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Startup Tips: 4 errori tipici da evitare quando si presenta il pitch a potenziali investitori

Heidi Allstop è founder di Spill, sito web dedicato ai giovani che desiderano condividere consigli e storie sulle problematiche tipiche della loro età: la startup è nata durante il periodo degli studi universitari di Heidi, ed è stata lanciata e diffusa in oltre 150 campus in 15 paesi.
Di recente, il portale AlleyWatch ha pubblicato un articolo firmato da Heidi Allstop dedicato ai 4 errori più diffusi (con i consigli per evitarli) quando i founder presentano il pitch della propria startup di fronte ai potenziali investitori.

L’autrice paragona il pitch agli investitori ad un primo appuntamento: bisogna che i founder siano sicuri di sé, senza tuttavia sembrare presuntuosi; disponibili, senza mostrarsi disperati; appassionati, senza sembrare troppo sopra le righe. Continuando in questa “metafora”, il pitch agli investitori deve essere un incontro che crea curiosità ed interesse senza forzare, lasciando all’interlocutore la voglia di scoprire di più sul prodotto/servizio offerto.

Partendo da questa visione, vediamo quindi quali sono i 4 errori più frequenti degli startupper alle prese con gli investitori e scopriamo alcuni interessanti consigli su come evitarli.

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1) PUSHING RATHER THAN PULLING (Spingere, anziché tirare)

Occorre trovare il giusto equilibrio nell’esporre il proprio progetto di startup, non commettendo l’errore di esporre troppe informazioni, ma raccontando abbastanza da creare la curiosità del potenziale investitore all’ascolto, senza tuttavia forzarne l’interesse.
Lo scopo del pitch deve essere quello di mostrare la propria value proposition facendo capire a chi ascolta che sono applicabili alla vita e alle esigenze quotidiane: in questo modo, il prodotto offerto dalla startup risulterà decisamente più appetibile.

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2) USING BUZZWORDS AND INDUSTRY JARGON (Utilizzare neologismi e gergo settoriale)

I neologismi, spesso molto di moda, possono rendere il discorso banale per chi ascolta, facendo perdere credibilità al progetto di fronte al potenziale investitore. Termini come “rock-star team”, “massively disruption”, “game-changing technology” suonano come ingenui clichè facendo perdere punti allo startupper che sta presentando la propria idea.
Il pitch deve invece trasmettere un’idea originale, e contenere informazioni, metriche, aneddoti utili e significativi per l’ascoltatore.
Allo stesso modo, non è consigliabile infarcire il pitch di termini troppo tecnici e legati al proprio settore di riferimento: per capire un pitch, l’investitore non deve aver bisogno di un dizionario o di una laurea ad hoc. Occorre quindi utilizzare una terminologia semplice e diretta, che chiunque possa comprendere a prescindere dal proprio settore di attività o dal background culturale.

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3) PITCHING AROUND A POWERPOINT (Basare la presentazione del pitch sulle slide del PowerPoint)

Basarsi troppo strettamente sulle slide del PowerPoint fa sembrare il pitch poco sincero e “personalizzato”: quando si presenta la startup ad un potenziale investitore, invece, occorre far capire all’interlocutore che quel pitch è unico. Si tratta infatti di un accorgimento importante per costruire fin dal primo incontro la fiducia necessaria in qualsiasi rapporto.
Il pitch, inoltre, dovrebbe essere costruito in maniera tale da garantire immediatamente un contatto “visuale” per l’interlocutore, che deve guardare le slide ma ascoltare le parole dello startupper.
Tra gli aspetti fondamentali da analizzare nelle prime slide, l’autrice ricorda gli aspetti-chiave di base: problema, soluzione, opportunità e dimensioni del mercato, team, tecnologia, concorrenza, strategia di distribuzione, business model.
Una volta affrontati gli aspetti di base, il suggerimento è quello di costruire le cosiddette “power cards”, slide che raccolgono informazioni quali le metriche più “impressive”, citazioni utili di commenti dei clienti, parteneriati di alto livello, ecc.

Time for Feedback

4) CRAFTING THE PITCH ALONE (Costruire il pitch da soli)

Chiedere un secondo parere sul pitch prima di presentarlo è sempre una buona idea, un po’ come quando si chiedere un parere sul vestito scelto per il primo appuntamento. Un secondo parere può essere utile per ricevere consigli, incoraggiamento, critiche su cui impostare eventuali modifiche e miglioramenti al pitch.
Chiedere il parere di una seconda persona, spesso, è difficile da accettare per uno startupper: gli aspiranti imprenditori hanno una mentalità da “self-starters”, che tuttavia deve essere superata per riuscire a costruire un pitch di successo.
L’autrice stessa, infatti, ricorda quanto siano stati utili i confronti con gli altri startupper incontrati durante il suo percorso di accelerazione a TechStars: quello che bisogna ricordare sempre, è ascoltare i feedback altrui attentamente, prendendo tutte le informazioni utili, senza accampare scuse di nessun tipo.

In conclusione, Heidi Allstop afferma che qualsiasi decisione sull’impostazione del pitch deve essere presa alla fine di un processo basato sulla prospettiva, la fiducia e la pratica, ricordando sempre che ciò che si fa e il modo in cui ci si pone può essere più importante delle parole usate.

Il post originale è disponibile qui: http://www.alleywatch.com/2013/12/4-common-startup-pitch-mistakes-to-avoid/

Napoli, 27/08/2015