Loading...

Tag: indici

Startup Tips – Quali sono le metriche fondamentali per capire se un’impresa è destinata al successo?

Jay Block (CEO di The Small Business Journal) ha appena pubblicato su LinkedIn un interessante contributo incentrato sul successo di startup ed imprese, che raccoglie alcuni consigli ed osservazioni tratte dall’autore a seguito di un’intervista a Jack Welch, CEO di General Electric per oltre vent’anni ed attualmente presidente esecutivo del The Jack Welch Institute Management.

E’ risaputo che essere un imprenditore rappresenta allo stesso tempo un sogno che si realizza, e un incubo da cui si vorrebbe fuggire: non esiste una scadenza entro la quale si possa avere la sicurezza di raggiungere il successo e si deve lavorare anche 24 ore al giorno, impegnandosi nelle attività più disparate.

Secondo Block, nella vita di uno startupper e, più in generale, di un imprenditore arriva sempre, prima o poi, il momento in cui ci si deve necessariamente fermare a riflettere e a chiedersi: “Il mio lavoro sta davvero andando avanti nel modo giusto?”.

Una startup (o un’impresa) presentano così tante variabili che è davvero difficile capire se si stanno facendo i progressi giusti: ma dall’intervista a Jack Welch, che è decisamente uno dei massimi esperti a livello mondiale in materia di impresa, è possibile ricavare quelli che sono i punti principali (e le relative metriche) da analizzare per provare a misurare il successo di un’azienda.

success-startup

Secondo Jack Welch, i tre indicatori principali su cui misurare il successo di un’impresa sono i seguenti:

1. Employee engagement

L’engagement (o coinvolgimento) dei dipendenti rappresenta il primo indicatore analizzato nel post di Jay Block e si basa su un concetto di semplice ed immediata comprensione: nessuna impresa, piccola o grande che sia, può avere successo nel lungo periodo se i dipendenti non credono nella mission e non sanno come raggiungere gli obiettivi.

Ecco perché è indispensabile misurare l’engagement dei dipendenti almeno una volta all’anno, attraverso indagini anonime che diano alle persone coinvolte la totale sicurezza di anonimato, in modo da sentirsi libere di rispondere alle domande senza alcun tipo di filtro.

Le indagini più significative si focalizzano su cosa pensano i dipendenti sulla direzione strategica e sulle opportunità di carriera in azienda. Le domande più utili da porre sono, ad esempio: Credi che l’azienda abbia obiettivi che le persone riescono ad afferrare, accettare e sostenere completamente? Senti che l’azienda si prende cura di te e che ti offre l’opportunità di crescere? Pensi che il tuo lavoro di tutti i giorni sia collegato a ciò che la leadership aziendale inserisce nei report annuali?

In sintesi, le indagini più efficaci tra i dipendenti riportano tutte ad un’unica, fondamentale domanda: siamo tutti nella stessa squadra?

2. Customer Satisfaction

La crescita dei ricavi è la chiave per la redditività a lungo termine e l’indicatore da considerare a riguardo è il livello di soddisfazione del cliente: anche in questo caso, si tratta di una misurazione che può essere effettuata attraverso apposite indagini.

Le indagini di Customer Satisfaction sono più complesse di quelle esaminate al punto precedente e raramente i risultati raccolti daranno una reale lettura della situazione: ecco perché bisogna impegnarsi in un approccio più diretto e relazionale, andando ad incontrare i clienti più da vicino possibile (non basta l’approccio on-line, è importante il faccia-a-faccia!).

In questo ambito, inoltre, è fondamentale fare di ogni visita al cliente un momento di apprendimento da cui provare a trarre più informazioni possibile: lo scopo deve essere quello di trovare almeno una dozzina di modi per chiedere “Cosa possiamo fare di meglio?”

3. Cash Flow

Infine, Block analizza la tematica del Cash Flow (il flusso di cassa), in accordo con un detto tanto antico quanto attuale: “i numeri non mentono mai”. E, in particolare, il Cash Flow rappresenta la metrica che più di tutte riesce a fotografare il successo (o l’insuccesso) dell’azienda.

Tutte le altre metriche su perdite, profitti, utili vengono in qualche modo “manipolati” dal processo di accounting, che si basa per sua natura su delle ipotesi: il cash flow, invece, è la sola metrica a poter fotografare la reale condizione in cui si trova l’impresa. Consente di capire quali sono i margini di manovrabilità, se è possibile remunerare gli azionisti, pagare i debiti, prendere altro capitale in prestito per crescere più velocemente, o combinare più di queste opzioni.

Il Cash Flow, afferma l’autore, aiuta a capire la situazione attuale e a controllare le strategie future.

In sintesi, Block conclude la propria analisi ribadendo il concetto espresso inizialmente: ci sono molti modi per “tastare il polso” di un’impresa, ma se ci sono l’engagement dei dipendenti, la customer satisfaction ed il cash flow giusto si può star sicuri che l’azienda è sana ed è sulla buona strada verso il successo.

Per leggere il post originale: https://www.linkedin.com/pulse/find-dozen-ways-ask-how-can-we-do-better-jay-block?trk=hp-feed-article-title-channel-add

Napoli, 18/11/2015

Startup e Video Marketing: alcuni consigli utili e una serie di attività strategiche da implementare

Dianna Labrien è una formatrice esperta in applicazioni mobile, viral media trends, content strategies e product localization che attualmente collabora con diverse aziende in Francia. Di recente, il portale Tech.co ha pubblicato un suo articolo dedicato al Video Marketing e ai consigli più utili per imparare ad utilizzare al meglio le opportunità che esso offre alle startup.

Il 2015 è stato decisamente un anno d’oro per il Video Marketing e si prevede un ulteriore sviluppo per il 2016: per questo motivo, anche se non si dispone di grandi budget, delle migliori attrezzature o di un testimonial di successo, startup e PMI non dovrebbero lasciarsi sfuggire l’occasione di sfruttare le opportunità che questo tipo di strategia può offrire.

Cameraman at work

Vediamo quindi quali sono i tre consigli fondamentali per startup alle prese con il Video Marketing che Dianna Labrien elenca nel suo articolo:

1. Essere autentici

Uno degli errori più comuni commessi da startup e piccole aziende alle prese con il Video Marketing è quello di cercare di imitare gli spot televisivi dei grandi brand. La verità è che anche un video girato con un iPhone può portare ottimi risultati in termini di impatto e valore: a tal proposito, l’autrice cita Marcus Sheridan, secondo il quale “But in the world we live today, there is a place for amateur video of all levels”.

Un esempio lampante sono le YouTubers più popolari: raggiungono numeri elevatissimi di fan senza aver speso capitali per attrezzature professionali, registi, sceneggiatori: anzi, i loro video sono decisamente amatoriali, e proprio per questo risultano ancora più accattivanti.

Una startup dovrebbe adottare questo tipo di strategia: anziché cercare di produrre video professionali, concentrarsi sul mostrare “il lato umano” del proprio business. Per mostrare il proprio ufficio e il proprio prodotto “dietro le quinte” basta girare un breve video in grado di spiegare qualcosa di nuovo ai clienti, raccontando la propria storia e parlando dei propri valori aziendali.

2. Ottimizzazione per i motori di ricerca

Per far sì che gli sforzi di Video Marketing siano fruttuosi, naturalmente, i contenuti video devono raggiungere il target di riferimento della startup: ecco perché è necessario avere una buona strategia SEO per posizionare e promuovere i video.

Proprio come Google, anche YouTube ha dei “rancking factors”, degli indici utili per capire se la strategia di Video Marketing implementata sta ottenendo risultati: tra questi, Dianna Labrien ricorda quelli di Video Retention (% di persone che tendono a guardare il video), Commenti, Subscribes after whatching (la metrica più importante), Social Shares, Favorites e Pollice Su/Giù.

L’autrice elenca, inoltre, una serie di attività da implementare per ottenere la crescita degli indici indicati:

a) Caricare video di almeno 5 minuti: così come per i contenuti, la lunghezza del video è fondamentale per ottenere risultati migliori;

b) Aggiungere delle keywords al nome del file video: ciò aiuta ad identificare meglio il video nelle ricerche su YouTube;

c) Il titolo del video deve essere composto da almeno 5 parole: questa accortenza rende il titolo descrittivo (non dimenticare di includere nel video le keywords!);

d) Ottimizzare la descrizione: è questo il valore aggiunto più importante. Occorre assicurarsi che le keyword compaiano nelle prime 25 parole della descrizione, in generale è buona norma che la keyword fondamentale compaia almeno 3/4 volte su una descrizione composta da 250 parole circa. Per massimizzare l’ottimizzazione è inoltre utile inserire il link al proprio sito web nella descrizione, così come i link ai profili social della startup;

e) Non dimenticare i Tag, che rappresentano un’opportunità per classificare meglio le keywords ma anche e soprattutto aiutano a pubblicare il video nella lista dei “Related” quando si visualizzano altri video inerenti all’argomento.

Ancora, è importante promuovere il video su altri canali social e piattaforme pertinenti (il blog aziendale, altri blog, etc).

3. Utilizzo strategico di Facebook

Da quando Facebook ha implementato la propria piattaforma video, ha ottenuto una crescita costante che l’ha portato, nel 2014, a superare YouTube per numero di video caricati. La maggior parte dei brand ha smesso di postare i propri contenuti video su YouTube, preferendo la pubblicazione diretta sulle proprie pagine aziendali su Facebook.

Ecco perché imparare ad utilizzare Facebook a vantaggio della propria startup rappresenta una svolta fondamentale in termini di Video Marketing. Sempre più spesso, infatti, le grandi aziende optano per pubblicare brevi video, puntando sulla creatività, l’ironia e su un rapporto quotidiano con i propri clienti.

Il post originale è disponibile qui: http://tech.co/video-marketing-tips-startup-know-2015-11

Napoli, 11/11/2015