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Tag: clientela

The Startup Canvas, giovedì 8 novembre a Napoli l’evento di Startup Grind

“The Startup Canvas. Strumenti operativi per trasformare la tua idea in un business” arriva a Napoli con Startup Grind e l’Università Federico II

Giovedì 8 novembre 2018 alle ore 16:00, presso il Complesso Universitario Federico II di San Giovanni (Aula SG-II- 3), nasce Startup Grind University Federico II, il primo evento/incontro universitario italiano di Startup Grind Napoli.

In questo primo evento sarà presente Massimo Ciaglia, autore del volume “The Startup Canvas: il metodo per trasformare una idea in un successo sicuro“, con il quale i partecipanti avranno modo di discutere sulle tematiche inerenti lo sviluppo e lo scale-up di idee innovative.

Come in tutte le attività rischiose, la certezza del successo non esiste. Ma la consapevolezza nell’utilizzo di metodi e strumenti può supportare la mitigazione della probabilità di insuccesso.

Massimo Ciaglia introdurrà i presenti alla scoperta di un modello, lo Startup Canvas, basato su una serie di tematiche centrali per lo sviluppo di una startup di successo: dalla definizione del problema alla qualificazione del target della clientela, dal valore del prodotto fino all’identificazione delle ipotesi fiduciarie.

In particolare, nell’incontro di giovedì saranno analizzati i primi 4 blocchi del modello di Startup Canvas, secondo il seguente Programma del giorno:

16:00 Welcome to StartupGrind University
16:30 Community time: chi siamo, chi siete
17:00 Intervista con Massimo Ciaglia.  Conduce Pierluigi Rippa
18:00 Q&A con l’autore
18:30 Aperitivo.

L’evento è gratuito ed aperto a tutti gli interessati, per registrarsi è possibile compilare il form al seguente link https://www.startupgrind.com/events/details/startup-grind-university-of-naples-federico-ii-presents-the-startup-canvas-strumenti-operativi-per-trasformare-la-tua-idea-in-un-business?fbclid=IwAR2HjW0JQD1A400l1BVKikUfDqk4EeBrvqlfgpOoVNKXlBQxznNaV1Wpf1c#/

Startup e Branding: le regole per costruire e far crescere un marchio di successo

Martin Zwilling (CEO e founder di Startup Professionals) ha raccolto le otto regole fondamentali per una startup che vuole costruire un brand di successo duraturo nel tempo: l’elenco è stato recentemente pubblicato da Forbes, in un articolo intitolato “8 New Rules For Growing An Enduring Startup Brand”.

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Tutte le startup, al momento di lanciare un nuovo business, sperano di poter diventare il brand di riferimento nel proprio settore: come Starbucks per il caffè, o Apple per l’elettronica di consumo. Ma riuscire a costruire e a far crescere un brand di successo è un’impresa tutt’altro che semplice, nella quale è fondamentale una strategia ben precisa, sorretta da un lavoro costante ed impegnativo.

Tra i motivi per cui risulta così difficile per una startup costruire un brand di successo duraturo, Zwilling nomina il fatto che il mercato ed i gusti/bisogni del consumatore sono in continua evoluzione. A ciò si aggiunge la spinta dei concorrenti, che alzano continuamente il tiro riguardo ai prodotti e ai servizi, rendendo l’arena competitiva sempre più difficile da gestire e fronteggiare.

Zwilling prova a venire incontro agli startupper alle prese con il brand, fornendo un elenco di otto regole utili che nascono dalle sue riflessioni ed intuizioni dopo la lettura del libro “Rocket: Eight Lessons to Secure Infinite Growth” a cura di The Boston Consulting Group.

Alla base del suo ragionamento, c’è la convinzione secondo la quale eventuali passi falsi in materia di branding sono più semplici da recuperare, se capitano nel corso delle prime fasi di vita di una startup. Vediamo quindi, più nel dettaglio, le otto regole di Zwilling per la strategia di branding di una startup:

1) Non chiedere ai clienti cosa vogliono nel prossimo futuro

La realtà di ogni startup è quella in cui ci si sforza di riuscire a trovare il giusto equilibrio tra la necessità di trovare immediatamente una soluzione al problema del cliente, e l’offrire a quest’ultimo una vera e propria sfida, quella di “fare un salto avanti” utilizzando un prodotto/servizio del tutto innovativo. I clienti non possono immaginare un concetto o dei comportamenti del tutto nuovi: bisogna incuriosirli, portarli a lavorare di immaginazione, per poi proporgli una nuova realtà.

2) Trasforma i tuoi più grandi fan nei tuoi clienti “evangelizzatori”

I primi clienti soddisfatti rappresentano il veicolo attraverso il quale la reputazione di una startup arriva sul mercato: sono questi ultimi a conoscere per primi i punti di forza, le debolezze e le opportunità del nuovo prodotto/servizio. Occorre ascoltarli, rispondergli, instaurare un dialogo con loro per riuscire ad innescare il passaparola. Secondo l’autore, il valore di un cliente “evangelizzatore” può essere fino ad otto volte superiore a quello di un nuovo cliente: il passaparola riesce ad innescare una vera e propria traiettoria di crescita del valore del brand.

3) Accogli sempre il disprezzo di un cliente come se fosse un dono

In una startup è facile convincersi che una certa percentuale di clienti insoddisfatti è fisiologica: ma anche le recensioni negative vanno accolte, fornendogli una risposta esauriente. Questo atteggiamento è la chiave per la crescita del business: senza le valutazioni dei clienti, buone o cattive che siano, non ci sarà nessun miglioramento.

4) Le persone giudicano sempre un libro dalla copertina

Un cliente acquista soprattutto in base a ciò che vede: gli aspetti estetici, strettamente visivi di un prodotto/servizio sono quindi fondamentali. Come ha sempre fatto Steve Jobs, occorre creare un prodotto/servizio attraente per gli occhi, qualcosa che renda fieri, al contempo, il team che l’ha creato ed il cliente che lo ha acquistato.

5) Trasforma dipendenti e collaboratori in appassionati “evangelizzatori”

Un team motivato ed entusiasta del proprio lavoro riesce a raccontare la storia della startup e del prodotto in maniera appassionata e coinvolgente per il cliente: si tratta di una fonte importantissima di vantaggio competitivo per una startup che sta lavorando alla brand strategy. La fedeltà del team è strettamente connessa al processo di fidelizzazione della clientela.

6) Cura le relazioni reali e virtuali

Nell’era digitale, le relazioni virtuali con il cliente sono sempre più intrecciate e indivisibili dalle relazioni ed i contatti reali. Far crescere le relazioni virtuali è un processo più semplice e veloce, per cui è fondamentale per una startup utilizzare blog e social media come strumenti per costruire relazioni interattive con la clientela.

7) Fai passi da gigante piuttosto che piccoli passi

Può essere davvero difficile cambiare il mondo con piccoli progressi incrementali e di consolidamento: una startup dovrebbe essere sempre chiara, efficace, decisa nelle proprie richieste ed azioni di branding. In caso contrario, diventa veramente difficile riuscire a farsi notare nell’enorme mole di messaggi cui il cliente è sottoposto ogni giorno. Una startup può contare, da questo punto di vista, su un grande vantaggio: parte da un sogno e non ha alcun legame che la ancori al passato.

8) Non dare mai per scontato che il brand abbia raggiunto la stabilità

Tutti i rapporti sono costantemente sottoposti a cambiamenti e fluttuazioni: ciò accade anche nella relazione con il cliente. In qualsiasi momento, cambiamenti culturali ed eventi esterni possono minare la stabilità del brand: per affrontare questo tipo di problematica, una startup deve impegnarsi in un’attività costante di raccolta e monitoraggio dei dati. Sulla base dei dati, infatti, sarà possibile riconoscere repentinamente un cambiamento e reagire in maniera proattiva.

In conclusione, Zwilling fa notare come il filo rosso che lega tutte le otto regole elencate sia la necessità di costruire prima possibile uno stretto legame emotivo con il cliente: una relazione solida e basata sulla fiducia tra clientela e brand rappresenta infatti la base per una crescita esponenziale della startup.

Il post originale su Forbes è disponibile qui: http://www.forbes.com/sites/martinzwilling/2015/10/15/8-new-rules-for-growing-an-enduring-startup-brand/?linkId=18062925

Napoli, 25/11/2015

Startup e Approccio Lean: come assicurarsi di ascoltare davvero i feedback della clientela

Il feedback di un cliente è probabilmente il più importante aspetto da tenere in considerazione quando si applica l’Approccio Lean alla propria startup: tuttavia, spesso le startup non tengono nella dovuta considerazione i feedback dei propri clienti, a volte addirittura li ignorano, troppo impegnate nelle attività di Execution.

Ignorare i feedback dei clienti è un grave errore, che nessuna startup dovrebbe commettere: come afferma Baptiste Le Sueur nel blog Innoweo.com (qui, il link di riferimento) ascoltare i clienti è il modo più efficace che il team ha a disposizione per capire se il MVP funziona o meno, se è necessario apportare modifiche e aggiustamenti, se è il caso di implementare un pivot.

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Per assicurarsi di ascoltare in maniera efficace tutti i feedback della clientela, una startup deve assicurarsi l’Engagement dell’intero team: occorre coinvolgere tutte le risorse nella raccolta ed analisi dei feedback, per affrontare al meglio la fase di ideazione, progettazione e realizzazione del prodotto. Ciascuno dei componenti del team dovrebbe essere focalizzato sulle attività di raccolta ed analisi.

Una buona attività di ascolto dei feedback consente ad una startup di ottenere i seguenti risultati:

tutti i membri del team sono consapevoli del livello di maturità raggiunto dal MVP,
ognuno è consapevole dello status quo del progetto e sa perfettamente quali sono i prossimi passi da compiere,
tutti sono consci del fatto che c’è ancora del lavoro da fare.

Ma come è possibile coinvolgere tutto il team del processo di raccolta, ascolto ed analisi dei feedback? Secondo Innoweo, il modus operandi si concentra su due concetti: Design Thinking e Lean Startup.

Le attività essenziali di cui bisogna tener conto sono quelle di Sviluppo e di Test: il team di sviluppo deve entrare in contatto con i clienti, con l’obiettivo di osservarli mentre utilizzano il MVP, per raccogliere i loro feedback (positivi e negativi). Lo scopo finale deve essere quello di affrontare assieme a tutto il team la verità che si riscontra soltanto dal contatto con il mercato.

Un suggerimento pratico ed utile può essere quello di organizzare delle vere e proprie sessioni di raccolta dei feedback dei clienti, dei veri e propri eventi di prova, al termine dei quali il team dovrà effettuare delle interviste. Un’attività del genere porta a buoni risultati, sia in termini di empowerment del team che di risoluzione dei problemi. Le sessioni di feedback devono essere organizzate regolarmente, ad esempio ogni 3 o 6 settimane.

In conclusione, la soluzione proposta al problema dell’ascolto dei feedback della clientela è riassumibile in un’unica frase, semplice e diretta: “Send your team to face the truth of the field”, ossia “Manda il team ad affrontare la verità sul campo”.

Napoli, 29/10/2015

Consigli per startup e imprese: come affrontare un nuovo mercato e acquisire nuovi clienti

Scott Gerber è il presidente dello Young Entrepreneur Council. Qualche settimana fa il portale ReadWrite ha pubblicato un suo articolo intitolato “11 Things To Remember When Tackles A New Market”, rivolto agli startupper che si trovano a dover affrontare la sfida di un nuovo mercato.

Secondo Gerber, infatti, l’acquisizione di nuovi clienti è una sfida che tutti gli imprenditori devono affrontare: ma le cose si complicano ancora di più quando ci si trova a dover effettuare il targeting di una nuova customer base, ad esempio in caso di espansione su un mercato differente o, ancora, quando ci si ritrova nelle fasi iniziali di vita di una startup.

Nel suo articolo, quindi, Gerber raccoglie gli spunti e i consigli offerti da alcuni imprenditori di successo, che si sono ritrovati a dover affrontare nuovi segmenti di clientela per il proprio business.

1) Customer Feedback

Nelle primissime fasi, è essenziale che la startup si adoperi in tutti i modi e con tutti gli strumenti possibili per raccogliere i feedback dei potenziali clienti. L’analisi di questi feedback è infatti fondamentale per impostare le future attività dell’impresa, aiutando a minimizzare eventuali problemi ed errori in cui è possibile cadere quando non si ascolta in maniera attenta la clientela.

Ascoltare attentamente l’utente finale, che si tratti di una startup B2B o B2C, rappresenta un investimento utile e redditizio in termini di tempo, risorse e denaro utilizzati.

2) Potential Partnerships

Prima di entrare in un nuovo mercato è fondamentale impostare una ricerca approfondita per individuare le migliori partnership e affiliazioni per il business. Utilissimo in questo senso il contatto diretto con chi ha già esperienza, che sia un contatto telefonico, via e-mail o meglio ancora face-to-face.

L’esperienza di chi ha già lavorato a contatto con i nostri potenziali clienti diventa lo strumento più importante per pianificare la strategia: implementare le giuste partnership consente infatti alla startup di colmare il divario tra la customer base già esistente e quella potenziale.

Non bisogna trascurare infatti che per i clienti un marchio conosciuto è una sorta di garanzia: se già conoscono il partner e il suo prodotto avranno maggiore fiducia nella startup e saranno ben disposti verso il prodotto offerto da quest’ultima.

3) Review Site Research

Altro aspetto fondamentale analizzato da Gerber è quello delle ricerche di mercato: a suo parere, uno startupper dovrebbe innanzitutto capire cosa pensano le persone dei prodotti simili già esistenti sul mercato, quali sono i problemi che incontrano, cosa desiderano e di cosa hanno bisogno.

Questa attività di ricerca può essere effettuata su grandi siti web come Amazon e simili, in particolare attraverso lo studio delle recensioni e cercando di capire se le persone arrivano o meno all’acquisto effettivo del prodotto.

4) The Competition

Non bisogna mai trascurare la concorrenza e la dimensione potenziale di mercato su cui la startup può indirizzarsi. E’ importante capire quanto siano forti i concorrenti, cosa stanno facendo bene e cosa non stanno facendo bene, come ci si può differenziare da loro e quanto è grande il mercato.

5) Your Current Clients

I primi utenti/clienti di una startup rappresentano coloro che hanno già accordato fiducia al brand. Per questo motivo, la startup non deve mai trascurarli quando cerca di espandere la propria customer base: per farlo, è fondamentale non perdere mai di vista del tutto il Business Model originale che ha permesso la costruzione della prima customer base.

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6) Potential Rebranding

Quando si cerca di espandere il Business Model ad una nuova clientela, occorre essere aperti di fronte alla possibilità di lavorare nuovamente al brand per incanalare al meglio il proprio messaggio sul nuovo mercato.

L’attività di rebranding rappresenta una sfida per la startup, che si ritrova a dover modificare la propria brand identity o semplicemente l’estetica del brand. A volte, però, un cambiamento importante rappresenta la strada migliore per aprire le porte di un nuovo mercato.

Per capire se è necessaria un’attività di rebranding, la startup dovrebbe relazionarsi con i nuovi potenziali clienti e capire quali sono le loro esigenze e preferenze: in questo modo sarà più semplice effettuare dei cambiamenti utili ed efficaci.

7) Redefining The Need

Nella maggior parte dei casi, espandere la clientela o raggiungere nuovi segmenti comporta più tempo e risorse di quanto ne occorranno per raggiungere l’attuale customer base.
Non basta semplicemente apportare delle modifiche alla propria strategia di marketing: spesso le startup dimenticano quanto sia stato difficile raggiungere i primi clienti sul mercato iniziale.

Sicuramente non sarà necessario ricorrere agli stessi sforzi dei primissimi tempi della startup, ma occorre tenere ben presente che l’acquisizione di nuovi clienti è un’attività che necessita di tempo e risorse, per ridefinire le necessità e i bisogni alla base del business.

8) Perspective From Other Fields

Occorre affrontare le ricerche di mercato tenendo conto di prospettive differenti: non basta semplicemente analizzare i customer trends del settore, chiedendo ai clienti cosa vorrebbero in futuro.

Anzichè incasellare la propria startup, il proprio brand e il proprio business, il team dovrebbe provare ad espandere la prospettiva e l’orizzionte di ricerca al di là del settore di riferimento: c’è molto da imparare da chi lavora in settori differenti, soprattutto quando si tratta di trovare nuove soluzioni.

9) Thorough Market Analysis

L’analisi di mercato è un aspetto di fondamentale importanza, che va effettuata attraverso uno studio di mercato approfondito, con un’attenta raccolta di dati. In questo campo non è mai consigliabile affidarsi all’istinto.

Attraverso un’analisi di mercato è possibile scoprire se ci sono problemi specifici da affrontare, in modo tale da anticiparsi e costruire il proprio prodotto e le strategie di marketing tenendo conto di queste informazioni. L’analisi di mercato, inoltre, deve identificare i concorrenti e capire per quali motivi questi ultimi non vengono pienamente incontro alle esigenze dei clienti.

Grazie alle informazioni ottenute da una buona analisi di mercato, la startup può elaborare le strategie necessarie per distinguere il proprio business da quello dei concorrenti.

10) Strategic Messaging

Una startup deve assicurarsi di essere sempre propositiva rispetto alle attività di comunicazione di un nuovo prodotto. Inoltre, occorre impostare la comunicazione in maniera tale da accordarla con quella dei prodotti già esistenti: bisogna quindi capire se si vuole impostare una comunicazione totalmente indipendente o integrata con quella degli altri prodotti/servizi dell’azienda.

Quando una startup decide di espandersi lanciando un nuovo prodotto ha la possibilità di far conoscere ai clienti la propria traiettoria in termini di crescita e le proprie capacità in termini di innovazione. Tuttavia, occorre fare attenzione ad impostare la comunicazione in maniera strategica ed efficace, per non disperdere i contenuti del proprio messaggio.

11) Changes In Sales And Service

Non bisogna trascurare, infine, la necessità di apportare cambiamenti a livello di vendite e servizio clienti. Le persone che lavorano in queste aree sono infatti in possesso di caratteristiche e competenze specifiche per lavorare su una certa customer base.

Se si modifica o si espande la clientela di riferimento, occorre considerare la possibilità di apportare modifiche e aggiornamenti a livello di vendite, differenziazione di prodotto e di prezzo, processi formativi interni, etc.

Per leggere il post originale: http://readwrite.com/2015/05/11/startup-new-market-11-things-to-remember

Napoli, 25/06/2015

Consigli alle startup in tema di vendite: come aumentarle, come acquisire clienti, come presentarsi a un VC

Mark Suster è un imprenditore seriale di successo (Salesforce.com), angel investor, mentor per Techstars e attualmente impegnato nel Venture Capital come investment partner per Upfront Ventures. Il suo blog è fonte di preziosi consigli per startupper e aspiranti tali, e in particolare vediamo oggi il suo punto di vista sul tema delle vendite.

Le vendite sono decisamente linfa vitale per qualsiasi impresa, e in particolare gli imprenditori in fase di startup possono avere scarsa esperienza o inclinazione per questo argomento: inoltre, spiega Suster, le vendite rappresentano uno dei focus principali su cui si sofferma un investitore quando si avvicina ad una startup, per cui è fondamentale cercare di massimizzarle anche in fase di fund raising.

Secondo Mark Suster, per migliorare le vendite una startup deve tenere presenti tre aspetti di base:

1) Perché comprare un prodotto/servizio?
2) Perché comprare un prodotto/servizio proprio dalla mia azienda?
3) Perché comprare un prodotto/servizio proprio in questo momento?

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Il post di cui parliamo oggi si sofferma particolarmente sul primo aspetto, partendo da un punto fondamentale: quando si tratta di vendite, la cosa più importante è “qualify”, ossia essere preparati, qualificati, idonei.
Il motivo è molto semplice: coloro che si occupano delle vendite hanno un tempo limitato a propria disposizione, e non possono permettersi di sprecarlo con qualcuno che non acquisterà il loro prodotto/servizio nel breve termine.

La prima cosa da fare è chiedersi se la persona che si ha di fronte può essere un potenziale cliente, e quindi se ha un problema per cui il nostro prodotto/servizio possa rappresentare la soluzione. Ecco perché nella maggior parte dei casi, il successo nelle vendite nasce da una buona attività di inbound marketing: lo scopo è quello di attrarre potenziali clienti attraverso programmi di marketing basati sui contenuti offerti, attirando traffico sul proprio sito web.
In questo modo, infatti, sarà possibile quantificare il tempo che i visitatori trascorrono sul sito a leggere i contenuti, facendosi una prima ideaa del livello di interesse.

Quando si dispone già di un prodotto/servizio, sapere chi è il proprio “cliente tipico” aiuta molto, perché permette di arrivare direttamente ed in maniera rapida al proprio target di potenziali clienti: inoltre, è possibile stabilire una strategia con gli strumenti più adatti.
Un consiglio che l’autore offre a riguardo è quello di servirsi di appositi tools per costruire mailing list di potenziali clienti, cui indirizzare una campagna e-mail ad hoc.

Il più grande errore che startupper poco esperti fanno in tema di vendite è, secondo Suster, perdere tempo con chi si dimostra per nulla propenso all’acquisto, ma si comporta in maniera gentile, mostrandosi interessati a ciò che gli si sta dicendo. Purtroppo i founder di una startup hanno spesso paura di sentirsi dire semplicemente “no”, mentre a volte questa può essere la risposta più utile per le vendite. E’ molto meglio un no secco, infatti, piuttosto che restare in forse o non sapere.

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Un altro errore che spesso le startup commettono riguardo alle vendite è quello di non chiedere se l’acquirente ha un budget a disposizione per l’acquisto. Suster sostiene che ci sono due tipologie di persone che non hanno un budget prestabilito:

Coloro che sono effettivamente interessati all’acquisto, ma non hanno disponibilità economica per effettuarlo nel breve termine. In questo caso la persona viene lasciata cadere nel così detto “imbuto del marketing”: la persona viene considerata come potenziale cliente e rimane oggetto, in quanto tale, delle campagne di marketing dell’azienda. La startup deve, in questo caso, concentrarsi su coloro che potranno realmente effettuare l’acquisto in tempi brevi.

Tra coloro che non hanno un budget a disposizione vanno incluse anche le persone che non sono interessate all’acquisto, ma vogliono comunque relazionarsi con voi: queste persone rappresentano una perdita di tempo per la startup. A volte, alle persone piace sentirsi oggetto delle attenzioni che un’azienda alla ricerca di potenziali clienti può offrire: per questo motivo, mantengono comunque i contatti pur senza avere alcuna intenzione di acquistare il prodotto/servizio offerto. Queste persone, secondo Suster, vanno categoricamente evitate in quanto rappresentano una perdita di tempo e risorse che andrebbero impiegate su potenziali clienti che vorrebbero davvero effettuare un acquisto.

L’ultima parte si concentra invece sulla tematica delle vendite nel fund raising: secondo Suster, molto semplicemente, “Raising money is selling”.
Le vendite sono una metrica imprescindibile quando si effettua la raccolta di capitali, perché rappresentano tutto il potenziale di una startup. Se si dispone di un prodotto che rappresenta una valida soluzione ad un problema, se si hanno le competenze necessarie per produrlo, se esiste una base di potenziali clienti abbastanza ampia che vuole acquistarlo, vuol dire che la startup ha ottime possibilità di successo e che può meritare la fiducia dell’investitore.

Per leggere il post originale dal blog di Marc Suster: http://www.bothsidesofthetable.com/2015/03/10/sales-101-why-buy-anything/

Napoli, 24/04/2015

Branding Strategy: i consigli alle startup per costruire un brand di successo

Fabian Geyrhalter è founder della branding agency FINIEN e co-autore del libro “How to Launch a Brand”. Proprio sul tema della creazione di un Timeless Brand, un brand “senza tempo”, ha di recente pubblicato su WeWork un post molto interessante dedicato ad una serie di consigli utili in tema di Branding Strategy per startup alle prese con le prime fasi del business.

L’autore parte con un esempio decisamente noto: il brand Coca-Cola. Coca-Cola ha decisamente uno dei brand più famosi ed evocativi al mondo: basta nominarla per immaginare il carattere corsivo, i colori rosso e bianco, le bottiglie curve, gli orsi polari protagonisti dei suoi spot più famosi. Questo risultato è stato possibile solamente grazie a decenni di attività di brand building, con lavoro assiduo e costante sul logo, le immagini, i messaggi inviati al mercato.

Per la maggioranza delle aziende non è facile costruire un brand così forte. Questo accade, secondo Geyrhalter, a causa di un errore parecchio diffuso: gli imprenditori si lasciano troppo spesso trasportare dalle mode del momento.
Ma, anche se cambiano le mode e gli stili, l’azienda deve tenere sempre ben presente che il nome ed il logo non dovrebbero cambiare mai. Bisogna mantenerli fin dall’inizio, dalle fasi di startup, in modo da non confondere il target di riferimento. Creare un marchio, infatti, significa riflettere i valori dell’azienda e la passione condivisa per essi con i clienti: questi dovrebbero essere, per definizione, dei punti fermi.

Il brand che resta più a lungo e fermamente impresso nella mente dei consumatori è quello che è stato costruito con passione, impegno, “anima” e che viene proposto sul mercato in maniera sincera e coerente. Solo in questo modo è possibile ottenere quello che Geyrhalter definisce un “Timeless Brand” come quello di Coca-Cola.

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Vediamo quindi i cinque suggerimenti utili che l’autore fornisce alle startup per costruire fin da subito un Timeless Brand:

1) Lascia perdere le tendenze

Le tendenze (o trend) del momento sono passeggere, è improbabile che resistano nel tempo: le persone, invece, sono alla ricerca di qualcosa di duraturo e distinguibile. Nella creazione del brand bisogna evitare di considerare le mode del momento, e costruire l’identità di marca in maniera creativa e onesta: in questo modo sarà più probabile avere un brand forte e duraturo.

2) Trova un angolatura unica

Non bisogna mai uniformarsi troppo ai concorrenti, anzi: l’obiettivo deve essere quello di definire una propria brand identity unica e distinguibile. Nella costruzione del brand bisogna guardare oltre i competitors e fidarsi ed affidarsi alla proprie convinzioni.
Il marchio va costruito sulla base dei valori più profondi che identificano l’azienda: solo in seguito si potranno scegliere le strategie e gli strumenti migliori per comunicarlo al pubblico.
Una volta che si decide esattamente quale messaggio si vuole comunicare alla clientela, è possibile creare un brand (dal punto di vista visivo e verbale) davvero unico e duraturo.

3) Definisci il tuo brand

Un brand “senza tempo” condivide una passione ben precisa con il suo target di riferimento. Ad esempio, Patagonia produce abbigliamento per chi fa climbing, sci ed altri sport all’aria aperta: il brand si rivolge quindi a tutti coloro che amano il contatto con la natura, ed è stato possibile per l’azienda espandersi con prodotti relativi a vari sport senza perdere l’attenzione dei clienti.

4) Sii coerente

Il nome ed il logo dell’azienda sono le prime due cose a cui la gente pensa quando pensa al brand: è quindi indispensabile fare in modo che questi tre aspetti siano assolutamente coerenti tra loro. Bisogna inoltre assicurarsi che il logo sia distinguibile, facilmente adattabile a diverse tipologie di supporto, che rifletta nel modo migliore il prodotto/servizio dell’azienda.

5) Evita di essere troppo descrittivi

Quando si lancia un brand, è utile non essere troppo descrittivi per evitare costose operazioni di rebranding in futuro. L’incertezza di un’attività di rebranding potrebbe infatti costare molto in termini di tempo, denaro, clienti perduti.

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Per consolidare il brand fin dalle fasi di startup, infine, è possibile concentrare risorse ed investimenti sulla sua stabilizzazione e focalizzazione. Un marchio in sintonia con la sua identità rimane rilevante nel corso del tempo, e le persone sanno quel marchio cosa rappresenta. Basare il proprio brand su un’offerta unica e connettersi attentamente con l’audience di riferimento significa essere sulla buona strada per la creazione di un Timeless Brand.

Per leggere l’articolo originale: https://creator.wework.com/work/5-ways-to-create-a-timeless-brand/

Napoli, 16/04/2015

Da ingegnere a startupper: i consigli utili per gestire al meglio un business di successo

Chris Thornham è co-founder di FLO Cycling, azienda specializzata nella produzione di ruote per bicicletta aerodinamiche che, nel giro di tre anni, ha venduto oltre 10.000 prodotti in 51 Paesi in tutto il mondo: di recente, il portale WeWork ha pubblicato un suo articolo con alcuni interessanti consigli appresi durante la sua esperienza di startup, e in particolare dal suo “passaggio” da ingegnere ad imprenditore.

Secondo Thornham, infatti, l’attitudine al pensiero logico-razionale e all’execution veloce dei piani sono due aspetti tipici degli ingegneri che lo hanno aiutato molto nell’attività imprenditoriale: la pianificazione è infatti di fondamentale importanza, soprattutto in un mondo come quello delle startup in cui i problemi e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo.

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Consigli di business per startup: da ingegnere a imprenditore

 

La capacità di problem solving di matrice ingegneristica e tecnica rappresenta una skill di vitale importanza quando si tratta di dover affrontare alcuni imprevisti della vita da startupper: nel primo anno di attività di FLO Cycling, ad esempio, i founder hanno dovuto far fronte a piccole e grandi emergenze, dalle continue cadute del server all’incidente di una nave container che trasportava i prodotti dell’azienda.

Dalle sfide affrontate nei primi tempi della sua startup, Thornham ha tratto alcune importanti lezioni che condivide con i lettori del suo post: vediamo quali sono i suoi consigli.

1) Seguire sempre la tua passione

Un imprenditore di successo non si concentra soltanto sui soldi: è necessario avere passione per il proprio prodotto o servizio. Quando si riesce a fare della propria passione il proprio lavoro, tutto diventa più facile e si riescono ad affrontare meglio anche le difficoltà.

2) Elaborare un piano B

Nel tentativo di seguire la propria passione e i propri sogni occorre sempre essere intelligenti: una startup può incorrere in una serie di imprevisti e difficoltà, per cui è necessario predisporre una strategia alternativa che possa funzionare da piano B.

Dover cambiare programma e dedicarsi ad altro non significa aver fallito: significa semplicemente imparare le lezioni dal fallimento e applicare gli insegnamenti alla prossima occasione. Lo stesso Thornham racconta che il suo primo business è stato un flop totale: il team era particolarmente bravo negli aspetti tecnici, di design e di pianificazione, ma aveva scarso senso degli affari. Riconoscere le proprie mancanze è servito a capire dove bisognava lavorare e migliorare, per poi affrontare con nuove competenze l’impresa successiva.

3) Non avere fretta

Per costruire e coltivare un business di successo ci vuole il tempo giusto: essere impazienti non paga, quando si tratta di startup. Per far funzionare al meglio FLO Cycling sono serviti 5 anni di lavoro: il successo arriva lavorando sodo, e tenendo duro anche quando sembra non ci siano progressi.

Un suggerimento pratico dell’autore è quello di fare sempre attenzione agli aspetti finanziari: per far fronte ad eventuali spese impreviste è importante poter contare su un sostegno economico di base.

4) Collaborare con i clienti

A volte gli startupper pensano che la strada migliore sia quella di mantenere il segreto sul proprio business: questo atteggiamento, invece, è controproducente per raggiungere l’obiettivo finale di diffondere il brand e ampliare la base di potenziali clienti.

Quando si ha una buona idea per una startup, è importante invece chiedere alle persone cosa ne pensano e capire se sarebbero disposti ad acquistare il prodotto. I founder di una startup devono impegnarsi molto nella collaborazione e nel confronto con la potenziale clientela, cercando di capire quali siano le caratteristiche e i benefici che cercano in un prodotto o servizio.

A volte, le grandi aziende spendono molte risorse per costose ricerche di mercato tralasciando l’aspetto fondamentale: parlare direttamente con i clienti. Valutare l’interesse del pubblico è, invece, il modo migliore per sapere se impegnarsi nella costruzione di un prototipo per proseguire con l’attività di impresa.

In conclusione, gli aspetti fondamentali da tenere in considerazione secondo Thornham quando si crea una startup risultano essere:

  • cercare sempre il feedback dei clienti, lasciandogli un ruolo attivo nel processo di Product Development;

  • svolgere una corretta ed efficace attività di pianificazione, che contempli anche un piano B (elasticità e flessibilità);

  • farsi guidare dalla propria passione nella gestione del business, cercando di imparare tutto il necessario per portare al successo la propria startup.

Il post originale è disponibile qui: https://magazine.wework.com/inspiration/engineer-entrepreneur-discovered-start-business/

Napoli, 24/02/2015

Da Wall Street alle aziende: come la diversificazione aiuta startup e imprese a crescere

Jenny Q. Ta è founder e CEO di Sqeeqee, primo portale social dedicato al networking ed è autrice del libro “Wall Street Cinderella“, in cui racconta la sua esperienza di fuga dal Vietnam durante la guerra e il suo cammino verso il successo a Wall Street. Di recente, WeWork ha pubblicato un suo articolo dedicato ad alcuni mantra tipici di Wall Street che possono essere presi ad esempio da startup e imprese impegnate nel percorso di sviluppo del proprio progetto imprenditoriale.

Durante i suoi 18 anni di esperienza a Wall Street, infatti, Jenny Q. Ta ha imparato alcuni principi fondamentali che l’hanno guidata nella sua carriera di imprenditrice. Primo tra tutti, quello che risulta essere un vero e proprio mantra nel mondo degli investimenti: la parola d’ordine è “diversificazione”.

Diversificare significa semplicemente “non mettere tutte le uova in un solo paniere“, che nel business può tradursi nel non incanalare tutte le energie, gli sforzi e le risorse in un unico venture. Un imprenditore, infatti, deve sempre cercare di ridurre al minimo il rischio e la diversificazione è un ottimo metodo per farlo. Naturalmente, diversificare non significa eliminare il rischio di perdite: si tratta però di una strategia che può essere molto vantaggiosa per un’azienda, che sia in fase di startup o che sia un’impresa già consolidata.

Gli obiettivi raggiungibili attraverso una strategia di diversificazione sono elencati da Jenny Q. Ta nella seconda parte dell’articolo.

1) Incrementare la competitività

Innanzitutto, la diversificazione aiuta ad incrementare la competitività di un’azienda andando a diminuire il potere dei concorrenti. Questo perché un’offerta caratterizzata da più prodotti, linee di prodotto o servizi riesce a battere più facilmente la concorrenza che invece è focalizzata su un unico prodotto.
Inoltre, in prospettiva, la startup o l’impresa che differenzia la propria offerta riesce ad entrare in relazione con un maggior numero di stakeholders: si crea un network di clienti, venditori, fornitori e partner che accresce le risorse a disposizione rafforzando il business e consentendo di esercitare maggiore influenza sul mercato.

2) Creare valore

Se le strategie di diversificazione sono ben concepite ed implementate, uno degli impatti conseguenti sarà l’aumento del valore creato dall’impresa. L’aumento di valore può nascere dalla crescita dei ricavi, dovuta all’intercettazione di nuovi mercati o all’inserimento in nuovi settori. Inoltre, il valore creato può crescere grazie alla riduzione dei costi condividendo risorse come il personale, le attrezzature, le funzioni di core business.
Una startup, ad esempio, può scegliere di iniziare l’attività riducendo i costi e semplificando il business. Questa strategia può funzionare all’inizio, ma poi è utile adottare un piano di diversificazione aggiungendo nuovi prodotti, linee di prodotto e servizi e, di conseguenza, entrando in nuovi settori e mercati.
La diversificazione andrà ad ampliare la clientela e a creare opportunità di crescita potenziale dei profitti.

3) Guadagnare potere sul mercato

Operare in una più ampia varietà di mercati consente di aumentare quello che Jenny Q. Ta definisce “Market Power”: questo concetto è valido soprattutto se la strategia di diversificazione è implementata su mercati complementari o direttamente collegati l’uno all’altro.
Operare su mercati complementari e collegati è infatti una strategia che aiuta a creare e potenziare le sinergie, in modo che il successo totale del business sia maggiore della somma delle sue singole parti.

4) Ridurre il rischio

A parere dell’autrice, la possibilità di ridurre il rischio è probabilmente la più importante delle motivazioni per implementare una strategia di diversificazione.
Diversificare le attività consente alla startup o all’impresa di diffondere il rischio su più iniziative, riducendo la quantità di rischio che ogni singola attività si trova a dover sostenere. Ciò aiuta a gestire in maniera più efficace la volatilità e l’imprevedibilità di ciascuna attività.

5) Proteggere l’organizzazione

Infine, un altro importante vantaggio delle strategie di diversificazione è quello di poter proteggere meglio le singole attività dell’azienda: il business può sopravvivere e crescere meglio perchè non è dipendente da una singola fonte di entrate. La diversificazione, quindi, riesce a proteggere l’azienda dalle inevitabili fluttuazioni che si verificano sul mercato.

Per leggere il post originale: https://magazine.wework.com/inspiration/entrepreneurs-adopt-mantra-wall-street/

Napoli, 06/02/2015

Passione, innovazione e lavoro di squadra: perché pensare come una startup è utile anche alle grandi aziende

Philip Brittan è CTO e Global Head of Platform alla Thomson Reuters, società statunitense nel settore dell’informazione nata nel 2008 dalla fusione tra il colosso dell’informazione finanziaria canadese Thompson e la Reuters, agenzia di stampa britannica con sede a Londra.

Nella fase iniziale della sua carriera ha partecipato alla fondazione e allo sviluppo di tre startup, per poi approdare a ruoli dirigenziali in grandi aziende: a prima vista, il suo percorso lavorativo potrebbe sembrare a ritroso, visto che nell’immaginario comune i giovani iniziano a fare esperienza come dipendenti in azienda per poi provare a dar vita al proprio progetto imprenditoriale come founder di startup. In realtà, come spiega Brittan in un interessante articolo dell’Huffington Post, il suo percorso è molto più lineare di quanto si possa immaginare: ciò che si impara in una startup è spesso un valore aggiunto inestimabile per lavorare in una grande azienda.

Secondo Brittan, infatti, alcuni aspetti tipici di una startup, come il senso di libertà e di accesso alle possibilità, l’attenzione all’innovazione, la passione per la mission e l’attaccamento ai valori della cultura aziendale possono essere fondamentali per una grande azienda.
Ma quali sono i fattori di base che una startup possiede e che gli permettono di avere accesso a queste caratteristiche? Secondo l’autore, sono essenzialmente due: la novità e le piccole dimensioni.

Una startup, per definizione, è un’azienda appena nata e per questo riesce a non avere aspettative: questo aspetto è fondamentale per quel senso di libertà e di “possibilità” tipico di una startup.
L’aspetto legato alle piccole dimensioni, invece, viene riassunto da Brittan in un’espressione metaforica: “you can easily see the edges“.

In inglese, “edge” significa “bordo, margine”: l’autore sostiene che un’azienda può essere immaginata come un gruppo di persone (il team) all’interno di un recinto: al di fuori del recinto c’è il resto del mondo, quindi i clienti, i concorrenti, i fornitori, etc. Una startup, grazie alle sue dimensioni ridotte, può vedere al di là del recinto molto più facilmente: questo significa avere sempre la possibilità di guardare con chiarezza il business e di focalizzare al meglio il mercato e le sue dinamiche.

Il primo aspetto tipico di una startup che anche le grandi aziende dovrebbero adottare è quindi la capacità di mantenere il focus sul mondo esterno: spesso, invece, sono talmente concentrate sul proprio business da perdere il punto di vista su ciò che accade fuori.

Inoltre, stare “vicino ai bordi” ha un impatto positivo sul team: tutti lavorano fianco a fianco, il senso di attaccamento e di cultura aziendale raggiunge livelli molto elevati e tutti sono istintivamente portati ad un senso di responsabilità condivisa. Il team di una startup è guidato da founder con senso di leadership efficace e animati da forte passione. Infine, spesso le risorse sono limitate e questo aspetto è il motore dell’innovazione: si cerca di far crescere l’azienda adottando nuovi sistemi con le risorse limitate a disposizione (approccio agile e flessibile).

In una grande azienda, invece, tutti questi aspetti si perdono di vista, assieme al contatto diretto con il cliente e con il mercato. Inoltre, l’organizzazione è spesso basata su processi e sistemi standardizzati che annullano il senso di responsabilità condivisa, facendo sentire le persone come se lavorassero in maniera meccanica, automatica.

In conclusione, tutte le aziende, a prescindere dalla dimensione e dal numero di anni di attività, possono beneficiare dall’adottare il modo di pensare di una startup. Brittan offre quindi alcuni spunti utili per le aziende che desiderano cogliere e mettere in pratica gli aspetti e le caratteristiche tipiche delle startup:

1) Concentrarsi attentamente sul cliente e sulla sua soddisfazione.

I clienti non vanno visti come un’entità astratta e lontana, ma come una realtà effettiva: l’ideale è costruire e mantenere delle relazioni con la clientela, trascorrere del tempo con i clienti, cercare di immergersi nella loro realtà per capire i loro bisogni. Per dirlo con le parole di Brittan: “I believe that the greatest source of truth you can have in business is sitting face to face with a customer“.

2) Creare un senso di responsabilità condivisa

L’autore ricorda con grande piacere i meeting ai quali partecipava assieme a tutti i membri del team quando lavorava in una startup. Lo scopo degli incontri era quello di capire cosa stava facendo la squadra: non c’era una suddivisione esasperata dei ruoli e delle attività, piuttosto la condivisione degli obiettivi e delle strategie da mettere in atto per raggiungerli. Il lavoro di squadra in una startup si basa sulla collaborazione, sapendo che si riesce o si fallisce tutti insieme.

3) Riconoscere che le risorse sono limitate e avere un approccio agile

Rendersi conto che qualsiasi azienda ha dei vincoli dovuti al fatto che le risorse sono limitate è il primo passo per capire come agire di conseguenza. I vincoli devono essere utilizzati come catalizzatori per l’innovazione, come molla che fa scattare l’inventiva: sono una risorsa indispensabile per attivare la creatività.
Una volta individuati i limiti, occorre poi darsi da fare per stabilire le priorità (non è possibile fare tutto!) e stabilire delle strategie agile e flessibili per raggiungere gli obiettivi.

Il post originale è disponibile qui: http://www.huffingtonpost.com/philip-brittan/how-every-business-can-be_b_6624070.html

Napoli, 06/02/2015

Consigli per startup e imprese: come migliorare il livello di Customer Satisfaction in sette step

Sujan Patel è vicepresidente del settore marketing per When I Work, società che offre strumenti e software per la gestione delle imprese aiutandole ad attrarre più clienti, aumentare i ricavi e far crescere il business. Di recente, il portale Inc.com ha pubblicato un suo articolo dedicato al tema della Customer Satisfaction e a come aumentare il livello di soddisfazione del cliente.

Per qualsiasi azienda, che sia in fase di startup o già consolidata, i clienti soddisfatti sono infatti una priorità fondamentale: per questo motivo, non si dovrebbe mai dare per scontata l’attività di Customer Satisfaction e si dovrebbero avere delle metriche ad hoc per monitorarla. In particolare, Patel elenca nel suo post sette azioni proattive che l’impresa può implementare per aumentare il livello di Customer Satisfaction.

1) Imparare a misurare la Customer Satisfaction

Non è possibile attivarsi per migliorare qualcosa se non si è in grado di misurarla: il primo passo, quindi, è imparare a misurare la Customer Satisfaction. Esistono diverse possibilità per effettuare questo tipo di misurazione: un sondaggio telefonico al termine di ogni chiamata al centralino, monitorare i feedback on-line, creare un sondaggio di Customer Satisfaction web-based da sottoporre a tutti i clienti. In ogni caso, bisogna tener presente che soltanto i clienti con un’opinione forte e ben definita si attiveranno per rispondere: è consigliabile, pertanto, tener conto di questo aspetto come causa di eventuali distorsioni nei risultati del sondaggio.

2) Diventare dei veri esperti nel proprio settore

I clienti hanno bisogno del vostro aiuto dopo aver acquistato il prodotto/servizio: è indispensabile, quindi, riuscire a posizionarsi come esperti nel settore di riferimento dell’azienda. Ciò non vuol dire impiegare il proprio tempo per raccontare ai clienti quanto si è bravi, ma significa responsabilizzarsi nell’attività di educazione della clientela, insegnando a capire il settore in modo nuovo. Se i clienti capiscono di avere di fronte un’azienda esperta nel settore, saranno entusiasti di relazionarsi con voi.

3) Utilizzare la live chat per offrire alla clientela un supporto eccellente

I clienti non sopportano i centralini e le lunghe attese al telefono. Il vostro business otterrà grossi benefici se sarà in grado di offrire un metodo alternativo di contatto alla clientela: la Customer Satisfaction crescerà quanto più le comunicazioni saranno in tempo reale, ad esempio inserendo una live chat nel sito web dell’azienda.
Il cliente potrà bypassare il centralino e, semplicemente con un click, entrare in contatto con chi può aiutarlo a risolvere il suo problema.

4) Assicurarsi che il team al completo sia impegnato nelle attività di Customer Satisfaction

Molte aziende pensano, erroneamente, che solo il servizio clienti abbia impatto sul livello di Customer Satisfaction. In realtà l’intero team (dalla contabilità al settore vendite) ha il proprio ruolo nel riuscire a fare in modo che la clientela sia soddisfatta: bisogna quindi ricordare spesso al team questo aspetto, assicurandosi che ognuno capisca il proprio ruolo nella promozione della Customer Satisfaction.

5) Mantenere l’engagement dei dipendenti

Tenere i dipendenti ispirati e legati al marchio e alla mission aziendale significa poter contare sul fatto che essi facciano la stessa cosa con i clienti. Un recente studio Gallup ha infatti dimostrato che nei team con più alti livelli di engagement si riscontra un livello di Customer Satisfaction maggiore: l’impatto positivo si ripercuote anche sulla fedeltà al marchio,
Il consiglio di Patel è “non dimenticare mai che il team è il cuore pulsante dell’azienda: se i membri della squadra sono felici, offriranno un ottimo servizio alla clientela“.

6) Costruire dei Key Performance Indicators (KPI) per la Customer Satisfaction

Una strategia utile per mantenere il team concentrato sulla mission di accrescere la Customer Satisfaction è quello di identificare gli obiettivi in modo tangibile. Il modo migliore è quello di prevedere un sistema di ricompense e gratifiche al raggiungimento dell’obiettivo prescelto, ad esempio con un bonus finanziario. Questo metodo incoraggia il team a lavorare con maggiore efficienza nelle attività di Customer Satisfaction.

7) Frequenti follow up sulla Customer Satisfaction

Una volta identificati i problemi più frequenti in tema di Customer Satisfaction, bisogna prendersi il tempo per un follow up che permetta di capire in che modo le eventuali modifiche apportate hanno migliorato la situazione. La misurazione delle metriche di Customer Satisfaction deve essere un processo continuo e in divenire, non un’attività singola e sporadica da effettuare una tantum.

In sintesi, Patel spiega che il livello di Customer Satisfaction può crescere soltanto se si implementano una serie di azioni proattive: il perseguimento di alti livelli di Customer Satisfaction deve essere visto in ottica di processo, per cui è necessario stabilire un piano ad hoc per ottenere dei miglioramenti tangibili nella reputazione del marchio.

Per leggere il post originale: http://www.inc.com/sujan-patel/7-proven-ways-to-boost-customer-happiness-in-2015.html

Napoli, 03/02/2015

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