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Tag: finanziamenti

Approfondimenti: il Crowdfunding in Italia

 Il crowdfunding  è un sistema di finanziamento “dal basso” che prevede il ricorso alla collaborazione della “folla” (crowd) per la raccolta di fondi finalizzata a sostenere la realizzazione di progetti, idee ed iniziative di vario genere. La raccolta viene effettuata attraverso appositi portali on line, delle vere e proprie piattaforme destinate all’incontro tra coloro che richiedono finanziamenti e coloro che li erogano.

Quello del crowdfunding è un tema di grande attualità: proprio oggi si chiudono infatti le consultazioni aperte un mese fa dalla Consob, sulla base delle quali verrà emanato il Regolamento in materia di crowdfunding previsto dal Decreto Sviluppo bis (argomento al centro di questo articolo pubblicato qualche settimana fa nel nostro blog).
Il Regolamento della Consob sul Crowdfunding farà dell’Italia il primo Paese europeo a dotarsi di una normativa nel settore, nella quale si prevede di dare grande rilevanza all’Equity crowdfunding: si tratta di un’occasione molto importante per dare un quadro di riferimento ai finanziamenti di nuove idee imprenditoriali. L’Equity crowdfunding è infatti il sistema di finanziamento dedicato alla partecipazione di investitori nel capitale delle startup: l’auspicio è che la normativa preveda un sistema chiaro, accessibile a tutti e che vada a preservare gli investitori meno esperti, garantendo al tempo stesso un quadro di riferimento che possa aumentare l’accesso ai finanziamenti per le nuove startup del panorama imprenditoriale nazionale.

Per capire meglio di cosa si tratta, analizziamo innanzitutto i diversi modelli di crowdfunding:

Reward-based: si tratta di donazioni in cambio delle quali si ottengono premi o riconoscimenti di varia natura, che possono essere materiali (come ad esempio il pre-ordine di un prodotto non ancora sul mercato) oppure intangibili (come un “grazie” sul sito web). Si tratta della tipologia di piattaforme di crowdfunding più diffuse, di cui il più noto esempio è Kickstarter.

Equity-based: è il modello basato su azioni finanziarie, che prevede l’acquisto di azioni del capitale di una startup. In genere la piattaforma stabilisce un periodo di tempo e una somma target da raggiungere, che viene suddivisa in migliaia di parti uguali corrispondenti alle singole offerte.

Microfinanza: si tratta di microprestiti in cui i servizi finanziari sono offerti a clienti con bassi redditi che normalmente non riescono ad accedere ai canali di finanziamento bancari, spesso gestito da un intermediario locale.

Social lending: è il prestito sociale o peer-to-peer, che avviene tra persone (senza l’intercessione di un intermediario finanziario) e a tassi di interesse più bassi rispetto a quelli del sistema bancario.

Donazioni: si tratta di piattaforme di raccolta fondi per il no profit, grazie al quale è possibile finanziare enti e associazioni o iniziative di utilità sociale e culturale.

In Italia la situazione del crowdfunding è stata recentemente analizzata in occasione di Crowdfuture, conferenza sul futuro del crowdfunding in Italia, durante la quale sono stati diffusi i dati di un report sulle piattaforme italiane di crowdfunding.
Dal Report si ricava prima di tutto la composizione del mercato del crowdfunding in Italia: si contano, al 10 aprile 2013, 21 piattaforme attive e altre due ancora in fase di lancio. La maggior parte delle piattaforme appartengono al modello Reward-based (12 piattaforme, corrispondenti al 52,2% del totale), seguono le piattaforme dedicate alle Donazioni (7, corrispondenti al 30,4%), due piattaforme Equity-based e due Social Lending (ciascuna corrisponde al 8,7%).

Tra le piattaforme Reward-based italiane, ritroviamo la partenopea DeRev, tra le startup vincitrici della nostra competition VulcanicaMente: è una piattaforma che si rivolge a progetti e idee innovative e creative che riescono a risolvere un problema o fornire un nuovo prodotto in grado di migliorare la vita delle persone e della comunità. Si tratta quindi di idee e progetti con una forte propensione al sociale, nella maggior parte dei casi in campo artistico e culturale.
DeRev offre un servizio di crowdfunding a chi fa parte della community, che può essere di varie tipologie (All or nothing, Keep it all e Fundraising, a seconda della presenza o meno di target prefissati in termini di durata e di somma da raccogliere), tutte afferenti al modello Reward-based in quanto prevedono una “ricompensa”.

Le altre piattaforme italiane di crowdfunding elencate nel report e afferenti al modello Reward-based sono: Boomstarter, Com-Unity, Crowdfunding-Italia, Eppela, Kapipal, Produzioni dal Basso, Starteed, Finanziami il tuo futuro, Kendoo, Cineama, Musicraiser.

Tra le piattaforme che si occupano della raccolta di Donazioni, invece, nasce a Napoli nel 2010 Fund For Culture, piattaforma on line nata allo scopo di promuovere l’innovazione sociale nel settore culturale. Il progetto si rivolge, quindi, da un lato a coloro che sono in cerca di fondi per realizzare un’iniziativa culturale e, dall’altro, al mondo dei donatori in Italia che vogliano sostenere la cultura nel territorio. Il crowdfunding messo in pratica da Fund For Culture è quindi a fondo perduto per gli investitori. La piattaforma Fund For Capital ha all’attivo il Kublai Award 2011 ed è stata tra i finalisti di Working Capital 2011.

Le Donazioni rappresentano il modello di crowdfunding con il rapporto più alto tra progetti presentati e finanziati: ben 130 progetti finanziati su 176, per un totale di 245.000 euro raccolti ed erogati grazie al crowdfunding.
Le altre piattaforme di Crowdfunding italiane che applicano il modello delle Donazioni sono: BuonaCausa, Iodono, Pubblico Bene, Retedeldono, ShinyNote, Terzo Valore.

Il report prosegue con le due piattaforme italiane dedicate al Crowdfunding Equity-based: si tratta, come abbiamo detto, del modello di raccolta dei capitali più idoneo per le startup, che in Italia è ancora relativamente poco diffuso rispetto ai primi due modelli analizzati. Abbiamo già accennato all’attuale situazione del sistema di Equity crowdfunding italiano, che è in attesa di regolamentazione: nel frattempo, il report evidenzia come ad oggi le piattaforme Equity-based siano le meno diffuse in Italia, anche dal punto di vista del numero di progetti ricevuti e finanziati. Le piattaforme Reward-based, infatti, hanno ricevuto 1.522 progetti e ne hanno finanziati con successo 242, mentre il Crowdfunding Equity-based ha finanziato 8 progetti sui 110 ricevuti, per un valore totale pari a due milioni di euro.

Le due piattaforme Equity-based attualmente operanti sul mercato italiano indicate dal report sono SiamoSoci (marketplace per startup non quotate in cerca di investitori, che attualmente collabora con Working Capital di Telecom Italia) e We Are Starting (piattaforma di recente creazione, nata nel marzo 2013).

Ultimo modello di crowdfunding attualmente presente nelle piattaforme italiane è quello di Social Lending, detto anche P2P (Peer-to-Peer). Il cosidetto prestito sociale ha finanziato circa il 35% dei progetti ricevuti, con 1.855 finanziati su 5.313 per un totale di oltre 10 milioni di euro.
Le due piattaforme italiane di Social Lending sono Prestiamoci e Smartika: la prima nasce nel 2010, ed è un marketplace in cui si incontrano Richiedenti e Prestatori.
Un aspetto molto importante è la diversificazione del portafoglio di progetti in cui ciascun prestatore investe, un meccanismo che consente di controllare al meglio il rischio.
Anche Smartika è strutturata come una piattaforma di incontro tra Prestatori e Richiedenti, e prevede un meccanismo di diversificazione del portafoglio di investimento simile a quello di Prestiamoci. Nata in origine come Zopa, la sua attività è stata interrotta nel 2009 dopo alcuni mesi di lavoro per problemi inerenti alla mancanza di Autorizzazioni. Da circa un anno, ottenute le Autorizzazioni in questione, il team di Zopa ha ripreso la propria attività con la piattaforma Smartika.

Il Report include anche l’analisi delle criticità del sistema di crowdfunding italiano: prima di tutto, evidenzia l’attuale situazione di scarsa chiarezza del quadro normativo, ma come sappiamo tale aspetto è attualmente in via di definizione. Si riscontra inoltre una mancanza di cultura del crowdfunding e difficoltà nella promozione e comunicazione delle piattaforme. Infine, l’attuale sistema di pagamento presenta delle difficoltà tecniche.

Ciò nonostante, si riconosce una grande vivacità nel mercato di crowdfunding italiano: si tratta di un sistema che sta maturando facendosi via via più complesso e articolato, ma mantenendosi comunque in una situazione di crescita controllata.
Si evidenzia inoltre una maggiore attenzione alla necessità di diffusione della conoscenza di questo importante strumento a fasce sempre più ampie della popolazione: lo dimostra l’aumento degli eventi sul crowdfunding in tutto il territorio nazionale.
Tutti questi aspetti fanno ben sperare per l’evoluzione e la diffusione del crowdfunding in Italia, visto da più parti come uno strumento fondamentale per la nascita di progetti basati sull’innovazione e sulla sostenibilità che possano guidare i nuovi imprenditori verso il futuro e il cambiamento: restiamo in attesa del Regolamento della Consob per capire quali saranno le evoluzioni.

Per saperne di più, il Report è disponibile al seguente link: http://www.slideshare.net/crowdfuture

Napoli, 30/04/2013

“Non costruiamo barche, costruiamo portaerei”: l’approccio di Rocket Internet alle startup

Dopo i consigli di Richard Branson su come convincere gli investitori a finanziare la propria startup, prendiamo spunto dall’intervista pubblicata ieri da VentureBeat per capire come lavorano a Rocket Internet, il Venture Builder on line con sede a Berlino fondato dai fratelli Samwer che lavora oggi in oltre 40 paesi del mondo.

Jon Soberg, partner di Blumberg Capital (società di Venture Capital specializzata in investimenti nel settore ITC e dei servizi) ha intervistato il co-fondatore di Rocket Internet Oliver Samwer in occasione di un incontro di due diligence tra i due.
Samwer racconta come è nata Rocket Internet partendo dagli anni Novanta, quando durante i suoi studi in America ha conosciuto la realtà startup della Silicon Valley: resta profondamente colpito di come le persone avessero tantissime idee imprenditoriali innovative, e intuisce la potenzialità del web come strumento di condivisione delle idee: “Internet sembrava un immenso parco giochi dove poter esprimere le proprie business ideas“.

Tornato in Germania, decide di fondare insieme ai fratelli la propria società, iniziando a concentrarsi prima di tutto sul proprio Paese e lavorando duramente giorno dopo giorno. L’espansione della società a livello globale è il risultato di un lavoro quotidiano, che Samwer definisce come quello di un “Gigante silenzioso“: oggi lavorano con 55 startup, attive in tutti i continenti e con 20.000 dipendenti nel mondo.

Il modello di Internet Rocket è spesso definito con la parola “clone“: il loro lavoro è infatti quello di prendere modelli di business che funzionano in determinate situazioni e riproporli su scala globale. Samwer spiega il successo del modello di Rocket Internet partendo da un concetto di base: non basta avere una buona idea innovativa per ottenere il successo imprenditoriale. Il lavoro di Rocket Internet è infatti incentrato sull’execution: l’esecuzione dell’idea innovativa è la chiave del successo, è il modo in cui essa viene messa in pratica che fa la differenza.

Da qui passa a spiegare un altro aspetto che caratterizza l’approccio dei fratelli Samwer alle startup in cui decidono di investire: c’è un forte coinvolgimento, con incontri settimanali e partecipazione attiva al lavoro dei team. Questo approccio partecipativo, assieme ad una grande attenzione ai dettagli e alla convinzione che la chiave di ogni buon progetto sia accrescere la conoscenza, fa di Rocket Internet uno dei migliori Venture Builder d’Europa. Samwer spiega infatti che nella propria concezione di business non ha senso che il Venture Capitalist assuma l’atteggiamento di “un uccello che osserva dall’alto“, occorre lavorare fianco a fianco con le startup per ottenere buoni risultati.

L’intervista prosegue con il tema dei dipendenti: Samwer spiega che per ottenere i migliori risultati il loro approccio è quello di dare immediatamente delle responsabilità a chi entra in azienda. E’ questo secondo la Rocket Internet il modo migliore per far crescere i giovani professionalmente.

In chiusura, Samwer accenna al nuovo fondo di 150 milioni di euro che la società ha messo a disposizione di nuovi progetti di business ad alto potenziale nel settore del web: l’obiettivo del Global Founders Capital è quello di espandere l’attività della Rocket Internet in nuovi campi, tra cui  Big Data, viaggi e mobile apps, sulla scia delle illimitate possibilità che internet offre allo sviluppo sconomico globale.

Per informazioni su Global Founders Capital: http://www.globalfounders.vc/#intro

Napoli, 26 Aprile 2013

Berlino, Londra, Dublino: Le migliori startup d’Europa per Tech All Stars

Tech All Stars è una delle iniziative dedicate alle Startup a livello comunitario nell’ambito della Digital Agenda. Si tratta di un progetto della Commissione Europea consistente in una serie di eventi che si terranno quest’estate a Berlino, Londra e Dublino per offrire alle migliori startup europee la possibilità di incontrare i migliori imprenditori, mentor, venture capitalist e business angels.

Per poter partecipare, le startup devono possedere tre requisiti: essere registrate in uno degli Stati Membri, essere in attività da meno di tre anni e aver raccolto meno di 1 milione di euro di capitali esterni.
La deadline per candidare il proprio progetto è fissata per il 15 maggio 2013, è possibile iscriversi a questo link: http://www.f6s.com/techallstarsapply#programs/ajax-application

Le tappe previste per Tech All Stars sono:

  • 7 e 8 giugno a Berlino: in collaborazione con Angels Bootcamp, vi parteciperanno le 12 migliori startup selezionate tra tutte quelle che avranno presentato la propria candidatura. I partecipanti visiteranno la città e avranno l’oppostunità di incontrare i migliori mentor, imprenditori ed investitori. Con i loro consigli, impareranno a implementare e migliorare il proprio pitch e riceveranno preziosi feedback dagli esperti del settore. A Berlino la giuria sceglierà le migliori tre startup che proseguiranno l’avventura di Tech All Stars.
  • 13 giugno a Londra: Tech All Stars partecipa con le tre startup finaliste al Founders Forum, durante il quale potranno presentare il proprio pitch ad una platea composta dai migliori imprenditori ed investitori della scena internazionale, tra cui spiccano i nomi di Mark Zuckerberg (Facebook) e Richard Branson (Virgin). Si tratta di un evento molto esclusivo cui difficilmente le startup hanno accesso, è pertanto un’occasione unica per i tre progetti finalisti.
  • 19 e 20 giugno a Dublino: il vincitore potrà visitare la città e soprattutto presentare il proprio progetto agli esperti della Commissione Europea della Digital Agenda, da cui riceverà un riconoscimento e un premio speciale.

Per saperne di più: http://techallstars.eu/

Napoli, 24/04/2013

Opportunità di finanziamento per le imprese campane: il Fondo Jeremie

Jeremie è l’acronimo che sta ad indicare il fondo Joint Europe Resources for Micro to Medium Enterprises, nato su iniziativa della Commissione Europea e sviluppato in collaborazione con il Fondo Europeo per gli Investimenti per facilitare l’accesso al credito delle Piccole e Medie Europee nelle aree di riferimento. E’ importante specificare subito che il Fondo non viene erogato direttamente alle imprese, ma passa attraverso una serie di partner identificati tra gli intrmediari finanziari delle varie aree cui il fondo è destinato.
Si tratta di uno strumento di finanziamento esistente già da alcuni anni, che in Campania ha messo a disposizione negli ultimi due anni circa 18 milioni di euro e per il quale è stata aperta una nuova Manifestazione di Interesse dal 5 al 30 aprile 2013 destinata agli intermediari finanziari che da qui al 2015 vogliano diventare partner di Jeremie Campania. L’Europa prevede quindi di destinare nuove risorse al fondo, per cui è interessane capirne i meccanismi di funzionamento e le modalità di accesso.

Prima di tutto è possibile individuare una caratteristica imprescindibile per le imprese che intendono beneficiare del Fondo Jeremie: la scelta di effettuare nuovi investimenti che promuovano l’innovazione e lo sviluppo del tessuto economico di riferimento. Si tratta quindi di imprese che potremmo definire virtuose, nel senso che operano nel rispetto di criteri di sostenibilità economica e ambientale.
Tale aspetto è ancora più evidente per il Fondo Jeremie Campania, come deducibile dal fatto che nella Manifestazione di Interesse cui si è fatto cenno i settori prioritari di intervento previsti sono ICT, artigianato, attività culturali, servizi per il benessere e la cura della persona.

Gli obiettivi del Fondo dichiarati a livello comunitario specificano che esso è destinato sia alla creazione di nuove imprese che all’espansione di imprese già esistenti, e che gli investimenti possono avere le seguenti finalità:

  • modernizzare e diversificare le attività, sviluppare nuovi prodotti, assicurare e ampliare l’accesso al mercato;
  • finanziare la ricerca e lo sviluppo orientati al trasferimento di tecnologie, innovazione e imprenditorialità;
  • perseguire la modernizzazione tecnologica delle strutture produttive per poter raggiungere gli obiettivi delle economie a bassa emissione di anidride carbonica;
  • creazione e salvaguardia di posti di lavoro sostenibili.

Il Fondo Jeremie Campania è destinato in particolare a micro, piccole e medie imprese con sede legale e/o unità produttiva nel territorio regionale (requisito fondamentale che dovrà essere mantenuto per tutta la durata del finanziamento), anche in forma cooperativa e in consorzi, operanti nell’indstria, nell’artigianato, nel commercio, nel turismo e nei servizi con particolare riferimento ai seguenti settori:

  • tecnologie informatiche;
  • automotive;
  • biotecnologie;
  • aerospaziale;
  • agro-alimentare;
  • risparmio energetico ed energie rinnovabili.

In Campania, i partner dell’iniziativa sono Banca del Mezzogiorno – Mediocredito Centrale e Banca Unicredit. Il meccanismo di finanziamento è un mutuo per cifre da 10.000 a 1.500.000 € per ciascuna impresa, della durata massima di 8 anni (elevabili a 10), di cui una quota del 45% a tasso zero, e il restante 55% a tasso variabile.
Riguardo alle attività finanziabili, tra esse rientrano costi e immobilizzazioni materiali e immateriali, incremento del capitale circolante per sviluppo dell’attività e fabbisogni di gestione e spese relative al puro capitale circolante, che siano finalizzate allo stabilimento, al rafforzamento, all’espansione, ad attività di business nuova o esistente delle PMI del territorio.
Le domande devono essere presentate presso le Sedi Unicredit (l’elenco è disponibile qui), fino ad esaurimento fondi, e dovranno essere corredate di una serie di documenti tra cui un Business Plan che descriva il piano progettuale dell’impresa.

Per maggiori informazioni:

Napoli, 18/04/2013

Creative Clusters Green Technology: la Regione Campania punta sull’energia green

Campania Innovazione, l’Agenzia Regionale per la Promozione della RIcerca e dell’Innovazione ha lanciato la call for ideas “Creative Cluster Green Technology” allo scopo di raccogliere i migliori progetti nel settore dell’energia green per supportarle nel percorso di costituzione di startup.
L’avviso è finalizzato allo scopo di migliorare lo sviluppo economico regionale attraverso il sostegno all’imprenditoria innovativa nel settore delle energie, in particolare quelle provenienti da fonti rinnovabili. Ciò allo scopo di realizzare il programma di sviluppo firmato nell’agosto 2012 dal MIUR e dalla Regione Campania, che prevede per il settore “Risparmio Energetico” la creazione di un Distretto ad Alta Tecnologia denominato Smart Power System, all’interno del quale si andrà a creare un ecosistema per imprese innovative del settore energie green.
La call for ideas “Creative Cluster Green Technology” si pone quindi l’obiettivo di stimolare e sostenere la nuova imprenditorialità nel campo dell’efficienza energetica e delle fonti di energia rinnovabili, selezionando progetti ad alto livello di creatività nei seguenti settori:

  • Aria e Ambiente
  • Smart Grid
  • Efficienza Energetica
  • Eolico
  • Biofuel
  • Energia Solare
  • Energy Storage
  • Materiali
  • Trasporti
  • Acqua
  • Altre Fonti rinnovabili

Il bando si rivolge sia a persone fisiche che a startup innovative con sede operative sul territorio della Regione Campania. Non sono previsti limiti di età per i partecipanti.

Il percorso inizia con una fase iniziale di Scouting e Valutazione, al termine della quale verranno individuate le 12 proposte migliori tra tutte le domande pervenute entro il 14 giugno 2013, sulla base delle decisioni di una Commissione di Valutazione che sarà composta da esperti in creazione di impresa, tecnologie per l’energia e innovazione. La selezione sarà effettuata tenendo conto di criteri quali la chiarezza della proposta, la significatività dell’impatto tecnologico, il grado di innovatività dell’idea, la fattibilità tecnica e l’appeal di mercato.

La seconda fase è quella di Tutoraggio e Accelerazione, che una avrà durata di 6 mesi, durante la quale i partecipanti potranno usufruire dei servizi offerti dal Polo Tecnologico di Campania Innovazione S.p.A. per la nascita e lo sviluppo delle nuove startup.

Le domande di partecipazione e la documentazione richiesta dovranno essere prima di tutto compilate on line e dovranno poi essere inviati in formato cartaceo a Campania Innovazione S.p.A. – Via Coroglio, 57 -80124 – Napoli.

Il bando è scaricabile all’indirizzo: http://www.campaniainhub.it/servizi/creative-factory/progetti/creative-clusters-green-technology/allegati/avviso-green-technology

Per compilare la domanda di partecipazione on line:

http://www.agenziacampaniainnovazione.it/

http://www.campaniainhub.it/

Napoli, 15 aprile 2013

Bloom: Startup e investitori internazionali a Milano con U-start

Bloom è l’evento internazionale dedicato al mondo delle start up e dell’investimento che si terrà a Milano dall’11 al 13 maggio 2013. Si tratta di una conferenza di tre giorni, durante i quali si incontreranno imprenditori e investitori italiani, europei, brasiliani, russi e sudafricani appartenenti al network U-start, il portale di matching tra imprenditori innovativi e investitori professionali che rappresenta un punto di incontro anche con il mondo dell’università e della ricerca.

La tre giorni si apre sabato 11 maggio con la Startup Factor, durante la quale le 20 start up italiane selezionate attraverso il portale u-start presenteranno il proprio progetto ad una giuria di professionisti ed esperti italiani ed internazionali del settore, i quali decreteranno le 10 migliori idee imprenditoriali che parteciperanno all’Italian Seed Arena che si terrà il 13 maggio.

La giornata di domenica 12 maggio sarà dedicata al Value Day, dedicato a seminari, networking, incontri con imprenditori ed investitori di successo. In questa giornata, sono previste inoltre due iniziative dedicate alle 20 startup partecipanti a Bloom: il primo gruppo consistente nelle 10 startup selezionate il giorno precedente potrà girare un video pitch, che sarà presentato alla giuria il giorno successivo per l’Italian Seed Arena, mentre alle 10 startup non selezionate viene offerta un’importante opportunità di confronto con uno degli investitori presenti all’evento, per ottenere consigli e feedback da cui ripartire alla ricerca di investimenti e finanziamenti per la propria idea. Nel pomeriggio sarà dato spazio alle startup internazionali presenti all’evento, con networking e incontri dedicati.
Spazio anche al divertimento, con il Bloom Party organizzato in serata per tutti i partecipanti.

Il 13 maggio sarà il giorno conclusivo, con una conferenza aperta al pubblico organizzata in tre momenti:
Italian Seed Arena, dove le 10 migliori startup italiane saranno valutate dalla giuria internazionale attraverso il video pitch e la soluzione di una task assegnata, che permetterà la valutazione delle abilità di analisi e problem solving dei team. Premio per la migliore startup, una giornata al fianco di un importante investitore del network U-start e una campagna media sui canali RCS.
International Seed Stage, con la presentazione delle migliori startup internazionali provenienti dal network, scelte tra Russia, Brasile e Sudamerica.
International Growth Stage, il momento dell’evento in cui scendono in campo gli incubatori del network: si assisterà alla presentazione delle migliori startup europee, russe, brasiliane e sudamericane scelte proprio dagli incubatori.

Per partecipare all’evento, le startup dovranno registrarsi al portale U-start e presentare la propria candidatura entro il 22 aprile 2013.

Per ulteriori informazioni sul portale: https://www.u-start.biz
Per tutte le informazioni sull’evento: https://u-start.biz/bloom/

Napoli, 10/04/2013

Approfondimento del “Bando StartUp”

Dopo lo sguardo d’insieme offerto qualche giorno fa, e aver partecipato all’incontro divulgativo tenutosi lo scorso 27/03 presso Città della Scienza, analizziamo più nel dettaglio il “cd Bando StartUp” emanato dal MIUR con il Decreto n. 436 del 13 marzo 2013.

Ricordiamo che con tale bando il Ministero ha provveduto allo stanziamento di un fondo di 30 milioni di euro articolati su quattro linee di intervento. Approfondiamo di seguito le tre linee riservate alle imprese.

Diciamo subito che, a dispetto del nome, il Bando non fa diretto e, comunque, esclusivo riferimento alle “Startup innovative”, così come definite dalla recente normativa.

 

REQUISITI GENERALI…

Le linee di intervento in questione sono definite nel Titolo I del Decreto 436/2013 nel modo seguente: Big Data, per cui sono stati stanziati 8 milioni di euro, Cultura ad impatto aumentato, con uno stanziamento pari a 14 milioni di euro e Social Innovation Cluster, cui sono stati riservati 7 milioni di euro.

Per tutte le linee di intervento, i soggetti ammissibili devono essere imprese industriali in possesso di tre requisiti:

  • avere sede operativa nelle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Sicilia, Calabria),
  • essere in possesso dei requisiti comunitari di piccola, media o micro-impresa (previsti dalla Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione),
  • essere esistenti da meno di sei anni dalla pubblicazione del Bando.

E’ prevista la possibilità per tali soggetti di presentare i propri progetti anche in maniera congiunta (es. associazione di scopo, reti d’imprese, ecc.), “tra loro e/o con grandi imprese, con Università e Istituti Universitari statali, e/o con Enti e Istituzioni Pubbliche Nazionali di Ricerca vigilati dall’Amministrazione Pubblica Centrale, e/o con altri organismi di ricerca in possesso dei requisiti previsti dal Regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione Europea del 6 agosto 2008, e tutti comunque con sede operativa nelle 4 regioni dell’Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia)“. In ogni caso, una percentuale pari ad almeno il 60% del costo totale del progetto dovrà essere sostenuto da piccole, medie o micro-imprese.

 

INTENSITA’ ECONOMICA DEGLI AIUTI…

I progetti ammissibili dovranno avere un costo complessivo minimo pari a € 400.000,00 fino ad un massimo di € 1.200.000,00 e una durata massima di 24 mesi. In particolare, l’art. 11 descrive i costi ammissibili, che possono essere: spese di personale, spese per strumenti e attrezzature, spese di consulenza, costi di fabbricati e terreni, spese generali supplementari. In ogni caso, i costi sostenuti devono essere specificamente riferiti al progetto.

Il Ministero eroga gli aiuti sotto forma di rimborsi spese, con possibilità di liquidare un’anticipazione del 50% previa stipula di polizza fideiussoria.

L’intensità massima degli aiuti, in termini di ESL, è pari al 80% dei costi ammissibili (85% per gli Enti di Ricerca). L’intensità degli aiuti si determina come segue:

  • 50% base dei costi giudicati ammissibili riferibili alle attività di ricerca industriale per le PMI;
  • 25% base dei costi giudicati ammissibili riferibili alle attività di sviluppo sperimentale per le PMI

Le suddette percentuali sono aumentate cumulativamente:

  • del 10%, per le medie imprese, e del 20%, per le piccole imprese;
  • del 15% nel caso di collaborazione con Università statali e Enti di Ricerca, se quest’ultimi sostengano almeno il 10% dei costi ammissibili nonché abbiano il diritto di pubblicare i risultati della ricerca.

Queste disposizioni, assieme a quella sulla riserva del 60% a favore delle pmi, sopra descritta, sono, certamente, i più evidenti elementi del Bando a favore delle imprese di modeste dimensioni.

 

GLI INTERVENTI AMMISSIBILI…

Analizzando nel dettaglio ciascuna linea di intervento, il Decreto specifica che la linea 1 – Big Data nasce allo scopo di promuovere progetti di ricerca e innovazione che offrano soluzioni nuove o che riguardino metodi e tecnologie esistenti sebbene riformulati in un contesto applicativo nuovo del mercato italiano. Fondamentale caratteristica che tali progetti devono possedere è quella relativa alla sostenibilità economica, e quindi alla capacità di accedere a quello che l’art. 2, comma 1 definisce “un mercato rilevante“.
Gli ambiti tecnologici all’interno dei quali è possibile presentare domanda di finanziamento sono quattro, nello specifico:

  1. Cloud Computing – Modelli e strumenti di gestione evoluta dei sistemi di comunicazione e di calcolo che permettano di migliorarne le prestazioni in termini di efficienza e efficacia.
  2. Data Integration – Modelli e strumenti di integrazione di grandi basi di dati anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative di data management e data integration (es. linked open data, semantic web) che permettano di gestire in modo efficace una grande varietà di fonti informative.
  3. Cyber security – Modelli e strumenti per l’analisi delle vulnerabilità, del rischio e della successiva protezione dell’integrità logico-funzionale dei sistemi informatici e dei dati in esso contenuti o condivisi.
  4. Big Data Analytics – Modelli e strumenti evoluti di data management, data processing e data mining in grado di raccogliere, curare, archiviare, ricercare, condividere, analizzare e visualizzare grandi quantità di dati.

Il Decreto identifica inoltre un elenco di settori/temi in cui i progetti proposti dovranno trovare applicazione (uno o più temi/settori), basandosi sulle caratteristiche del mercato nazionale e delle sue potenzialità.
Riguardo alla presentazione dei progetti, le proposte per la linea 1 di intervento dovranno basarsi su fonti informative rilevanti, preferibilmente nazionali, descritte in un massimo di 3.000 caratteri secondo uno schema che, partendo da una complessiva descrizione del progetto (che espliciti caratteristiche e obiettivi), si soffermi su una serie di punti: l’esplicitazione degli obiettivi di ricerca; la descrizione delle competenze scientifico-tecnologico-gestionali del soggetto proponente; la descrizione dettagliata delle attività di ricerca e sperimentali e delle relative fasi; il programma temporale della proposta; le modalità di valorizzazione dei risultati del progetto e la relativa sostenibilità nel tempo dell’iniziativa attraverso un dettagliato modello di business.

La linea 2 – Cultura ad Impatto Aumentato annovera tra le proposte finanziabili i progetti che trasformino le risorse della cultura in prototipi di prodotti e servizi, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. In particolare, tali progetti, innovando le modalità di produzione, fruizione e distribuzione dei contenuti culturali, dovranno avere lo scopo di supportare la creazione di strumenti che consentano di rafforzare e ampliare la catena del valore della cultura, promuovendo la fertilizzazione incrociata di settori e imprese dell’industria creativa e culturale, e l’applicazione di processi tecnologici e creativi a processi produttivi tradizionali, anche con il coinvolgimento del settore manifatturiero, dell’artigianato e del turismo. I progetti dovranno inoltre favorire l’integrazione di servizi pubblici e privati innovativi, stimolare l’avvio di imprese o di idee progettuali supportate da consorzi di impresa ad elevato contenuto creativo ed innovativo e sviluppare nuove professionalità legate all’evoluzione tecnologica.

Le proposte dovranno essere indirizzate ad uno dei tre ambiti di riferimento previsti dalla normativa, che sono:

  1. Digital Cultural Heritage: soluzioni tecnologiche che valorizzano il processo di digitalizzazione dei beni culturali materiali e/o immateriali, al fine di arricchire e incrementare la fruizione e la distribuzione dei contenuti e dei significati;
  2. Making e Design: progetti mirati alla realizzazione di prototipi di prodotti e servizi a partire da beni culturali, attraverso processi di produzione innovativa tipici del making, dell’artigianato digitale e delle moderne applicazioni del design (interaction, product, customized, open), anche attraverso la realizzazione di strutture per la fabbricazione digitale;
  3. Spazi della Cultura 2.0: progetti mirati allo sviluppo di soluzioni tecnologiche per la valorizzazione di beni e siti culturali promuovendone nuovi modelli di interazione, interpretazione, destinazione d’uso, riuso e fruizione, anche nel quadro di politiche pubbliche e di valorizzazione del territorio

Si specifica, inoltre, che i progetti dovranno riguardare uno o più beni culturali così come definiti dalle Convenzioni UNESCO in materia, sia per i beni culturali e paesaggistici che per quelli afferenti al patrimonio culturale immateriale.

La proposta progettuale, redatta anche in questo caso in massimo 3.000 caratteri, dovrà seguire uno schema sostanzialmente simile a quello previsto per la linea 1 per quanto riguarda l’oggetto della proposta, gli obiettivi di ricerca, la descrizione del soggetto proponente, i risultati e il programma temporale. Tuttavia, per i progetti della Linea 2 sono previsti alcuni elementi caratteristici da mettere in risalto: la componente innovativa e creativa e fattibilità tecnica (per spiegare in che modo l’applicazione al bene cuturale delle tecniche digitali produce valore aggiunto); la componente culturale e/o territoriale (come il progetto si relaziona con il mondo della cultura in generale e con il bene culturale cui è specificamente riferito); la disponibilità del bene culturale, ossia delle modalità di accesso e utilizzazione del bene culturale per gli scopi del progetto.

Per questa linea di intervento è prevista la possibilità di una descrizione aggiuntiva di massimo 5.000 caratteri che verrà valutata come premialità aggiuntiva qualora i progetti presentino caratteristiche di scalabilità e replicabilità a livello nazionale e internazionale, appartenenza dei promotori del progetto a settori differenti o coinvolgimento del settore produttivo, partnerariato e finanziamenti aggiuntivi (pubblici o privati) anche attraverso intenzione formale di co-finanziamento.

La linea 3 – Social Innovation Cluster riguarda i progetti capaci di aggregare competenze interdisciplinari, capacità innovative e di imprenditorialità emergente che si distinguano per un forte impatto in termini crescita sostenibile dei territori e dimostrino di poter contribuire alla competitività internazionale ed al sistema economico nazionale. Anche in questo caso, i progetti dovranno essere a forte impatto tecnologico ed economicamente sostenibili, sono richieste specificamente anche caratteristiche di dinamismo, flessibilità e capacità di risposta alle nuove esigenze del mercato italiano.

Il Decreto elenca una variegata serie di ambiti di riferimento lasciando però aperta la possibilità di presentazione di proposte progettuali anche in altri ambiti non espressamente previsti.

Come per le linee di intervento 1 e 2, i progetti dovranno essere presentati con una descrizione di massimo 3.000 caratteri, focalizzata sui seguenti elementi:

  • una complessiva descrizione della proposta, che evidenzi la tipologia di beni e servizi che si intende sperimentare, valorizzando una ricerca riferita alla coerenza del progetto rispetto ai bisogni sociali e di mercato identificati dagli aderenti al Cluster;
  • descrizione di un piano di attività con “milestones“, obiettivi, risorse necessarie per la realizzazione di ciascun obiettivo. In aggiunta alla descrizione può anche essere allegato uno schema di tipo GANNT;
  • descrizione delle ricadute positive in termini di impiego delle risorse e di qualità della vita della collettività;
  • la descrizione del modello e dei meccanismi di “revenue sharing” con i partner coinvolti.

 

I CRITERI DI VALUTAZIONE…

Un ultimo approfondimento fondamentale va dedicato alle modalità di valutazione dei progetti proposti: tutti i progetti saranno valutati distintamente ed in forma comparata da un panel di esperti (nazionali ed internazionali) nominati dal MIUR. Per ciascuna linea di intervento sono previsti criteri di valutazione ad hoc:

BIG DATA. 1) Qualità della proposta (max 30 punti): in termini di solidità e praticabilità; grado di innovazione, originalità ed utilità; congruità economica. 2) Qualità dei soggetti proponenti (max 20 punti): in termini di competenze coinvolte, valorizzate e generate dal progetto; meccanismi di governance, coinvolgimento di eventuali partner, valorizzazione delle competente delle piccole, medie e microimprese coinvolte. 3) Sostenibilità del progetto in termini economici e temporali (max 20 punti). Sono previsti ulteriori 10 punti a titolo di premialità per coloro che dimostrino una partnership pubblica o privata con un’organizzazione che metta a disposizione un patrimonio informativo rilevante (punteggio minimo per l’ammissibilità della proposta: 50 su 80).

CULTURA AD IMPATTO AUMENTATO. 1) Qualità tecnico-scientifica del progetto (max 25 punti): in termini di solidità e praticabilità; grado di innovazione; novità, originalità ed utilità; capacità di creazione di valore aggiunto; congruità economica. 2) Qualità dei soggetti proponenti (max 20 punti): competenze coinvolte sia singolarmente sia come raggruppamento; articolazione e integrazione delle competenze; qualità del legame proposto con il detentore del bene culturale. 3) Sostenibilità e impatto dei progetti (max 25 punti): temporale, economica, sociale e in termini di impatto sul territorio anche a livello internazionale.
Sono previsti altri 10 punti a titolo di premialità con riferimento alla descrizione aggiuntiva di cui si è parlato in precedenza (punteggio minimo per l’ammissibilità della proposta: 55 su 80).

SOCIAL INNOVATION CLUSTER. 1) Qualità delle attività progettuali (max 30 punti): in termini di innovatività e originalità; capacità di dare risposta alle sfide individuate per ciascuna area di intervento. 2) Replicabilità dell’iniziativa anche in termini di partnership internazionali (max 30 punti). 3) Rilevanza del business model soprattutto in termini di auto-sostenibilità del Cluster nel medio-lungo periodo (max 15 punti). 4) Diversificazione delle azioni progettuali con preferenza per progetti che coinvolgano almeno due ambiti di intervento (max 15 punti). Non sono previsti in questo caso elementi di premialità aggiuntiva (punteggio minimo per l’ammissibilità della proposta: 60 su 90).

 

MAGGIORI INFO…

Questo è il sito ufficiale del Bando http://startup.miur.it/

Il Bando e gli altri documenti ufficiali, la presentazione in ppt, sono disponibili a questo link http://www.ponrec.it/pac/start-up/documenti/

Le FAQ saranno aggiornate a partire dal 05/04 a questo link http://www.ponrec.it/pac/start-up/faq/

Questi sono, invece, le principali coordinate social:

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  • @PONREC
  • #MiurStartup — #bigdata — #socialinnovation — #clabs — #culturadigitale — #creativeculture — #makers
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Napoli, 02 aprile 2013

 

Finanziamenti UE: nuove regole per i fondi d’investimento

Sono stati approvati dal Consiglio UE i regolamenti che modificano la normativa per l’accesso ai finanziamenti europei: sono previsti nuovi requisiti, basati su criteri volti a migliorare l’accesso al credito delle PMI e delle micro imprese.
Nello specifico, si tratta dei regolamenti del Single Market Act che riguardano i fondi destinati alla fornitura di capitali per le piccole, medie e micro imprese nella fase di avvio delle attività (start-up) e imprenditoria sociale (con focus sugli strumenti di investimento disponibili nel settore pubblico e privato, strumenti di gestione del debito e microcredito).

Obiettivo dell’azione, dunque, è stimolare la crescita della piccola imprenditoria europea consentendo l’accesso ai finanziamenti mediante l’istituzione di un passaporto europeo per i manager di venture capital (per i quali è stata istituita la denominazione EuVeca) e di fondi di imprenditoria sociale (per i quali è stata istituita la denominazione EuSef), che certifichi la loro competenza a proporre i relativi fondi.

Le nuove norme comunitarie per i gestori dei fondi di venture capital e dei fondi destinati all’imprenditoria sociale prevedono:

  • requisiti uniformi a livello comunitario per i gestori di organismi di investimento collettivo, relativamente al portafoglio e alle tecniche di investimento e alle imprese ammissibili;
  • regole uniformi per categorie di investitori ai quali il fondo europeo si può indirizzare e per l’organizzazione interna dei soggetti gestori che li commercializzano;
  • passaporto europeo per i manager di venture capital che assicuri parità di condizioni per gli operatori di mercato.

La normativa comunitaria nasce dalla constatazione di quanto i fondi di venture capital siano fondamentali per la crescita economica, per la creazione di nuovi posti di lavoro, per la mobilitazione del capitale, per gli investimenti in innovazione e ricerca e sviluppo e, in generale, per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale europeo. Da qui, l’esigenza di individuare un quadro comune per tutti gli Stati Membri che vada a definire in maniera condivisa le requisiti, regole e strumenti.

Come previsto per i Regolamenti comunitari, non è necessario alcun atto di recepimento da parte dei singoli Stati: le nuove regole entreranno automaticamente in vigore in tutti gli Stati Membri a partire dal 22 luglio 2013. Attualmente saranno applicabili esclusivamente ai Fondi comunitari, ma è prevista entro due anni una revisione del Regolamento che potrebbe estendere l’efficacia anche a fondi stabiliti al di fuori del territorio UE.

Per le startup, il regolamento relativo alla denominazione EuVeca è scaricabile al seguente link:
http://register.consilium.europa.eu/pdf/en/12/pe00/pe00073.en12.pdf

Approfondimenti: Finanziamenti per 30 milioni di euro con il Bando Startup

Con il Decreto n. 436 del 13 marzo 2013 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha provveduto allo stanziamento dei fondi strutturali europei del PAC: il Bando Start Up, infatti, mette a disposizione una vera e propria “corsia preferenziale” per le piccole, medie e micro imprese delle Regioni Convergenza (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) esistenti da meno di sei anni, che vogliano investire sulla Ricerca e l’Innovazione attraverso le applicazioni dell’ICT.
Oltre alle singole imprese in possesso di tali requisiti, il Decreto annovera tra i soggetti ammissibili eventuali reti di imprese, o collaborazioni con grandi imprese, Università Statali, Enti e/o Istituzioni Pubbliche Nazionali di Ricerca e/o altri organismi di ricerca. Il Bando Start Up impegna complessivamente 30 milioni di euro e si articola in quattro linee di intervento: le prime tre linee sono destinate alle imprese e alle reti di imprese come sopra definite. Per tali linee di intervento, le proposte progettuali devono avere un costo compreso tra 400.000 e 1.200.000 euro e una durata non superiore ai 24 mesi.

Linea 1 – BIG DATA: il Decreto annovera tra questi gli interventi con lo scopo di “promuovere progetti di ricerca e innovazione caratterizzati dalla creazione di soluzioni nuove o dalla declinazione e personalizzazione di metodi e tecnologie esistenti in un contesto applicativo nuovo, tipicamente italiano; inoltre esse devono dimostrare di essere sostenibili economicamente e di essere in grado di accedere ad un mercato rilevante“.
Per presentare domanda, è necessario che i progetti riguardino uno dei seguenti ambiti tecnologici: Cloud Computing, Data Integration, Cyber Security e Big Data Analytics. Per far sì che gli interventi siano il più possibile coerenti con le caratteristiche strutturali e le potenzialità economiche e tecnologiche italiane, inoltre, il Bando identifica i temi/settori in cui i progetti proposti dovranno trovare applicazione: turismo, politiche pubbliche, comunicazione, sanità, energia e mobilità. (Fondi stanziati: 8 milioni di euro)

Linea 2 – CULTURA AD IMPATTO AUMENTATO: Si tratta di progetti volti “alla traduzione, attraverso la combinazione di tecnologie digitali, di risorse della cultura in prototipi di prodotti e servizi, in particolare innovando le modalità di produzione, fruizione e distribuzione dei contenuti culturali“. Le proposte progettuali devono rispondere ad una serie di caratteristiche anche dal punto di vista degli scopi perseguiti: si va dal suporto alla creazione di strumenti che consentano esperienze collaborative e interattive dei contenuti e delle risorse culturali, al  “rafforzare e ampliare la catena del valore della cultura” applicando processi tecnologici e creativi a processi produttivi tradizionali, passando per il favorire l’integrazione di servizi pubblici e privati innovativi, tenendo sempre presente l’elevato contenuto creativo ed innovativo e lo sviluppo di nuove professionalità nel settore tecnologico.
I progetti della linea 2 dovranno essere riferiti ai seguenti ambiti: Digital Cultural Heritage, Making e Design, Spazi della Cultura 2.0.
E’ importante sottolineare, inoltre, che le proposte progettuali dovranno essere centrate sull’innovazione nelle modalità di produzione, fruizione e distribuzione dei contenuti culturali combinando tecnologie afferenti ai seguenti campi di applicazione: esperienza visiva e interattiva, produttività e automazione intelligente, distribuzione digitale, mobilità e interoperabilità. (Fondi stanziati: 14 milioni di euro)

Linea 3 – SOCIAL INNOVATION CLUSTER: I Cluster della Social Innovation sono intesi dal Bando Start Up “come aggregazioni organizzate di imprese, università, altre istituzioni pubbliche o private di ricerca, altri soggetti attivi nel campo della Social Innovation articolate in più aggregazioni, anche pubblico-private“. Essi dovranno contribuire alla competitività internazionale sia dei territori di riferimento sia del sistema economico nazionale. E’ prevista la possibilità di adesione al Cluster di partner internazionali.
Il Decreto elenca, in maniera esemplificativa e non esaustiva, una serie di ambiti di intervento delle proposte progettuali, tra cui energie rinnovabili e sviluppo sostenibile, occupazione, istruzine e formazione sui temi di educazione finanziaria, digitale e alla legalità, tutela e valorizzazione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici, riuso e riciclo di materiali e rifiuti non pericolosi.
I soggetti che intendono presentare domanda dovranno, per questa linea di intervento, riunirsi in consorzi, società consortili, Associazioni temporanee di Impresa, Associazioni Temporanee di Scopo. Essi dovranno essere non meno di tre e dovranno individuare tra loro uno specifico organo capofila di coordinamento e gestione,il Cluster dovrà inoltre avere una composizione i cui proponenti provengano da almeno tre regioni diverse. (Fondi stanziati: 7 milioni di euro)

La quarta linea di intervento è denominata CONTAMINATION LAB e non è riferita alle imprese, bensì alle Università e agli Istituti Universitari Statali delle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza: lo scopo è quello di promuovere Progetti sviluppati dalle Università volti alla creazione di un Contamination Lab nel rispetto di una serie di linee guida identificate dal provvedimento stesso.
I CLab sono descritti nelle linee guida come “luoghi di contaminazione tra studenti di discipline diverse“, che nascono allo scopo di promuovere la cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione permettendo agli studenti di sviluppare progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale. All’interno dei CLab le Università offrono agli studenti un’offerta formativa utile all’elaborazione di tali progetti, attraverso una serie di risorse, iniziative, strutture e attività. Un CLab dovrà prevedere uno spazio fisico ed uno spazio virtale per ospitare la propria community, inolte ciascuno di essi andrà a confluire in un unica rete nazionale che sarà denominata “CLab Italia“.
Anche in questo caso, i progetti devono avere una durata massima di 24 mesi, mentre il valore complessivo massimo è fissato a 200.000 euro. (Fondi stanziati: 1 milione di euro)

Le domande di partecipazione al Bando Start Up dovranno essere presentate entro le ore 17.00 del 10 maggio 2013 per via telematica, tramite i servizi dello sportello telematico SIRIO.

Le richieste di informazioni possono essere inviate all’indirizzo di posta elettronica bandostartup@miur.it

Il testo del Decreto è disponibile al seguente link: http://attiministeriali.miur.it/anno-2013/marzo/dd-13032013.aspx

 

Napoli, 22 marzo 2013

Approfondimenti: il Fondo di Garanzia a supporto delle imprese

Il Fondo di Garanzia per le PMI rappresenta uno strumento di intervento pubblico di Garanzia sul credito alle imprese italiane a fronte di finanziamenti concessi dalle banche e dagli intermediari finanziari. Si tratta di uno strumento introdotto dal Ministero per lo Sviluppo Economico con la Legge 622/1996, che ha subito negli anni una serie di integrazioni e modifiche, fino all’ultimo ampliamento con la Circolare MCC n. 639 del 11/03/2013 riguardante il raggio d’azione della Riserva PON, dedicata alle imprese delle Regioni Convergenza (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia). Grazie al Fondo, l’impresa che ha bisogno di un finanziamento può chiedere alla banca di garantire l’operazione mediante una serie di strumenti, primo fra tutti la Garanzia Diretta: in questo modo il finanziamento è a rischio zero per la Banca che, in caso di insolvenza dell’impresa, viene risarcita dal Fondo Centrale di Garanzia e in caso di eventuale esaurimento di fondi di quest’ultimo, direttamente dallo Stato. Il secondo strumento previsto dal Fondo è la cosiddetta Controgaranzia, con la quale l’impresa si rivolge ad un Confidi o ad altro fondo di garanzia che provvederanno ad inviare la domanda di controgaranzia al Fondo. In sostanza è il Confidi a garantire il finanziamento concesso dall’Istituto di Credito e a garantirsi a sua volta grazie all’intervento del Fondo. Ultimo strumento previsto è la Cogaranzia, destinato però ai Confidi e gli altri fondi di garanzia che abbiano stipulato apposita convenzione con il Gestore del Fondo (MedioCredito Centrale S.p.A.).

L’aspetto più interessante in materia di Startup riguarda la possibilità di accesso al Fondo in modalità semplificata, gratuita e diretta così come previsto dall’art. 30 della Legge n. 221 del 17/12/2012, che ha convertito in legge il Decreto Sviluppo bis n. 179 del 18/10/2012 introducendo una serie di norme specifiche per le Startup innovative.

Tornando agli strumenti previsti dal Fondo, ci soffermeremo in particolare sulla Garanzia Diretta: è importante sottolineare come il vantaggio fondamentale di questo strumento sia la possibilità di ottenere dalle banche condizioni economiche migliori riguardo tassi e commissioni o nell’erogazione di maggior credito, pur mantenendo la libera contrattazione tra banche e imprese (il Fondo di garanzia, infatti, non interviene direttamente nel rapporto Banca/Impresa).

Lo strumento della Garanzia Diretta è riservato alle imprese regolarmente iscritte nell’apposito Registro della CCIAA che rispettino innanzitutto i requisiti dimensionali previsti dalla normativa vigente in materia: sono ammesse piccole, medie e micro imprese. In ottica del settore di appartenenza dei soggetti beneficiari, sono ammessi praticamente tutti i settori, con alcune limitazioni riguardanti l’Estrazione di minerali, le Attività manifatturiere e i Trasporti. Sono totalmente esclusi il settore delle Attività finanziarie e della Pubblica Amministrazione. Ulteriore fondamentale requisito è che l’impresa sia economicamente e finanziariamente sana: a riguardo sono previsti una serie di condizioni ed indici di riferimento, tra cui dei requisiti previsti esclusivamente per le nuove imprese (Startup), che vengono approfonditi attentamente nelle Disposizioni Operative e cambiano a seconda della tipologia di procedura attivata.

Sono previste infatti differenti procedure, tra cui in particolare la Procedura Ordinaria, la Procedura Semplificata (o Microcredito) e quella definita “Importo Ridotto“. Nel primo, la valutazione dei dati economico/finanziari per stabilire l’ammissibilità dell’impresa al Fondo si basa sull’analisi dei dati di bilancio sulla base di modelli standardizzati di calcolo (SCORING) che consentono l’assegnazione di un punteggio su una scala da 0 a 3 per ciascuno dei quattro indici calcolati. Sulla base del punteggio totale, l’impresa verrà inserita in una delle tre fasce di valutazione previste:

  • Fascia 1: Esito positivo dell’istruttoria e conseguente ammissibilità al Fondo;
  • Fascia 2: Rientrano in questa fascia le domande che il Comitato andrà a valutare “caso per caso“, con un’analisi personalizzata;
  • Fascia 3: Esito negativo dell’istruttoria e conseguente inammissibilità al Fondo.

La procedura semplificata (il cosiddetto Microcredito) è riservata alle operazioni finanziarie non assistite da garanzie reali, assicurative e dalle garanzie prestate dalle banche. Possono accedere a tale procedura i beneficiari che presentino una certificazione che dichiari la sussistenza di una serie di condizioni, anch’esse specificate nelle Disposizioni Operative, con l’ulteriore vantaggio di avere la priorità rispetto alle altre domande sottoposte all’Istruttoria del Comitato.

La procedura “Importo ridotto” è applicabile alle operazioni finanziarie di importo ridotto non assistite da altre garanzie diverse dalle garanzie concesse dai Confidi e dagli altri Fondi di garanzia. Le operazioni in questione devono avere un importo base non superiore a 20.000,00 euro, che può essere incrementato fino ad un massimo di 100.000,00 euro, sulla base di una serie di elementi, tra cui l’anzianità dell’impresa, il numero di addetti, la crescita del fatturato, la proprietà/acquisto/locazione di immobili aziendali. La stessa procedura può essere applicata alle nuove imprese per finanziamenti di importo inferiore ai 10.000,00 euro che prevedano un piano di rimborso a rate mensili e con un preammortamento massimo di 6 mesi. Anche in questo caso le imprese possono presentare una certificazione al posto dei modelli di scoring previsti per la Procedura Ordinaria, e avranno diritto alla priorità nell’ordine di Istruttoria.

Le operazioni finanziare ammissibili coprono un range molto ampio, purchè siano operazioni con una scadenza e/o durata stabilita e certa e non riguardino attività connesse all’esportazione.

Riguardo alle percentuali di copertura e agli importi massimi garantiti, le Disposizioni Operative prevedono diverse possibilità. Le percentuali di copertura vanno dal 30% al 80% dell’importo finanziato. La percentuale massima prevista riguarda le Imprese del Mezzogiorno, le Imprese Femminili, i soggetti rientranti nelle riserve PON e POIn e le Imprese colpite dal sisma del maggio 2012. Gli importi massimi garantiti sono due:

  • 2.500.000,00 euro per le operazioni sul capitale di rischio, per coloro che accedono alle riserve PON e POIn, per le Imprese colpite dal sisma del maggio 2012, per le operazioni di anticipazione dei crediti verso la P.A. e per le operazioni di durata non inferiore a 36 mesi.
  • 1.500.000,00 euro per le operazioni di consolidamento delle passività a breve termine, per le operazioni a favore di piccole imprese dell’indotto di imprese in amministrazione straordinaria di durata non inferiore a 5 anni e per tutte le altre operazioni finanziarie previste.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti http://www.fondidigaranzia.it/fondo_di_garanzia.html

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