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Tag: processo

Dall’idea alla startup competitiva sul mercato: i 4 elementi cardine secondo i finanziatori

Come funziona il processo di creazione di una startup di successo dal punto di vista dei potenziali finanziatori?

Costruire una startup di successo a partire da un’idea di business è un processo complesso e spesso misterioso, nel senso che le informazioni a disposizione di aspiranti startupper sono ormai così numerose che può essere difficile trovare quelle davvero utili alle proprie esigenze.

La prima cosa su cui soffermarsi è la tipologia di business, di azienda che si va a costruire: il processo di creazione di una startup cambia in base a svariati fattori, come la tipologia di prodotto, i clienti, il mercato di riferimento.

In questo post ci soffermeremo in particolare su quali aspetti interessano i finanziatori quando si tratta del processo che porta dall’idea all’impresa: ecco perché ci concentreremo sulla minimizzazione dei rischi e sulla massimizzazione delle opportunità di successo per una startup.

Quali sono i quattro elementi di base che un potenziale investitore tiene in considerazione? Sicuramente il team, le tempistiche, i competitor e la possibilità di “proteggere l’idea”.
In particolare questo ultimo punto è oggi molto difficile, in un mondo sempre più basato sull’open source e la libera circolazione delle informazioni.

Partendo da questi presupposti, proviamo a delineare il processo di creazione di una startup dal punto di vista dei potenziali finanziatori. Attenzione: per concentrarci sugli aspetti principali, il processo che presentiamo è semplificato e non tiene conto di una serie di fattori che esistono nel mercato reale.

1) Prima di tutto, la startup va costruita su un team e non su un’unica persona. Avere un solo founder su cui si concentrano tutte le decisioni è un errore! Un investitore preferisce un piccolo team composto da tre persone, che costituiscono il numero ideale per le prime fasi di creazione della startup.

2) Il secondo punto focale è costituito dal network: oltre al team della startup è importante iniziare fin da subito a costruire una rete di contatti partendo da quelli più stretti, come amici e ex colleghi, che possano supportare l’idea con le proprie competenze e risorse, anche finanziarie. In questo passaggio è fondamentale costruire relazioni solide basate sulla fiducia.

3) A questo punto è possibile allargare il network e accedere all’ecosistema: incubatori, acceleratori, mentor, esperti esterni che possono offrirti un punto di vista prezioso sulla tua idea. L’impegno in questa fase è focalizzato sul convincere persone più “estranee” a dare fiducia alla tua startup.

4) Quando anche i contatti esterni si impegnano a sostenerti e iniziano a parlare di te e della tua idea con gli altri, la startup avrà raggiunto un livello di crescita tale da poter interessare ai primi investitori. Naturalmente, non bastano le persone e le relazioni a fare della tua startup un potenziale investimento appetibile per i finanziatori: questo processo deve essere affiancato da un prodotto interessante e competitivo.

FONTE: https://www.startupcommons.org/blog/the-process-from-idea-to-competitive-startup-4-key-elements-from-funding-point-of-view

B Heroes, al via la selezione per le startup della seconda edizione: il roadshow a Napoli il 16/11

Ritorna con la seconda edizione B Heroes, il programma per startup e imprese innovative con premi fino a 500K e un format televisivo unico in Italia: la tappa di Napoli è fissata per il 16 novembre 

Fino al 20 novembre è possibile inviare la propria candidatura per partecipare al programma per startup B Heroes, un’iniziativa che mette in palio percorsi di formazione, coaching e accelerazione e investimenti fino a 500K.

Il roadshow di selezione per accedere a B Heroes farà tappa a Napoli il 16 novembre 2018, presso Intesa Sanpaolo Innovation Hub: tra le startup e imprese iscritte, saranno invitate quelle che avranno già superato una prima fase di selezione per un incontro face-to-face con gli organizzatori. E, tra i selezionatori che saranno presenti alla tappa napoletana di B Heroes per valutare i progetti di startup più promettenti, ci saranno anche Giampiero Bruno Marco Meola, mentor di #VulcanicaMente4R attualmente impegnati con i team per il percorso dei Learning Days al CSI – Incubatore Napoli Est.

B Heroes, nato da un’idea dell’imprenditore Fabio Cannavale, sarà un percorso raccontato anche attraverso la televisione: il format, già collaudato con la prima edizione dello scorso anno, prevede la proclamazione della startup vincitrice che avrà l’opportunità di accedere ad un finanziamento per la propria idea di impresa fino a un massimo di 500.000€.

Anche se le application per la prima fase di selezione, per accedere ai roadshow, si sono concluse lo scorso 31 ottobre, ad oggi e fino al 20 novembre è comunque possibile inviare la propria candidatura e provare ad accedere al programma B Heroes.

Possono partecipare a B Heroes società di capitali in qualsiasi forma, operanti in Italia, che facciano innovazione a qualsiasi livello: prodotto, servizio, processo, modello di business o modelli organizzativi.

Le domande, corredate da un video di presentazione, una presentazione aziendale o del progetto in pdf e documentazione dell’azienda partecipante, dovranno essere inviate tramite il form on-line disponibile al sito web dedicato all’iniziativa: http://www.bheroes.it/nuova-edizione-2018-2019/

Le imprese selezionate per B Heroes avranno accesso a un programma che metterà loro a disposizione un coach esperto, la possibilità di accedere ad un network di imprenditori di successo, la partecipazione ai Boost Camp e alle attività di formazione e accelerazione. Tutte le startup e imprese innovative selezionate potranno inoltre ambire ad un finanziamento fino a 50K, e partecipare alla competition che vedrà per la prima classificata il già citato premio finale fino a 500K.

Per tutte le informazioni e i dettagli si rimanda alla lettura integrale del Regolamento di B Heroes disponibile qui: http://www.bheroes.it/wp-content/uploads/2018/09/Regolamento_BHeroes_2018_2019.pdf

Trace x Novamont: la competizione per startup nella Circular Economy

Trace x Novamont è un’iniziativa promossa da Intesa Sanpaolo Innovation Center e Cariplo Factory, con la collaborazione di Novamont, che ha l’obiettivo di sostenere la crescita di progetti innovativi in ambiti attinenti allo sviluppo della circular economy e della bio-economia.

Le candidature alla call for proposal potranno essere inviate fino alle ore 23:59 del 9 novembre 2018, attraverso l’apposito form di application al seguente link: https://trace.cariplofactory.it/tracexnovamont/call-for-proposal/ 

L’iniziativa è rivolta a startup in fase post seed, aziende o progetti di ricerca che siano in grado di:
– offrire soluzioni innovative funzionali alle attività e alle aree di interesse specifico di Novamont nell’ambito dell’Iniziativa;

– creare nuove opportunità di sinergie industriali per l’ampliamento delle filiere della bioeconomia;

– offrire supporto all’accompagnamento diretto alla trasformazione del sistema economico italiano e della diffusione di nuovi modelli di creazione del valore nell’interesse collettivo, accelerando la transizione verso la circular economy in Italia, e promuovendo l’innovazione sociale e l’impact investing – CE Lab;

– offrire soluzioni innovative funzionali alle attività e alle aree di interesse specifico di Novamont;

– creare nuove opportunità di sinergie industriali per l’ampliamento delle filiere della Bioeconomia, sfruttando i prodotti e i processi di Novamont.

Le aree tematiche alle quali si devono rivolgere i progetti nell’ambito del Bando sono le seguenti:

Cluster I – Soluzioni e tecnologie a supporto dei processi industriali
1) Biochimica industriale: tecnologie, materiali e processi innovativi;
2) Tecnologie di valorizzazione delle biomasse lignocellulosiche;
3) Biomasse agricole: sistemi e tecnologie di precision farming.

Cluster II – Opportunità per l’ampliamento delle filiere della bio-economia
1) Bioplastiche: nuovi sviluppi e applicazioni;
2) Bio-lubrificanti: nuovi sviluppi e applicazioni;
3) Bio-cosmesi: nuovi sviluppi e applicazioni;
4) Bio-prodotti per il settore alimentare: nuovi sviluppi e applicazioni;
5) Bio-prodotti per il settore agro-food: nuovi sviluppi e applicazioni.

Gli elementi che saranno oggetto di valutazione ai fini della Call sono i seguenti:

Per le Startup:
• Value proposition della Startup rispetto alle aree di sviluppo strategico di Novamont;
• Scalabilità della soluzione proposta/potenziale di mercato;
• Innovatività della soluzione tecnologica, qualità, competenze e proof of execution del team;
• Compatibilità della soluzione proposta con i processi produttivi di Novamont;
• Opportunità di sinergie industriali con Novamont s.p.a.

Per le Aziende:
• Innovatività della soluzione tecnologica, qualità, competenze e proof of execution del team;
• Compatibilità della soluzione proposta con i processi produttivi di Novamont;
• Opportunità di sinergie industriali con Novamont S.p.A.

Per i Progetti di ricerca:
• Innovatività del progetto;
• Compatibilità della soluzione proposta con i processi produttivi di Novamont.

Tra tutte le candidature pervenute per Trace x Novamont, saranno selezionate fino a un massimo di 8 idee / progetti, che potranno accedere al Programma di Open Innovation di Cariplo Factory e ISP IC, focalizzato sulla definizione delle potenziali aree di sinergia tra la singola startup / azienda / progetto e Novamont nell’ambito del CE Lab. Il Programma, della durata massima di tre mesi, avrà l’obiettivo finale di definire un progetto pilota e di testing.

Eventuali chiarimenti in merito alla call potranno essere richiesti contattando via e-mail trace@cariplofactory.it

Per tutte le informazioni e i dettagli su Trace x Novamonthttps://trace.cariplofactory.it/tracexnovamont/

Startup Tips: 6 suggerimenti utili in materia di Customer Service

Quando si avvia una startup, non ci si può aspettare che il livello di efficienza del Customer Service sia uniforme in tutte le fasi di sviluppo del business: il servizio clienti cresce, proprio come tutti gli aspetti di una startup, ed è fondamentale che il livello sia adatto alla fase di crescita che l’azienda sta attraversando.

In un interessante post pubblicato dal blog di HubSpot (azienda di rilevanza internazionale che ha sviluppato un noto software per l’Inbound Marketing) con la firma di Michael Redbord (Vicepresidente di HubSpot), si approfondisce la tematica delle caratteristiche che il servizio clienti deve assumere all’inizio della vita di una startup, quello che l’autore definisce il “livello base” di Customer Service e che corrisponde alla fase di fondazione del business (da 0 a 5 dipendenti).

Al momento della fondazione, per una startup il servizio di assistenza clienti è molto in fondo alla lista delle priorità, ed è giusto che sia così: più che preoccuparsi dei clienti, i founders in questa fase devono concentrarsi sul raggiungimento dell’obiettivo principale: il product-market fit.

A questo livello, il contributo più grande che la startup può ricevere dai propri clienti risponde ad un solo nome: feedback. In questa fase di test, la startup che si approccia al cliente e risponde alle richieste di supporto deve concentrarsi costantemente sull’ottenere e l’applicare il feedback. La domanda da porsi è: in che modo il feedback che ho appena ricevuto può essere utile allo sviluppo del prodotto? Bisogna sempre avere ben presente, infatti, che nella fase di fondazione l’obiettivo principale del team di una startup è quello di ottenere un prodotto che si adatti perfettamente alle esigenze del mercato di riferimento.

Una volta chiarito questo quadro di riferimento, Redbord elenca 6 consigli utili in tema di Customer Service per startup nella fase di fondazione:

1) Configurare un flusso di lavoro semplice per gestire le richieste dei clienti. Non dimenticare mai che il business di una startup di successo è destinato a scalare: un processo complesso può essere gestibile all’inizio, ma è destinato a fallire quando il volume di affari crescerà. Pertanto, mantieni un flusso semplice e concentrati esclusivamente sull’obiettivo di imparare dai tuoi clienti e dai loro feedback.

2) Incontrarsi regolarmente per rivedere i problemi più comuni tra i clienti e apportare le correzioni necessarie alla roadmap di sviluppo del prodotto. Ascoltare i clienti fornisce una vera e propria miniera d’oro di spunti per comprendere con precisione cosa vogliono i clienti dal tuo prodotto. La startup che ascolta i propri clienti e il proprio mercato capisce con chiarezza come deve essere sviluppato il prodotto per incontrare il favore della clientela. Inoltre, ascoltare con attenzione i primi clienti significa ripagarli per averti dato fiducia fin dall’inizio, e questo può farli trasformare nei tuoi più affezionati testimonial.

3) Coinvolgere tutto il team per aiutare a risolvere i problemi dei clienti. Il coinvolgimento di tutto il team mentre il business scala consente di ottenere due risultati: la concentrazione sui bisogni del cliente e la creazione di un team specializzato.

4) Rimanere concentrati sull’utilizzo del Customer Service come strumento di apprendimento. L’attività di ascolto del feedback dei clienti per migliorare il prodotto è fondamentale e va svolta con attenzione e costanza.

5) Non ottimizzare il servizio… almeno, non ancora. L’obiettivo iniziale è quello di raggiungere il successo: sembra molto allettante spendere tempo e risorse per ottimizzare il servizio clienti e renderlo sempre più efficiente. Senza dubbio, questo tipo di lavoro sarà utile quando la startup sarà cresciuta abbastanza da apprezzare il risultato in termini di miglioramento dell’efficienza, ma fino ad allora ciò che conta davvero è che il tuo servizio clienti sia in grado di soddisfare appieno il cliente, differenziandoti dalla concorrenza. In una startup alle fasi iniziali, non importa risolvere un problema il 2% più velocemente rispetto al mese scorso: è importante concentrarsi sul cliente e su ciò che lo rende felice.

6) Non permettere ai tuoi ingegneri di lavorare a soluzioni alternative che non potranno essere mantenute in futuro. Al contrario, falli impegnare su soluzioni utili ai problemi reali che il prodotto presenta attualmente. Bisogna implementare soluzioni sostenibili, senza pensare soltanto alla rapidità di risoluzione dei problemi: l’impegno deve essere teso a trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità e velocità, ascoltando con attenzione la voce dei clienti. In questi termini, bisogna assicurarsi che esista un dialogo efficace tra Customer Service e team di sviluppo, per trovare il miglior modo di venire incontro alle esigenze dei clienti e del mercato.

In sintesi, il servizio clienti deve essere gestito da una startup come un lavoro di squadra indispensabile per il futuro successo del business: il feedback dei clienti va trattato come un’opportunità per migliorare il prodotto e, in quanto tale, come uno dei beni più preziosi per la tua azienda.

Fonte: https://blog.hubspot.com/service/customer-service-startups

E la tua startup, in quale fase si trova? Hai già iniziato a sviluppare la tua idea?
Se hai un’idea di impresa e vuoi trasformarla in una startup, non perdere l’occasione di confrontarti con mentor ed esperti e di incontrare altri talenti innovativi come te: partecipa allo Scouting Day di #VulcanicaMente4R!
L’appuntamento è per il 28 e 29 settembre: compila subito il modulo di iscrizione disponibile qui, lo staff del CSI – Incubatore Napoli Est ti aspetta!

Napoli, 10/09/2018

The Startup Framework: sei passi per convalidare il prodotto senza investire capitale

Mitchell Harper è CEO di Capital H Labs, startup studio che si occupa di prodotti e strumenti utili alle nuove aziende nel loro percorso di crescita, ed è co-founder di Bigcommerce, startup fondata nel 2009 che conta oggi oltre 100.000 clienti e 500 dipendenti. Sul portale Medium ha recentemente pubblicato i suoi consigli per le startup, con particolare riferimento ad un framework in 6 fasi da utilizzare allo scopo di convalidare l’idea prima di iniziare ad investire denaro nel progetto.

Secondo Harper, sono essenzialmente due le attività da svolgere in una startup prima di lanciare il prodotto:

1) validare il bisogno del prodotto,
2) creare un prodotto che risponda al bisogno riscontrato.

La validazione del prodotto è essenziale per una startup: senza un’adeguata validazione del prodotto rispetto al mercato di riferimento, infatti, si rischia di ritrovarsi tra le mani un prodotto per il quale nessuno sarà disposto a pagare. Ciò significa bruciare un sacco di risorse in termini di tempo, lavoro e denaro, per non parlare degli strascichi che il team porta addosso dopo un fallimento.

Ecco perchè il team di Harper ha realizzato un vero e proprio framework, un canovaccio di attività da seguire ed implementare prima di investire anche un solo euro in una startup: vediamo quali sono le fasi che lo compongono.

FASE 1 – Identificare il problema, non la soluzione

Lo scopo è quello di riuscire a spiegare in maniera chiara ed articolata un problema che si verifica regolarmente per voi e/o per gli altri. Attenzione: in questa fase occorre concentrarsi esclusivamente sul problema, la soluzione sarà in un secondo momento.
Bisogna riuscire a descrivere il problema in una frase, più semplice possibile, ad esempio:

– Non è possibile continuare a mantenere un contatto con la clientela una volta che lasciano il ristorante;
– La progettazione grafica di qualità professionale per i social media è troppo difficile.

In conclusione, si avrà l’idea solo quando si sarà in grado di articolare il problema in una frase unica, semplice ed efficace.

FASE 2 – Determinare se si tratta o meno di un problema di primo livello

Identificare i problemi è piuttosto semplice, ce ne sono ovunque: ciò che davvero una startup deve riuscire a fare è identificare un problema “di primo livello”. Per problema di primo livello si intende che quello che si sta cercando di risolvere rappresenta uno dei tre problemi più importanti che i potenziali clienti stanno vivendo.

Prendiamo, ad esempio, il caso in cui il nostro cliente target sia il CEO di una piccola impresa. I primi cinque problemi del target di riferimento potrebbero essere i seguenti:

1. Generare più vendite
2. Far funzionare in maniera efficiente il marketing (assumere un responsabile marketing)
3. Esternalizzare (outsurcing) il payroll ed i benefit
4. Migliorare la product selection
5. Avviare una campagna social efficiente, investendo in Facebook Ads

Se la nostra startup sta cercando di lanciare sul mercato un social media tool, è evidente che il CEO di una piccola impresa non dovrebbe essere il suo target di riferimento: il problema dei social media, infatti, non è tra i primi tre della sua lista, bensì si trova al quinto posto. I CEO di una piccola impresa saranno, quindi, troppo impegnati a risolvere i primi tre problemi per interessarsi sufficientemente al prodotto della startup in questione.

Questo ragionamento è spesso difficile da accettare per i founder di una startup, che sono convinti di avere il miglior prodotto possibile da offrire: la verità è che bisogna identificare il proprio target in maniera più efficace, costruendo un vero e proprio profilo/base di chi è interessato ad acquistare il prodotto. Ad esempio, identificando le dimensioni dell’azienda, il ruolo, la localizzazione ed il settore di riferimento.

Una volta costruito il profilo-base del potenziale cliente target, è utile costruire una lista di almeno 20 persone che soddisfano i requisiti (ad esempio, basandosi sui profili LinkedIn). A questo punto, occorre inviare un messaggio ad ognuno dei nomi presenti nella lista per proporre una breve chiamata conoscitiva, allo scopo di effettuare una ricerca di mercato.

Quando si scrive il messaggio occorre tenere ben presenti alcuni brevi ed efficaci consigli offerti da Harper: essere brevi e andare dritti al punto, specificare il giorno e l’ora in cui si vuole effettuare la chiamata, costruire una lista di almeno 3 volte il numero di persone che si desidera effettivamente intervistare.

Una volta giunti a questo punto, si avrà a disposizione una lista di potenziali clienti che realmente vivono il problema identificato: si può dunque procedere con le interviste, che dovranno essere costruite in modo tale da convalidare alcuni elementi.

Al termine delle interviste dovranno essere ben chiari i seguenti punti:

1. Il modo in cui si sperimenta il problema
2. Quanto è effettivamente sentito il problema (è un problema di livello 1?)
3. Come cercano di risolvere il problema attualmente
4. Sarebbero disposti a pagare per una soluzione?

FASE 3 – Identificare correttamente le soluzioni attualmente esistenti

Tra le informazioni di cui si dispone dopo aver effettuato le interviste, ci sarà un’idea ben chiara del modo in cui attualmente è possibile risolvere il problema. Ad esempio, gli intervistati potrebbero nominare specifici prodotti o aziende a cui fanno riferimento. A tal proposito, l’autore mette in guardia da un possibile e diffuso errore in fase di intervista: non bisogna chiedere nello specifico “quale prodotto utilizza al momento per affrontare il problema?”, ma mantenersi su un generico “in che modo affronta il problema attualmente?”.

Solitamente, una startup cercherà di risolvere un problema che già altre aziende provano a risolvere: ciò può accadere in un mercato abbastanza grande, con un problema di livello 1 che almeno un concorrente attualmente risolve in maniera efficace (ciò può significare che esiste traction, che ha raccolto fondi, che è in attività da alcuni anni, che è in fase di crescita, etc).

Se non esiste nessuno che sta cercano di risolvere quello specifico problema, invece, bisogna fare attenzione: nella maggior parte dei casi significa che non esiste un mercato di riferimento, o che non è abbastanza grande da giustificare un investimento.

FASE 4 – Cercare i difetti delle soluzioni esistenti

Che ci siano o meno dei prodotti che attualmente risolvano in qualche modo il problema, lo step successivo consiste nel capire quali sono i difetti dell’attuale processo di soluzione del problema.

Se c’è già un prodotto concorrente, lo scopo deve essere quello di capire in che modo la nostra startup può riuscire ad offrire qualcosa di diverso e maggiormente efficace: non basta una semplice differenza, occorre che sia una differenza che rende la nostra soluzione migliore di quella dei concorrenti.

Se non c’è un prodotto concorrente vero e proprio, ma un processo composto da una serie di prodotti, servizi, modalità che gli intervistati utilizzano, è utile capire bene di cosa si tratta per capire quali siano i difetti di questo processo (tempi, complessità, costi, frustrazione).

Lo scopo finale della fase 4 è quello di riuscire ad articolare chiaramente in che modo la nostra soluzione è migliore rispetto agli attuali prodotti/processi utilizzati.

FASE 5 – Verificare se esiste un budget per la soluzione

Se esistono già dei prodotti concorrenti, è possibile osservare e studiare i loro dati in termini di traction: stanno crescendo rapidamente? Hanno un sufficiente volume di clienti? Hanno chiuso con successo operazioni di fund raising? Stanno assumendo personale?

Se ci sono dei segnali di crescita per i concorrenti, significa che questi ultimi hanno un buon prodotto, che sta generando entrate e per cui ci sono dei clienti disposti a pagare. Il che significa che qualcuno ha un budget assegnato per prodotti di questo tipo.

A questo punto può essere utile effettuare alcune interviste di follow-up (possono bastarne 10) per chiedere un parere sul prezzo che sarebbero disposti a pagare per una soluzione al problema che hanno dichiarato di vivere. Questa seconda tornata di chiamate potrebbe essere strutturata nel modo seguente:

ricapitolare il problema,
spiegare la nostra soluzione, focalizzandosi sul perché è migliore di quelle attuali,
chiedere quanto sarebbero orientativamente disposti a pagare per la nostra soluzione.

FASE 6 – Utilizzare le informazioni ottenute per stabilire una roadmap

Una volta identificato il problema, la soluzione, il potenziale mercato di riferimento, la concorrenza, il vantaggio competitivo e il prezzo è possibile prendere una decisione definitiva: avviare o meno una startup?

Se si decide di avviare una nuova impresa, è possibile compiere i successivi passi come la pianificazione del prodotto e la costruzione del MVP. Ma, nella definizione della sua roadmap con tutte le attività e gli obiettivi, la startup prenderà il via con il vantaggio essere riusciti a validare il prodotto senza aver investito capitale, grazie al framework proposto da Harper.

Per leggere il post originale: https://medium.com/swlh/the-startup-framework-to-validate-your-idea-before-you-spend-1-5c475a3bbd6f

Napoli, 09/10/2015

Valore Assoluto 3.0: dalla CCIAA di Bari, 500.000 euro per il concorso dedicato alle startup innovative

La Camera di Commercio di Bari investe 500.000 € per le startup innovative con la terza edizione del concorso di idee “Valore Assoluto”: le idee di impresa potranno beneficiare da un lato di un percorso di supporto e tutoraggio per la fase iniziale di attività, dall’altro di un sostegno economico con grant da 10.000€ per ciascuno dei team vincitori.

Possono partecipare a Valore Assoluto 3.0 gruppi informali costituiti da almeno tre persone fisiche, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, che intendano avviare un’attività imprenditoriale con sede legale e/o operativa nel territorio di competenza della Camera di Commercio di Bari. L’iniziativa è aperta, inoltre, ad imprese innovative costituite dopo il 1° gennaio 2014, con sede legale e/o operativa nel territorio di competenza della Camera di Commercio di Bari, anch’esse costituite da almeno tre persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni.

I progetti candidabili devono presentare innanzitutto un significativo carattere innovativo: il prodotto, servizio, processo e modello organizzativo dovranno essere originali, riconducibili alle capacità e competenze del team proponente e in grado di generare un significativo impatto positivo in termini di cambiamento a livello economico/sociale del territorio (impatto occupazionale e/o di crescita economica).

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L’iniziativa Valore Assoluto 3.0 è alla ricerca di idee di impresa innovative nei seguenti cinque settori economici:

ICT, in particolare sistemi software, inclusi web e mobile;
Healthcare, ossia biotecnologie e tecnologie robotiche, farmaceutiche, biomedicali per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone;
Green & Cleantech, che ricomprende energie pulite e rinnovabili, sistemi innovativi per la produzione alimentare e per la sostenibilità ambientale;
Social Innovation, con progetti per l’integrazione sociale e per il miglioramento della qualità della vita di persone svantaggiate o in condizioni di emarginazione;
Industrial & Automation, intesa come meccanica, elettronica e tecnologia a supporto di industria, logistica e produzione.

Le candidature dovranno essere inviate esclusivamente a mezzo PEC entro le ore 12:00 del 29 maggio 2015, all’indirizzo promozioni@ba.legalmail.camcom.it con oggetto “VALORE ASSOLUTO – Nome del progetto candidato”.
La candidatura dovrà contenere il modulo di iscrizione scaricabile al seguente link: http://www.ba.camcom.it/?cat=Al+via+Valore+Assoluto+3.0%3A+la+Camera+di+Commercio+di+Bari+investe+500mila+euro+per+le+start+up+innovative&id_articolo=1867&id_categoria=0&id_sottocategoria1=0&id_sottocategoria2=0&tasto=150&cancella_ricerca=ok

Inoltre, alla mail andranno andranno allegati i documenti di identità di ciascun membro del team e, facoltativamente, un business plan del progetto redatto in forma libera.

Valore Assoluto 3.0 prevede, dopo la fase dedicata alla raccolta e valutazione delle candidature (denominata Project Competition), le seguenti fasi successive:

1) Innovation Training: i migliori 30 progetti partecipano ad un percorso di formazione d’aula e orientamento per affinare l’idea e produrre un Business Model, un piano di impresa ed un pitch;
2) Pitch Competition: i migliori 15 progetti, scelti tra i 30 della fase precedente, vengono ammessi ad una pitch session pubblica per la selezione dei 5 progetti vincitori;
3) Due Diligence: i 5 team vincitori di Valore Assoluto 3.0 ricevono un grant da 10.000€ e possono a questo punto negoziare un ulteriore contributo a fondo perduto per sviluppare il proprio progetto di startup.

Per maggiori informazioni e dettagli, si rimanda alla lettura del Bando: http://www.ba.camcom.it/articoli/allegato/2015/04/Bando_VA_3.0.pdf

Napoli, 04/05/2015

Splitting Equity: come suddividere nel modo giusto le quote di una startup

Il portale Entrepreneur ha recentemente pubblicato un post firmato da Drew Handricks (Startup Advisor, specializzato in Marketing) che racchiude alcuni consigli utili per i founder di startup alle prese con un momento caratteristico della vita delle nuove imprese: si tratta della suddivisione dell’Equity, che diventa fondamentale nella fase di passaggio dalla nascita dell’idea al momento in cui quest’ultima sta diventando effettivamente redditizia e remunerativa.

In genere, spiega Handricks, in questa fase capita che tutti coloro che hanno in qualche modo avuto un ruolo nel processo di nascita e crescita dall’idea alla startup cominciano a battersi per avere un pezzetto di quest’ultima, sotto forma di Equity.
Di fronte a questa situazione sono i founder a doversi assumere la responsabilità di suddivisione dell’Equity, tenendo presente sia il principio di giusta suddivisione tra tutti coloro che hanno contribuito alla creazione della startup, sia le necessità e le esigenze fondamentali dell’azienda per raggiungere e mantenere un successo di lungo termine.

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Il problema dell’attività di “Splitting Equity” è rappresentato, secondo l’autore del post, dall’impossibilità di effettuare una suddivisione basata su tagli netti e uguali per tutti: nella maggioranza dei casi sono infatti coinvolte più di due persone ed esplodono disaccordi, dovuti al fatto che alcuni erano coinvolti fin dall’inizio nel progetto e altri sono attivati in seguito, etc. Ecco perchè è consigliabile avere alcune linee guida di riferimento, che Handricks elenca nel modo seguente:

1) Avvantaggiarsi grazie a tools e risorse

Non è possibile affidarsi ad un approccio interamente manuale nella suddivisione dell’Equity di una startup: avere un ruolo importante nelle decisioni da prendere non significa pretendere di controllare manualmente l’intero processo. In altre parole, è utile utilizzare tools automatici (l’autore cita come esempio eShares) per semplificare il processo e risparmiare tempo e risorse. Esistono una serie di tools e risorse sofisticate che possono essere decisamente più utili di un foglio di calcolo in Excel, e vale la pena utilizzarli.

2) Porre l’accento sullo “sweat equity”

Sicuramente i contributi sotto forma di capitale sono indispensabili (e possono e devono essere ricompensati), ma ciò che bisogna veramente premiare è il lavoro offerto e non retribuito (il così detto “sweat equity”). L’Equity va distribuito tra coloro che più di tutti hanno lavorato all’idea, e tra coloro che continueranno a farlo in futuro.
Su quest’ultimo punto è importante capire come intendono proseguire la propria carriera i collaboratori: chi ha intenzione di lasciare il proprio lavoro per proseguire a collaborare full-time con la nostra startup si assume un rischio elevato, che va retribuito in maniera differente rispetto a chi sceglie, ad esempio, di proseguire la propria esperienza nella nostra startup con una collaborazione part-time.

3) Non agire troppo in fretta

Sicuramente è impensabile ritardare troppo la suddivisione dell’Equity, ma al tempo stesso occorre fare attenzione a non incorrere nell’errore contrario, correndo troppo. La parola chiave nell’attività di Splitting Equity è, secondo Handricks, “pazienza”: i founder devono prendersi il tempo necessario per ascoltare tutti i componenti del team, rispondere a tutte le domande, riflettere sulle proprie decisioni. Se l’azienda dovesse riuscire ad avere grande successo, anche un solo punto percentuale in futuro potrà fare un’enorme differenza.

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4) Evitare di essere troppo coinvolti nell’idea originale

Mentre per alcuni il peso maggiore e, di conseguenza, la quota più grande di Equity dovrebbe essere data al co-founder che ha avuto l’idea, Handricks sostiene che questo fattore non deve essere di primaria importanza quando si prendono le decisioni di Splitting Equity. I contributi effettivi in termini di lavoro svolto devono avere la priorità (si tratta dello “sweat equity” di cui si parla al punto 2), tranne nei casi in cui chi ha avuto l’idea iniziale è anche colui che ha lavorato di più.

5) Non lasciare che le emozioni controllino le decisioni

Spesso i co-founder di una startup sono legati tra loro personalmente (per amicizia, legami familiari o precedenti esperienze lavorative). Ciò significa, nella maggioranza dei casi, che si tratta di persone abituate ad interagire non soltanto al lavoro, ma anche negli altri ambiti della vita. Questo aspetto può risultare particolarmente ingombrante nelle decisioni di suddivisione dell’Equity: si cerca infatti di non rovinare le relazioni interpersonali esistenti.
Per questo motivo, l’autore consiglia di mettere in atto uno sforzo supplementare per evitare che le emozioni prendano il sopravvento nelle decisioni di Splitting Equity.

6) Prevedere un periodo di maturazione per le azioni

Sarebbe opportuno, infatti, prevedere per le azioni della startup un periodo di “vesting”, ossia di maturazione per l’acquisizione definitiva delle stesse. Questo perchè ciò che è vero oggi, potrebbe cambiare tra sei mesi o un anno: non si sa mai se un co-founder deciderà di lasciare la startup, e c’è il rischio concreto che vada via continuando a detenere una quota importante della società.

In conclusione, afferma Drew Handricks, l’attività di Splitting Equity può rappresentare uno dei momenti più difficili che i co-founder di una startup deve affrontare: bisogna prendere delle decisioni difficili ed essere pronti ad affrontarne le conseguenze. I consigli contenuti in questo post possono essere un buon punto di partenza.

Per leggere il post originale: http://www.entrepreneur.com/article/245037

Napoli, 27/04/2015

Una pitch competition per startup innovative: le opportunità di Speed Ap 2015

Speed Ap 2015 è la pitch competition proposta dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Ascoli Piceno che giunge quest’anno alla sua terza edizione: l’obiettivo è quello di incentivare la nascita e lo sviluppo di nuove imprese, in un network di potenziali clienti, partner e finanziatori.

La selezione per Speed Ap 2015 è aperta a imprese costituite a partire dal 31 maggio 2011 con sede operativa nella provincia di Ascoli Piceno e a persone fisiche o gruppi di qualsiasi età e provenienza geografica, con un progetto imprenditoriale per un nuovo business.

Le domande potranno essere inviate on-line entro il 15 giugno 2015, attraverso la piattaforma http://www.yestartup.it/. I progetti dovranno essere caratterizzati da innovatività (di prodotto, servizio e/o processo), dall’impiego di tecnologie innovative, o dall’adozione di nuove soluzioni in termini organizzativi o di mercato.

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Tra tutte le application pervenute, il Comitato di Valutazione di Speed Ap 2015 selezionerà i migliori 10 progetti che avranno l’opportunità di presentare il proprio pitch durante un evento ad hoc (la data prevista è il 25 settembre 2015) a Grottammare.

Durante l’evento finale di Speed Ap 2015 i finalisti potranno far conoscere il proprio progetto ad una platea composta da potenziali finanziatori, business angels, banche, imprenditori e attori dell’ecosistema startup. Tra questi figurano:

Fondazione Sgariglia Dalmonte, che potrà concedere prestiti ai progetti più promettenti;
Banca Marche, che promuove linee di finanziamento ad hoc per l’avvio di startup;
StartupBusiness, rete di business angels italiani;
Imprenditori associati a Confindustria Ascoli Piceno, con potenzialità di partnership e collaborazioni;
Hub21, Polo Tecnologico, Scientifico e Culturale di Ascoli Piceno.

Per le startup con sedi operative localizzate nella provincia di Ascoli Piceno (o disponibili a costituire una nuova impresa con sede operativa localizzata nella provincia di Ascoli Piceno), sono inoltre previste le seguenti opportunità:

1) assegnazione gratuita di aree o locali per insediare le nuove attività;
2) riduzioni contributive per l’iscrizione a Confindustria Ascoli Piceno;
3) possibilità di collaborazione con l’ISTAO – Istituto Adriano Olivetti.

Per maggiori informazioni, si rimanda alla lettura del Regolamento: http://www.yestartup.it/wp-content/uploads/2014/06/Regolamento_SpeedAP2015.pdf

Napoli, 07/04/2015

Start Cup Campania 2015: opportunità per candidare il tuo progetto di startup fino al 26 aprile

Sono aperte le candidature per partecipare all’edizione 2015 di Start Cup Campania – Il Concorso per chi ha il coraggio di vincere, iniziativa implementata dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, della Seconda Università degli Studi di Napoli, dell’Università degli Studi di Napoli PARTHENOPE, dell’Università degli Studi di Napoli SUOR ORSOLA BENINCASA, dell’Università degli Studi del Sannio, dell’Università degli Studi di Salerno, e dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale destinata al sostegno di nuove imprese innovative.

Start Cup Campania 2015 prevede l’attribuzione di cinque premi in denaro (5.000€ per il primo classificato, 3.000 per il secondo, 2.000 per il terzo e 1.000 € ciascuno per il quarto e quinto) e offre ai vincitori l’opportunità di partecipare alla fase finale del Premio Nazionale per l’Innovazione.

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Parte Start Cup Campania 2015: deadline il 26 aprile

 

Il Concorso è aperto a idee incentrate sull’applicazione di nuove tecnologie in progetti di attività economica da trasformare in impresa. Possono presentare domanda di partecipazione:

1. Docenti e/o ricercatori di una delle Università promotrici;
2. Dottorandi e/o titolari di assegni di ricerca di una delle Università promotrici;
3. Diplomati, laureati e/o dottori di ricerca che abbiano conseguito il titolo presso una delle Università promotrici dell’iniziativa nell’ultimo quinquennio;
4. Studenti iscritti regolarmente al momento della pubblicazione del bando di partecipazione presso una delle Università promotrici dell’iniziativa;
5. Personale tecnico amministrativo di una delle Università promotrici.

Le idee imprenditoriali innovative di Start Cup Campania dovranno essere basate sulla possibilità di mettere a frutto economicamente i risultati delle ricerche scientifiche e tecnologiche svolte nelle Università, e l’innovazione può essere di tre tipologie:

realizzazione di un nuovo prodotto o servizio,
miglioramento significativo di un prodotto, servizio, processo o metodo di commercializzazione esistente,
realizzazione di un nuovo modello di organizzazione/gestione delle attività di impresa.

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Per partecipare a Start Cup Campania 2015 bisogna presentare la propria domanda di partecipazione entro la scadenza fissata per il 26 aprile 2015: il modulo e la procedura informatica per l’invio delle candidature è disponibile sul sito http://www.startcupcampania.unina.it/.

Le migliori idee candidate saranno inserite in un percorso di incubazione virtuale che si svolgerà dal 5 maggio al 15 ottobre 2015. Entro il 30 settembre 2015 saranno decretati i cinque vincitori, che avranno diritto al corrispondente premio in denaro e alla partecipazione alla fase finale della competition Premio Nazionale per l’Innovazione.

Per maggiori informazioni: http://www.startcupcampania.unina.it/

Napoli, 30/03/2015

Un premio da 20.000€ per la miglior startup al femminile: le opportunità di Perlana for Women

Henkel Italia s.r.l., in collaborazione con la Fondazione Risorsa Donna, lancia l’iniziativa “Perlana for Women”: il bando nasce allo scopo di sostenere e finanziarie le donne che vogliano avviare un progetto di startup in territorio italiano, basandosi sui valori della solidarietà femminile, del microcredito e della finanza etica.

Fino al 31 ottobre 2015 sarà infatti possibile inviare la propria candidatura per Perlana for Women, attraverso la sezione “Iscrivi il tuo progetto” del portale dedicato all’iniziativa. Il link per l’invio delle candidature è: http://perlanaforwomen.perlana.it/progetto

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L’iniziativa “Perlana for Women” per le startup al femminile

 

La partecipazione a Perlana for Women è aperta a persone fisiche e giuridiche, sia individualmente che in team.

I requisiti richiesti sono i seguenti:

PERSONE FISICHE: maggiorenni di sesso femminile (in caso di team, deve essere composto interamente da donne), residenti in Italia e cittadine dell’Unione Europea (o di altri paesi, in possesso di regolare permesso di soggiorno), che non abbiano riportato condanne con sentenza definitiva per reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o altra utilità di provenienza illecita di cui agli articoli 416bis, 648 bis e 648 ter del codice penale;

PERSONE GIURIDICHE: ditte individuali, cooperative, società di persone e di capitali (il cui capitale sia integralmente posseduto da donne) costituite non prima del 01/12/2014.

Oltre ai dati anagrafici, ai contatti e al nome del progetto, a ciascuna candidatura andranno allegati le schede di registrazione di ciascun membro del team, il business model canvas e il business plan del progetto. Al seguente indirizzo è possibile scaricare i modelli e le linee guida per la compilazione: http://perlanaforwomen.perlana.it/index/intro#come-partecipare

Tra tutte le candidature pervenute, un’apposita Commissione Tecnica di Fondazione Risorsa Donna selezionerà i migliori cinque progetti entro il 30/11/2015.

I criteri di valutazione applicati in questa fase saranno:

Rispetto dei termini e condizioni,
Innovazione di processo e di prodotto,
Innovazione sociale,
Sostenibilità economico-finanziaria,
Impatto sull’ambiente,
Family friendly,
Caratteristiche e capacità del team proponente.

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Un premio da 20.000€ alla migliore startup di “Perlana for Women”

 

Tra i cinque progetti finalisti, una Giuria nominata da Henkel, Agenzia LEAD e Fondazione Risorsa Donna sceglierà il progetto vincitore di Perlana for Women, che avrà diritto ad un contributo a fondo perduto di 20.000€.

Il vincitore di Perlana for Women sarà premiato nel corso di un evento di premiazione che si terrà il 31/12/2015.

Napoli, 19/03/2015

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