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Tag: comunicazione

Il bando cheFare3: 150.000€ per i migliori progetti di innovazione sostenibile nel settore culturale

E’ aperto da pochi giorni il Bando per la terza edizione di “cheFare”, progetto promosso dall’omonima associazione culturale e dal suo network (tra i cui componenti ricordiamo Avanzi, Make a Cube3, Regione Puglia e Fondazione Cariplo) finalizzata alla costruzione di una rete tra imprese culturali ad alto contenuto innovativo ed impatto sociale.

Gli obiettivi del Bando cheFare sono quelli di incentivare le dinamiche positive emergenti dalla messa in rete delle competenze delle imprese culturali e di supportare l’ecosistema delle imprese culturali per creare nuovi modelli di business economicamente e socialmente sostenibili.

Il Bando cheFare mette a disposizione dei vincitori un montepremi complessivo di 150.000€ da destinare ai tre migliori progetti, ed è aperto ad imprese profit, low profit e non profit che operino nei campi afferenti alla cultura umanistica. In particolare, il Bando prevede le seguenti aree di attività: letteratura, musica, teatro, danza, pittura, cinema, video, fotografia, arti plastiche, performing arts, editoria, filosofia, pedagogia, psicologia, sociologia, antropologia.

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Per partecipare a cheFare3, i progetti candidabili dovranno presentare una serie di caratteristiche (oggetto di valutazione) elencate ed esplicitate nel dettaglio dall’art. 6 del Bando. In particolare, i progetti dovranno:

a) promuovere la collaborazione;
b) ricercare forme innovative di progettazione, produzione, distribuzione e fruizione della cultura;
c) essere scalabile e riproducibile (da un punto di vista dimensionale e/o in condizioni e ambiti differenti);
d) essere economicamente sostenibili nel tempo;
e) promuovere l’equità economica e contrattuale dei lavoratori impiegati;
f) avere un impatto sociale territoriale positivo (coesione sociale, accesso alla cultura, fruibilità dei prodotti culturali);
g) prevedere strategie di progettazione, produzione, gestione e distribuzione dei contenuti che inquadrino la cultura come bene comune (ad es. tecnologie open source e free software);
h) coinvolgere la comunità di riferimento e i destinatari del progetto nella comunicazione delle proprie attività.

La partecipazione al Bando cheFare è aperta fino alle ore 18:00 del 1° luglio 2015. I candidati dovranno compilare il form on-line disponibile al seguente link: https://bando.che-fare.com/partecipa/

Il Team di Esperti di cheFare selezionerà quindi i 40 migliori progetti tra tutti i candidati, che saranno pubblicati sulla piattaforma https://www.che-fare.com/ e saranno votati dagli utenti registrati a partire dalle ore 10:00 del 9 settembre e fino alle ore 18:00 del 5 novembre 2015.
I 10 progetti più votati on-line saranno ammessi alla fase finale di cheFare3, e sottoposti alla valutazione della Giuria, composta da personalità di spicco dei vari settori tematici di attinenza del Bando.
I 10 finalisti dovranno inoltre presentare un Business Plan relativo al progetto per consentire una valutazione più approfondita dei vari aspetti dello stesso.

Tra i 10 finalisti la Giuria sceglierà i tre vincitori della terza edizione di cheFare, che riceveranno un premio da 50.000€ ciascuno erogato nella seguente modalità: una prima tranche da 25.000€ entro tre mesi dalla proclamazione dei vincitori, mentre la seconda parte sarà erogata in due ulteriori versamenti da 12.500€ ciascuno a seguito di una serie di incontri periodici di monitoraggio.

Per saperne di più, si rimanda alla lettura del testo integrale del Bando: https://www.che-fare.com/public/uploads/bando/CheFare_bando2015.pdf

Napoli, 18/05/2015

Foundry 50: da Unilever, opportunità per startup tecnologiche con innovazioni nel settore Marketing

Unilever Foundry, piattaforma internazionale per favorire il matching e la collaborazione tra startup e imprese già avviate (brand facenti capo alla multinazionale Unilever), lancia la call “Foundry 50” allo scopo di selezionare le 50 migliori startup del mondo nel settore “Marketing Technology”.
L’iniziativa Unilever Foundry 50 nasce dalla convinzione che il futuro del marketing è nell’innovazione che le startup tecnologiche possono apportare alla comunicazione e all’advertising.

La call è aperta a startup innovative, disruptive, con grande potenziale nel settore del marketing. Le aziende dovranno essere costituite da non oltre 5 anni, con un capitale raccolto (equity funding) inferirore ai 10 milioni di dollari. I progetti di startup dovranno essere in grado di favorire il coinvolgimento e la relazione tra brand e consumatore, con modalità innovative.
E’ possibile inviare la propria candidatura entro il 30 aprile 2015 al seguente link: http://unilever.e1.sg/apply-now/

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Le migliori 50 startup saranno selezionate entro il 25 maggio 2015 e saranno invitate a partecipare all’evento internazionale “Lions Innovation”, il Festival Internazionale della Creatività previsto il 25 e 26 giugno a Cannes: si tratta di un’occasione di visibilità molto importante, che consente di entrare in contatto con professionisti del settore della creatività e della comunicazione.

All’interno del Lions Innovation, che si pone come un vero e proprio punto di incontro tra startup, marketer e creativi a livello internazionale, le 50 startup selezionate presenteranno i propri progetti ai presenti all’evento (sono previsti veri e propri “speed date” con esperti ed imprenditori del settore, per la nascita di eventuali partnership) attraverso la piattaforma Unilever Foundry.

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Per maggiori informazioni: http://foundry.unilever.com/foundry50/

Napoli, 07/04/2015

100K e 6 mesi di accelerazione per le migliori startup europee: la seconda call di IMPACT Accelerator

IMPACT Accelerator lancia la sua seconda call da 2,5 milioni di euro, per selezionare le 25 migliori startup europee con idee e progetti innovativi basati sulla tecnologia FIWARE e relative il settore Mobile Internet: le application possono essere effettuate entro la deadline fissata al 30 aprile 2015 al link http://www.fundingbox.com/p/impact-accelerator/

La call lanciata nei giorni scorsi è la seconda delle tre previste da IMPACT Accelerator, che prevede di investire in totale 6.400.000€ in 64 startup: dopo la prima call chiusa nell’ottobre 2014, e l’attuale call in corso, la terza e ultima chiamata di idee dovrebbe essere lanciata il prossimo ottobre.

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Possono partecipare alla call di IMPACT Accelerator progetti Internet Mobile sviluppati con le tecnologie FIWARE, la piattaforma cloud e open source dell’Unione Europea, utile allo sviluppo di applicazioni smart in una serie di settori: le applicazioni mobile o i business models potranno infatti riguardare Comunicazione, Social, Video, Media&Advertising, Design, Devices, Education, Entertrainment, Infrastrutture, Sicurezza, SBM, Produttività, E-Commerce, Smart Cities, Connected TV, Finanza e Social Networks.

Riguardo alla fase di sviluppo del progetto, IMPACT è alla ricerca di idee in fase di startup e in fase di crescita.

  • Le idee in fase di startup sono progetti con un prototipo funzionante, valutati meno di un milione di euro e con almeno due founder che lavorano a tempo pieno al progetto di startup. L’obiettivo deve essere quello di lanciare il prodotto sul mercato entro i successivi sei mesi.
  • Le idee in fase di crescita sono quelle proposte da aziende già presenti sul mercato da non più di sette anni, con fatturato inferiore a due milioni di euro e in cui i founder possiedono ancora il 51% di Equity. I proponenti devono essere in grado di dimostrare una potenziale crescita esponenziale del progetto, e l’obiettivo è quello della globalizzazione della società, o del consolidamento / cambio di focus del business.

Tra tutti i progetti candidati entro la scadenza del 30 aprile, IMPACT selezionerà i migliori 25 che andranno ad aggiungersi ai 19 selezionati con la prima call: i 25 team saranno premiati con 100.000 € (di cui 90.000 funding e 10.000 in servizi) e un programma di Mentoring & Training della durata di sei mesi.

Al termine dei sei mesi del percorso di accelerazione, infine, i progetti più meritevoli avranno la possibilità di accedere ad ulteriori finanziamenti fino a 250.000€, a fronte della cessione del 10% di Equity.

Per ulteriori informazioni: http://www.impact-accelerator.com/#

Napoli, 03/04/2015

Formazione, consulenza e mentorship per startup nel settore alimentare: il nuovo bando SIFooD / ComoNExT

L’incubatore di startup innovative del Parco Scientifico e Tecnologico ComoNExt, in collaborazione con l’Associazione tecnologica SIFooD (Science & Innovation Food District) hanno lanciato un nuovo Bando per la selezione di quattro progetti innovativi incentrati sul tema della riduzione dello spreco alimentare: in palio per ciascuno dei vincitori, un voucher del valore massimo di 30.000 € più l’accesso al programma di incubazione di ComoNExt della durata di 18 mesi.

Possono partecipare alle selezioni del Bando SIFooD / ComoNExT aspiranti startupper (che dovranno costituire l’impresa entro 4 mesi dall’ammissione al programma di incubazione) e microimprese o PMI in attività da non oltre 18 mesi alla data di presentazione della domanda. Le startup vincitrici dovranno obbligatoriamente collocare la propria sede operativa all’interno dell’Incubatore ComoNExT per i 18 mesi del percorso di incubazione, mentre la sede legale non è vincolante ai fini della partecipazione.

I progetti innovativi che partecipano al Bando SIFooD / ComoNExT devono essere incentrati, come accennato, sulle tematiche della riduzione dello spreco alimentare e, in particolare:

TEMATICHE SPECIFICHE: riduzione degli sprechi alimentari e di packaging; sostenibilità del ciclo di vita dei prodotti alimentari; efficienza della catena alimentare; food safety.

TEMATICHE TRASVERSALI: packaging attivo e strategie di conservazione; tecnologie di conservazione e preparazione innovative;

TECNOLOGIE ABILITANTI DI NATURA PERVASIVA: nuovi materiali e nanotecnologie; ICT, sensoristica avanzata; food science.

E’ possibile inoltrare la domanda di partecipazione al Bando SIFooD / ComoNExT inviando il modulo di domanda (scaricabile al seguente link: http://comonext.it/bando-sifood-comonext/) attraverso una delle tre modalità previste all’art. 6 del Bando:

via e-mail all’indirizzo incubatore@comonext.it;
via raccomandata A/R da inviare a: ComoNExT scpa – Via Cavour, 2 – 22074 Lomazzo (CO);
a mano, presso la sede di ComoNExT.

In ogni caso, la deadline è fissata a venerdì 30 gennaio 2015.

La selezione dei vincitori sarà effettuata da una Commissione di Valutazione composta da esperti di SIFooD e ComoNExT, che selezioneranno i quattro migliori progetti basandosi innanzitutto sulle domande pervenute, poi su colloqui individuali con i rappresentanti delle startup, indagini di mercato e valutazione del Business Plan.
Le fasi del processo di valutazione e i criteri che saranno applicati sono dettagliati all’art. 5 del Bando.

I quattro progetti vincitori avranno accesso al percorso di incubazione ComoNExT per un periodo di 18 mesi, durante i quali sarà possibile spendere i Voucher assegnati per un valore massimo di 30.000 € ciascuno (di cui 20.000 € da utilizzare nei primi 12 mesi di incubazione).

Le spese ammissibili al Voucher, elencate all’art. 4, sono relative a:

Stesura, valutazione ed integrazione del business plan per un massimo di 5.000 € + IVA;

Affitto della postazione di lavoro open space presso ComoNExt con tutti i servizi offerti dall’Incubatore, per un massimo di 4.500 € + IVA;

Percorso di consulenza, formazione e tutoring su aspetti basilari per startup e imprese innovative (tra aspetti legali, fiscali, amministrativi, gestionali, di marketing e comunicazione, etc) per un valore massimo di 20.500 € + IVA.

Per ulteriori informazioni, per scaricare la modulistica e per il testo integrale del Bando SIFooD / ComoNExT: http://comonext.it/bando-sifood-comonext/

Napoli, 15/01/2015

Il primo anno di vita di una startup: focus su chiarezza, pianificazione e identificazione del target

Il primo anno di attività di una startup è di importanza cruciale per qualsiasi progetto di impresa: partendo da questa consapevolezza, Stefan Kazakis (business coach australiano con un’ampia esperienza nel mondo startup) stila una serie di utili consigli per aspiranti imprenditori in un post pubblicato qualche tempo fa dal portale Startup Smart.

Il punto di partenza di Kazakis è che qualsiasi progetto di startup parte con una grande idea, che i founder perseguono con passione ed entusiasmo: questi aspetti sono indispensabili per affrontare il duro lavoro che attende chi inizia un progetto di startup, soprattutto nel primo anno di attività, ma secondo Kazakis non bastano la passione e l’entusiasmo per portare una nuova impresa al successo.

Un aspetto imprescindibile che gli startupper devono focalizzare nel primo anno di vita dell’impresa è infatti quella che Kazakis definisce “Clarity”: la chiarezza deve infatti entrare a far parte del DNA di una startup, della sua cultura aziendale, in quanto rappresenta il presupposto fondamentale sul quale poter costruire l’indispensabile fiducia con il team, i clienti e tutti gli stakeholders che interagiscono con una startup nel corso della sua attività.

In secondo luogo, è fondamentale secondo l’autore riuscire a mantenere intatto nel tempo lo slancio iniziale che accompagna qualsiasi nuovo progetto di impresa: per farlo, bisogna passare ad una fase in cui la chiarezza serve come base non solo della fiducia, ma anche di aspetti quali la pianificazione delle attività e la definizione del target di riferimento sul mercato.

Per iniziare al meglio il primo anno di attività di una startup, i founder devono innanzitutto identificare quello che Kazakis definisce “l’obiettivo n° 1”: il suggerimento dell’autore è quello di fissare un obiettivo annuo in termini di profitto, per poter determinare su questa base la strategia, le decisioni di business e le risorse da impiegare.
Altro suggerimento importante: una volta identificato l’obiettivo principale, la startup deve scegliere un adeguato “piano B”. Secondo Kazakis, è importante per una startup alle prese con una situazione nuova e incerta provare a immaginare i peggiori scenari possibili, per poi stabilire un piano B cui affidarsi qualora dovessero verificarsi.

A questo punto, Kazakis consiglia di iniziare la fase che definisce di “Scomposizione”: si tratta di una programmazione delle attività del primo anno di attività della startup, da effettuare suddividendo l’anno in quattro blocchi da 90 giorni ciascuno. Una volta stabilite le attività da svolgere nel primo di questi quattro blocchi, è possibile focalizzare più dettagliatamente le attività su base settimanale.

In questo modo, i founder della startup avranno una programmazione strutturata dei tempi e delle attività da seguire settimana dopo settimana per raggiungere il proprio obiettivo n° 1: si tratta di focalizzarsi per il 50% del tempo su quelle che l’autore definisce IGA (income growth activities), ossia le attività essenziali per raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati dalla startup.

Naturalmente, occorre tener conto del fatto che non sempre le cose vanno come previsto e che ogni startup attraversa alti e bassi: ecco perché la costante revisione dei piani è fondamentale, assieme ad una continua attività di team meeting per comunicare in maniera aperta e dettagliata chi sta facendo cosa e in che modo. Kazakis consiglia, inoltre, di raccogliere tutte le idee, gli spunti e le informazioni utili dai team meeting per utilizzarle nella programmazione del successivo blocco da 90 giorni.

Come ultimo consiglio per l’attività di scomposizione, Kazakis suggerisce tre domande da porsi sempre durante il primo anno di startup:

1) A cosa stiamo lavorando?
2) Che cosa non sta funzionando?
3) Cosa stiamo facendo a riguardo?

Per essere certi che una strategia funzioni, infatti, è necessario testare e misurare le attività tutti i giorni, e anche su base settimanale e mensile: il business è un ambiente in rapida evoluzione e le startup devono essere sempre adattabili ai cambiamenti del mercato.

Dopo aver parlato della pianificazione, Kazakis si concentra sul tema del target di riferimento: quando si avvia una startup è fondamentale avere sempre chiaro chi comprerà il prodotto e perché. Per identificare al meglio il proprio target di mercato, la startup deve utilizzare strumenti e metodologie adatte alla fase di creazione dell’idea, che sono differenti da quelli necessari ad accrescere la quota di mercato e che saranno insipensabili in una fase più avanzata del progetto.

In fase di startup, si dispone di un prodotto o servizio che avrà un proprio mercato: per sapere come e perchè i clienti acquisteranno il nostro prodotto/servizio occorre avere una chiara definizione del proprio mercato di riferimento. Solo in questo modo, infatti, una startup può stabilire la strategia di business più adeguata.

Per essere certi di conoscere in maniera chiara il target di riferimento, l’autore suggerisce sei domande utili che la startup deve porsi all’inizio della sua attività:

1) Chi è il nostro cliente? E’ importante essere in grado di dare una definizione dettagliata delle persone (o aziende) che intendiamo servire.
2) Dove si trova il nostro cliente? Una startup deve sapere dove si concentra a livello geografico la propria clientela.
3) Quale problema intendono risolvere grazie al nostro prodotto?
4) Dove arriva il loro “livello di frustrazione”? Significa riuscire a capire quando effettivamente il cliente decide di acquistare il prodotto in questione.
5) Perché dovrebbero scegliere il nostro prodotto? Qualunque sia il prodotto o servizio offerto, è bene tener sempre presente che il potenziale cliente ha altre opzioni a sua disposizione.
6) Come ti aspetti che si svolgano i rapporti con il cliente? Come si pensa di comunicare ed entrare in contatto con la potenziale clientela?

Conoscere al meglio il target di riferimento rappresenta la migliore opportunità per una startup di implementare la strategia di business più adatta: in caso contrario, afferma Kazakis, il business è totalmente affidato alla fortuna.

Infine, Kazakis offre i suoi tre consigli “top” per il primo anno di vita di una startup, adattabili anche a tutti gli anni successivi:

Go slow to go fast: procedere lentamente per riuscire ad andare veloce;
– Il 50% di qualcosa di successo è meglio del 100% di qualcosa che non c’è;
– Ricordare sempre “le 5 R”: “right people, hired for the right roles, who are clear about their responsibilities, getting paid the right money, will deliver the right results” – le persone giuste, assunte per i ruoli giusti, che hanno ben chiare le proprie responsabilità, pagate con la remunerazione giusta, otterranno i risultati giusti.

Il post originale è disponibile qui: http://www.startupsmart.com.au/planning/business-planning/surviving-your-first-year-how-clarity-is-essential-to-achieve-longevity/2014061712529.html?displaypage=start

Napoli, 14/01/2015

Pubblicato il Bando Disegni +2: 5 milioni di euro a disposizione di micro e PMI con un disegno/modello da valorizzare

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 183 del 08/08/2014) il Bando Disegni +2, a cura del Ministero dello Sviluppo Economico e di Unioncamere: con una dotazione complessiva di 5 milioni di euro, prevede agevolazioni destinate a micro, piccole e medie imprese regolarmente iscritte al Registro delle Imprese e con sede legale e operativa in territorio italiano, per il supporto a progetti di valorizzazione di un disegno/modello, singolo o multiplo (per la definizione di disegno/modello si fa riferimento all’art. 31 del d.lgs. 10 febbraio 2005, n. 30 – Codice della Proprietà Industriale).

Le agevolazioni del Bando Disegni +2 saranno sotto forma di contributo in conto capitale, a copertura massima dell’80% delle spese ammissibili. La copertura sarà assicurata per spese finalizzate all’acquisto di servizi specialistici esterni per la produzione (fase 1) e commercializzazione (fase 2), correlati ad un progetto di valorizzazione di un disegno/modello registrato.

L’agevolazione può essere concessa sia per una sola delle due fasi che per entrambe, l’importo massimo concedibile è pari a 65.000 € per la fase di produzione e 15.000 € per quella di commercializzazione.

Le spese ammissibili per ciascuna delle due fasi sono le seguenti:

FASE 1 – Messa in produzione di nuovi prodotti correlati ad un disegno/modello registrato:

– ricerca sull’utilizzo dei nuovi materiali;
– realizzazione di prototipi e stampi;
– consulenza tecnica relativa alla catena produttiva;
– consulenza legale relativa alla catena produttiva;
– consulenza specializzata nell’approccio al mercato (strategia, marketing, vendita, comunicazione).

FASE 2Commercializzazione di un disegno/modello registrato:

– consulenza specializzata nella valutazione tecnico-economica del disegno/modello e per l’analisi di mercato, ai fini della cessione o della licenza del titolo di proprietà industriale;
– consulenza legale per la stesura di accordi di cessione della titolarità o della licenza del titolo di proprietà industriale;
– consulenza legale per la stesura di eventuali accordi di segretezza.

Sarà possibile presentare le domande di agevolazione a partire dal 6 novembre 2014, seguendo una procedura in due tempi:

1) Compilazione del form on-line per l’attribuzione del numero di protocollo da riportare nella successiva domanda,

2) Invio della domanda di agevolazione e della documentazione richiesta (elencata all’art. 9 del Bando) tramite PEC all’indirizzo disegnipiu2@legalmail.it entro 10 giorni dall’assegnazione del numero di protocollo.

L’istruttoria delle domande sarà effettuata entro 90 giorni dalla data di assegnazione del protocollo tramite procedura valutativa a sportello, secondo l’ordine cronologico di compilazione del form on-line e fino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Per maggiori informazioni e per scaricare il Bando: http://www.disegnipiu2.it/P42A0C2S1/Bando-Imprese.htm

Napoli, 11/08/2014

Startup FVG: l’iniziativa per startup e progetti innovativi di Confindustria Friuli Venezia Giulia è aperta fino al 30/09/2014

Resterà aperta fino al 30 settembre la call per partecipare alla prima edizione di Startup FVG, il progetto promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria FVG finalizzato alla nascita e al sostegno di nuove iniziative imprenditoriali innovative nel territorio regionale del Friuli Venezia Giulia.

I destinatari di Startup FVG sono giovani di età compresa tra 18 e 40 anni che intendano avviare una nuova realtà imprenditoriale innovativa, o startup e giovani aziende (attive da non oltre 5 anni) con fatturato compreso tra 0 e 2 milioni di € e ad elevato potenziale di crescita.
Le imprese, già costituite o costituende, dovranno essere startup innovative ai sensi della Legge 221/2012, avere sede legale o operativa in Friuli Venezia Giulia o creare una partnership con un’azienda operativa nel territorio regionale.

Per presentare domanda a Startup FVG occorre scaricare il modulo disponibile in allegato al Regolamento dell’iniziativa, dal portale rintracciabile al seguente link: http://www.startupfvg.it/
Al modulo di domanda andranno allegati: Business Plan, Executive Summary (secondo il form scaricabile dal sito) e Video Pitch (durata massima 5 minuti).
La documentazione va inviata entro il 30 settembre 2014 all’indirizzo info@startupfvg.it

La Commissione di Valutazione sceglierà i migliori progetti sulla base dei seguenti criteri:

Originalità del prodotto/servizio e Proprietà intellettuale
– Prospettiva di crescita economica (BP e BM)
– Qualità e competenze del team imprenditoriale
– USP e scenario competitivo
– Valorizzazione e coinvolgimento del tessuto imprenditoriale del territorio

Entro il 30 ottobre 2014, sarà organizzato l’evento finale di premiazione durante il quale la Commissione proclamerà i tre vincitori, che avranno diritto ad un percorso di incubazione presso una delle strutture partner (Polo Tecnologico di Pordenone, Friuli Innovazione, AREA Science Park) per un montepremi del valore complessivo di 100.000 €.

Tra i servizi offerti alle tre startup vincitrici, il Regolamento specifica inoltre:

– incontri con aziende selezionate per l’avvio di eventuali partnership e investimenti;
– accesso a finanziamenti agevolati (banche) e accesso al mercato del capitale di rischio (angel, seed, venture capital);
– pacchetto di avvio in comunicazione e posizionamento web;
– assistenza e supporto per la registrazione del marchio e brevetto;
formazione e tutoraggio nei temi dell’imprenditorialità e del management;
sportello legale per assistenza e supporto giuridico specifico per startup.

Per maggiori informazioni, il Regolamento è disponibile qui: http://www.startupfvg.it/img/bando_startup_FVG.pdf

Napoli, 07/08/2014

Decreto Cultura e Turismo: misure e disposizioni interessanti per startup e imprese innovative

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 175 del 30/07/2014) il testo della Legge n. 106/2014, che ha convertito in legge il Decreto Cultura e Turismo (n. 83/2014). Tra le disposizioni contenute nella legge, in vigore dal 31/07/2014, anche alcuni spunti interessanti per startup e imprese innovative (in particolare, in riferimento agli art. 9 e 11 bis).

Il Decreto Cultura e Turismo contiene una serie di misure finalizzate al rilancio e alla tutela del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico nazionale, finalizzate a migliorare il livello di competitività nel settore turismo per il nostro Paese a livello internazionale: la legge prevede, ad esempio, l’Art-Bonus (credito di imposta per donazioni a sostegno della cultura), le misure di semplificazione relative al Grande Progetto Pompei e alcune disposizioni per la crescita del settore cinematografico e audiovisivo.

Tra le misure interessanti in tema startup, la conversione in legge del Decreto ha introdotto il nuovo articolo 11 bis, dedicato alle startup innovative nel settore turistico: secondo il comma 1, “si considerano startup innovative anche le società che abbiano come oggetto sociale la promozione dell’offerta turistica nazionale attraverso l’uso di tecnologie e lo sviluppo di software originali, in particolare, agendo attraverso la predisposizione di servizi rivolti alle imprese turistiche“.

La normativa sulle startup innovative prevista dall’art. 25 del Decreto Sviluppo bis (n. 179/2012) va quindi estesa anche alle nuove “startup turismo”, che dovranno svolgere servizi della seguente tipologia:

formazione del titolare e del personale dipendente;
costituzione e associazione di imprese turistiche e culturali, strutture museali, agenzie di viaggio al dettaglio, uffici turistici di informazione e accoglienza per il turista e tour operator di autotrasporto;
– offerta di servizi centralizzati di prenotazione in qualsiasi forma, compresi sistemi telematici e banche di dati in convenzione con agenzie di viaggio o tour operator, la raccolta, l’organizzazione, la razionalizzazione e l’elaborazione statistica dei dati relativi al movimento turistico;
elaborazione e sviluppo di applicazioni web che consentano di mettere in relazione aspetti turistici culturali e di intrattenimento nel territorio e lo svolgimento di attività conoscitive, promozionali e di commercializzazione dell’offerta turistica nazionale, in forma di servizi di incoming ovvero di accoglienza di turisti nel territorio, attivando anche nuovi canali di distribuzione.

L’art. 11 bis offre anche alcune specificazioni riguardanti la forma societaria delle startup turistiche: possono costituirsi in forma di SrlS (società a responsabilità limitata semplificata) e, in questo caso, saranno esenti da imposta di registro, diritti erariali e tasse di concessione governativa (qualora i soci siano persone fisiche che non abbiano ancora compiuto 40 anni all’atto di costituzione della società).

Infine, l’ultimo comma dell’art. 11 bis specifica che la normativa sulle startup innovative nel turismo si applicherà a decorrere dal 1° gennaio 2015.

Di particolare interesse per startup e imprese innovative, in particolare per quelle operanti in campo digitale, è anche l’art. 9 del Decreto Cultura e Turismo, contenente “disposizioni urgenti recanti introduzione di un credito d’imposta per la digitalizzazione degli esercizi ricettivi“.

Si tratta di una possibilità offerta a esercizi ricettivi (singoli o aggregati con servizi extra-ricettivi o ancellari), nonchè ad agenzie di viaggi e tour operator (appartenenti ai Cluster 10 e 11 previsti dal Decreto n. 303/2012 del Ministero dell’Economia e delle Finanze): l’agevolazione consiste in un credito d’imposta del 30% sui costi sostenuti per spese e investimenti in digitalizzazione fino ad un importo massimo complessivo di 12.500 €. Il credito d’imposta dovrà essere calcolato su investimenti relativi i periodi di imposta 2014, 2015 e 2016.

Le spese ammissibili al credito d’imposta per la digitalizzazione dovranno riguardare le spese elencate al comma 2 dell’art. 9, in particolare:

a) impianti wi-fi;
b) siti web ottimizzati per il mobile;
c) programmi e sistemi informatici per la vendita diretta, che siano in grado di garantire gli standard di interoperabilità con i portali di promozione pubblici e privati, al fine di favorire l’integrazione;
d) pubblicità, promozione e commercializzazione su siti e piattaforme informatiche specializzate;
e) servizi di consulenza per la comunicazione e il marketing digitale;
f) strumenti di promozione digitale in tema di inclusione e ospitalità per persone con disabilità;
g) formazione del titolare o del personale dipendente.

Il credito d’imposta per la digitalizzazione delle imprese turistiche sarà ulteriormente specificato (in termini di tipologie di spese ammissibili, procedure, etc.) attraverso un apposito Decreto del MIBAC di concerto con il MISE e il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Per maggiori informazioni e dettagli, il testo integrale del Decreto Cultura e Turismo, integrato con le modifiche della Legge di Conversione, è disponibile al seguente link: http://www.serviziparlamentari.com/index.php?option=com_mtree&task=att_download&link_id=4204&cf_id=70

Napoli, 01/08/2014

Team Management: come gestire le situazioni problematiche e creare una squadra che funzioni come un ecosistema

Patty McManus è senior consultant presso la Interaction Associates, società che si occupa a livello globale di leadership, collaborazione e team management. Di recente Fast Company ha pubblicato un suo articolo sulla gestione dei team “difficili”, elencando tre possibili tipologie di questi ultimi e definendo il così detto “Ecosystem team” con le caratteristiche e i passaggi fondamentali per costruire il team ideale.

Il team è sicuramente un argomento chiave per il successo di qualsiasi business, in particolare rappresenta il fulcro alla base di una startup in crescita. E’ quindi fondamentale che il leader (o founder) sia in grado di gestire e comunicare in maniera efficace con la propria squadra, imparando a mantenere il giusto equilibrio tra la posizione “di comando” e la vicinanza al team di lavoro.

Ci sono essenzialmente tre tipologie di team problematici, che McManus elenca nel suo articolo:

1) The War Zone

Questa tipologia di team si caratterizza per atteggiamenti come il guardarsi le spalle, la formazione di “fazioni” interne, le manovre nascoste. Si tratta di una situazione in cui i componenti sono particolarmente competitivi tra loro, e i leader si trovano costretti a tener conto di queste dinamiche per mantenere il controllo.

In situazioni di questo tipo, infatti, è difficile raggiungere un accordo e spesso i leader si trovano nell’impossibilità ad agire di concerto con il team per raggiungere gli obiettivi aziendali. A volte si è costretti a mandare messaggi contradditori al team, intaccando ancora di più le possibilità di lavorare insieme per le persone coinvolte.

2) The Love Fest

In questo caso, invece, tutti gli sforzi e le attenzioni del team sono finalizzate ad andare d’accordo: il rischio è che team di questo genere tendono all’isolamento, e ad auto-convincersi di sapere già tutto ciò che bisogna sapere per lavorare al meglio.

Uno degli aspetti più difficili in team di questo genere è la tendenza ad evitare problemi e conflitti per mantenere intatta l’armonia all’interno del gruppo.

3) The UnTeam

Si tratta di team che in realtà funzionano separatamente, in cui l’unico collegamento è il leader. Qui le riunioni e i meeting sono utilizzati come occasione di aggiornamento sullo stato dei lavori e la comunicazione è di tipo “top-down”. Hanno poche o addirittura nessuna prospettiva condivisa, anche relative ad aspetti più ampi come la vision aziendale, e spesso i membri vedono le riunioni come una perdita di tempo.

In situazioni di questo genere, le persone coinvolte possono anche andare d’accordo a livello individuale, ma non ci sono connessioni nè uno scopo condiviso.

Il Team come Ecosistema

La sana alternativa a queste situazioni difficili, secondo l’autore è il team visto come Ecosistema. Sappiamo che in natura, un ecosistema è in buona salute quando conserva la biodiversità grazie all’adattamento alle circostanze e alle minacce ambientali. Allo stesso modo, i team sani, soprattutto in una situazione economica dinamica come quella attuale, devono connsentire l’armonia e il rispetto tra componenti con valori e prospettive differenti.

Quando il team funziona come un ecosistema, le attività non restano bloccate perchè si lavora sui dati e sulle conoscenze individuali dei membri, trovando su queste basi delle soluzioni in comune accordo. Eventuali divergenze di opinione sono viste come sfide in cui cimentarsi e non come situazioni in cui combattere per far vincere la propria idea.

In queste situazioni, inoltre, la comunicazione è sana e rispettosa, non forzata, e funziona attraverso riunioni strutturate. Il processo decisionale è chiaro a tutti i componenti del team oltre che al leader, il quale tra l’altro non opera in maniera autoritaria ma con un processo equo ed equilibrato, in grado di intervenire per superare eventuali empasse. I problemi e i conflitti si risolvono in maniera semplice, contando su dinamiche basate sulla fiducia.

Per costruire un team di questo genere è necessario lavorare con impegno e attenzione, e con la collaborazione attiva del leader e di tutti i componenti del team. Inoltre, ci sono delle priorità sulle quali il leader dovrebbe concentrarsi, che Patty McManus individua nel suo articolo:

1) Gestire le differenze

Un leader efficace non rifugge all’idea di avere nel proprio team persone con competenze importanti ma con opinioni differenti: sa che, per mantenere rapporti civili e rispettosi, deve stabilire delle regole e impegnarsi a farle rispettare. Un vero leader lavora per creare uno “spazio sicuro” nel quale ciascuno possa esprimere le proprie idee, anche quando sono in disaccordo, offrendo un modello di comportamento basato sull’aspettativa che i conflitti vanno affrontati e risolti.

Il leader deve però essere sempre consapevole delle possibili reazioni dei membri del team di fronte ad eventuali conflitti e disaccordi: deve essere in grado di contenere tali reazioni ed invitare il team a riformulare le proprie opinioni in maniera differente, per favorire lo scambio di opinioni, anzichè soffocarlo.

2) Costruire una sana interdipendenza

Un vero leader sa che all’interno del team è importante creare sinergie utili: ciò non significa, però, che il leader debba essere responsabile di tali sinergie, nè che debba essere sempre presente a gestire e supervisionare tutte le comunicazioni all’interno del team.

Occorre invece saper creare le giuste interdipendenze, per le quali è indispensabile il sostegno reciproco tra i componenti della squadra di lavoro in termini di obiettivi, competenze e prospettive. Se questo tipo di interdipendenza costruttiva è assente, il leader deve provare a crearla favorendo lo scambio di input e il dialogo all’interno del team.

Uno strumento molto utile in questo senso è lo scambio di feedback: il leader deve assicurarsi che i membri del team si dicano direttamente ciò che pensano tra loro, senza scaricare le critiche tra colleghi sul leader. Il leader efficace favorisce la diffusione del feedback diretto all’interno del team.

3) Non “chiudersi” ai rapporti con l’esterno

A volte c’è il rischio che, nel tentativo di cementare il team, si ricada nell’errore di “isolarsi” troppo dalla realtà esterna. Invece, soprattutto per una startup, è fondamentale mantenere vivi i contatti con l’esterno e soprattutto con i potenziali clienti.

Bisogna quindi creare quella che McManus definisce una sorta di membrana semi-permeabile tra il team e il sistema esterno, ad esempio invitando alcuni ospiti ad assistere, in via informale, alle riunioni. In questo modo sarà possibile capire cosa pensa la gente dell’azienda e del lavoro che il team sta portando avanti.

Per leggere il post originale: http://www.fastcompany.com/3033275/3-types-of-dysfunctional-teams-and-how-to-fix-them

Napoli, 25/07/2014

Consigli alle startup: come implementare un’efficace strategia di PR fin dalle prime fasi di attività

Shana Starr è Managing Partner presso la LFPR, società di comunicazione globale che si occupa di consulenza in materia di public relations nel settore sanitario, tecnologico e finanziario. Di recente, Entrepreneur ha pubblicato un suo articolo dedicato al tema delle public relations per le startup, nel quale l’autrice offre alcuni consigli ai founder per gestire al meglio questa delicata attività del business.

Le public relations sono infatti un’attività centrale per qualsiasi azienda, ma diventano a maggior ragione di fondamentale importanza in una startup che, all’inizio del suo percorso, deve impegnarsi a fondo per far conoscere il brand, ottenere l’attenzione dei media e guadagnare punti in termini di riconoscibilità e diffusione.

Esistono però delle strategie utili che una startup può adoperare nelle public relations, che Shana Starr elenca nel modo seguente:

1) Be Ready (State pronti)

Il primo passo è essere pronti: se il prodotto non è ancora nella sua versione migliore, non sarà possibile ricevere buone recensioni e difficilmente la stampa parlerà bene di voi. Non c’è niente di peggio, secondo l’autrice, che una cattiva pubblicità da parte dei media: occorre quindi assicurarsi di essere davvero pronti prima di implementare una strategia di public relations.

2) Stabilite la vostra identità

Prima di dire al mondo chi sei, occorre assicurarsi di saper rispondere a questa domanda. Per stabilire l’identità della propria startup, occorre porsi alcune domande: Quali sono i vostri valori? In cosa consiste esattamente la vostra cultura aziendale? Cosa vi differenzia dai concorrenti? State facendo qualcosa che nessun altro ancora fa? Cosa vi rende unici?
Le risposte a queste domande forniscono la precisa identità di una startup: se non siete sicuri delle risposte, è possibile chiedere agli altri come vi vedono. Anzi, può essere molto utile porre queste domande a più persone e prendere nota delle risposte. Se ci sono troppe risposte diverse, vuol dire che la startup ha qualche problema: bisogna risolvere il problema di identità prima di passare allo step successivo, ossia prima di poter raccontare la vostra storia.

3) Condividete la vostra storia

Imparare a comunicare al meglio la storia della propria startup è parte integrante dell’attività di public relations. Dopo aver stabilito la propria identità, è necessario iniziare a lavorare sulla storia, sul racconto della propria startup. Avere una storia da condividere consente alla startup di distinguersi agli occhi dei media, di potenziali investitori e del target di riferimento: diventa quindi fondamentale raccontare chi siete e come avete iniziato.
Lo storytelling consente non soltanto di arrivare più facilmente ai potenziali clienti, ma renderà molto più difficile che le persone si dimentichino di voi.
La storia della startup andrà diffusa sui social, nelle newsletter, durante le interviste, in tutte le opportunità che i founder avranno di parlare in pubblico.

4) Assicuratevi di che il CEO abbia visibilità

Il CEO o il founder di una startup è il portavoce dell’azienda, e svolge pertanto un ruolo fondamentale nel plasmare l’immagine della società, del brand, della cultura. Per questo motivo, lui (o lei) devono essere accessibili, visibili al pubblico: ciò si traduce in una presenza attiva sui social, un rapporto positivo con i media e la capacità di condividere al meglio la storia della startup. La visibilità del CEO consente di accrescere la credibilità e la leadership nel settore, e aiuta anche in termini di networking, rendendo più facile avvicinare le persone giuste per espandere il business.

5) Non sottovalutate l’importanza dei social media

Posizionare il brand in modo che sia al di sopra dei concorrenti è un lavoro impegnativo, lungo e che comprende molte attività differenti. Tra queste, non bisogna mai sottovalutare l’importanza di una strategia social, per rappresentare al meglio il brand, la cultura e i valori della vostra startup.
Secondo Shana Starr la strategia social è fondamentale fin dalle primissime fasi di attività dell’azienda: implementarla in fase early stage significa costruire la propria identità e credibilità nel settore di riferimento, avere la possibilità di raccontare la propria storia e identificare il CEO come opinion leader.
Bisogna quindi dedicare il tempo necessario ai social, impegnarsi direttamente nelle relazioni con fans e followers, rispondere alle domande, condividere informazioni e coinvolgere la community nelle conversazioni.

6) Assumete qualcuno se avete bisogno di aiuto

Nelle fasi iniziali di startup può essere difficile attuare delle forti strategie di public relations: il consiglio dell’autrice è quello di assumere, se necessario, un professionista del settore. La persona scelta per ricoprire il ruolo deve essere entusiasta del progetto, del prodotto o servizio offerto, della vision aziendale: in questo modo, sarà in grado di comunicare in maniera davvero efficace la startup all’esterno. Un professionista del settore PR, quindi, sarà in grado di mettere in atto in maniera ottimale tutti gli step elencati, assicurando una strategia di PR che sia veramente utile alla startup.

Per leggere il post originale di Shana Starr: http://www.entrepreneur.com/article/235339

Napoli, 24/07/2014

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