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Tag: silicon valley

Una borsa di studio da 30.000 dollari per progetti Disruptive: la Global Impact Competition 2014

Sono aperte le candidature per la Global Impact Competition 2014, promossa da Axelera in partnership con la Singolarity University della California: fino al 7 gennaio 2014 è possibile presentare la propria candidatura compilando il modulo di adesione disponibile a questo link e allegando il materiale richiesto (che deve essere prodotto in lingua inglese).

La Global Impact Competition è una Call for Disruptors: Axelera è infatti alla ricerca di idee, progetti e persone che riescano a cambiare in maniera radicale le “regole del gioco” in Italia, rimuovendo gli ostacoli all’innovazione e a un futuro migliore per i giovani imprenditori italiani, grazie a proposte concrete e dirompenti caratterizzate dall’utilizzo delle più moderne tecnologie disponibili.

Il concorso è aperto a innovatori in possesso dei seguenti requisiti:

– aver compiuto il 21° anno di età;
– residenza in Italia e/o cittadinanza italiana;
– in possesso di passaporto valido fino al 30 novembre 2014;
– con ottima conoscenza della lingua inglese;
– che abbiano intenzione di partecipare al GSP14 (Graduates Studies Program 2014) presso la Singularity University in California, previsto da giugno ad agosto 2014.

Riguardo ai progetti candidabili, il Regolamento della competition specifica una serie di criteri:

– Essere in grado di migliorare la vita, accrescere la felicità, migliorare gli ambiti della salute, l’istruzione, la sicurezza, creare nuove opportunità per l’Italia e i suoi cittadini.

– Avere un impatto positivo in almeno una delle seguenti aree: educazione, energia, salute, prosperità, sicurezza, spazio, urbanizzazione, trasporti, riciclo/rifiuti, salute e benesseredella terza età, pace nel mediterraneo.

– Prevedere una soluzione concretamente realizzabile e scalabile, che possa potenzialmente avere impatto a livello nazionale, continentale, o globale.

– Proporre una soluzione che sia innovativa e sostenibile.

– Far leva sull’innovazione e sull’utilizzo di tecnologie in crescita esponenziale (disruptive).

I progetti candidati (tra il 10 ottobre 2013 e il 7 gennaio 2014) saranno valutati da una commissione di esperti e i migliori saranno selezionati (entro il 27 gennaio 2014) per partecipare all’evento finale di pitch e premiazione previsto tra febbraio e marzo 2014.

Tra i finalisti presenti all’evento, saranno premiati i primi 3 classificati:

– 1° classificato: Borsa di studio per il Graduate Studies Program 2014 della Singularity University, presso il centro di ricerca NASA Ames in California del valore di 30.000 dollari.

– 2° classificato: Premio Tech Disruption offerto da TalentGarden, consistente in un percorso della durata di un anno in uno dei 7 TAG italiani (Bergamo, Brescia, Milano, Padova, Genova, Pisa, Torino) con servizi di tutoraggio, affiancamento, networking, partecipazione ad eventi e corsi di formazione.

– 3° classificato: Premio Social Disruption offerto da Impact Hub Italia, consistente in un percorso di incubazione di 4 mesi in uno degli Impact Hub Italia (Milano, Rovereto, Trieste, Firenze, Siracusap, Bari, Roma) con accesso alla community globale attraverso la piattaforma di knowledge sharing (HUBNET), mentoring/coaching, networking, partecipazione ad eventi con potenziali finanziatori.

Per saperne di più:

Su Axelera: http://axelera.eu/
Sulla Singularity University: http://singularityu.org/
Sulla Global Impact Competition 2014: http://axelera.eu/globalimpactcompetition/?page_id=2001&preview=true

Napoli, 12/11/2013

Le nuove avventure di coworkers e startup del CSI

Venerdi 8 novembre al CSI – Centro Servizi Incubatore d’Impresa Napoli Est si è tenuto il Coworking Kick Off Day: l’evento inaugurale ufficiale della fase di coworking della seconda edizione di VulcanicaMente: dal talento all’impresa, iniziativa del Comune di Napoli dedicata al sostegno e allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e alla nascita di nuove startup partenopee.

Il Kick Off Day, primo degli eventi dedicati ai partecipanti ammessi al coworking e alle sette startup attualmente insediate al CSI, è stato caratterizzato da momenti di aggregazione e networking, alternati a momenti più strettamente formativi: la giornata si è aperta con l’incontro tra coworkers e startup, con un intervento di benvenuto tenuto da Giampiero Bruno e Alessio Rocchi che hanno presentato il programma degli eventi che il CSI ospiterà nei prossimi mesi.

Di seguito, i team hanno potuto ascoltare il guest speech di Angelo Romano, founder di Linkpass, startup che ha mosso i suoi primi passi durante la prima edizione di VulcanicaMente ed ha ottenuto un importante finanziamento da un fondo di Venture Capital: Angelo ha raccontato a coworkers e startuppers la sua esperienza di imprenditore in una startup innovativa, offrendo una testimonianza utilissima a chi si sta affacciando a questo mondo.

L’ultima parte della mattinata è stata riservata alla presentazione di tutti i progetti: le startup di VulcanicaMente e i coworkers di VulcanicaMente 2 si sono incontrati e conosciuti meglio, per poter beneficiare al massimo delle opportunità offerte dal coworking al CSI in termini di networking.

Ultima fase del programma del Coworking Kick Off Day è stato l’interessante e altamente formativo speech di Alessio Rocchi (dPixel / dConsulting), che ha spiegato ai coworkers le basi del Business Modelling: a sole 48 ore dall’assegnazione delle postazioni, i ragazzi ammessi al coworking hanno già iniziato il loro percorso verso la creazione di nuove startup vulcaniche!

In conclusione, rinnoviamo ai coworkers di VulcanicaMente un grande in bocca al lupo, che estendiamo anche alle 7 startup del CSI – Incubatore Napoli Est che hanno appena iniziato la loro avventura dello stage in Silicon Valley presso la Startup School di Mind The Bridgel

… In bocca al lupo ragazzi!

Napoli, 11/11/2013

L’innovazione nel settore dell’edilizia: un sostegno dalla Start-Up Initiative di Intesa Sanpaolo

La terza edizione dello Smart Building & Costruction Open Innovation Day si è svolta lo scorso 8 novembre a Milano, durante lo SMAU: si tratta di una delle iniziative della piattaforma di Intesa Sanpaolo dedicata all’innovazione, Start-Up Initiative, che offre alle startup tecnologiche un programma in 5 fasi che mette in contatto i team partecipanti con le migliori opportunità di business offerte dal network Intesa Sanpaolo.

Il Programma della Start-Up Initiative è aperto a startup, spin-off e a chiunque sia in possesso di un’idea imprenditoriale innovativa: per partecipare allo Scouting è necessario iscriversi compilando il form di registrazione a questo link.

Le cinque fasi della Start-Up Initiative di Impresa Sanpaolo partono proprio dopo la selezione delle idee registrate, le quali vengono assegnate a degli eventi specifici, come l’Open Day riguardante il settore dell’edilizia citato in precedenza.

Nelle settimane precedente all’evento, le startup selezionate partecipano alla Fase 1 (Tutoring e coaching aziendale), nella quale gli aspiranti imprenditori possono imparare a perfezionare il business plan e a migliorare la presentazione ai potenziali investitori, con la collaborazione di attori come il network di angel investor della Silicon Valley Maverick Angels.

La Fase 2 è dedicata alla Valutazione e selezione delle idee, durante la quale una commissione composta da esperti e specialisti del settore scelgono una dozzina di startup che possono proseguire nel Programma, accedendo alla Fase 3: il Meeting Arena, un evento di networking che permette ai team di entrare in contatto con una platea di potenziali investitori.

La Fase 4 è definita “Follow-up” e si sostanzia nella raccolta dei feedback degli investitori interessati, anche con il supporto di una piattaforma on-line appositamente creata (MySUI) che facilita il contatto tra startup e finanziatori.

La quinta e ultima fase è l’International Roadshow, consistente nell’organizzazione di una serie di eventi simili all’Arena Meeting in luoghi chiave per il business a livello europeo e mondiale, come Londra, Parigi, New York e San Francisco.

La Start-Up Initiative di Impresa Sanpaolo, con la terza edizione dello Smart Building & Costruction Open Innovation Day, ha mostrato i risultati raggiunti dalle aziende partecipanti al programma nel settore dell’edilizia: si tratta di un mercato che sta già offrendo e continuerà ad offrire alle startup innovative operanti nel settore grandi opportunità su un mercato in crescita e di respiro internazionale.

Il focus sul quale si incentra il mercato dell’edilizia oggi è infatti quello dell’innovazione, con una particolare attenzione agli aspetti green: lo dimostra l’esempio di Personal Factory, una delle startup partecipanti al programma, che ha messo a punto un sistema innovativo per l’edilizia che consiste in una macchina in grado di miscelare e confezionare inerti e prodotti chimici, trasformando qualsiasi rivenditore anche in un produttore di materiali. Con questo macchinario, la startup calabrese ha rappresentato l’eccellenza tecnologica italiana all’Expo di Shangai, ha vinto il premio “Best Practices” di Confindustria ed è arrivata tra i finalisti del Global Cleantech Round Table a Washington.

L’iniziativa dedicata alle startup da Intesa Sanpaolo punta molto sul settore delle costruzioni, come dimostra un recente aumento di capitale pari a circa 2 milioni di euro per il fondo Atlante Ventures Mezzogiorno, in cui Intesa Sanpaolo figura tra i soggetti gestori con la sua società Imi Fondi Chiusi Sgr.

Molto significativo è anche il claim dell’iniziativa, “Think big, start small, scale fast”: si tratta di un messaggio molto adatto alle startup, che hanno già insita nella propria mentalità la tendenza a pensare in grande (con una visione del business spesso diretta al mercato internazionale), e che hanno l’obiettivo di scalare rapidamente. La possibilità di partire dal piccolo e di scalare prima e meglio possibile è offerta proprio dalla Start-Up Initiative, che si occupa delle startup a un livello formativo, ma anche offrendo un network di attori importanti a livello internazionale e la possibilità di investimenti nei progetti più promettenti.

Per maggiori informazioni: http://www.startupinitiative.com/en/index.html

(Fonte: IlSole24Ore)

Napoli, 04/11/2013

Napoli – San Francisco: due nuove accordi per ricerca e startup, e lo stage del CSI

Nell’ambito della visita istituzionale del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che si è svolta nei giorni scorsi a San Francisco, sono stati sottoscritti due accordi riguardanti la ricerca e la tecnologia per migliorare la cooperazione tra le due città. In entrambi gli accordi, il Comune di Napoli ha il ruolo di soggetto patrocinante e di propulsore assieme agli altri soggetti coinvolti.

Il primo accordo porta la firma dell’Università di San Francisco e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II: è finalizzato all’organizzazione di workshop biennali in entrambe le città per lo sviluppo di opportunità nell’ambito della ricerca universitaria nel settore medico-scientifico. Si prevede, in particolare, il coinvolgimento del dipartimento di chimica della Federico II e di quello di malattie neurodegenerative e ricerca cardiovascolare dell’università californiana.

Ma è il secondo accordo quello maggiormente interessante per il tema dell’innovazione delle start up: gli attori coinvolti sono l’Associazione Skillpoint, Mind the Bridge Foundation e Campania Felix, uniti per la promozione dell’imprenditoria innovativa a Napoli. L’accordo prevede il finanziamento di borse di studio per giovani imprenditori napoletani, che avranno l’occasione di frequentare la Mind the Bridge Start Up School di San Francisco.

Nell’ottica di collaborazione con uno dei più importanti attori dell’ecosistema startup della Silicon Valley, è proprio la Start Up School di Mind the Bridge la meta degli startuppers attualmente ospitati al Centro Servizi Incubatore Napoli Est, che partiranno tra pochi giorni per San Francisco. Sette startup selezionate con la prima edizione di VulcanicaMente partiranno il 10 novembre per uno stage di una settimana nell’ecosistema startup più importante del mondo, dove assisteranno a lezioni, laboratori ed eventi di networking organizzati da Mind the Bridge e potranno incontrare potenziali partner ed investitori.

Napoli, 28/10/2013

 

 

La nuova call di b-ventures, percorsi di accelerazione e 50.000 euro per le migliori startup tecnologiche

Il programma b-ventures nasce da un progetto di Buongiorno s.p.a., azienda leader a livello mondiale nel settore dello sviluppo e la gestione di app per il mobile.

Obiettivo di b-ventures è accelerare la crescita di startup innovative nel settore tecnologico, grazie all’esperienza dei suoi mentors e al network globale di consolidate relazioni commerciali di Buongiorno: b-ventures offre servizi professionali di coaching e investimenti in venture capital, con percorsi di accelerazione ed incubazione nella sede di Buongiorno a Parma, avvalendosi della collaborazione di due tra i più grandi acceleratori della Silicon Valley (500 StartUps e Rocket Space).

b-ventures offre tre differenti percorsi alle startup selezionate per partecipare al programma:

Incubation: è il percorso riservato ad idee innovative in fase early stage, prevede una postazione di lavoro per 3 mesi nella sede di Parma, durante i quali saranno erogati una serie di servizi professionali per lo sviluppo della business idea.

Acceleration: dedicato alle startup che hanno seguito il percorso di incubazione b-ventures, oppure a startup provenienti dall’esterno ma con un business model già definito. Alle startup selezionate per il percorso di accelerazione, b-ventures offre 30.000 euro di capitale cash, più altri 30.000 euro in servizi professionali.

Globalization: questo programma è per startup che abbiano partecipato al percorso di accelerazione b-ventures, o che provengano dall’esterno ma siano già mature e pronte per espandersi a livello mondiale. A queste startup b-ventures offre un finanziamento cash di 50.000 euro, e 200.000 euro in servizi professionali.

Attualmente è possibile rispondere alla call di b-ventures, inviando la propria candidatura a questo link (il form è in fondo alla pagina) entro il 30 settembre 2013: le startup ed idee selezionate parteciperanno di diritto al pitch day previsto a Parma il 10 ottobre 2013.

Napoli, 11 luglio 2013

Steve Blank: le sei tipologie di startup

In un articolo comparso recentemente su The Accelerators, il blog sulle startup del Wall Street JournalSteve Blank spiega come non tutte le startup sono uguali: esistono almeno sei tipologie differenti di startup, e per ciascuna di esse ci sono caratteristiche peculiari di cui tener conto.

Secondo Blank, infatti, le tipologie di startup sono: lifestyle, di piccole dimensioni, scalabile, acquisibile, sociale e all’interno di una grande azienda. I fondatori di queste aziende sono tutti imprenditori, ma ci sono differenze significative tra le persone da coinvolgere, gli strumenti di finanziamento e le strategie da mettere in pratica. Se non si tengono presenti queste differenze, scrive Blank, è probabile che si vadano ad abbassare le probabilità di successo della startup.

Nel suo articolo, Blank analizza uno alla volta le sei tipologie, partendo con quella che definisce Lifestyle Startups: Work to Live Their Passion. Gli imprenditori lifestyle sono paragonati ai surfisti californiani, che danno lezioni di surf per pagare le bollette in modo da poter stare un po’ di più in acqua. queste persone vivono la vita che amano, non lavorano per nessuno, ma per se stessi per perseguire la loro passione personale. Quello che Blank indica come “l’equivalente in Silicon Valley” è il programmatore o web designer dipendente, che ama la tecnologia e accetta lavori di coding e U/I, per poter perseguire con tali incarichi la sua passione.

La seconda “categoria” è quella che Blank definisce “Small-Business Startups: Work to Feed the Family”. Si tratta della maggioranza delle startup presenti attualmente negli Stati Uniti, nelle quali l’imprenditore è colui che gestisce direttamente l’attività. Si tratta di persone che investono il proprio capitale nel business (o quello preso in prestito da familiari e amici, o dalle banche), assumendo spesso familiari o persone del luogo come dipendenti. Spesso queste attività sono a malapena redditizie, ma nella maggior parte dei casi questi imprenditori sono quelli che Blank definisce più rappresentativi del concetto di “imprenditorialità”, in quanto lavorano con passione e dedizione creando nuovi posti di lavoro a livello locale.

Blank prosegue con le Scalable Startups: Born to Be Big: è questo terzo tipo di startup quello che tutti gli imprenditori e venture capitalist della Silicon Valley sognano. Esempi di questo tipo di startup sono nomi come Google, Twitter, Skype e Facebook: startup in cui i founders lavorano fin dal primo giorno con il desiderio di cambiare il mondo. Il loro scopo finale non è quello di guadagnarsi da vivere, bensì quello di scalare il proprio business e costruire un’azienda che verrà quotata in Borsa o acquisita con profitti di svariati milioni di dollari. Per funzionare davvero, le startup scalabili necessitano secondo Blank di venture capitalist che siano folli almeno quanto i founders: questi ultimi hanno infatti bisogno di ingenti quantità di capitale di rischio per costruire il proprio modello di business ripetibile e scalabile.

Dopo le startup scalabili, Blank esamina quelle che definisce “Buyable Startups: Acquisition Targets”. Blank spiega come negli ultimi anni i costi e i tempi per avviare una produzione nel settore delle applicazioni web e mobile sono diminuiti vertiginosamente. Ciò significa per le startup la possibilità di bypassare i VC tradizionali e rivolgersi a business angels o al crowdfunding per finanziare il proprio avvio. Il rischio per questo tipo di startup è quello di vendere per cifre tra i 5 e i 50 milioni di dollari delle imprese che in realtà potrebbero fruttare miliardi di dollari di profitti.

Blank dedica a questo punto la propria attenzione alle “Social Startups: Driven to Make a Difference”. Le startup sociali sono guidate da imprenditori che non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi di altri settori, in termini di ambizione, passione e voglia di raggiungere gli obiettivi prefissati. La differenza rispetto alle startup scalabili sta nel fatto che il loro obiettivo è quello di rendere il mondo un posto migliore, non gli interessa prendere quote di mercato o creare ricchezza per i fondatori. Queste startup possono essere senza scopo di lucro, a scopo di lucro o ibride.

Infine, Blank spiega quali sono le caratteristiche delle “Large-Company Startups: Innovate or Evaporate”: esse nascono dalla constatazione che il ciclo di vita di una grande azienda è finito e, negli ultimi anni, si è fatto decisamente sempre più breve. Ormai è chiaro che l’approccio “Lean” non è più da riservare esclusivamente alle startup: si tratta di regole e politiche che sono molto utili anche per le grandi aziende già consolidate. Non è più sufficiente, infatti, concentrarsi sull’esecuzione e il miglioramento del modello di business esistente: per sopravvivere nel nuovo contesto economico, le grandi aziende devono puntare ad un approccio innovativo, che riesca a dar vita a nuovi modelli di business attraverso il ricorso a nuovi modelli organizzativi e nuove competenze (trovate qui un altro articolo del nostro blog su questo argomento).

In conclusione, Blank afferma che tra tutte queste tipologie di startup, differenti in termini di obiettivi di mercato, team di lavoro e strumenti di finanziamento, c’è un punto in comune: bisogna cambiare il punto di vista “classico” secondo cui le startup vanno trattate come versioni “in piccolo” delle aziende consolidate e prevedere approcci e strategie innovative che si adattino al nuovo contesto economico e siano il più possibile ripetibili e scalabili.

Napoli, 03/07/2013

 

 

Plug&Play Tech Center a Napoli: nuove opportunità per le startup campane

Venerdi 7 giugno si è tenuto un incontro tra la Regione Campania, attraverso Campania Innovazione, e Plug&Play Tech Center, uno dei più famosi acceleratori d’impresa per startup high tech con sede nella Silicon Valley. La visita dei rappresentanti del programma di accelerazione californiano è stata resa possibile grazie alla collaborazione dell’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e il Consolato Italiano di San Francisco.

Durante l’incontro, organizzato nell’ambito delle azioni di costituzione della Rete Regionale degli Incubatori promossa dalla Regione Campania, Campania Innovazione ha presentato a Plug&Play un dossier per valutare l’investimento finalizzato alla nascita di un acceleratore d’impresa pubblico-privato a Napoli. L’area individuata per la nascita del possibile acceleratore è l’insediamento universitario di Napoli Est Vigliena (Ex Area Cirio) di San Giovanni a Teduccio, dove sono attualmente ospitate attività dell’Università di Napoli “Federico II”.

A rappresentare Plug&Play c’era Mohannad El Khairy, reduce da un tour italiano che ha toccato le città di Padova, Milano e Roma: Plug&Play è infatti interessato ad investire in Italia avendo constatato, come specificato dallo stesso El Khairy, che “100 startup italiane hanno investito 100 milioni di euro contribuendo a creare migliaia di nuovi posti di lavoro basati su competenze scientifiche ad alto valore aggiunto. Inoltre, l’Italia sta completando una promettente transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, rafforzando il ruolo di hub tecnologico nel cuore dell’Europa”.

A tale proposito, Plug&Play è attualmente in contatto con l’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane per una partnership a due livelli: il primo livelloprevede la possibilità di un Padiglione Italia dedicato all’accelerazione di startup italiane presso la sede di Plug&Play nella Silicon Valley, mentre il secondo livello prevede la valutazione della possibilità di co-investire in acceleratori nelle regioni partner. E’ proprio a questo secondo tipo di collaborazione che punta attualmente la Regione Campania.

L’incontro con l’acceleratore Plug&Play rientra nelle azioni del Desk regionale per l’attrazione degli investimenti, costituito presso l’Assessorato alle Attività produttive della Regione Campania, che opera in sinergia con il Desk Italia del MISE. La Regione Campania ha in programma uno stanziamento di 75 milioni di euro a favore delle start-up, da investire in azioni di internazionalizzazione che possano attrarre sul territorio regionale investimenti in settori altamente competitivi: il coinvolgimento di un network di fama mondiale come Plug&Play è sicuramente un passo importante in questa direzione.

Napoli, 12/06/2013

“Dal Vesuvio alla Silicon Valley e ritorno”: in palio la Startup School di Mind The Bridge

Unite The Two Bays è un’iniziativa lanciata dall’associazione Skillpoint e da Campania Felix LLC nata per creare un canale stabile di scambi culturali ed economici tra Napoli e San Francisco: la creatività della città partenopea si riunisce con la capitale mondiale delle start up innovative e tecnologiche, per avere l’occasione di incontrare da vicino i Venture Capitalist americani.

Nell’ambito di questa iniziativa e con la collaborazione di Mind The Bridge e Campania Innovazione nasce il contest “Dal Vesuvio alla Silicon Valley e ritorno“: in palio, la partecipazione alla “Mind The Bridge Startup School” di San Francisco, uno dei più importanti programmi di formazione al mondo dedicato agli aspiranti startupper della durata di 3 settimane, durante le quali imparare e vedere da vicino come funziona il Modello Silicon Valley.

Le migliori start up selezionate per il contest avranno la possibilità di partecipare alla Startup GYM Session che Mind The Bridge porterà a Napoli il 25 giugno 2013 nell’ambito del progetto MtB Job Creator Tour: saranno ammesse fino a 5 start up, scelte tra le migliori che avranno inviato la propria candidatura compilando il modulo on-line predisposto da Mind The Bridge. Le iscrizioni si chiudono il 14 giugno 2013.

La Startup GYM Session sarà l’occasione per le startup selezionate di presentare il proprio progetto alla giuria di esperti ed investitori, rispondendo alle loro domande e ascoltando i loro suggerimenti, ma soprattutto avranno diritto a concorrere all’assegnazione delle Borse di studio per la sessione autunnale prevista nel 2013 dalla Mind The Bridge Startup School. Alle start up selezionate per partecipare alla Startup GYM Session verrà data comunicazione via e-mail entro il 21 giugno 2013.

La selezione delle startup verrà effettuata da Mind the Bridge, valutando aspetti fondamentali quali il grado di innovatività dell’idea, la dimensione e il potenziale di crescita del mercato di destinazione, la qualità del team (tenendo conto di aspetti quali la composizione, l’eterogeneità, le competenze, le esperienze, il background, l’education), la fattibilità e le potenzialità di realizzazione del progetto.
Il Regolamento specifica, inoltre, che “dove possibile, verrà data priorità a progetti locali, ossia a startup con sede in Campania e a progetti proposti da persone residenti in Campania“.

Working Capital 2013: nuovi spazi e strumenti per le startup italiane

Working Capital è il programma di accelerazione e supporto per startup nato nel 2009 ad opera di Telecom Italia. In questi anni ha dato vita a vari progetti, coinvolgendo giovani talenti e finanziando molte idee innovative:

  • 2009/2010: Oltre ad un proficuo progetto di collaborazione con il mondo delle Università, che ha portato al finanziamento di 29 progetti di ricerca, Working Capital si è impegnata a finanziare 13 startup e ha offerto ad altre 36 startup un periodo di pre-incubazione fondamentale sia a livello formativo che come momento di riflessione sulle linee d’azione da intraprendere per realizzare i propri progetti.
  • 2011: In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Working Capital in collaborazione con PNICube organizza il “Tour dei Mille“, girando l’Italia alla ricerca delle migliori 1.000 idee innovative. Il risultato sarà la raccolta di ben 2.139 progetti, di cui 14 premiati durante il Tour. Tra i 150 finalisti, 16 hanno ricevuto un contratto di ricerca, 4 progetti sono stati finanziati con un contributo di 100.000 euro ciascuno e sono stati assegnati 4 premi speciali per le startup.
  • 2012: Working Capital diventa Accelerator, candidandosi a creare una Silicon Valley tutta italiana. Nel novembre 2012 organizza l’evento “Si può fare“, che riceve ben 800 pitch da tutta Italia: saranno assegnati in quest’occasione 20 grant d’impresa del valore di 25.000 euro ciascuno, per i migliori progetti digital e green.

Nel 2013 il cammino di Working Capital Accelerator fa un grande passo avanti, con l’apertura di tre nuovi acceleratori a Roma, Milano e Catania: lo scopo è quello di costruire un sistema di innovazione forte e diffuso sull’intero territorio nazionale, creando tre punti che favoriscano l’incontro tra giovani talenti, investitori e territorio. La scelta delle tre città sede dei nuovi acceleratori dipende dall’obiettivo di coprire l’intero territorio nazionale, da nord a sud, creando così tre punti nevralgici per l’implementazione del sistema innovativo italiano.
Per ciascuna sede è stata scelta una realtà vicina al territorio cui affidare il progetto: l’acceleratore di Roma sarà gestito da Iquii, con Fabio Lalli e Lorenzo Sfienti; quello di Milano da dPixel, con Gianluca Dettori e Franco Gonella; mentre a Catania la gestione è affidata a StartupCT, con Antonio Perdichizzi, Peppe Sirchia e Mario Scuderi.

L’inaugurazione dell’edizione di quest’anno si è tenuta il 19 aprile a Roma, e in quell’occasione Marco Patuano (AD di Telecom Italia) ha spiegato tutte le novità previste: innanzitutto la nuova call, attraverso cui Working Capital mette a disposizione dei migliori progetti ben 30 grant del valore di 25.000 euro ciascuno. Le startup dovranno presentare progetti nei settori internet, digital life, mobile evolution e green.
I 30 grant saranno così suddivisi:

  • 15 saranno destinati alle startup selezionate per partecipare al percorso di accelerazione. Per partecipare alla selezione il progetto dovrà essere caricato sul sito di Working Capital entro il 30 maggio 2013, indicando la sede prescelta tra i tre acceleratori Working Capital.
  • 15 saranno destinati alle migliori startup non selezionate per il percorso di accelerazione, che avranno sottoposto la propria candidatura per la call aperta dal 19 aprile al 30 settembre 2013. In questo secondo gruppo Working Capital prenderà in considerazione sia coloro che non avevano richiesto di partecipare al percorso di accelerazione, sia coloro che non erano stati ritenuti idonei per partecipare.

Un ulteriore, importante novità prevista per il 2013 è la nascita dello Startup Repository WCAP, una piattaforma realizzata grazie alla collaborazione con la Kauffman Society. La funzione del Repository è quella di consentire agli investitori nazionali ed internazionali di accedere ai progetti che si iscriveranno alla piattaforma. Sono già presenti attualmente oltre 15.000 progetti registrati alla piattaforma, tra cui i 4.000 progetti che hanno animato le edizioni precedenti di Working Capital, cui presto si aggiungeranno i progetti di quest’anno.

Per informazioni e per inviare le proprie candidature: http://www.workingcapital.telecomitalia.it/

Napoli, 22 aprile 2013

The Lean Startup: l’approccio “snello” spiegato da Steve Blank

In un recente post pubblicato nel suo blog, Steve Blank introduce il suo articolo pubblicato nell’ultimo numero della Harward Business Review dedicato alla metodologia Lean per startup e a come l’applicazione di quest’ultima possa cambiare non soltanto l’andamento di un’impresa, ma addirittura possa avere ripercussioni positive sull’intero sistema imprenditoriale, fornendo una spinta importante per l’uscita dalla crisi economica mondiale.

Nella sua carriera di docente, imprenditore e founder di varie startup, Blank ha osservato quali fossero le cause di fallimento più frequenti per le startup e ha avuto l’intuizione di come queste in realtà non fossero quasi mai legate a caratteristiche del prodotto. Da qui, l’intuizione di analizzare meglio l’approccio “classico” di Product Development, per capire quali fossero i problemi. Tale approccio di avvio di un’impresa prevede un percorso “a cascata” che attraversa nell’ordine una serie di fasi: punto di partenza è la stesura del Business Plan, che viene proposto agli investitori. Segue l’organizzazione del team, il quale procede a sua volta alla creazione del prodotto, che viene poi immesso sul mercato. Blank osserva che in questo approccio deve esserci qualcosa che non funziona, visto che secondo le statistiche il 75% delle nuove imprese falliscono (Blank cita in proposito una ricerca condotta dalla Harvard Business School).

La sua conclusione è che il Business Plan non sia lo strumento più adatto ad un business in fase di avvio: secondo Blank, infatti, esso raramente sopravvive al primo contatto con i clienti. Il motivo è da ricercare prima di tutto nella pretesa di fare delle previsioni a lungo termine (il Business Plan prevede un piano quinquennale): il mercato oggi non consente più approcci del genere, è in continua evoluzione, e un piano del genere “è fantascienza”.
Altra learned lesson che Blank condivide con i lettori è che le startup non vanno considerate come versioni “in piccolo” delle grandi aziende: queste ultime devono concentrarsi per far funzionare il proprio modello di business già esistente, mentre una startup deve seguire un approccio differente, lavorare sull’iterazione e sul learning and discovery, migliorando di continuo il proprio prodotto sulla base dei feedback dei propri clienti.
Ragionando su queste intuizioni, Blank costruisce una definizione rivoluzionaria di startup che porterà al superamento del modello di Product Development, alla nascita del modello di Customer Development e in seguito alla definizione della metodologia Lean da parte di Eric Ries (imprenditore della Silicon Valley, studente di Blank e autore del manuale “The Lean Startup“): un’azienda in fase di startup è un organismo temporaneo, progettato per la ricerca di un modello di business ripetibile e scalabile.

A questo punto, Blank elenca i tre principi chiave di un approccio Lean adatto alle startup:

  1. Delineare le ipotesi. Piuttosto che impelagarsi in mesi di ricerca e progettazione per scrivere un intricato Business Plan pluriennale, i founder devono concentrarsi sul fatto che ciò che davvero conta è il primo giorno in cui testeranno la propria idea e le proprie ipotesi a riguardo: lo strumento più adatto è il Business Model Canvas, un diagramma che mostra come l’impresa crea valore per sè e per i propri clienti.
  2. Ascoltare i clienti. Secondo Blank le startup devono “uscire dal palazzo” e seguire il modello di Customer Development: esso consiste nell’incontrare i propri clienti e testare le proprie idee ed ipotesi. Con l’aiuto dei feedback ricevuti, i founder devono costruire in tempi brevi il “Minimum Viable Product“, la prima versione del prodotto, e immetterlo sul mercato per ricavare ulteriori feedback dai clienti. In questa fase, sono fondamentali la velocità e l’approccio “Agile“, che consentono di individuare eventuali modifiche da apportare (per le piccole modifiche si parla di iterazioni, per quelle più sostanziali di pivot).
  3. Sviluppo rapido e responsivo. Si identifica con il cosiddetto Sviluppo Agile, nato in origine nel settore dei software e applicato da Ries alle startup nel suo “The Lean Startup“. Lo sviluppo “Agile” lavora di pari passo con quello “Customer” garantendo un processo di sviluppo del prodotto iterativo ed incrementale che elimina gli sprechi di tempo e risorse tipici dei piani di produzione pluriennali. Si tratta in sostanza del processo che consente alla startup di creare il Minimum Viable Product con cui affacciarsi al mercato.

Attualmente, il metodo Lean di approccio alle startup si sta diffondendo sempre di più: Steve Blank spiega che attualmente sono più di 25 le Università che offrono corsi in materia, oltre ad alcuni corsi on-line. Sono sempre più numerose, inoltre, le organizzazioni e le iniziative dedicate, come Startup Weekend, che diffondono i principi della metodologia Lean in tutto il mondo.
Addirittura le grandi aziende stanno iniziando ad avvicinarsi a tale approccio, come Steve Blank racconta nel suo articolo, citando l’esempio della General Electric e della sua Divisione Energy Storage, che ha lanciato la sua ultima batteria applicando la metodologia Lean. Il direttore generale della Divisione, Prescott Logan, si è infatti impegnato a parlare con i propri clienti prima di lanciare la nuova batteria sul mercato, apportando modifiche ai piani sulla base dei feedback ricevuti e lanciando il nuovo prodotto sul mercato nel 2012 con un investimento di 100 milioni di dollari: il risultato è stato un enorme successo sul mercato, tanto che GE ha già una serie di ordini in arretrato che si sta affrettando a soddisfare.

Nel proprio articolo Blank afferma che la diffusione delle metodologie Lean consente di ridurre le probabilità di fallimento delle startup: ciò significa creare nuovi posti di lavoro che possano sostituire quelli eliminati dalle grandi aziende esistenti, dando nuova spinta all’economia globale e facendo un passo avanti verso l’uscita dalla crisi economica.
Per rafforzare la propria tesi, Blank parte dall’elencazione dei cinque fattori che limitano la crescita delle startup oltre al rischio di fallimento:

  1. Costi troppi elevati, sia per raggiungere i primi clienti che per risollevarsi in caso di difetti e problemi del prodotto.
  2. Cicli di sviluppo tecnologico troppo lunghi.
  3. Numero limitato di persone disposte ad assumersi il rischio di fondare una startup o di lavorare al suo interno.
  4. L’attuale struttura del settore del capitale di rischio, in cui poche imprese sono cosrette ad investire grosse somme di denaro in un portafogli di startup per avere la possibilità di ritorni significativi.
  5. La concentrazione delle competenze in materia di startup, problema molto diffuso soprattutto negli Stati Uniti (vedi Silicon Valley), ma presente in minor misura anche in Europa e nel resto del mondo.

Secondo Blank, l’approccio Lean è in grado di ridurre innazitutto primi due vincoli: le imprese che interagiscono con i propri clienti hanno a disposizione dei feedback per mettere sul mercato un prodotto più adatto ai loro bisogni, e i cicli di sviluppo fondati sull’iterazione e i pivot sono più rapidi ed economici rispetto a quelli basati sui sistemi tradizionali. Ne consegue la riduzione del rischio connesso alla creazione di nuove startup, quindi diminuisce anche la rilevanza del terzo vincolo.

Sono anche altre le tendenze attuali che aumentano la disponibilità ad investire nella creazione di nuove startup: prima di tutto la diffusione di software open source e servizi cloud, che non costringono più le aziende a dotarsi di stabilimenti propri per la produzione di prodotti hardware.
In secondo luogo, si assiste ad un’importante tendenza di decentramento riguardo al sistema di accesso ai finanziamenti: l’ecosistema attuale vede la nascita di business angel e venture capital ovunque, non occorre più stabilirsi nella Silicon Valley per ottenere un finanziamento per la propria startup.
Altro vantaggio rilevante per le nuove imprese è l’immediata disponibilità delle informazioni cui oggi si può avere accesso grazie a internet: non è più necessario organizzare incontri formali con gli investitori per poter parlare con loro.

La conclusione di Blank è che questo sia il momento più adatto a fondare una propria startup, e che la metodologia Lean sia quella migliore da applicare. Il suo post si conclude infatti con l’invito a leggere il suo articolo che sarà disponibile gratuitamente sul sito della Harvard Business Review per un mese: “Go read it … Then go to do it“.

Napoli, 19/04/2013

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