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Categoria: News

Dalla BEI in collaborazione con Gruppo Intesa Sanpaolo, nuove risorse per le PMI italiane

La BEI (Banca Europea per gli Investimenti) e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno stipulato un accordo per l’erogazione di finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese italiane, allo scopo di sviluppare e rafforzare il settore produttivo italiano.

La BEI ha messo a disposizione un plafond di 661 milioni di euro distribuiti su 6 aree di intervento: tra queste, due riguardano progetti locali (16 milioni di euro per l’edilizia sociale a Parma e 65 milioni di euro per l’efficienza energetica nelle scuole della Provincia di Milano), una terza area è riservata ai prestiti a studenti universitari (20 milioni di euro per finanziare gli studi nelle Università convenzionate), mentre le ultime tre riguardano le imprese con sede su tutto il territorio nazionale.

PMI (400 milioni di euro)
Le piccole e medie imprese italiane potranno avere accesso a un fondo di 400 milioni di euro per l’ottenimento di finanziamenti a condizioni particolarmente agevolate: i finanziamenti saranno erogati attraverso Mediocredito Italiano, la società del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nei finanziamenti a medio e lungo termine per le PMI, e Leasint, società di leasing del Gruppo.

Grazie ai 400 milioni investiti dalla BEI, il Gruppo Intesa Sanpaolo potrà aumentare il massimale complessivo attualmente messo a disposizione delle PMI italiane.

I prestiti alle PMI saranno destinati ad aziende in fase di startup o già avviate, non potranno superare i 25 milioni di euro e dovranno avere una durata massima pari a 15 anni. Non ci sono particolari limitazioni dal punto di vista dei settori produttivi: sono ammesse aziende operanti nell’agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi.

Riguardo alle spese ammissibili, rientrano in questo ambito quelle relative all’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa.
Sono invece esclusi dal finanziamento i progetti di puro investimento immobiliare e/o finanziario.

Energie rinnovabili (100 milioni di euro)
Anche in questo caso i finanziamenti vengono erogati attraverso Mediocredito Italiano e Leasint: la BEI mette a disposizione 100 milioni di euro per supportare progetti nei settori dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili in Italia.

Non si tratta della prima collaborazione in tal senso tra BEI e Gruppo Intesa Sanpaolo: l’iniziativa rientra in una serie di accordi settoriali già sottoscritti con Intesa Sanpaolo nel corso degli ultimi tre anni.

Ambiente (60 milioni di euro)
L’ultima linea di credito nata dall’accordo è destinata a finanziare progetti di “tutela dell’ambiente” e “comunità sostenibili” (tra cui il rinnovamento urbano), presentati da enti locali e altri enti di diritto pubblico o privato.

Il prestito può essere utilizzato anche per finanziare investimenti che riguardano il personale (nel settore della sanità e dell’istruzione), i progetti nel settore dell’energia e progetti riguardanti le infrastrutture situate nelle Regioni dell’Obiettivo Convergenza.

Per maggiori informazioni, trovate qui la pagina dedicata all’accordo tra BEI e Gruppo Intesa Sanpaolo sul sito istituzionale della Banca Europea per gli investimenti.

Napoli, 17 luglio 2013

Dalla UE, 100 milioni di euro per 1.000 startup europee con “Future Internet PPP”

Nel 2011, su iniziativa della Commissione Europea, è stato istituito il “Future Internet PPP” (Partenariato Pubblico Privato Internet del Futuro), un programma in tre fasi cui è stato assegnato uno stanziamento complessivo di 600 milioni di euro per progetti innovativi finalizzati allo sviluppo e all’innovazione della Rete Internet in territorio comunitario, con particolare attenzione alle tecnologie del mobile.

Dopo gli stanziamenti relativi ai bienni 2011/2012 e 2013/2014, la Commissione Europea ha pubblicato una nuova call da 100 milioni di euro per progetti presentati da startup tecnologiche europee: è possibile inviare i progetti entro il 10 dicembre 2013.

Con i fondi a disposizione, l’Unione Europea conta di finaziare i progetti di 1000 startup innovative che operano nello sviluppo di app e servizi digitali.
I progetti candidabili devono essere capaci di sfruttare il potenziale di internet per favorire la crescita economica e possono far capo ai seguenti settori: trasporti, salute, produzione intelligente, energia e media.

L’effettiva erogazione dei finanziamenti è affidata a 20 consorzi selezionati direttamente dall’UE, dei quali fanno parte attori e stakeholders del mondo imprenditoriale e dell’ecosistema delle startup: acceleratori di impresa, piattaforme di crowdfunding, società di venture capital, spazi di co-working, organismi di finanziamento, associazioni di PMI.

Lo scopo finale dichiarato dalla Commissione Europea è quello di costruire, grazie ai progetti che verranno finanziati, un vero e proprio ecosistema basato sulla rete internet: il ruolo delle PMI e degli sviluppatori web che saranno coinvolti nel progetto è quello di costruire l’infrastruttura tecnologica di tale ecosistema, con progetti che si basano sull’utilizzo delle ICT per costruire servizi e app che rendano i processi aziendali più “smart”.

Con l’espressione “smart”, l’UE intende che i progetti dovranno rispondere a criteri di intelligenza, efficienza e sostenibilità da un punto di vista economico, finanziario, ambientale e temporale. Si segnala inoltre che i progetti verranno valutati anche sulla base dell’utilizzo degli open data.

Per maggiori informazioni su Future Internet PPP e sulla call aperta dal 28 giugno al 10 dicembre 2013, segnaliamo i seguenti link:

  • Qui, il portale dedicato a Future Internet PPP
  • Qui, la pagina dedicata alla nuova call nel sito di Cordis (Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca & Sviluppo)
  • Qui, la pagina alla nuova call nel sito della Commissione Europea

Napoli, 16 luglio 2013

Emanato il Regolamento CONSOB sull’Equity Crowdfunding per startup innovative

Il 12 luglio 2013 la CONSOB ha pubblicato il Regolamento n. 18592, dedicato alla disciplina della “Raccolta di capitali di rischio da parte di imprese start-up innovative tramite portali on-line”: si tratta quindi del fenomeno dell’Equity Crowdfunding, e il neo-adottato Regolamento fa dell’Italia il primo paese a dotarsi di una disciplina specifica in materia.

La nascita del Regolamento CONSOB sull’Equity Crowdfunding è stata caratterizzata quindi dall’assenza di normative di riferimento, aspetto che giustifica l’adozione di un approccio molto “open”, con ampia partecipazione degli stakeholders attraverso indagini e consultazioni on line che hanno preceduto la stesura definitiva del documento (qui, il più recente dei post sull’argomento dal nostro blog).

Al momento è possibile effettuare la raccolta di capitali on line solo per capitali di rischio e non di debito: tale previsione è un limite, ma allo stesso tempo un elemento di forte innovatività è riscontrabile nella possibilità di partecipare ad investimenti anche in S.r.l., a differenza di quanto finora previsto nel Codice Civile, andando così ad equiparare di fatto le azioni e le quote di partecipazione in questa forma societaria.

Un’altra limitazione sembra derivare dal fatto che la raccolta di capitali on line è attualmente riservata alle sole startup innovative: da notare però che gli ultimi sviluppi normativi (nello specifico, il Decreto Lavoro, di cui abbiamo parlato in questo post) hanno introdotto requisiti più ampi per lo status di startup innovativa, allargando il bacino di potenziali investimenti. Inoltre, durante la presentazione del Regolamento dello scorso venerdì gli addetti ai lavori hanno dichiarato che è già stata presentata la proposta di estendere l’applicabilità del Regolamento sul crowdfunding a tutte le piccole e medie imprese italiane.

Anche la presenza obbligatoria di investitori professionali, che nella bozza era apparsa fortemente limitante, è stata ridimensionata: la soglia minima del 5% di quote sottoscritte da un investitore professionale è ancora prevista, ma non è più una precondizione bensì un perfezionamento dell’offerta. In sostanza, qualsiasi startup innovativa può presentare la propria offerta, pur non avendo inizialmente un investitore professionale alle spalle, mentre per l’effettiva conclusione della raccolta è necessario che almeno il 5% dell’offerta sia coperta da investitori professionali.

Sempre in tema di investitori professionali, si segnala che il Regolamento annovera tra questi ultimi anche gli incubatori certificati di impresa: un aspetto particolarmente interessante, che permette a chi segue le startup fin dalla loro nascita di investire anche finanziariamente sul loro sviluppo.

Dal punto di vista delle novità, il Regolamento sull’Equity Crowdfunding prevede l’istituzione di un apposito Registro per i gestori di portali on line, con la definizione dei relativi requisiti di onorabilità e professionalità, delle regole di condotta e delle eventuali sanzioni previste per chi infrange le regole.

In particolare, i gestori dovranno rispettare una serie di obblighi riguardo la trasparenza e le informative agli investitori: questo aspetto deriva da quella che è la finalità più sentita dal legislatore, che è quella di ridurre al minimo il rischio dell’investitore, soprattutto perchè gli strumenti finanziari che quest’ultimo acquista sono sempre ad alto rischio a causa della natura stessa delle startup innovative. E’ infatti previsto a riguardo un apposito questionario on line, che l’investitore deve compilare al momento della sottoscrizione dell’offerta, per dimostrare di aver compreso la rischiosità dell’investimento che si accinge ad effettuare.

Sempre nell’ottica di mitigare il più possibile il rischio degli investitori, il nuovo Regolamento introduce il diritto di revoca: l’investitore può recedere la propria offerta entro 7 giorni senza dare alcun tipo di motivazione, inoltre è possibile esercitare il diritto di revoca anche dopo i 7 giorni, in caso di “change of control” (cambio di compagine societaria rispetto al controllo della società).

Riguardo alla tutela dell’investitore e all’obbligo di trasparenza, è prevista una procedura semplificata per rendere più agevole l’obbligo del gestore di trasmettere gli ordini alle banche e alle imprese di investimento che operano nei confronti degli investitori (nel rispetto della MIFID, la disciplina europea per la tutela dell’investitore e la tasparenza tramite informative al cliente).

Sono però previste delle soglie minime per gli investimenti, al di sotto delle quali i gestori di portali non sono obbligati a sottostare agli obblighi della MIFID:
– ordini di persone fisiche inferiori a 500 euro per singolo investimento e inferiori a 1.000 euro annui;
– ordini di persone giuridiche inferiori a 5.000 euro per singolo investimento e inferiori a 10.000 euro annui.

L’adozione del Regolamento CONSOB ha trovato buoni riscontri da parte di esperti e addetti ai lavori, che vedono nel documento un primo passo fondamentale per lo sviluppo di un ecosistema italiano per le startup innovative e, soprattutto, per avvicinare un maggior numero di investitori al settore: trovate qui il post su CheFuturo! di Gianluca Dettori di dpixel e qui l’articolo dedicato all’argomento da Wired.

Inoltre, qui è possibile scaricare una scheda sintetica del Regolamento, che è invece disponibile in versione integrale a questo link.

Napoli, 15/07/2013

Il ruolo degli Angel Investors nella gestione delle Startup secondo Steve Blank

Nell’ultimo post pubblicato sul suo blog, Steve Blank affronta il tema della differenza tra Advisory Board (il comitato consultivo) e il Consiglio d’Amministrazione dell’azienda.

Il suo discorso prende spunto dai dubbi di alcuni suoi ex studenti attualmente impegnati nel lancio della propria startup, che hanno trovato un angel investor (Oren, che precedentemente lavorava per Google) il quale ha chiesto di essere presidente del Consiglio d’Amministrazione della loro azienda.

I membri del team sono convinti che tutti gli investitori abbiano diritto ad un posto nel CdA delle startup che finanziano: Blank però non è d’accordo. Per spiegare il perchè, innanzitutto elenca i vari ruoli che un investitore può assumere in una startup:

– membro del CdA;
– osservatore (inteso come colui che partecipa alle riunioni del CdA ma non ha diritto di voto);
– advisor (membro del consiglio consultivo);
– nessun ruolo attivo nella gestione dell’azienda.

Blank spiega come negli ultimi anni sia sempre più comune la richiesta da parte degli angel investors di avere un posto nel CdA, ma la domanda che si pone è quanto questa prassi sia positiva per le startup.

A questo punto Blank spiega più nel dettaglio chi è e cosa fa un membro del CdA quando ha diritto di voto: non è un amico del team, bensì assume il ruolo di capo. Egli ha infatti un dovere ed una responsabilità nei confronti di azionisti e altri soci, che non ha sicuramente nei confronti dei founders.
L’investitore con un posto in CdA ha l’obbligo di ottimizzare i risultati dell’azienda, e se ciò non avviene può licenziare il team.

Di fronte a questa spiegazione, i founders della startup sono stupiti: si domandano come possono fare ad avere i consigli esperti di cui hanno bisogno per far crescere la propria azienda, se non lasciano entrare il loro business angel in CdA!

Ma è proprio qui che, secondo Blank, entra in gioco il ruolo degli Advisors: sono i componenti del comitato consultivo, un soggetto che non ha potere decisionale in azienda ma offre consulenze su argomenti di grande interesse per le startup, come lo sviluppo del network di contatti utili e il modo migliore per avvicinarsi agli investitori.

A differenza del CdA, l’Advisory Board non diventa il capo: non può licenziare il team o avere un controllo sulle politiche aziendali. Le startup spesso si avvalgono di consulenze esterne quando ne hanno bisogno, ma Blank sostiene che sarebbe molto più utile avere un comitato consultivo interno, che conosca bene il team e l’azienda.

La conclusione di Steve Blank è che nelle fasi iniziali, la startup dovrebbe evitare di dare ad un investitore esterno grossi poteri decisionali all’interno del CdA: sarebbe molto più opportuno inserire gli investors nell’Advisory Board, mantenendo il controllo sulla società. In seguito, quando la startup avrà raggiunto fasi di maggiore sviluppo, potrà decidere di dare agli investitori un posto nel CdA.

Napoli, 15 luglio 2013

Next Step Challenge porta la tua startup in Danimarca

Next Step Challenge è una competition internazionale per startup che lavorano nei settori Energy e Digital: nasce da Next Step City, un progetto di SE (una delle più grandi compagnie danesi nel settore energetico e delle tecnologie a banda larga) e Inter Gruppen (compagnia danese leader nello sviluppo imprenditoriale e negli investimenti in aziende creative ed innovative) per lo sviluppo di tecnologie sostenibili, in particolare nel campo della fibra ottica e della banda larga.

Il progetto prevede la collaborazione con istituzioni e imprenditori danesi e con Accelerace, il più grande acceleratore per startup del mondo scandinavo. Inoltre, uno dei più grandi punti di forza di Next Step Challenge è la possibilità di offrire alle startup selezionate per il percorso di accelerazione un’infrastruttura digitale tra le più avanzate d’Europa, quella della regione meridionale della Danimarca.

Lo scopo della call for startup è quello di selezionare 10/15 aziende cui offrire un programma di sviluppo imprenditoriale della durata di 5 mesi, di cui i primi due saranno on line (attraverso sessioni di mentorship con incontri web di frequenza bisettimanale) e gli ultimi tre mesi di accelerazione in loco, negli spazi di Next Step City a Esbjerg (Danimarca).
Alle startup selezionate sono garantiti 30.000 euro di capitale seed e la partecipazione ad un percorso imprenditoriale formativo con i mentors di Accelerance, inoltre la migliore startup al termine dei 5 mesi avrà diritto ad un premio del valore di 250.000 euro.

Obiettivo finale è quello di fare della Danimarca un ecosistema di primo livello per startup innovative che sia un punto di riferimento in Europa.

Per partecipare a Next Step Challenge, le startup (costituite da non oltre 5 anni) devono avere un progetto innovativo in una delle seguenti aree:

– Smart Energy
– Tecnologie a banda larga
– eHealth
– Prodotti e servizi Digital

L’intero percorso di accelerazione verrà effettuato in lingua inglese, pertanto i membri dei team selezionati devono essere in possesso di conoscenze linguistiche adeguate.
Per i partecipanti è inoltre obbligatorio trasferirsi in Danimarca per i tre mesi di percorso in loco, Next Step Challenge garantisce alloggio e postazione di lavoro gratuti.

Tra i vantaggi per le startup selezionate, inoltre, la possibilità di testare i propri prodotti su un bacino di 250.000 potenziali clienti, grazie alle infrastrutture digitali danesi.
Tutti i partecipanti, inoltre, avranno la possibilità di entrare in contatto con il network internazionale di investitori di Accelerace.

Per partecipare, occorre compilare il form on line (a questo link) entro il 15 settembre 2013.
Il percorso di accelerazione on line inizia il 1° novembre 2013, mentre quello presso la sede di Next Step City partirà a gennaio 2014.
Nel mese di aprile 2014 si terrà infine l’evento conclusivo, con la proclamazione del vincitore e la possibilità per tutti i partecipanti di incontrare un panel di investitori internazionali.

Per maggiori informazioni

Napoli, 12 luglio 2013

L’agenda degli eventi per startuppers e imprenditori in Campania

Anche questa settimana segnaliamo alcuni eventi interessanti per startupper, imprenditori e innovatori campani.

La settimana inizia con due appuntamenti nell’ambito del ciclo di seminari formativi organizzati dal Consorzio TechNapoli presso il PIP (Patent Information Point) a Capua (CE):

lunedi 15 luglio seminario sul tema “Lotta alla contraffazione, agli abusi anche su Internet e tutela del Made in Italy”

martedi 16 luglio seminario sul tema “Procedure di ottenimento e difesa dei marchi”

Entrambi i seminari si tengono presso il Dipartimento di Economia della Seconda Università degli Studi di Napoli a Capua, dalle 10 alle 16:30. La partecipazione è gratuita, previa registrazione on line. Il modulo da compilare è disponibile qui.

Un altro appuntamento interessante in programma nei prossimi giorni è dedicato alle donne, per la crescita delle startup femminili in Italia: la rete Wister (Women for Intelligent and Smart TERritories) propone il suo primo evento formativo sul tema “Donne e utilizzo dei Social Network”.
Il meeting è promosso da Stati Generali dell’Innovazione, Rete Wister e Direzioni srl allo scopo di consentire la condivsione e lo scambio di conoscenze tra le donne sul tema dell’alfabetizzazione digitale.

La due giorni “Donne e utilizzo dei Social Network” è totalmente gratuita, e si svolgerà il 19 e 20 luglio presso la Certosa di San Lorenzo a Padula, per maggiori informazioni e per registrarsi il form è disponibile qui.

L’ultimo appuntamento da segnalare è l’Infoday Startup del Sud organizzato il 23 luglio da Campania Innovazione presso la sede dell’Università Federico II di Monte Sant’Angelo: si tratta di una giornata informativa sui recenti interventi del Governo per le nuove imprese, le startup innovative e gli incubatori certificati, con particolare riferimento a:

– nuovo regime di aiuto del MISE per le imprese del Mezzogiorno (qui il nostro approfondimento);

– modalità di accesso al Fondo di Garanzia (qui il nostro approfondimento);

– nuove disposizioni del Decreto Lavoro in materia di startup (qui il nostro approfondimento).

Napoli, 12/07/2013

Internazionalizzazione delle PMI napoletane: la Sezione Speciale del Fondo Centrale di Garanzia

Abbiamo già parlato (in questo post) del Fondo Centrale di Garanzia: si tratta di uno strumento di mitigazione del rischio di credito a sostegno delle PMI creato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il meccanismo su cui si basa il Fondo è la concessione di una garanzia pubblica che si sostituisce alle garanzie reali rilasciate dalle imprese di piccole e medie dimensioni, che dà a queste ultime la possibilità di accedere a finanziamenti sul mercato creditizio con maggiore facilità.

Il Fondo prevede delle misure per l’accesso gratuito e semplificato destinate alle startup, ma non è l’unico aspetto interessante per le imprese di nuova costituzione: spesso, infatti, le startup innovative hanno interesse ad aprirsi al mercato estero, ed è a questo proposito che risulta interessante l’iniziativa congiunta del Fondo con le Camere di Commercio di alcune città italiane.

Sono 19, infatti, le Camere di Commercio in Italia (compresa quella di Napoli) che hanno aderito ad un progetto in collaborazione con il Fondo Centrale di Garanzia per la costituzione di Sezioni Speciali del Fondo destinate all’internazionalizzazione delle PMI presenti sui territori di competenza: in particolare, la sezione di Napoli è operativa dal 10 giugno 2013 e mette a disposizione un milione di euro, cifra che verrà utilizzata per compartecipare alla copertura del rischio delle operazioni di internazionalizzazione ritenute ammissibili.

I soggetti beneficiari dell’iniziativa della Camera di Commercio partenopea sono le PMI, i consorzi di PMI, le società consortili (di servizi alle PMI e miste) che hanno sede legale e/o operativa a Napoli e provincia: potranno usufruire degli strumenti di cogaranzia e controgaranzia del Fondo Centrale di Garanzia e godranno di modalità semplificate di accesso al Fondo.

L’accesso all’iniziativa è riservato ad operazioni finanziarie con durata compresa tra 18 e 60 mesi, e sono previsti due casi con relative semplificazioni:

  • Il primo caso riguarda le operazioni a favore di imprese che presentano un’incidenza dell’export sul fatturato, relativo all’ultimo bilancio approvato, pari ad almeno il 30% . Per questa tipologia di imprese è stato elevato dal 25% al 40% il valore del rapporto massimo ammissibile tra finanziamenti e fatturato (per le operazioni di durata inferiore a 36 mesi). Possono inoltre accedere alla procedura semplificata tutte le operazioni con un importo inferiore al 35% del fatturato dell’impresa (la percentuale scende al 25% per operazioni di durta inferiore a 36 mesi).
  • Il secondo caso, invece, comprende le operazioni a favore di imprese che registrano una quota dell’export sul fatturato, relativo all’ultimo bilancio approvato, inferiore al 30% , o che non hanno ancora iniziato ad operare sui mercati internazionali. Per queste imprese viene introdotta la possibilità di avvalersi di una valutazione “caso per caso” dei progetti di internazionalizzazione.

Riguardo alle spese ammissibili, esse devono naturalmente essere relative ad operazioni e iniziative di internazionalizzazione. Alcuni esempi di tipologia di spese ammissibili sono quelle per la partecipazione a fiere internazionali (all’estero o in Italia); realizzazione di materiale informativo e pubblicità in lingua estera e per il mercato estero, organizzazione e/o partecipazione a workshop; conferenze ed incontri con operatori e giornalisti esteri; apertura di un sito internet in lingua straniera; formazione professionale di operatori in Italia e all’estero; spese di consulenza per ricerche e analisi di mercato. Si segnala inoltre, nell’ambito della possibilità prevista di finanziare le spese per realizzazione di una struttura per fini commerciali, che è finanziabile anche l’acquisto di un immobile (con il limite di finanziabilità del 50% del suo valore).

Per maggiori informazioni, il link dedicato alla Sezione Speciale del Fondo Centrale di Garanzia per l’Internazionalizzazione delle PMI napoletane è disponibile qui.

Napoli, 11 luglio 2013

La nuova call di b-ventures, percorsi di accelerazione e 50.000 euro per le migliori startup tecnologiche

Il programma b-ventures nasce da un progetto di Buongiorno s.p.a., azienda leader a livello mondiale nel settore dello sviluppo e la gestione di app per il mobile.

Obiettivo di b-ventures è accelerare la crescita di startup innovative nel settore tecnologico, grazie all’esperienza dei suoi mentors e al network globale di consolidate relazioni commerciali di Buongiorno: b-ventures offre servizi professionali di coaching e investimenti in venture capital, con percorsi di accelerazione ed incubazione nella sede di Buongiorno a Parma, avvalendosi della collaborazione di due tra i più grandi acceleratori della Silicon Valley (500 StartUps e Rocket Space).

b-ventures offre tre differenti percorsi alle startup selezionate per partecipare al programma:

Incubation: è il percorso riservato ad idee innovative in fase early stage, prevede una postazione di lavoro per 3 mesi nella sede di Parma, durante i quali saranno erogati una serie di servizi professionali per lo sviluppo della business idea.

Acceleration: dedicato alle startup che hanno seguito il percorso di incubazione b-ventures, oppure a startup provenienti dall’esterno ma con un business model già definito. Alle startup selezionate per il percorso di accelerazione, b-ventures offre 30.000 euro di capitale cash, più altri 30.000 euro in servizi professionali.

Globalization: questo programma è per startup che abbiano partecipato al percorso di accelerazione b-ventures, o che provengano dall’esterno ma siano già mature e pronte per espandersi a livello mondiale. A queste startup b-ventures offre un finanziamento cash di 50.000 euro, e 200.000 euro in servizi professionali.

Attualmente è possibile rispondere alla call di b-ventures, inviando la propria candidatura a questo link (il form è in fondo alla pagina) entro il 30 settembre 2013: le startup ed idee selezionate parteciperanno di diritto al pitch day previsto a Parma il 10 ottobre 2013.

Napoli, 11 luglio 2013

Da venture capitalist e business angels, un’analisi degli investimenti “early stage” in Italia

Per il secondo anno consecutivo, è stato pubblicato da IBAN (l’associazione dei business angels italiani) e VeM (osservatorio sul venture capital), in collaborazione con l’Università LIUC un report che analizza i dati relativi agli investimenti “early stage” in Italia nell’anno 2012.

Il documento offre una serie di dati e di spunti interessanti: per prima cosa, appare positivo il dato secondo il quale l’ammontare degli investimenti seed e startup è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, se confrontato al calo registrato un po’ ovunque a livello europeo.
Bisogna però tener conto del fatto che il mercato italiano degli investimenti early stage è sicuramente più recente e immaturo rispetto ad altri paesi europei, e che la mancata flessione potrebbe dipendere proprio da questo fattore.
Nello specifico, l’ammontare registrato nel 2012 si assesta su una cifra di 80 milioni di euro, di cui 50 milioni provenienti dal venture capital e i restanti 30 da business angels.

Per il venture capital cresce il numero delle operazioni, ma diminuisce quello dell’importo investito: per i business angels, invece, si assiste al fenomeno opposto, tanto che l’importo medio investito in ciascuna operazione è praticamente raddoppiato dai 180.000 euro registrati nel 2011 ai 360.000 euro dei dati relativi al 2012.
Aspetto interessante e inaspettato, l’aumento del numero di operazioni in cui figurano sia venture capitalist che business angels.

Riguardo invece alla tipologia di investimento, il mercato dell’early stage si suddivide essenzialmente in investimenti seed e startup: dal report relativo all’anno 2012 emerge una sostanziale preferenza per gli investimenti del primo tipo, sia da parte di fondi di venture capital che da business angels.

Il report analizza poi la distribuzione geografica degli investimenti early stage in Italia: rispetto all’anno precedente non si rilevano grosse novità. La Lombardia è ancora la Regione che attira la maggior parte degli investimenti (33%), ma appare interessante il dato secondo cui sono i business angels a preferire le regioni più a Nord (in particolare Lombardia, Piemonte e Toscana), mentre i venture capitalist investono molto di più a Sud, concentrando in queste Regioni il 35% dei propri investimenti early stage.

Dal punto di vista della distribuzione settoriale non ci sono sorprese: è ancora una volta l’ICT il settore trainante, in particolare nel mobile e nelle web app.
Sorprende invece un dato relativo alle forme societarie preferite dagli investitori: il 20% delle operazioni è infatti in startup innovative, dato che assume molta importanza per il fatto che questo tipo di società è stato introdotto nell’ordinamento italiano molto di recente.

In conclusione, l’analisi complessiva del report sul settore degli investimenti early stage evidenzia alcuni segnali positivi e altri negativi: tra i primi è sicuramente da annoverare la vivacità del comparto, che ha mantenuto invariato il livello di investimenti rispetto al resto d’Europa.
Da guardare in maniera positiva anche la crescente collaborazione tra venture capitalist e business angels, mentre l’ammontare totale degli investimenti early stage sul territorio nazionale (pari ad 80 milioni di euro) non è ancora in grado di competere con mercati più sviluppati in Europa come la Germania, la Francia e il Regno Unito.

L’intero report è scaricabile a questo link.

Napoli, 10 luglio 2013

Dal Decreto Lavoro, 80 milioni di euro per Autoimprenditorialità e Autoimpiego nelle regioni del Mezzogiorno

Abbiamo già parlato (in questo post di qualche giorno fa) di alcune misure particolarmente interessanti per le startup contenute nel D.L. n. 76 del 28 giugno 2013, ribattezzato “Decreto Lavoro”: tra le previsioni del Decreto ritroviamo anche la destinazione di 80 milioni di euro (suddivisi nel triennio 2013/2015) per finanziare le iniziative di Autoimpiego e Autoimprenditorialità, i cui fondi erano stati recentemente esauriti, nelle regioni del Mezzogiorno.

Le misure dedicate ad Autoimpiego e Autoimprenditorialità sono contenute nel Decreto Legislativo n. 185/2000, che definisce tutti gli aspetti fondamentali di questa tipologia di finanziamento: di seguito elenchiamo le caratteristiche principali dei due strumenti, secondo la normativa attualmente in vigore e contenuta rispettivamente ai Titoli I e II del D.lgs. 185/2000.

Autoimprenditorialità

Le agevolazioni dell’Autoimprenditorialità si rivolgono a giovani imprenditori under 35 e, in particolare, le società devono devono avere una maggioranza (numerica e in quote di partecipazione) composta da soggetti di età compresa tra 18 e 35 anni.
Inoltre, le società abbiano sede legale, amministrativa ed operativa nei territori di riferimento e i soci devono essere residenti in tali territori da almeno 6 mesi alla data di presentazione della domanda.

Le società possono essere di nuova costituzione, oppure già esistenti purché sane dal punto di vista economico e finanziario e in attività da almeno tre anni all’atto di presentazione della domanda.
Sono escluse dallo strumento dell’Autoimprenditorialità le ditte individuali, le società di fatto e le società aventi socio unico.

Le agevolazioni dell’Autoimprenditorialità sono essere erogate sotto forma di un mix tra contributo a fondo perduto e mutuo agevolato, e possono arrivare a coprire fino al 90% dell’investimento.

Lo strumento in questione riguarda società e cooperative in vari settori produttivi e si suddivide in tre settori di riferimento:

Produzione di beni e servizi alle imprese: per investimenti fino a 2.582.000 euro nei settori della produzione di beni in agricoltura, industria e artigianato oppure nella fornitura di servizi alle imprese. Sono escluse le attività nei settori commerciale, socio-sanitario, siderurgico, costruzione navale e delle fibre sintetiche. La durata minima dell’attività di impresa prevista dal progetto è pari a 5 anni.

Fornitura di servizi: per investimenti fino a 516.000 euro nei settori fruizione dei beni culturali, turismo, manutenzione di opere civili e industriali, tutela ambientale, innovazione tecnologica, agricoltura e trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroindustriali. Anche in questo caso, l’attività di impresa prevista dal progetto deve avere una durata minima pari a 5 anni.

Cooperative sociali: per investimenti fino a 516.000 euro per cooperative di nuova costituzione, con il limite che si abbassa a 258.000 euro per cooperative già esistenti. Le iniziative possono riguardare i settori della produzione di beni in agricoltura, industria e artigianato oppure nella fornitura di servizi alle imprese. L’agevolazione riguarda le cooperative “di tipo b”, composte per almeno il 30% da persone svantaggiate ed esclude le cooperative “di tipo a” che gestiscono servizi educativi e socio-sanitari. Vale anche per le cooperative il limite minimo di 5 anni.

Autoimpiego

L’Autoimpiego si rivolge a maggiorenni non occupati e residenti da almeno 6 mesi nei territori di riferimento, che vogliano avviare piccole attività imprenditoriali: si favorisce in questo modo la creazione di nuova occupazione e di nuovo tessuto imprenditoriale sul territorio.

Le imprese devono avere sede legale, amministrativa e operativa nel territorio nazionale ed è prevista una verifica dell’effettivo possesso da parte dei soggetti richiedenti delle competenze necessarie alla realizzazione dell’iniziativa.

I finanziamenti vengono erogati anche in questo caso sotto forma di un mix tra contributo a fondo perduto e mutuo agevolato, e possono riguardare gli investimenti, la gestione dell’attività di impresa e la copertura di servizi di assistenza tecnica e gestionale con una copertura che arriva al 100% dell’investimento.

Anche l’Autoimpiego, come l’Autoimprenditorialità, prevede tre possibili iniziative per l’accesso alle agevolazioni:

Lavoro Autonomo: è riservato alle ditte individuali, per investimenti non superiori a 25.823 euro. Le attività possono riguardare qualsiasi settore nell’ambito della produzione di beni, fornitura di servizi e commercio. L’attività di impresa dovrà essere svolta per almeno 5 anni dall’ammissione alle agevolazioni. La parte del finanziamento concessa sotto forma di mutuo agevolato dovrà essere restituita in 5 anni.

Franchising: in forma di ditta individuale o di società di capitali, permette l’attivazione di contratti di franchising nel settore con una serie di Franchisor convenzionati. Anche per il franchising, l’attività di impresa dovrà essere svolta per almeno 5 anni dall’ammissione alle agevolazioni. La parte del finanziamento concessa sotto forma di mutuo agevolato dovrà essere restituita in 7 anni.

Microimpresa: i progetti dovranno essere realizzati da società di persone di piccole dimensioni per investimenti massimi previsti fino a 129.114 euro. Le iniziative finanziabili riguardano il settore della produzione di beni e della fornitura di servizi, pertanto è escluso il commercio. Le agevolazioni sono in parte sotto forma di contributo a fondo perduto e in parte di finanziamento a tasso agevolato, da restituire in 7 anni. Anche in questo caso è previsto che le attività di impresa proseguano per almeno 5 anni.

Il Soggetto Gestore per il funzionamento degli strumenti di Autoimprenditorialità e Autoimpiego è Invitalia: per maggiori informazioni il link di riferimento è http://www.invitalia.it/site/ita/home.html

Napoli, 09 luglio 2013

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