legale. La strategia migliore per una startup è quella di accettare l’esistenza dei Copy Cat Competitors tra i concorrenti che dovrà affrontare.

2) Mai sottovalutare la concorrenza: i concorrenti sono implacabili, e agiscono sempre in maniera più veloce di quanto si pensi. Ignorarli o sperare che il mercato ricompensi la nostra azienda non sono scelte sicure: Brown utilizza il detto secondo il quale “I pionieri vengono sempre colpiti da frecce alla schiena”.

3) Non pensare mai di competere sul prezzo: è un loser’s game. Ci sarà sempre qualcuno che potrà proporre un prezzo inferiore al vostro, pur di acquistare una quota di mercato. O semplicemente perchè non hanno idea di quali siano i reali costi di produzione del prodotto/servizio.

4) Continuare ad innovare, il più velocemente possibile: anziché competere sul prezzo, la strategia migliore che una startup deve seguire è continuare a migliorare il proprio prodotto/servizio innovativo, proseguendo il percorso di crescita basato sull’innovazione del prodotto esistente e provando a crearne di nuovi.

5) Mantenersi in costante contatto con i clienti più importanti: saranno proprio loro a dirvi di cosa hanno bisogno, aiutandovi ad identificare sempre meglio il problema da risolvere. Si tratta di un aspetto fondamentale, soprattutto per un business innovativo, inoltre sarà probabile ottenere informazioni utili per un nuovo prodotto/servizio da creare e lanciare sul mercato.

6) Una volta individuato il problema-chiave, adoperarsi per riuscire a risolverlo il più velocemente possibile: in questo modo, la startup può avere ottime chances di essere la prima a lanciare il prodotto/servizio sul mercato.

Questi consigli offrono sicuramente una vision generale utile a qualsiasi startup, soprattutto nelle fasi iniziali del business: ma cosa fare quando i Copy Cat Competitors si presentano sul mercato con un prodotto/servizio che imita palesemente il nostro?
Per avere dei suggerimenti utili è possibile affidarsi al post pubblicato sul tema da EnMast, portale specializzato in coaching per piccole imprese, con la firma di Kaleigh Moore (qui, il link di riferimento).
Kaleigh Moore è founder di Lumen (azienda specializzata in copywriting, social media services e graphic design) e nel suo post parla dell’esperienza di Valerie Beck, imprenditrice di Chicago che si è trovata a dover affrontare dei Copy Cat Competitors per il suo business innovativo “Chicago Chocolate Tours”.

La presenza di un Copy Cat Competitors è diventata un problema per “Chicago Chocolate Tours”, dal momento che un’azienda ha iniziato ad offrire un prodotto molto simile (si tratta di tour a piedi tra le botteghe artigiane del cioccolato in città) offrendo però un servizio di scarsa qualità: i clienti, confusi, hanno iniziato a pubblicare cattive recensioni su “Chicago Chocolate Tours” creando un impatto decisamente negativo sul brand.

Valerie e il suo team si sono trovati quindi a dover affrontare la situazione, e i loro consigli sono essenzialmente cinque:

1) Inviare una comunicazione in cui si chiede la cessazione delle attività, coinvolgendo eventualmente un avvocato (particolarmente utile se si tratta di violazione della proprietà intellettuale);

2) Assumere un “secret shopper” che provi il prodotto/servizio del Copy Cat Competitor e scopra quali sono le differenze tra le offerte.

3) Tenere un registro dei casi di clienti confusi, per documentare l’intera situazione e tenere i dati a portata di mano;

4) Portare a conoscenza della clientela la questione, in particolare attraverso i social media, in modo tale da favorire la diffusione della notizia;

5) Rafforzare l’immagine e il marchio, utilizzando ad esempio termini come “Originale” e rimanendo legati ai propri valori di qualità e di eccellenza.

In ogni caso, i Copy Cat Competitors non devono essere visti come il peggior incubo di una startup: come spiega in un post sull’argomento Marianne Cantwell, autrice di “Be a Free Range Human”, essi rappresentano in ultima analisi una semplice “versione in 2D” di voi e del vostro business, paragonabili alla differenza che c’è tra la realtà e una fotografia.

Occorre quindi fare attenzione a questo tipo di concorrenti, ma continuare a lavorare per far crescere la propria startup restando legati alla propria vision aziendale e facendo leva su aspetti fondamentali come l’innovazione, la comunicazione del brand e il continuo contatto con i clienti.

Napoli, 12/03/2014

FED4FIRE – Innovative Experiments by SMEs: la call UE dedicata alle PMI innovative nel settore web offre finanziamenti fino a 25.000 euro

Il progetto europeo FED4FIRE lancia la sua prima call destinata alle PMI e a singoli cittadini degli Stati Membri dell’Unione Europea dal titolo “Innovative Experiments by SMEs”: i progetti candidabili dovranno riguardare esperimenti innovativi da parte di PMI con competenze tecnologiche innovative e di alta qualità nel settore del Future Internet (ad esempio, in settori come le Reti IP cablate e wireless, il cloud computing, i servizi internet innovativi).

Il progetto FED4FIRE nasce allo scopo di sostenere e promuovere nuovi approcci produttivi e occupazionali legati al web: in particolare, i progetti partecipanti alla call dovranno essere finalizzati a rendere le infrastrutture web più facilmente accessibili alle piccole e medie imprese.

Per la call “FED4FIRE – Innovative Experiments by SMEs” la Commissione Europea mette a disposizione un fondo complessivo di 100.000 euro: ciascun progetto potrà ottenere un contributo massimo pari a 25.000 euro, al quale potrà aggiungersi un ulteriore contributo di 10.000 euro se uno dei partner del Consorzio FED4FIRE assume il ruolo di capofila del progetto.

Gli esperimenti presentati devono avere una durata breve (preferibilmente non oltre i 4 mesi) e possono riguardare, tra l’altro, la sperimentazione di nuovi protocolli o algoritmi, la misurazione delle prestazioni, esperimenti su servizi. Considerata la breve durata dei progetti, è preferibile che essi riguardino prodotti o servizi già esistenti piuttosto che nuove idee da sviluppare.

Sono considerati ammissibili i costi relativi al personale, i costi diretti (ad esempio materiali di consumo) e i costi indiretti, nel limite massimo di finanziamento previsto.
La proposta di esperimento dovrà seguire uno specifico template (per maggiori informazioni, qui il link di riferimento) con una serie di sezioni dedicate a: sintesi del progetto, descrizione dettagliata dei risultati attesi, strumenti e strutture richieste a FED4FIRE, controllo di conformità, team e competenze, feedback e informazioni utili per il Consorzio FED4FIRE, finanziamento richiesto.

I criteri di valutazione sono essenzialmente sette:

1) Grado di innovazione industriale e/o scientifica;
2) Grado di rilevanza industriale;
3) Chiarezza e metodologia applicata;
4) Scalabilità e grado di complessità dell’esperimento;
5) Rilevanza per FED4FIRE, dal punto di vista dell’utilizzo degli strumenti e di importanza dei feedback per il Consorzio;
6) Futuri follow-up e sostenibilità;
7) Competenze tecnologiche e livello di qualità del proponente.

Alle PMI selezionate sarà garantito il supporto dedicato dei membri di FED4FIRE. Inoltre, ciascuna PMI avrà il sostegno di un partner del Consorzio FED4FIRE (il “Patron”) che si incaricherà di fornire supporto avanzato all’esperimento. Sarà cura della PMI individuare il proprio Patron, mettendosi in contatto con il Consorzio all’indirizzo contact@fed4fire.eu

Le proposte, in lingua inglese, dovranno pervenire entro il 2 aprile 2014 compilando il form disponibile al seguente link: http://upload.fed4fire.eu/form.html

E’ prevista inoltre una scadenza intermedia per la verifica di fattibilità degli esperimenti, fissata per il 26 marzo 2014.

Per maggiori informazioni, il testo completo della call è disponibile in formato PDF al seguente link: http://www.fed4fire.eu/open-calls/1st-call-for-sme/full-call-in-pdf.html

Napoli, 11/03/2014

Europe 2020 Strategy for Growth: il 13 e 14 marzo la Conferenza UE, Regione Campania e EEN a Napoli

Giovedì 13 e venerdì 14 marzo 2014 il centro congressi della Mostra d’Oltremare di Napoli ospiterà “Europe 2020 Strategy for Growth”: la Missione per la crescita guidata da Antonio Tajani (Vicepresidente della Commissione UE) in collaborazione con la Regione Campania e con i partner campani di Enterprise Europe Network (la rete UE per accrescere competititvità e innovazione delle imprese comunitarie). Si tratta di un evento che offre alle imprese campane una possibilità concreta di crescita e sviluppo, grazie alle possibilità offerte dall’Unione Europea in tema di accesso al credito, ricerca e innovazione.

I lavori sono suddivisi in due parti:

– La giornata del 13 marzo si terrà la Conferenza dedicata agli incontri con rappresentanti europei ed autorità locali (saranno presenti, tra gli altri, Antonio Tajani e Stefano Caldoro, Presidente della Regione Campania) con due panel dedicati ai programmi UE a sostegno delle imprese (con focus particolare su COSME e Horizon 2020).

– La giornata del 14 marzo sarà invece dedicata a incontri bilaterali tra imprese B2B organizzati dai partner campani dell’Enterprise Europe Network. Il focus sarà particolarmente incentrato sui seguenti settori: aerospazio, biotecnologie, automotive, agroalimentare, patrimonio culturale, turismo, moda, energia, edilizia ecosostenibile, trasporti e logistica.

 

Per partecipare è necessario compilare il form di registrazione disponibile al seguente link:

http://ec.europa.eu/enterprise/initiatives/mission-growth/missions-for-growth/antonio-tajani/europe/italy-campania/registration-form_en.htm

selezionando l’opzione “Local Enterprise Europe Network (EEN) partner” in risposta all’ultima domanda (Where did you learn about this Mission?).

 

E’ prevista una diretta streaming dell’evento, che sarà trasmessa al seguente link: http://porfesr.regione.campania.it/it/media-center/streaming

 

Il programma dettagliato dell’evento è invece disponibile qui: il-programma-di-europe-2020-strategy-for-growth.

Napoli, 10/03/2014

Finanziamenti e contributi per PMI: dal 31 marzo sarà possibile presentare domanda per il Plafond Beni Strumentali (MISE – CDP)

Il D.L. n. 69 del 21/06/2014 ha istituito, nell’ambito delle Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia nazionale, un Plafond di provvista presso la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) destinato a finanziamenti e contributi a tasso agevolato per micro, piccole e medie imprese con sede in Italia.

Il Plafond ammonta a 2,5 miliardi di euro (è prevista l’eventualità di un innalzamento fino a 5 miliardi di euro) ripartiti negli anni nel modo seguente:

– Per il 2014: 7,5 milioni di euro,
– Per il 2015: 21 milioni di euro,
– Per gli anni 2016/2019: 35 milioni di euro l’anno,
– Per il 2020: 17 milioni di euro,
– Per il 2021: 6 milioni di euro.

Le agevolazioni sono composte da tre differenti strumenti: un finanziamento a copertura degli investimenti tramite la Cassa Depositi e Prestiti, un contributo del MISE a parziale copertura degli interessi e la possibilità di accesso al Fondo di Garanzia (fino all’80% dell’importo).

Gli investimenti coperti dal Plafond devono riguardare l’acquisto di macchinari, impianti, beni strutturali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché l’acquisto di hardware, software e tecnologie digitali.

Il finanziamento dovrà essere richiesto a una delle banche o degli intermediari finanziari che avranno stipulato un’apposita convenzione (l’elenco sarà disponibile sul sito del MISE e della CDP), e gli investimenti dovranno avere una durata massima di 5 anni e un importo compreso tra 20.000 e 2 milioni di euro.
L’agevolazione potrà coprire fino al 100% dell’investimento, e l’importo sarà erogato in un’unica soluzione.

Con la Circolare n. 4567 del 10/02/2014, il Ministero dello Sviluppo Economico ha stabilito termini e modalità di presentazione delle domande: sarà possibile presentare le richieste esclusivamente per via telematica attraverso la PEC della banca o dell’intermediario finanziario convenzionati, a partire dalle ore 9:00 del 31/03/2014.
La procedura sarà a sportello, fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Per maggiori informazioni, a questo link è possibile scaricare:

– Il testo integrale del D.L. 21/06/2013 n. 69, con il quale è stato istituito il Plafond;
– Il testo integrale del Decreto MISE 27/11/2013, che stabilisce i requisiti e le condizioni di accesso, nonchè le modalità di erogazione dei contributi;
– Il testo integrale della Circolare MISE n. 4567 del 10/02/2014, con i dettagli sulla documentazione e le modalità di presentazione delle domande, oltre agli schemi di domanda (allegati) e all’Appendice per le modalità tecniche di calcolo del contributo.

Inoltre, per maggiori dettagli e informazioni, la pagina dedicata dal sito ufficiale della Cassa Depositi e Prestiti al Plafond Beni Strumentali è disponibile al seguente link: http://portalecdp.cassaddpp.it/cdp/OperatoriFinanziari/PlafondBeniStrumentali/index.htm

Napoli, 10/03/2014

Startup In Action: Codemotion e InnovAction Lab selezionano le migliori startup ICT per l’evento dell’11 e 12 aprile a Roma

Startup In Action è “l’evento nell’evento” che Codemotion e InnovAction Lab dedicano all’incontro tra startup tecnologiche ad alto tasso di innovazione e i partecipanti a Codemotion Roma 2014 (sviluppatori, programmatori, ingegneri, aziende ICT italiane e internazionali): è quindi un’importante occasione per le startup in fase di recruiting, alla ricerca di sviluppatori ed altre figure professionali altamente qualificate.

Spesso, infatti, può essere difficile per le startup proporsi in maniera convincente a queste figure professionali, in quanto solitamente i founders sono abituati a presentare il proprio pitch a potenziali investitori e non ad eventuali collaboratori: se a questo si aggiunge il fatto che i developers hanno molte opportunità lavorative tra cui scegliere, diventa ancora più importante creare un’occasione di incontro per le startup alla ricerca di personale.

Le startup tecnologiche che vogliono proporre la propria candidatura a Startup In Action hanno tempo fino al 22 marzo 2014: occorre inviare un file in formato pdf (seguendo la convenzione NomeStartup.pdf) all’indirizzo codemotion@innovactionlab.org
Il file dovrà contenere un testo della lughezza massima di 1.000 parole che dovrà descrivere cosa fa la startup, che tipo di problema risolve, quali sono i clienti e il mercato di riferimento, da chi è composto il team, quali sono gli obiettivi nei prossimi 12 mesi, cosa cerca e perchè (figure professionali, skills, competenze).

Tra tutte le candidature pervenute, saranno selezionate le 15 migliori startup che avranno diritto a:

– partecipazione gratuita al corso che InnovAction Lab terrà a Roma il 5 aprile 2014 sul miglioramento del pitch;

– partecipazione gratuita al Codemotion Roma (11 e 12 aprile 2014) con un mini desk, la pubblicazione del logo sul sito dell’iniziativa e un totem con logo della startup all’evento.

Inoltre, tra le 15 startup selezionate per partecipare a Codemotion, le migliori 8 potranno avere un talk di 5 minuti per presentare il proprio progetto durante Codemotion di fronte alla platea di investitori e professionisti presenti all’evento.

Per maggiori informazioni: http://it.codemotionworld.com/startupinaction/?utm_content=buffer31629&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

Napoli, 07/03/2014

Consigli alle startup: gestire il personale secondo il principio “Hire Slow, Fire Fast”

Greg McKeown è Young Global Leader per il World Economic Forum, esperto consulente d’impresa in Silicon Valley e autore del libro “Essentialism: The Disciplined Pursuit of Less”: il suo più recente contributo pubblicato dal blog della Harvard Business Review riguarda il tema delle assunzioni e dei licenziamenti in una startup.

Molte startup, infatti, a causa dei ritmi elevati di crescita tipici delle prime fasi di vita dell’impresa tendono ad assumere personale molto velocemente per poter far fronte al carico di lavoro e poter ricoprire al più presto i ruoli scoperti nel team, ma sono poi molto lente a licenziare gli impiegati che si rivelano non all’altezza della posizione da ricoprire: questo accade, secondo McKeown, perché spesso i founders della startup sono molto impegnati a far decollare il progetto, o ancora perché preferiscono rimandare questo tipo di situazione (a volte anche per inesperienza).

L’autore spiega come questa tendenza abbia portato alcun startup in Silicon Valley a passare da un periodo di crescita incontrollata ad una di numerosi licenziamenti: il paragone utilizzato è quello di un intervento chirurgico a cuore aperto. Anziché indirizzare i propri sforzi quotidiani sul mantenere una squadra “lean” e di alto valore per l’impresa, i founders della startup attendono finché le arterie dell’organizzazione sono ormai bloccate e qualsiasi sistema diventa insufficiente a risolvere il problema: l’unica possibilità diventa a quel punto un intervento chirurgico correttivo.

McKeown racconta poi di una sua recente esperienza come consulente in un’azienda con circa 700 dipendenti e oltre un miliardo di dollari di fatturato annuo: il CEO e gli executives volevano scalare il proprio business, continuando però a mantenere il vantaggio competitivo derivante da una squadra “lean” e con un grande spirito imprenditoriale.
McKeown ha provato subito a introdurre la sua idea di “Assumere lentamente, licenziare in fretta” ma, con sua grande sorpresa, il CEO gli ha subito fatto presente che era proprio quella la filosofia sulla quale aveva basato le proprie decisioni nei dieci anni di vita della sua impresa.

Anche se, a detta dello stesso autore, il principio “Assumere lentamente, licenziare in fretta” può sembrare insensibile nell’attuale contesto economico, caratterizzato da alti livelli di disoccupazione giovanile, il post elenca tre motivi per cui in realtà tale principio funziona:

1) Innanzitutto, non è utile né produttivo creare grosse imprese piene di lungaggini burocratiche: questo tipo di imprese sono destinate a morire lentamente. Occorre invece creare aziende snelle, che possano essere in grado di crescere ed essere competitive nel lungo periodo.

2) Non è giusto né compassionevole mantenere nel team una persona non adatta a quel lavoro, anche perché tutta la squadra non la vedrà di buon occhio. Ciò che serve per far funzionare un’azienda e per svolgere il lavoro ad alti livelli è invece un team nel quale tutti possono fidarsi l’uno dell’altro.

3) Forzare qualcuno a fare un lavoro per il quale non è adatto non è sostenibile né eticamente corretto: è deleterio trattenere le persone nel posto che per loro è sbagliato, esponendoli a feedback negativi per settimane, per mesi. Naturalmente, prima di pensare al licenziamento, è buona regola valutare la possibilità di una riassegnazione all’interno dell’azienda: a volte basta semplicemente trovare il ruolo giusto.

Ma come funziona il processo di selezione che si basa sul principio “Assumere lentamente, licenziare in fretta”?
Innazitutto, McKeown spiega che bisogna gestire le assunzioni con una procedura altamente selettiva: è importante prevedere più colloqui ed, eventualmente, un breve periodo di prova. Bisogna sempre tener presente che l’eventuale assunzione deve essere giusta sia per il datore di lavoro che per il lavoratore.

Altro aspetto utile, quello di prevedere criteri di valutazione il più possibile selettivi: anche se questo significa che ben pochi riusciranno a superare le selezioni per la vostra startup. In questo modo, potremmo essere sicuri di assumere personale veramente adatto a lavorare nel nostro team.

Infine, McKeown offre qualche consiglio su come affrontare il momento di licenziare un dipendente: è possibile, infatti, far sì che questo momento non sia umiliante per le persone che hanno lavorato con noi.

L’autore del post spiega questo punto partendo dall’esperienza di un imprenditore della Silicon Valley che, resosi conto di aver sbagliato ad assumere un dipendente, ha cercato di nascondere il proprio errore con un round di feedback negativi ed elaborando un piano di miglioramento delle prestazioni difficile da mettere in pratica. Purtroppo, il problema non era risolvibile in quanto il dipendente in questione aveva un carattere aggressivo e poco incline ad amalgamarsi con il team.

Nel giro di due settimane era chiaro l’effetto negativo sull’intera squadra di lavoro: l’unica soluzione è stata quella di affrontare in maniera chiara, diretta ed esplicita il dipendente spiegandogli come, nonostante le sue grandi capacità e il suo talento, fosse inadatto a quel lavoro. La società ha inoltre offerto una consulenza gratuita per aiutare la persona a trovare una nuova occupazione: in questo modo, il problema è stato affrontato con successo, il team ha ritrovato il proprio equilibrio e il dipendente licenziato ha lasciato l’azienda senza ripercussioni negative.

In conclusione, McKeown afferma che gestire il personale nel rispetto del principio “Assumere lentamente, licenziare in fretta” è sicuramente difficile, occorrono grandi capacità di leadership, ma è la modalità vincente per far crescere il business.

Il post originale è disponibile a questo link: http://blogs.hbr.org/2014/03/hire-slow-fire-fast/

Napoli, 06/03/2014

Eventi per startup e innovatori: sabato 8 marzo #SOCIALFUND. Una panoramica sui temi del crowdfunding e fundraising

Sistema Cilento S.C.p.A. organizza, in collaborazione con R&R Consulting e DeRev, un evento dedicato al tema “#SOCIALFUND – Crowdfunding & Fundraising – Strumenti e strategie di raccolta fondi per progetti, buone cause e opere pubbliche”.

Si tratta di una giornata a scopo formativo e divulgativo, suddivisa in due sessioni, costituite ciascuna da due workshop: l’appuntamento è per sabato 8 marzo 2014 presso l’Aula Consiliare di Vallo della Lucania (SA).
La partecipazione è gratuita, previa registrazione obbligatoria al seguente link: http://www.eventbrite.it/e/biglietti-socialfund-strumenti-e-strategie-di-raccolta-fondi-10620982645

Come accennato, il programma di #SOCIALFUND prevede due sessioni:

I SESSIONE (ore 10/12)

Il primo workshop è incentrato sul tema “Fundraising/Crowdfunding per le scuole e progetti innovativi”. I relatori (Massimo Coen Cagli, Direttore della Scuola fundraising di Roma e Roberto Esposito, founder e CEO di DeRev) offriranno ai presenti il proprio punto di vista su argomenti quali i programmi di educazione al dono, il ruolo del volontariato no profit come primo passo per una carriera profit, le modalità di finanziamento dei programmi extrascolastici e le possibilità di finanziamento per il recupero delle strutture scolastiche.

Il secondo workshop della sessione mattutina è invece dedicato al tema “Fundraising e Crowdfunding per la Politica e le Pubbliche Amministrazioni: dalla campagna elettorale al finanziamento delle opere pubbliche e delle politiche di welfare”. Tra gli argomenti trattati durante il secondo workshop, la richiesta efficace del 5×1000 per sostenere progetti e le modalità di pianificazione di una campagna di crowdfunding da parte di un Comune.
I relatori del workshop saranno Valeria Romanelli (fundraiser R&R Consulting), Massimo Coen Cagli (Direttore della Scuola fundraising di Roma), Marco Musella (Direttore del DIpartimento di Scienze Politiche – Università Federico II di Napoli) e Roberto Esposito (founder e CEO di DeRev).

II SESSIONE (ore 15/17)

La sessione pomeridiana si apre con il terzo workshop previsto dal programma: il tema è quello del “Fundraising/Crowdfunding per associazioni culturali, cooperative ed enti no-profit”.
I relatori (Valeria Romanelli, fundraiser R&R Consulting; Maurizio Imparato, titolare Crowdfundingformazione.com e Michele Dell’Edera, giornalista esperto in comunicazione web) offriranno una panoramica sul ciclo di crowdfunding, le varie tipologie di fundraising adatte alle organizzazioni, l’attivazione di campagne di crowdfunding a sostegno di buone cause e la comunicazione efficace sui canali social dedicate alla raccolta fondi.

Ultimo workshop della giornata è quello incentrato sul tema “Progetti artistici, culturali e startup: come autofinanziare le buone idee”.
Tra gli argomenti previsti ricordiamo il crowdfunding per progetti indipendenti e startup, la possibilità di utilizzare un’impresa sportiva per il finanziamento di un’idea e un momento dedicato all’impresa e agli strumenti ed opportunità per la nascita e la crescita di nuovi progetti imprenditoriali.
I relatori del quarto ed ultimo workshop della giornata sono Nello Onorati (Presidente di Sistema Cilento), Chiara Spinelli (Ricercatrice al CNR di Pisa) e Maurizio Onorato (Titolare Crowdfundingformazione.com).

La locandina dell’evento è disponibile qui: programma-socialfund

Napoli, 05/03/2014