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Tag: e-commerce

Il Credito d’imposta R&S e il Digital Bonus a sostegno di imprese e startup: in cosa consistono?

In questo post pubblicato qualche settimana fa, abbiamo raccolto le misure più interessanti per imprese e startup contenute nel Decreto Destinazione Italia (D.L. 145/2013): analizziamo oggi più nel dettaglio due degli strumenti più utili per l’agevolazione dei business innovativi.

Credito d’imposta R&S (art. 3)

Destinazione Italia prevede l’istituzione del credito d’imposta a beneficio delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo: in attesa dell’apposito Decreto con cui il MISE definirà le modalità operative di tale strumento, vediamo quali sono i casi in cui il credito di imposta viene riconosciuto:

– importo massimo annuo di 2.500.000 euro per ciascuna impresa beneficiaria;
– per incrementi annuali (in ciascun periodo di imposta) del 50% di spesa nelle attività di ricerca e sviluppo;
– con decorrenza a partire dal periodo di imposta stabilito dal futuro decreto del MISE e fino alla chiusura del periodo di imposta al 31 dicembre 2016;
– nel rispetto della condizione secondo cui l’impresa sostenga spese per attività di R&S per almeno 50.000 euro per ciascun periodo di imposta.

L’articolo elenca inoltre le attività di ricerca e le spese ammissibili al credito di imposta. Le attività di ricerca ammissibili sono raggruppate nelle seguenti quattro voci:

a) lavori (sperimentali o teorici) la cui principale finalità sia “l’acquisizione di nuove conoscenze dui fondamenti di fenomeni e di fatti osservabili”, senza la previsione di applicazioni o utilizzazioni pratiche dirette;

b) ricerca pianificata o indagini critiche con lo scopo di “acquisire nuove conoscenze, da utilizzare per mettere a punto nuovi prodotti, processi o servizi” o migliorare quelli esistenti, oppure per la creazione di componenti di sistemi complessi utili alla ricerca industriale;

c) acquisizione, combinazione, strutturazione e utilizzo di conoscenze e capacità già esistenti per produrre “piani, progetti o disegni per prodotti, processi o servizi nuovi, modificati o migliorati” (prototipi);

d) attività di produzione e collaudo di prodotti, processi o servizi che non siano impiegati o trasformati allo scopo di applicazioni industriali o per finalità commerciali.

Le spese ammissibili al credito d’imposta R&S sono invece quelle contenute nelle seguenti tre voci:

a) personale impiegato nelle attività di R&S;

b) quote di ammortamento per le spese di acquisizione e utilizzazione di strumenti e attrezzature di laboratorio;

c) costi della ricerca svolta in collaborazione con università ed organismi di ricerca.

Il Decreto prevede inoltre un’apposita procedura per ottenere l’agevolazione, che inizia con la presentazione di un’istanza telematica da parte dell’impresa. Le modalità di presentazione dell’istanza verranno specificate dal Decreto MISE.
Il secondo passaggio della procedura prevede la predisposizione di una certificazione che attesti la bontà del credito, da allegare al bilancio.

Da un punto di vista fiscale, infine, il credito d’imposta va indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui il beneficio è maturato. Il credito d’imposta, inolte, non concorre alla formazione del reddito, nè alla base imponibile IRAP.

Digital Bonus (art. 6)

Il Digital Bonus per la digitalizzazione delle imprese previsto da Destinazione Italia consiste in Voucher di importo non superiore a 10.000 euro che saranno concessi sotto forma di finanziamento a fondo perduto alle micro, piccole e medie imprese per:
– l’acquisto di software e hardware,
– l’acquisto di servizi che consentano il miglioramento dell’efficienza aziendale, lo sviluppo dell’e-commerce, la connessione a banda larga e ultra-larga;
– il finanziamento della formazione qualificata del personale nel campo ICT.

La somma complessiva destinata ai Digital Bonus è di 100 milioni euro, ripartiti tra le Regioni in base proporzionale al numero di imprese registrate nelle Camere di Commercio.

Fonte: Fiscal Focus

Napoli, 14/01/2013

La crescita dell’e-commerce e i pagamenti contactless: nuove opportunità di crescita per le startup?

Recentemente il Gruppo Dada ha commissionato ad ePages la realizzazione di un’indagine sul settore dell’e-commerce in Italia: il fenomeno è stato analizzato sulla base di un campione di 1.100 siti di e-commerce di aziende italiane.

I risultati dell’indagine sono assolutamente positivi: il settore del commercio elettronico sta infatti attraversando un trend di forte crescita a livello globale e l’Italia non è da meno, con un numero sempre crescente (+ 55% nell’ultimo biennio) di aziende che hanno deciso di dotarsi di uno shop on line allo scopo di ampliare il numero di potenziali clienti raggiunti a fronte di costi contenuti. Il fenomeno è sicuramente da collegare alla crescente pervasività di smartphone e tablet, ed è di grande interesse per PMI e startup che decidono di affacciarsi al mercato.

Andando ad analizzare più da vicino i numeri, gli ordini e-commerce in Italia hanno avuto una crescita nell’ultimo anno pari a + 144%, con vantaggi per le aziende coinvolte visibili nell’immediato: queste ultime hanno infatti segnalato un incremento annuo delle entrate pari a + 161%, mentre gli ordini sono cresciuti fino a raggiungere + 57%.

Riguardo alla distribuzione geografica, il 25% delle aziende dotate di uno shop on line ha sede in Lombardia, seguita dal Lazio (16%): in notevole ritardo le aziende dislocate nelle Regioni del Sud Italia.
Dal punto di vista dei settori trainanti, invece, il podio è occupato da Fashion, Tecnologia e Food.

Di grande importanza anche il ruolo assunto dai social media nel fenomeno e-commerce: ben 81 aziende su 100 hanno un pulsante Twitter sulla pagina del proprio sito dedicata allo shop on line, in sorprendente calo invece il pulsante Facebook, presente nel 46% dei casi.

Un problema riscontrato dall’indagine del Gruppo Dada riguarda la fiducia nel sistema dei pagamenti: nonostante l’ampio raggio di possibilità offerte dall’e-commerce (prepagate, carte di credito, Paypal) in Italia ancora 1 pagamento su 3 viene effettuato offline, e di questi ben il 59% è in contanti.

Insomma, permane tra gli italiani una forte sfiducia nei sistemi di pagamento elettronici: questo aspetto sembra particolarmente controcorrente rispetto alla notizia i questi giorni riguardo la crescente diffusione dei sistemi di pagamento wireless evidenziata da Visa.

Secondo il capo del mobile business di Visa Sandra Alzetta, infatti, “Entro il 2020 metà del nostro volume d’affari in Europa sarà generato dai cellulari”: è proprio per questo che Visa si sta adoperando a stringere accordi di partnership con i più importanti protagonisti dell’industria Mobile.

Il fenomeno nasce anche questa volta dalla crescente diffusione degli smartphone: potrebbe trattarsi di un’interessante prospettiva di mercato per aziende e startup che lavorano con la tecnologia NFC (Near-field communication), che sarà indispensabile per rendere compatibili gli smartphone con i nuovi sistemi di pagamento in mobilità.

Fonte: ITespresso.it

Napoli, 05 luglio 2013

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