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Tag: programmazione

Come avviare una Startup di successo in 6 semplici passaggi

Come pianificare il successo di una Startup fin dalle primissime fasi di avvio.

Solitamente osserviamo gli uomini d’affari e personalità di successo, sperando di poter usare le stesse strategie che usano per raggiungere il nostro successo. Tuttavia, dobbiamo considerare attentamente quali tra le loro strategie sono applicabili a noi.

Detto cio, i seguenti passaggi sono garantiti per aiutarti a raggiungere il successo della tua Startup:

  1. Primo passo: avere una visione chiara dei tuoi obiettivi nella vita – Per poter raggiungere il successo nella vita, devi avere una visione vivida dei tuoi obiettivi. Chiediti: “Che cosa voglio veramente ottenere?” Se nella tua vita desideri raggiungere più obiettivi, elencali in ordine cronologico in base al grado o all’intensità del tuo desiderio. Questo esercizio ti aiuterà a identificare a quale dare la priorità e quale verrà dopo.
  2. Fase due: trova la motivazione – I tuoi obiettivi dovrebbero darti già abbastanza motivazione, ma a volte quando i nostri obiettivi impiegano molto tempo per materializzarsi o addirittura sembrano impossibili da realizzare come pianificato, tendiamo a perdere la speranza. In tempi come questi, dobbiamo motivarci a ricordarci che rinunciare ai nostri sogni non ci porterebbe da nessuna parte, piuttosto, dobbiamo valutare ciò che abbiamo fatto di sbagliato e analizzare se tutto il resto è ancora in linea con i nostri obiettivi.
  3. Passaggio tre: creare una sequenza temporale – È importante avere una tempistica per raggiungere i tuoi obiettivi. Questo ti impedisce di procrastinare e ti aiuta a controllare la perdita nel peggiore dei casi. Se il tuo obiettivo è limitato nel tempo, sarai costretto a fare tutto il possibile per raggiungerlo entro i tempi che ti sei prefissato.
  4. Quarto passaggio: crea il tuo action plan – Questo riguarda le azioni che andrai effettivamente a implementare. Quali sono le cose che devi fare per consentire ai tuoi obiettivi di concretizzarsi? Pianificare senza intraprendere le azioni necessarie per realizzarlo è semplicemente sognare. Allo stesso modo, fare le cose senza un piano è inutile e solo una perdita di tempo e risorse. Pertanto, pianificare e intraprendere azioni è altrettanto importante per raggiungere il successo. Utilizzando la sequenza temporale, crea un elenco delle azioni necessarie da intraprendere in ogni fase per raggiungere i tuoi obiettivi finali.
  5. Passaggio 5: creare un piano di emergenza – Il cambiamento è costante, quindi è naturale creare i tuoi piani e i tuoi obiettivi in ​​modo sufficientemente flessibile da affrontare inevitabili cambiamenti. Tuttavia, è anche importante avere un piano di emergenza in modo da essere adeguatamente preparato a cambiare rotta se necessario. Spesso, avere qualcosa su cui ripiegare ci dà la certezza che c’è ancora un altro modo per raggiungere i nostri obiettivi. Ci aiuta anche a ridurre ulteriori perdite e a concentrare le nostre azioni sulla nostra visione anche se potrebbe essere totalmente diverso da quello che avevamo pianificato inizialmente.
  6. Passaggio sei: abbi fede – Hai già seguito ogni passo con diligenza, ora il prossimo passo sarebbe semplicemente credere che la fortuna è dalla tua parte e che tutto si svolgerà come l’hai immaginato.

Perché le startup falliscono? L’importanza della strategia di distribuzione per la crescita del business

Jim Huffman è CEO e co-founder dell’agenzia di Growth Marketing “GrowthHit”, con sede a Seattle. Huffman ha recentemente firmato il libro “The Growth Marketer’s Playbook”, del quale il portale Geekwike ha pubblicato un interessante estratto, per rispondere alla domanda: “Qual’è la vera ragione per cui le startup falliscono?” .

Nel libro di Huffman si legge che la prima causa di fallimento per una startup è da ricercare non tanto nel prodotto, quanto nella strategia di distribuzione di quest’ultimo: secondo CB Insights, infatti, ben il 42% delle startup non riesce a sopravvivere perché non esiste alcun bisogno corrispondente al prodotto o servizio offerto sul mercato.

Huffman sostiene che, in questi casi, la startup ha sbagliato il prodotto o ha mirato ai consumatori sbagliati: non è vero, infatti, che un ottimo prodotto si vende da solo. Il prodotto vince se soddisfa il mercato giusto: ecco perché è fondamentale porre la stessa attenzione che si pone nella creazione del prodotto alla strategia di distribuzione dello stesso.

Ma quali possono essere gli errori nella strategia di distribuzione di una startup? Il problema potrebbe essere nel modo in cui si cerca di raggiungere i potenziali clienti. Il piano di distribuzione, in questi casi, è errato o pensato male in origine.
Ancora, la startup potrebbe cadere nell’errore di proporre il prodotto ai clienti sbagliati e, di conseguenza, ricevere feedback falsati o comunque non utili.
Potrebbe esserci, infine, anche un problema riguardante la strategia di acquisizione clienti o la comunicazione.

Huffman propone ai lettori una formula matematica per capire se la startup sta procedendo sulla strada giusta e avrà margini di crescita: la regola di base relativa alle grandezze di costo acquisizione clienti (CAC) e lifetime value del cliente (LTV), l’indicatore che misura i profitti prevedibili in base alla relazione con i clienti, a partire dal loro comportamento d’acquisto.
La relazione tra CAC e LTV deve essere in rapporto 3:1, con LTV pari a tre volte il CAC (ad esempio, spendi 30€ per ottenerne 90€).

Spesso gli startupper sono convinti che, concentrando al massimo tutte le risorse e gli sforzi per ottenere il miglior prodotto possibile, i clienti arriveranno automaticamante, quasi come per magia. Questo non è assolutamente vero!
Non esistono tattiche o trucchi per acquisire clienti: l’unica strada praticabile per ottenere una startup di successo è seguire un approccio ben preciso che consenta di allineare il prodotto ai potenziali clienti ideali.

Huffman sostiene che esiste una strategia ben precisa per assicurarsi di imboccare la strada giusta per la crescita e il successo di una startup: la cosiddetta strategia di crescita sostenibile. La domanda chiave da porsi è: stai investendo nel marketing la stessa cura e attenzione che investi per costruire il tuo prodotto?
La strategia di marketing utile e ricca di contenuti rappresenta, infatti, il modo migliore per assicurarsi che la strategia di distribuzione sia davvero efficace.

Una strategia di marketing di successo si basa sulla giusta combinazione di canali di marketing, sull’analisi dei dati e sulla strategia di crescita. Bisogna poi definire accuratamente una serie di regole per decidere come e quando apportare eventuali modifiche e aggiustamenti al modello di business, cosa che è possibile fare soltanto testando il prodotto sul mercato e imparando a conoscere alla perfezione il settore in cui si opera. Ancora, è importante eseguire una costante attività di controllo e di verifica, per assicurarsi di essere al passo con la programmazione dei propri obiettivi.

Ecco, quindi, che diventa fondamentale fare una ricerca preventiva per capire chi è il cliente target, dove si trova, come può essere raggiunto.
Una ricerca di questo tipo rappresenta il primo passo per trovare la strategia di distribuzione più efficace, in grado di mettere in contatto il tuo prodotto con le persone che ne hanno bisogno.

La giusta strategia di distribuzione può davvero salvare una startup!

Fonte: https://www.geekwire.com/2018/real-reason-startups-fail-right-distribution-strategy-can-save-company/

Vuoi avere l’opportunità di conoscere meglio le strategie e gli strumenti più utili per trasformare la tua idea di impresa in una startup? Scopri tutte le opportunità di “VulcanicaMente: dal talento all’impresa 4 Reloaded”: https://www.incubatorenapoliest.it/vulcanicamente-4-reloaded/

Napoli, 30/08/2018

Due borse di studio da 15.000€ ciascuna per il FabLab di Città della Scienza: scadenza fissata al 5 ottobre 2015

La Fondazione IDIS – Città della Scienza ha bandito due concorsi per altrettante borse di studio, del valore di 15.000€ ciascuna, da assegnare per attività di ricerca da svolgersi all’interno del FabLab. Le borse di studio avranno una durata di 12 mesi, prorogabili per altri 12 alle medesime condizioni. Per la presentazione delle domande, la scadenza di entrambi i bandi è fissata al 5 ottobre 2015.

La prima borsa di studio è dedicata ad “Attività di ricerca e applicazione sulla fabbricazione digitale con l’ausilio di macchine a controllo numerico e dei relativi software d’uso”.

digitalfabrication

Possono presentare domanda di partecipazione al Bando giovani che non abbiano superato il 32° anno di età al momento di inizio della borsa (26 ottbre 2015), in possesso di laurea magistrale (voto minimo 101/110) in discipline quali l’ingegneria meccanica o la meccatronica, la robotica o comunque con prevalente indirizzo nel campo oggetto della borsa di studio.
Il concorso è aperto anche a non laureati, con esperienze e competenze afferenti all’ambito della borsa di studio (in particolare: stampa 3d, prototipazione rapida, tecniche di digital fabrication, progettazione e realizzazione di macchine cnc).
I candidati dovranno inoltre possedere una buona conoscenza della lingua inglese e dei seguenti argomenti:

software per generazione G-code, es: Alphacam Rhinonest, Rhinocam, Cura, Slic3r;
hardware CNC: Lasercut, Fresa 3.5 assi, Stampanti FDM, SLS, STL, Scanner 3d ed in generale le attrezzature utilizzate in digital fabrication;
hardware per l’automazione, es.: Arduino, Raspberry Pi.

Il Bando dettagliato è disponibile qui: http://www.cittadellascienza.it/wp-content/mediafiles/borsa-di-studio-fabbr.-digitale-area-macchine.pdf

La seconda borsa di studio, invece, è dedicata ad “Attività di ricerca e applicazione sul design computazionale orientato alla digital fabrication”.

disegno3d

I requisiti di partecipazione sono gli stessi, ma la laurea magistrale deve riguardare discipline quali l’architettura, il design, la programmazione per il disegno o comunque con prevalente indirizzo nel campo oggetto della borsa di studio. In caso di candidati non laureati, le competenze ed esperienze dovranno invece essere inerenti tematiche quali design parametrico, generativo, programmazione in ambienti Cad, tecniche di digital fabrication.
Anche in questo caso è richiesta una buona conoscenza della lingua inglese e dei seguenti argomenti:

software per la modellazione 3D, es: Rhinoceros3D, Blender, 3dStudio, Solid Works; Maya; Autocad
software per il design computazionale, es: Processing, Grasshopper;
conoscenza di linguaggi di programmazione, es.: Python, Rhinoscript; Java;
software per il disegno vettoriale, es: Illustrator, Rhinoceros3D, Autocad.

Il Bando dettagliato è disponibile qui: http://www.cittadellascienza.it/wp-content/mediafiles/borsa-di-studio-computational-design.pdf

Per maggiori informazioni: http://www.cittadellascienza.it/notizie/2-borse-di-studio-fablab-scadenza-5-ottobre/

Napoli, 09/09/2015

BAC – Club degli Investitori: l’evento per startup il 22 gennaio a Napoli (Città della Scienza)

Giovedì 22 Gennaio alle ore 18 Città della Scienza ospita un evento dedicato a startup e investitori: si tratta della II edizione del BAC – Club degli Investitori, il club per la promozione ed il supporto delle imprese innovative del Sud Italia nato dall’iniziativa congiunta di Digital Magics (incubatore certificato di startup innovative quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana), Fondazione Idis-Città della Scienza (incubatore napoletano di startup e spinoff innovative), 012Factory ( acceleratore e Startup Academy con sede a Caserta) e TechHub (il percorso di accelerazione nato dalla collaborazione di Banco di Napoli, Camera di Commercio di Napoli e Università degli Studi di Napoli Federico II).

Il BAC – Business Angel Club nasce come hub di collegamento tra investitori e startup locali e si propone di sostenere e accrescere gli investimenti in progetti innovativi che contribuiscono alla crescita economica del Sud e all’occupazione per i giovani nel Mezzogiorno.
La partecipazione al BAC consente a manager, business angel, imprenditori del territorio e startup innovative ad elevato tasso di crescita di partecipare ad un evento di incontro con cadenza bimestrale in tutte le regioni del Sud Italia: per ciascuna appuntamento è prevista la presentazione di 4 startup selezionate dai soggetti promotori dell’iniziativa cui sarà possibile far conoscere il proprio progetto ai potenziali investitori presenti.

Il Programma dell’evento prevede alle ore 17:00 una Sessione tecnica facoltativa di approfondimento per investitori durante la quale i partecipanti saranno informati sulle opportunità, i vantaggi e le modalità di investimento in una startup.

Alle ore 18:00, invece, la II Edizione del BAC – Business Angel Club entra nel vivo con i saluti di benvenuto a cura di Città della Scienza, seguiti dall’introduzione ai lavori affidata a Gennaro Tesone (Digital Magics). Seguirà un intervento di Philippe Vanrie (EBN Innovation Network) sul tema Start-up, Scale-up, Surf-up across wild wide ecosystems

A seguire, la Presentazione delle 4 startup scelte dagli organizzatori dell’evento:

  •  3D Factory: presentata da Città della Scienza, è una startup nel settore della stampa tridimensionale. 3D Factory offre e sviluppa prodotti e servizi nella stampa 3D e, in particolare, nei campi della Prototipazione rapida per le industrie, della Realizzazione di modelli ed oggetti tridimensionali personalizzati, dell’e-commerce di progetti, prodotti e strumenti legati alla stampa 3D. Scopo del team di 3D Factory, composto da membri specializzati in Ingegneria, Architettura, Sviluppo e Programmazione Informatica, è quello di realizzare rapidamente ed in modo personalizzato prototipi di alta qualità che possano sensibilmente migliorare i tempi di pre-produzione industriale ed abbattere quindi i relativi costi. L’azienda ha la propria sede a Napoli.
  •  XoKo: presentata da Digital Magics, la startup sviluppa prodotti tecnologici e digitali per il settore turistico. Il primo prodotto implementato e commercializzato da XoKo è  Hotelbrand, una suite di strumenti sviluppata per l’analisi, la comparazione e l’ottimizzazione delle tariffe, delle recensioni, e della brand reputation per le strutture alberghiere. Il prodotto si concentra sul settore alberghiero ma si sviluppa anche in settori contingenti, tra cui la ristorazione.
  •  Selframes: la startup, presentata da 012 Factory, è focalizzata sul settore dell’arredo e del design. Grazie ad un sistema costruttivo brevettato, Selframes produce oggetti di arredo di uso quotidiano caratterizzati per essere modulari, componibili ed intercambiabili: tra gli articoli prodotti, sono già disponibili tavoli, sedie, scaffali e piccole coperture dal design originale, che possono essere venduti in kit “fai da te”. L’intercambiabilità conferisce ai prodotti di Selframes infinite possibilità di applicazioni a costi di produzione contenuti, senza intaccare la qualità degli oggetti.
  •  Youbiquo: si tratta del progetto presentato da TechHub e si occupa di creare un sistema integrato di prodotti e servizi a contenuto tecnologico flessibile e avanzato per l’utilizzo di contenuti in forma di realtà aumentata su dispositivi indossabili, gli occhiali (“SmartGlasses”). Il progetto di startup prevede la realizzazione di una piattaforma che garantisce la gestione della configurazione del parco dispositivi e l’ottimizzazione della presentazione dei contenuti. Inoltre, il team è al lavoro su un’applicazione informatica da installare sugli SmartGlasses con funzioni di realtà aumentata e di Personal Assistant – interpretazione del linguaggio, multilingua oltre che su un modello di SmartGlasses per uso industriale.

A seguito delle presentazioni, dopo una sessione dedicata alle domande della platea, si terrà un momento dedicato al Networking & Aperitivo.

L’evento sarà ospitato presso la sede di Città della Scienza, in via Coroglio, 104, Napoli – Spazio “Art Food”.

La partecipazione all’incontro è gratuita e su invito: per maggiori informazioni, http://www.cittadellascienza.it/notizie/bac-club-degli-investitori-ii-edizione/ 

Napoli, 19/01/2015

Il primo anno di vita di una startup: focus su chiarezza, pianificazione e identificazione del target

Il primo anno di attività di una startup è di importanza cruciale per qualsiasi progetto di impresa: partendo da questa consapevolezza, Stefan Kazakis (business coach australiano con un’ampia esperienza nel mondo startup) stila una serie di utili consigli per aspiranti imprenditori in un post pubblicato qualche tempo fa dal portale Startup Smart.

Il punto di partenza di Kazakis è che qualsiasi progetto di startup parte con una grande idea, che i founder perseguono con passione ed entusiasmo: questi aspetti sono indispensabili per affrontare il duro lavoro che attende chi inizia un progetto di startup, soprattutto nel primo anno di attività, ma secondo Kazakis non bastano la passione e l’entusiasmo per portare una nuova impresa al successo.

Un aspetto imprescindibile che gli startupper devono focalizzare nel primo anno di vita dell’impresa è infatti quella che Kazakis definisce “Clarity”: la chiarezza deve infatti entrare a far parte del DNA di una startup, della sua cultura aziendale, in quanto rappresenta il presupposto fondamentale sul quale poter costruire l’indispensabile fiducia con il team, i clienti e tutti gli stakeholders che interagiscono con una startup nel corso della sua attività.

In secondo luogo, è fondamentale secondo l’autore riuscire a mantenere intatto nel tempo lo slancio iniziale che accompagna qualsiasi nuovo progetto di impresa: per farlo, bisogna passare ad una fase in cui la chiarezza serve come base non solo della fiducia, ma anche di aspetti quali la pianificazione delle attività e la definizione del target di riferimento sul mercato.

Per iniziare al meglio il primo anno di attività di una startup, i founder devono innanzitutto identificare quello che Kazakis definisce “l’obiettivo n° 1”: il suggerimento dell’autore è quello di fissare un obiettivo annuo in termini di profitto, per poter determinare su questa base la strategia, le decisioni di business e le risorse da impiegare.
Altro suggerimento importante: una volta identificato l’obiettivo principale, la startup deve scegliere un adeguato “piano B”. Secondo Kazakis, è importante per una startup alle prese con una situazione nuova e incerta provare a immaginare i peggiori scenari possibili, per poi stabilire un piano B cui affidarsi qualora dovessero verificarsi.

A questo punto, Kazakis consiglia di iniziare la fase che definisce di “Scomposizione”: si tratta di una programmazione delle attività del primo anno di attività della startup, da effettuare suddividendo l’anno in quattro blocchi da 90 giorni ciascuno. Una volta stabilite le attività da svolgere nel primo di questi quattro blocchi, è possibile focalizzare più dettagliatamente le attività su base settimanale.

In questo modo, i founder della startup avranno una programmazione strutturata dei tempi e delle attività da seguire settimana dopo settimana per raggiungere il proprio obiettivo n° 1: si tratta di focalizzarsi per il 50% del tempo su quelle che l’autore definisce IGA (income growth activities), ossia le attività essenziali per raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati dalla startup.

Naturalmente, occorre tener conto del fatto che non sempre le cose vanno come previsto e che ogni startup attraversa alti e bassi: ecco perché la costante revisione dei piani è fondamentale, assieme ad una continua attività di team meeting per comunicare in maniera aperta e dettagliata chi sta facendo cosa e in che modo. Kazakis consiglia, inoltre, di raccogliere tutte le idee, gli spunti e le informazioni utili dai team meeting per utilizzarle nella programmazione del successivo blocco da 90 giorni.

Come ultimo consiglio per l’attività di scomposizione, Kazakis suggerisce tre domande da porsi sempre durante il primo anno di startup:

1) A cosa stiamo lavorando?
2) Che cosa non sta funzionando?
3) Cosa stiamo facendo a riguardo?

Per essere certi che una strategia funzioni, infatti, è necessario testare e misurare le attività tutti i giorni, e anche su base settimanale e mensile: il business è un ambiente in rapida evoluzione e le startup devono essere sempre adattabili ai cambiamenti del mercato.

Dopo aver parlato della pianificazione, Kazakis si concentra sul tema del target di riferimento: quando si avvia una startup è fondamentale avere sempre chiaro chi comprerà il prodotto e perché. Per identificare al meglio il proprio target di mercato, la startup deve utilizzare strumenti e metodologie adatte alla fase di creazione dell’idea, che sono differenti da quelli necessari ad accrescere la quota di mercato e che saranno insipensabili in una fase più avanzata del progetto.

In fase di startup, si dispone di un prodotto o servizio che avrà un proprio mercato: per sapere come e perchè i clienti acquisteranno il nostro prodotto/servizio occorre avere una chiara definizione del proprio mercato di riferimento. Solo in questo modo, infatti, una startup può stabilire la strategia di business più adeguata.

Per essere certi di conoscere in maniera chiara il target di riferimento, l’autore suggerisce sei domande utili che la startup deve porsi all’inizio della sua attività:

1) Chi è il nostro cliente? E’ importante essere in grado di dare una definizione dettagliata delle persone (o aziende) che intendiamo servire.
2) Dove si trova il nostro cliente? Una startup deve sapere dove si concentra a livello geografico la propria clientela.
3) Quale problema intendono risolvere grazie al nostro prodotto?
4) Dove arriva il loro “livello di frustrazione”? Significa riuscire a capire quando effettivamente il cliente decide di acquistare il prodotto in questione.
5) Perché dovrebbero scegliere il nostro prodotto? Qualunque sia il prodotto o servizio offerto, è bene tener sempre presente che il potenziale cliente ha altre opzioni a sua disposizione.
6) Come ti aspetti che si svolgano i rapporti con il cliente? Come si pensa di comunicare ed entrare in contatto con la potenziale clientela?

Conoscere al meglio il target di riferimento rappresenta la migliore opportunità per una startup di implementare la strategia di business più adatta: in caso contrario, afferma Kazakis, il business è totalmente affidato alla fortuna.

Infine, Kazakis offre i suoi tre consigli “top” per il primo anno di vita di una startup, adattabili anche a tutti gli anni successivi:

Go slow to go fast: procedere lentamente per riuscire ad andare veloce;
– Il 50% di qualcosa di successo è meglio del 100% di qualcosa che non c’è;
– Ricordare sempre “le 5 R”: “right people, hired for the right roles, who are clear about their responsibilities, getting paid the right money, will deliver the right results” – le persone giuste, assunte per i ruoli giusti, che hanno ben chiare le proprie responsabilità, pagate con la remunerazione giusta, otterranno i risultati giusti.

Il post originale è disponibile qui: http://www.startupsmart.com.au/planning/business-planning/surviving-your-first-year-how-clarity-is-essential-to-achieve-longevity/2014061712529.html?displaypage=start

Napoli, 14/01/2015

European Youth Award 2014: un contest internazionale per giovani europei con progetti innovativi nel settore della Digital Creativity

Resteranno aperte ancora per pochi giorni, fino al 21 luglio 2014, le candidature per partecipare al Contest internazionale “European Youth Award 2014”, dedicato ai giovani talenti creativi under 30 (nati dopo il 1° gennaio 1984) provenienti da uno degli Stati membri dell’Unione Europea con un progetto innovativo di Digital Creativity in ambito sociale.

European Youth Award 2014 nasce da un’iniziativa del Consiglio Europeo con il patrocinio UNESCO e UNIDO ed è collegata all’evento internazionale EYA Festival, che quest’anno sarà ospitato in Austria dalla città di Graz, dal 19 al 21 novembre 2014.

Le proposte progettuali per EYA 2014, presentate individualmente o in team, dovranno rientrare in una delle seguenti categorie:

1. Healthy Life (fitness, nutrition, healthcare): questa categoria è dedicata a progetti incentrati sul benessere fisico e sull’aiutare le persone a migliorare le proprie condizioni di salute, allo scopo di vivere una vita felice e soddisfacente. La scelta di riservare una categoria ai progetti Healthy Life nasce dall’attuale situazione della popolazione europea, nella quale sono in crescita malattie come obesità, diabete, disturbi metabolici. Le iniziative rientranti in questa categoria possono riguardare, ad esempio, dispositivi medici smart, o possono essere finalizzate ad accrescere la consapevolezza dell’importanza dello sport e dell’esercizio fisico per il benessere.

2. Smart Learning (education, e-skills, open science): lo scopo delle proposte di questa categoria è quello di trovare nuovi approcci creativi ai temi dell’apprendimento e dell’istruzione. La situazione in Europa presenta infatti forti tassi di abbandono nell’istruzione superiore e universitaria. Tra gli esempi rientranti in questa categoria, corsi di formazione ad accesso libero, iniziative per diffondere le competenze nell’ICT, o a sostegno dello scambio internazionale delle conoscenze, progetti per la diffusione e il sostegno della ricerca scientifica, soluzioni open-access per l’istruzione.

3. Connecting Cultures (arts, games, diversity): rientrano in questa categorie progetti digitali caratterizzati da un approccio creativo alla cultura contemporanea. Il motto della categoria Connecting Cultures scelto dagli organizzatori di EYA 2014 è “United in diversity”: è possibile combinare aspetti relativi alla programmazione, all’arte, alla musica, in modo da preservare usanze e tradizioni e, allo stesso tempo, creare comunicazione interculturale. La categoria comprende anche app, giochi, performances interattive, e-music e digital art.

4. Go Green (energy, resource management, sustainability): i progetti di questa categoria devono prevedere soluzioni ecocompatibili a beneficio del nostro pianeta. Si tratta quindi di innovazioni green, con un impatto positivo sull’ambiente, che favoriscano un atteggiamento responsabile e sostenibile verso la natura. Tra gli esempi di progetti rientranti in questa categoria, quelli per la conservazione della biodiversità, per l’aumento dell’efficienza energetica, lo sfruttamento delle risorse rinnovabili, la gestione del ciclo dei rifiuti.

5. Active Citizenship (free journalism, open government, social cohesion): si tratta di una categoria dedicata a progetti che mettono in risalto le ingiustizie e si impegnano per combattere l’esclusione sociale. I progetti di cittadinanza attiva cercano di superare le discriminazioni di età, sesso, razza, etnia; incoraggiano la partecipazione politica; creano condapevolezza sul tema dei diritti umani.

6. Money Matters (financial literacy, employment, smart consumerism): si tratta di soluzioni per l’alfabetizzazione finanziaria ed economica, per combattere la povertà, favorire il consumo intelligente e combattere la disoccupazione, in particolare quella giovanile. L’innovazione nel settore economico può essere rappresentata da progetti di commercio sociale, o iniziative per migliorare l’ecosistema startup, o ancora progetti incentrati sul crowdfunding e il microcredito.

7. Future Living (e-mobility, urban development, sustainable tourism): raccoglie le proposte progettuali innovativa in tema di mobilità, sviluppo urbano, turismo sostenibile, smart cities, agricoltura sostenibile. Le soluzioni saranno utili soprattutto per le regioni europee in ritardo nella crescita economica, consentendo di affrontare il problema dell’esodo della forza-lavoro.

Tra tutte le proposte pervenute, che dovranno essere inviate on-line previa registrazione al link http://register.icnmdb.at/EYA/2014/ (entro la deadline fissata per il 21/07/2014), saranno selezionate le migliori tre per ciascuna delle sette categorie.

I tre finalisti di ciascuna categoria avranno la possibilità di partecipare all’EYA Festival 2014, durante il quale presenteranno le proprie idee innovative ad una platea internazionale di esperti del settore, ricevendo analisi approfondite e consigli per lo sviluppo dei progetti. Inoltre, l’EYA Festival 2014 rappresenta un’importante occasione di networking con speakers e opinion leader dell’innovazione a livello internazionale, e con altri giovani innovatori provenienti da tutta Europa.

Per maggiori informazioni sul Contest European Youth Award 2014: http://www.eu-youthaward.org/content/eya2014-your-timeline-action-38220140129
Per maggiori informazioni sul Festival European Youth Award 2014: http://www.eu-youthaward.org/content/festival-2014-win-knowledge-and-friends

Napoli, 17/07/2014

Eventi per startup e imprese a Napoli: il 10/07 l’appuntamento sui Fondi Europei destinati alle PMI per ricerca, innovazione e internazionalizzazione

Giovedì 10 luglio 2014 (a partire dalle ore 9:00) il Consorzio TechNapoli, in collaborazione con APRE Campania e Formez PA, organizza a Napoli (Via Nuova Marina n. 19/C – Palazzo Armieri) una giornata dedicata al tema “I Fondi Europei per la competitività e l’innovazione delle PMI campane: strategie e opportunità di finanziamento”.

Destinatarie dell’iniziativa sono le PMI campane, interessate ad orientarsi nel complesso panorama dei Fondi Europei per l’innovazione, la ricerca e l’internazionalizzazione: lo scopo è infatti quello di offrire un approfondimento degli strumenti di finanziamento offerti alle imprese dalla programmazione europea 2014-2020.

In particolare, saranno affrontati i seguenti argomenti:

Internazionalizzazione delle PMI nella programmazione regionale 2014/2020 (a cura della Regione Campania),
– Strategia Europa 2020 e PMI (a cura di Vittorio Calaprice – Commissione Europea Italia),
– Opportunità per PMI da Horizon 2020, con focus particolare sullo SME Instrument (a cura di APRE Campania, Consorzio TechNapoli, Trans-Tech srl),
– Programma COSME (a cura di Unioncamere Campania e Eurosportello – CCIAA Napoli),
– Accesso alla finanza di rischio per investimenti in ricerca e innovazione (a cura di Studio Valla – European Consulting).

Per maggiori informazioni e per scaricare il Programma dell’evento: http://www.technapoli.it/wps/wcm/connect/libreria_technapoli/technapoli/home/homepage/press/info/i+fondi+europei+per+pmi+campane?stile=f21e29804e87d44f8cff8ef40ab40081/stile1.css?MOD=AJPERES&CACHEID=f21e29804e87d44f8cff8ef40ab40081

Napoli, 08/07/2014

Eventi per PMI e startup: il 13/06 a Napoli, seminario sulle opportunità di Horizon2020 nei settori Smart, Green and Integrated Transport & Space

Venerdì 13 giugno, a partire dalle ore 9:30, la sede della C.C.I.A.A. di Napoli (Via S.Aspreno n. 2 – Sala Parlamentino) ospiterà un seminario organizzato da Cesvitec, APRE (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) e Technapoli dedicato al tema “HORIZON 2020: Smart, Green and Integrated Transport & Space”.

Nella programmazione per il periodo 2014/2020, la Commissione Europea ha infatti destinato 6,5 miliardi di euro al Challenge “Smart, Green and Integrated Transport”: per il biennio 2014/2015 i fondi a disposizione ammontano a 1,5 miliardi di euro di cui il 20% è destinato direttamente alle PMI.

All’interno di Horizon 2020 sono infatti aperte alcune call dedicate al finanziamento di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nel settore trasporti, mobilità e aeronautica, tra cui Mobility for Growth Green Vehicles.

 

Per il settore Spazio, invece, l’UE ha destinato 94 milioni di euro per il biennio 2014/2015 di cui anche qui il 20% è direttamente riservato alle PMI. Le call cui è attualmente possibile partecipare sono:

Applications in Satellite Navigation – Galileo
Protection of European Assets in and from Space
Earth Observation
Competitiveness of the European Space Sector: Technology and Science

Durante il seminario del 13 giugno, sarà offerto ai partecipanti un quadro delle opportunità di Horizon 2020 e delle modalità di partecipazione agli strumenti di finanziamento: saranno inoltre approfondite nel dettaglio le call cui le PMI possono attualmente partecipare.

Per partecipare è necessario compilare il form disponibile al seguente link:
http://www.technapoli.it/gestione_eventi/dettaglio1.php?pag=N00&id_dettaglio=14

Per informazioni e per il programma della giornata: http://www.technapoli.it/gestione_eventi/dettaglio1.php?pag=H00&id_dettaglio=14

Napoli, 09/06/2014

Strategia, vantaggio competitivo e collaborazione: come è cambiata la situazione del mercato per imprese e startup

Nel suo ultimo post pubblicato dal blog della Harvard Business Review, Greg Satell (esperto di strategia e innovazione nel digitale) ha affrontato il tema della strategia e del vantaggio competitivo, mettendo in luce le evoluzioni che hanno profondamente trasformato il mercato globale. Si tratta di argomenti di interesse fondamentale per le imprese e in particolare per le startup, che sono alle prese con le prime fasi di pianificazione delle proprie attività.

Secondo Satell, non ha più senso guardare alla strategia come “una lunga partita a scacchi”, nella quale i giocatori conoscono la posizione e le capacità di ogni singolo pezzo e sono in grado di pianificare le mosse con largo anticipo: le aziende, oggi, non hanno più confini settoriali ben definiti, le minacce competitive e le opportunità di trasformazione si sono moltiplicate e possono provenire da qualsiasi parte.

La strategia, quindi, non è più una sequenza ordinata di “mosse” prestabilite, ma va pensata in termini di processo di apprendimento e di ampliamento delle connessioni.
Per spiegare meglio le sue convinzioni, l’autore parte dal pensiero di Ronald Coase, che ha vinto il Premio Nobel per l’economia del 1991 “per la scoperta e la spiegazione dell’importanza che i costi di transazione e i diritti di proprietà hanno nella struttura istituzionale e del funzionamento dell’economia”.

In un articolo pioneristico del 1937, Coase ha parlato per la prima volta di come le imprese possono guadagnare in termini di competitività riducendo i costi di transazione, in particolare quelli relativi al trasferimento di informazioni. A suo parere, le imprese possono continuare a crescere fino al punto in cui i costi organizzativi andavano ad annullarsi con i benefici derivanti dalle transazioni.

Nel 1980, Michael Porter ha ripreso quest’idea costruendo su essa il suo concetto di catena del valore, offrendo ai manager uno strumento per la costruzione del vantaggio competitivo. Attraverso una crescita basata sul concetto di scalabilità, le imprese potevano creare efficienza lungo la catena del valore attraverso l’eccellenza operativa o il potere contrattuale con clienti e fornitori. Inoltre, la scalabilità consente di ridurre i costi, in particolare quelli di transazione.

Le teorie di Coase e Porter sono però riferite ad un mercato relativamente stabile, in cui i costi di transazione sono paragonabili a delle erbacce che i manager possono semplicemente sradicare. In una situazione del genere, una volta pianificate le attività necessarie a fronteggiare la concorrenza, la strategia diventa semplicemente una conseguenza in cui fronteggiare i punti di debolezza facendo leva sui punti di forza: il vantaggio competitivo nasce infatti dalla somma di tutte le efficienze, costruite su un percorso basato sulla scalabilità.

Ma, come fa notare Satell, il mercato attuale non è stabile: si tratta di un sistema in continua ed accelerata evoluzione, in cui non è più possibile pianificare una strategia seguendo queste premesse teoriche. I cambiamenti possono essere così repentini da rendere possibile soltanto un’attività di preparazione, che deve rendere l’azienda flessibile e pronta a cambiare rotta di fronte ad eventuali nuovi assetti del mercato: si tratta quindi di passare dal concetto di “imparare a pianificare” a quello di “pianificare di imparare” (concetto espresso da Rita Gunther McGrath della Columbia University).

Ciò vuol dire che l’impresa deve pianificare la propria strategia come una vera e propria strategia di apprendimento, che deve rendere il team capace di osservare il mercato e le sue evoluzioni, capire cosa succede e imparare immediatamente a fronteggiare le situazioni che si propongono.

Per esemplificare questo concetto, Satell ricorre ad una best practice del settore: Amazon. Quando Jeff Bezos ha iniziato la sua attività con Amazon, lo scopo era quello di vendere libri in un mercato in cui dovevano fronteggiare concorrenti tradizionali come Barnes & Noble. Ma oggi, Amazon è molto più di un semplice rivenditore di libri: offre servizi di cloud computing alle imprese, sviluppa hardware, produce programmi TV. I suoi concorrenti diretti oggi sono aziende appartenenti a settori differenti, come Microsoft, Walmart e Netflix.

Satell fa notare come Amazon non sia un conglomerato di divisioni aziendali appartenenti a settori differenti: è una piattaforma, con una architettura cloud che gestisce l’attività di e-commerce e che è la stessa offerta come servizio alle imprese e come distributore di intrattenimento per i consumatori. Nel momento in cui Amazon espande la propria attività in altri settori, approfondisce ed amplifica le skills all’interno del team. Ecco perché, secondo Satell, per un’azienda come Amazon non ha senso parlare di posizionamento nel settore: guardando il panorama competitivo di Amazon occorre esaminare il suo ecosistema di riferimento.

Tornando all’articolo che Coase scrisse nel 1937, è chiaro che oggi i costi di transazione non rappresentano più il fardello più pesante per un’impresa: le risorse più importanti per le aziende di oggi non sono legate ad un luogo fisico, non diminuiscono sostanzialmente con l’utilizzo, e sono facilmente distribuibili. Il mondo economico è cambiato, e altrettanto è cambiata la strategia.

Molti hanno cercato di capire cosa significa tale cambiamento per le aziende di oggi: Rita Gunther McGrath, ad esempio, sostiene (nel suo libro “The End of Competitive Advantage”) che non è più possibile ottenere un vantaggio competitivo sostenibile e che oggi bisogna accontentarsi di un vantaggio competitivo transitorio. A suo parere, piuttosto che concentrarsi su una serie di funzionalità ben definite, le imprese dovrebbero guardarsi costantemente intorno alla ricerca di occasioni per aumentare il proprio successo.

Satell però sostiene che le idee espresse in “The End of Competitive Advantage” siano condivisibili solo in parte: a suo parere, esistono esempi di aziende come la stessa Amazon o Apple che hanno dimostrato di essere in grado non solo di mantenere il vantaggio competitivo nel tempo, ma di approfondirlo e aumentarlo migliorando il proprio core business.

Ciò che è cambiato secondo Satell, infatti, è che il vantaggio competitivo non è più semplicemente la somma di tutte le efficienze: il vantaggio competitivo, nel mercato attuale, è rappresentato dalla somma di tutte le connessioni. La strategia, quindi, deve focalizzarsi sull’approfondire ed ampliare i network di informazione, il talento, le competenze, le relazioni con i partner strategici e con i consumatori. Lo stesso brand non è più un’attività da sfruttare: ciò che conta oggi per aziende, imprese e startup è la capacità di costruire piattaforme di collaborazione.

L’articolo originale da cui è tratto questo post è disponibile a questo link: http://blogs.hbr.org/2014/05/strategy-is-no-longer-a-game-of-chess/

Napoli, 03/06/2014